La strana guerra
(Storia ubriaca. Prendetela con le pinze, è quello che scrivo quando mi annoio troppo. La quarantena mi fa male, tanto male)
Squillino le trombe
zampilli il sangue!
Le due fazioni si preparino alla lotta
con spade, armature e cotta
Squillano le trombe! Orsù nuovi cavalieri.
Preparate i vostri destrieri
Fumo.
Sangue.
Schifo.
Chiunque si avvicini alla foresta di Mercadante potrà notare come la terra sia ormai diventata rossa. Agli alberi cui un tempo appendevano amache, ora qualcuno vi ha appeso viscere, da un albero all'altro, quasi a perfida imitazione di ciò che fu un tempo. Da qualche parte ci sono ancora i resti di un antico pic nic.
Una lattina di coca cola, per la precisione, ultima vestigia di un mondo che ormai non esiste più.
La foresta è ormai colma di cadaveri, che qualcuno sta accatastando uno sopra l'altro in una radura per bruciarli ed eliminare la puzza di sangue.
Il cielo è terso, in questa bellissima giornata primaverile in cui tutto sembra andare bene. Quelle giornate ipocrite.
Il comandante Gabriella Gallieri, detta la salentina, giace a terra morta, riversa in un angolo, accasciato sul suo cavallo.
«Era un valoroso nemico» dice il suo diretto avversario, l'uomo che l'ha uccisa piantandole una spada nel petto. Si chiama Valerio Vellatri, detto il barese, ed ha l'armatura macchiata di sangue. «Una donna che ha lottato fino all'ultimo» dice agli ultimi cento rimasti dei suoi uomini. Sono in pochi, rimasti in troppo pochi, perché si sa che la guerra lascia sempre una scia di sangue. «Ma adesso le loro terre saranno annesse!» urla, e a quell'urlo, le grida di eccitazione dei soldati si alzano al cielo. Cento uomini e donne che hanno combattutto fino all'ultimo respiro, pur di vincere quella battaglia.
Cavalieri in armatura splendente, sotto i cieli color cobalto, che adesso urlano, gridano. Torneranno dalle loro famiglie.
Sono in realtà, più che cavalieri di medievale estrazione, un accozzaglia di teste e braccia abili solo a muovere la spada.
Ad esempio la gigantessa sa far roterare una mazza ferrata sopra la sua testa. È un donnone di due metri e dieci, il cui cavallo è rimasto ferito e lei l'ha preso in braccio come se fosse un cucciolo di cane.
Poi ha puntato la spada alla gola del veterinario.
Ma si potrà mai lavorare con una lama che sfiora la pelle?
«Gigantessa! Porta via più cadaveri che puoi. Dobbiamo ripulire la zona per l'incontro tra i regnanti» ordina il Comandante. La gigantessa ubbidisce. Non è troppo intelligente, ma ubbidisce come una brava cagnolina cui viene dato l'osso.
Il valido e valoroso Valerio Vellatri, è veramente vorace di vittoria.
Ne sente già l'odore nel naso.
Il sorriso si allarga, ma questo forse per via di una cicatarice sulla guancia che sembra erroneamente dargli un espressione sempre sorridente.
«La nostra Regina sarà contenta» dice il Comandante. «Fino alla prossima battagli almano.»
«Fino alla prossima battaglia signore» dice un uomo dal forte accendo nordico.
«E tu che ci fai fuori dai regni del nord?»
«Ero qui prima della catastrofe, signore.»
«E perché combatti per noi?»
«Perché mi annoio.»
Il comandante gli da una pacca sulle spalle.
«Sei benvenuto tra noi allora. Che altre altre battaglie ha combattuto?»
«Quella di Milano contro Pavia, signore. E poi ero nell'esercito di Firenze, abbiamo sconfitto la vecchia Pisa!» ridacchia, mostrando i denti che vanno un po' per conto loro.
«Un soldato tappabuchi! Non mi piace molto, ma vedremo cosa dirà la regina. Sei stato coraggioso.»
«Grazie signore!»
In alto. Molto in alto. Oltre gli elicotteri, oltre gli aerei, oltre i satelliti, che ormai come relitti del cielo vagano senza meta e senza uso.
Xzorp sta premendo tasti senza sosta.
«Signore» dice l'alieno. Ha la pelle verde e il corpo composto interamente da strani bozzoli pulsanti. «C'è un errore, non può essere la terra. Qui dice "pianeta civilizzato".»
«Sei sicuro?» domanda il comandante della missione. «Civilizzato fino a che anno?»
«Fino al 2037 signore.»
«Ora che anno è per la datazione terrestre?»
«2061 signore, pare stiano combattendo la quarta guerra mondiale. Molti usano sassi e bastoni, altri spade. Ci sono piccoli regni... che facciamo, invadiamo?»
«Dovrò chiedere all'alto comando. Tu tienili d'occhio. Mi faranno sapere loro.»
«Sì signore. Ma signore, posso farle una domanda?»
«L'hai già fatta.»
«Una seconda?»
«Questa era la seconda.»
«Vabbé signore. Ma secondo lei, cos'è successo agli esseri umani?»
«Li ha colpiti un brutto virus, Xzorp. Il virus della stupidità. Con quel virus è attecchito facilmente del razzismo. Quindi ci sono persone orgogliose di essere parti di un paese di duemila abitanti, e si ritengono superiori.»
«Ma non sono parte dello stesso pianeta? Non capisco.»
«Se tu capissi, Xzorp, saresti colpito dal virus della stupidità. Lascia stare. Andiamo vah, voglio vedere come finisce questa guerra. Poi vediamo se invadare, ma come schiavi potrebbero essere inutili, se il virus li ha instupiditi troppo. Varrebbero pochi forp al mercatino. Vediamo se valgono qualcosa.»
«Rotta verso la terra. Avviso le altre navi di non avvicinarsi troppo, missione di semplice controllo.»
A breve, due stranissimi alieni si ritroveranno coinvolti nella quarta guerra mondiale. Quella combattuta con sassi e bastoni, qualche volta spade. Poi decideranno di invadere comunque, ma se ne pentiranno esattamente due minuti dopo averla conquistata.
Vale molto poco, una terra infestata dagli esseri umani.
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