Il vuoto
Mi svegliai di nuovo. Non c'era più un vero confine tra un giorno e un altro, sembrava che il tempo scorresse libero, che fluisse come olio in una bottiglia di vetro. Mi sentivo pesante e leggero, pieno e vuoto. Guardavo tutto da quella finestra, quando ne avevo voglia, giorno dopo giorno. Non ero altro che un ragazzo di sedici anni, allora... Non sapevo bene che farmene, della mia vita. Credevo che bisognasse lasciarla scorrere con il suo esonerabile corso, che un giorno avrebbe portato via anche me, così come aveva portato via i miei genitori. Di tanto in tanto qualcuno mi faceva trovare qualcosa da mangiare davanti alla porta. Doveva avere un animo davvero buono, chiunque fosse, pensavo. Ma io volevo solamente lasciarmi andare, volevo che il tempo trascorresse, con il suo ansioso ticchettio e mi sgravasse da quel macigno di libertà. Non facevo nulla, assolutamente nulla, per tutto il giorno, tutti i giorni. Potevo passare giorni interi a fissare quel tetto bianco, scialbo, che poteva divenire però lo schermo di tutti i miei ricordi. Non c'erano mai stati film migliori di quelli. Erano tutta la mia vita. Di tanto in tanto urlavo, spezzando quel mare immoto e silenzioso che allagava la casa. Non so bene perché lo facessi, ma mi alleggeriva l'animo. Non che me ne importasse, per questo non ne capivo la ragione. Sentivo che quel mondo non mi apparteneva. Ero slegato da tutti i concetti di spazio e tempo, vagavo come uno spirito senza corpo né anima. Ero ingabbiato nel vuoto, il vuoto che io stesso mi ero creato.
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