combattimento al tramonto.

Respiro a fatica, tenendomi il petto.
I miei occhi sono semichiusi puntati sul terreno, cosparso di sangue.
Per questa battaglia, io e miei compagni abbiamo deciso di combattere tutti insieme.
Non possiamo vincere se non ci aiutiamo l'un l'altro.
Non questa volta.

Mentre cerco di ricaricare la mia pistola, sento la voce di una dei miei amici chiamarmi preoccupata.
Il suo grido attira anche gli altri, che iniziano a urlare il mio nome, chiedendomi se andava tutto bene.

Ma certo che non va tutto bene, dannazione, penso, impugnando con forza la mia arma e ripartendo a combattere, evitando gli attacchi del nemico facendo crescere barriere di rovi spinosi dal terreno.
Mi sporgo dalla mia copertura, mirando distrattamente e sparando al bersaglio, sperando di aver fatto centro.
E con uno scatto felino, corro verso un altro rifugio più vicino al mio obbiettivo.
Guardo i miei compagni combattere.
D'un tratto mi sento come esclusa dalla battaglia, come se fossi una semplice osservatrice.
Riesco a vedere i loro movimenti con precisione, ho la sensazione di vederli a rallentatore.
Le urla mi arrivano lontane e ovattate.
Anche il mio respiro si fa più pesante e opprimente.
Di colpo alzai gli occhi al cielo, per cercare di respirare, come se stessi riemergendo dall'acqua.
Il cielo era azzurro tenue, com varie sfumature all'orizzonte rosa e arancioni.
Il sole, alle mie spalle, stava tramontando.
Da lontano mi pare ancora di essere chiamata.
Osservo le nuvole d'orate che riempiono il cielo.
Prendono le più svariate forme.
Le percepisco correre nel firmamento, assumendo sempre nuove sembianze, fino a scomporsi del tutto.
Non ho mai visto qualcosa di così immenso come questo cielo e queste nuvole maestose.
Posso quasi sentire delle voci, provenire da lassù.
Ma che mi stanno dicendo? Non lo capisco.
Saranno i miei occhi che m'ingannano, ma a me sembra che certe volte quelle nuvole si trasformino in volti di persone.
Hanno tutte quante un'espressione vuota, delusa dal vedere questo mondo spoglio e corrotto.
Senza che me ne accorga, alzo un braccio verso il cielo come a cercare di sfiorare tutti quei visi e inizio a piangere.
Non so a chi possano appartenere quelle facce, ma a vederle, mi sento disperata.
"Riusciremo a cavarcela, tutto tornerà alla normalità, non preoccupatevi"

Mormoro come se possano sentirmi. Vedo le nuvole passare oltre la mia testa e svanire.

Un urlo straziante mi riporta alla realtà, percependo tutto come era prima.
Un chiasso assordante, il rumore della battaglia, mi riempie le orecchie
Guardando alla mia destra, vedo uno dei miei compagni, il ragazzo cieco con i capelli di neve, mentre veniva mutilato delle gambe.
I suoi arti volano via portandosi dietro una scia rossa scura.
Mentre il mio amico viene sbattuto a terra con forza.
Sotto di lui si crea una grande macchia di sangue.
Gli altri compagni urlano dal terrore, qualcuno lo chiama straziato.

Mi manca il fiato. Non può essere vero.
Non lui.
I miei amici si fiondano sul suo corpo portandolo al riparo, mentre il nemico continua ad attaccare.
"Non morire! Non morire!!"
Gridano gli altri.
Le mie guance già bagnate da lacrime essiccate, vengono attraversate da altre colme di disperazione.
Lui no.
Lui no.

"LUI NO!!"
finalmente reagisco, impugno la pistola con entrambe le mani, mentre mi creo una scala fatta di tronchi robusti di alberi che nascono a velocità sovrannaturale dal terreno.
Il nemico è sempre più vicino, gli pianterò così tanti proiettili in corpo che diventerà un colabrodo.
Intreccerò i suoi arti con dei rami di quercia e poi glieli strapperò via.
Avvolgerò il suo torso con un rovo pieno di spine velenose.
Morirà.
Morirà.
Deve morire.

È distratto, i miei compagni sono ancora impegnati a colpirlo.
Corro velocemente sui rami e sui tronchi che si stagliano sotto i miei piedi, portandomi in alto.
Faccio un salto, sono dietro la sua testa, pronta a sparare.

Di nuovo la sensazione che tutto vada lentamente si impossessa di me.
Lo sento ghignare, quando sono a pochi metri da lui.
"Pensavi che fosse così facile abbattermi?"

Si gira improvvisamente di scatto verso di me, e prima che io possa realizzare ciò che ha appena detto e ciò che ha fatto, io mi ritirovo con un buco nel torso.
Mi ha perforato con uno dei suoi raggi.
Vedo il suo viso guardarmi con un ghigno divertito, mentre io, ancora in volo, supero la sua figura cadendo pesantemente davanti ai miei amici.
Sul mio mento cola del sangue, ho la bocca piena di quel sapore ferroso.
C'è silenzio intorno a me.
Una di loro cade in ginocchio.
La sento prendere fiato.
Un grido squarcia il cielo in due, sento ancora dei richiami disperati, lontani, ovattati.
Vedo il firmamento dorato frantumarsi come il vetro di uno specchio.
I miei occhi si spengono.

È come se li vedessi dall'alto.
Corro sopra i miei amici e sopra il mio corpo senza anima, leggera, ma infelice di abbandonarli.

Li saluto, disperdendomi nel cielo, verso il sole cremisi.

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