"Torniamo a casa"
La ragazza guardava seria fuori dalla finestra della navicella, osservando con diffidenza il pianeta dove era diretta: la terra.
Già, la terra, quel sassolino verde e azzurro circondato da una sottile aura bianca. Le avevano parlato così tanto e così poco della terra che non sapeva più cosa pensare. La curiosità spesso la vinceva, e chiedeva di quel pianeta, chiedeva "come è fatta?" o " è bella?" e ancora "gli indigeni sono simpatici?"
In ogni caso, gli veniva sempre data la stessa risposta.
"Non ti dovrebbe importare così tanto di un pianeta così insignificante non trovi, EJ?"
E lei, sbuffando, se ne andava via.
Una mano arancione si posò sulla sua spalluccia all'improvviso, facendola sussultare un poco.
Girando un poco la testa scoprì a chi appartenesse quella mano: alla sua compagna di viaggio Jasper.
"Ansiosa per il viaggio EJ?"
La ragazzina accennò un sorriso mordendosi l'interno della guancia.
"Un po', credo."
Mormorò girandosi a guardare di nuovo lo spazio.
"Sta tranquilla, non resteremo a lungo, ci stiamo recando verso la terra solo per un rapporto sulle condizioni del grappolo"
Replicò la gemma arancione guardando nella stessa direzione della ragazzina.
Piombarono entrambe in un momento di totale silenzio, prima che Jasper tolse la mano dalla spalla di EJ andandosene via.
"Jasper, tu sei nata lì, vero?"
Quella frase fece fermare di colpo la gemma robusta, che sospirando rispose dura
"Si EJ, te l'ho detto tante volte.."
"Allora scommetto che la terra è bellissima."
Esclamò quasi soddisfatta EJ sorridendo, senza voltarsi.
"Pff. No, fidati di me, non è per nulla gradevole. E non ti dovrebbe interessare di un..."
"Di un pianeta che prima o poi verrà distrutto, si, lo so."
La interruppe la ragazzina cantilenando annoiata la frase.
"Ma se ha creato un essere così bello e perfetto come te, non può essere totalmente uno schifo. Non trovi?"
Chiese EJ, stavolta girandosi.
Jasper era ancora in mezzo al corridoio immobile, che guardava la ragazzina negli occhi che luccicavano.
"Non fare più domande Selenite"
Concluse la gemma distogliendo lo sguardo andandosene via.
EJ sbuffò percorrendo il corridoio dalla via opposta a quella di Jasper.
"Io non sono mia madre dannazione"
Sbottò tra sé e sé guardandosi i piedi.
Non prestando attenzione, andò addosso a qualcuno e cadde a terra imprecando.
"Razza di tonta vedi di guardare avanti quando cammini!"
Esclamò stizzita una voce stridula che ricordava il verso di una papera.
"Scusa Peridot"
Mormorò EJ spolverandosi i vestiti dalla polvere.
"Eh, si, scusa. Fai più attenzione sulla terra non saranno così gentili esperimento ventiset-"
"Mi chiamo EJ! Questo nome me lo ha dato mia madre, sei pregata di chiamarmi così anche tu."
Sbraitò la ragazza irata, puntando il dito contro la gemma verde, che indietreggiava a ogni urlo.
"Non mi chiamo né Selenite né Esperimento 27-0225. Il mio nome è EJ. Punto. Mettitelo in testa."
E scostò con forza Peridot da una parte, che guardava la ragazza andarsene via con un'espressione stupita e confusa. Ma dentro di sé, odiava essere presa in giro. E non si sarebbe certo lasciare battere da un insignificante umano come lei.
"Senti un po', ragazzina."
Esclamò Peridot andando le dietro.
EJ si girò con un'espressione annoiata.
"Solo perché sei la figlia di Selenite non vuol dire che tu ti possa comportare così. È chiaro? Io sono pur sempre un tuo superiore. E se ti voglio chiamare esperimento 27-0225, ti chiamo Esperimento 27-0225!"
"Chiamami come ti pare, quando udirò questo nome non ti risponderò. Perché io non mi chiamo così."
E girandosi stizzita ricominciò a camminare lungo lo stretto corridoio tappezzato di fili verdi smeraldo.
La terra era sempre più vicina.
Davvero troppo vicina.
Ormai mancava poco all'atterraggio.
Jasper, EJ e Peridot erano in attesa di uscire dall'astronave.
Da fuori si sentivano già le urla degli umani.
Finalmente la porta si aprì e una luce abbagliante accecò EJ che si portò un braccio davanti alla fronte per coprirsi gli occhi.
"Ma che diavolo"
Brontolò uscendo fuori dalla navicella.
Appena fu in grado di vedere correttamente, si poggiò la mano sulla gemma azzurrina incastonata sul cuore e dopo un luminoso bagliore bianco tirò fuori dalla pietra un bastone delle più intense sfumature di blu.
"Non dovevamo fare un rapporto o una cosa così?"
Chiese EJ voltandosi verso Jasper e Peridot che le stavano dietro.
"Si si ci penso io, voi occupatevi di questi..." ("ugh") "...umani"
La gemma e l'ibrido annuirono e si voltarono minacciose contro gli indigeni curiosi che non si decidevano a scappare da quel posto.
"Avete visto troppe cose."
Esclamò la gemma arancione prima di evocare il suo elmo dorato.
EJ corse incontro agli umani senza esitare agitando il suo bastone.
Una bastonata in testa e già cadevano inermi al suolo. Era proprio facile.
E loro che imploravano di lasciarli andare.
E perché mai dovrei lasciarlo vagare a divulgare la nostra esistenza? Pensava EJ polverizzando con la palla d'energia del suo bastone chi cercava di scappare.
"Jasper. Qui abbiano finito. Cosa dobbiamo fare?"
"Finché Peridot non avrà finito il rapporto noi non possiamo muoverci di qui."
Replicò la gemma robusta mentre si sistemava distrattamente i capelli folti e biondi.
"Andrò a farmi un giro, non mi farò notare"
"No! No oh ehy aspetta EJ!"
Ma la ragazza aveva già aperto le sue grandi ali bianche ed era volata via.
"Non mi farò notare" disse Jasper imitando la voce di EJ "cosa devo fare con quella ragazzina Sel?"
Mormorò mettendosi una mano in fronte. Gli occhi le pizzicavano.
EJ era atterrata in un luogo abbastanza lontano dalla base, dietro alcune costruzioni in cemento. Sbirciando oltre la parete, vide delle persone camminare. Un perfetto centro urbano insomma.
Si immedesimò tra la folla, anche se i suoi vestiti erano molto diversi da quelli che indossava la gente che percorreva quella strada, infatti la squadravano con lo sguardo ogni minuto.
A EJ questa cosa iniziò a pesare. Tanto. Troppo.
Poi non capiva le cose che dicevano, era una lingua che non
aveva mai sentito prima.
Dei ragazzini seduti su un marciapiede ridevano indicandola farfugliando cose strane.
EJ ne ebbe abbastanza.
Andò verso di loro e, pur sapendo che probabilmente non l'avrebbero capita, urlò
"Si può sapere cosa avete da ridere? Cosa c'è, non vi piacciono i miei vestiti? Ho qualcosa sulla faccia?"
Ma loro più sbraitava più ridevano di gusto, continuando a dire cose apparentemente senza senso.
Tirando un lungo respiro, EJ quasi senza rendersene conto evocò l'arma dalla sua gemma e la puntò minacciosa contro il naso del ragazzo nel centro, che da divertito, divenne terrorizzato. La sua faccia era illuminata dalla sfera bluastra ed elettrica in cima al bastone.
Gli altri ragazzi del gruppetto si allontanarono spaventati, mentre alcuni passanti che si accorsero della situazione avevano cominciato ad urlare.
Come dei fiori due grandi ali a spicchio di luna sbocciarono dalla schiena della ragazza, mettendo in allerta ancora di più i presenti.
Sospirò di nuovo, abbassando l'arma.
"Siete noiosi"
E detto questo spiccò il volo andandosene lontano lontano.
Sorvolando quelle case, quelle strade, le pareva di ricordare qualcosa.
C'era qualcosa di terribilmente familiare tra quelle rovine, pensò ad un tratto atterrando in mezzo a un campo fiorito recintato con all'interno dei palazzi completamente distrutti.
Esplorò quell'area, ci si perse.
Appoggiandosi a una parete le parve di avere una visione.
Due mani azzurre e una voce dolce che le parlava.
Durò solo un attimo, ma già stava piangendo, e aveva le guance bagnate.
"Ma...ma.."
C'era fuoco, tanto fuoco.
"Ma..ma..."
Due mani le si posarono sulle spalle.
Alzò gli occhi e le venne ancora di più da piangere quando realizzò che la gemma che aveva davanti era sua "madre".
" ma...ma..."
Mormorò lei ancora.
La gemma azzurra accovacciata davanti a lei la zittì dolcemente.
"Ricordi questo posto?"
EJ non rispose. Era tutto così assurdo.
Quel luogo, tra quelle rovine, proprio accanto al muro di quel palazzo distrutto, Selenite aveva trovato una bambina e la portò via con sé.
Quella bambina era EJ.
"Ma..ma..."
"Tranquilla va tutto bene..."
"EJ! Eccoti finalmente ma dove diavolo ti eri cacciata?"
Esordì una nuova voce che fece alzare la testa alla ragazza bionda.
Era Jasper, che correva verso di lei. Sembrava sia infuriata che preoccupata.
"Dannazione dobbiamo ripartire!"
EJ si guardava intorno stordita mentre veniva scossa dalla gemma arancione.
Sua madre non c'era più.
"Ehi ma...perché stai piangendo?"
Si addolcì subito Jasper una volta notati gli occhi gonfi della ragazza.
EJ riprese coscienza di sé e rispose come se fosse appena caduta dalle nuvole
"No, niente. Ti prego torniamo a casa"
Disse singhiozzando strofinando si gli occhi con il braccio.
Arrivate all'astronave, oramai isolata, Peridot sgridò EJ per essersi allontanata troppo.
"Ti prego basta, basta! Voglio tornare a casa"
"Tecnicamente, è questa la tua casa lo sai bene. E non cambiare discor-"
EJ si avvinghiò attorno la vita di Peridot dicendo
"Accendi i motori di questa fottuta astronave e torniamo a casa"
Peridot guardò EJ e poi Jasper che stava poco lontana da loro per i fatti suoi.
"...per favore"
Concluse la ragazzina.
Peridot la accontentò, scollandosela di dosso e andando a pilotare l'astronave, che piano piano usciva dall'atmosfera terrestre e tornò al Pianeta Natale.
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