Rugiada
Iniziativa primaverile di Emerging writers (Virna_faz)
Numero di parole: 1498
È mattino. La rinascita della vita. Le persone interrompono il loro sonno, la vita si riattiva, la città si affolla, la natura si risveglia.
Mi immergo nel prato in fiore, sento l'arietta fresca che mi sfiora la pelle. Accarezzo i tulipani che crescono rigogliosi di fronte alle scale della casa dove vivo. Cammino fino a raggiungere la zona dove crescono le viole, alte, grandi, di un lilla delicato. Poi più avanti ci sono i girasoli, che si ergono quasi a voler raggiungere le nuvole.
Nuvole. Da quaggiù sembrano essere il limite del cielo. Sono cornice del panorama che ci circonda, rispecchiano la natura attorno a loro. Spesso il nostro stato d'animo cambia a seconda della presenza o meno di nuvole, la tristezza decide di impossessarsi di noi in caso esse siano nere e minacciose. Se invece sono rade e bianche, soffici, leggere, siamo felici, perché ci saranno sempre degli spazi da dove intravedere il sole.
Sole. È strettamente collegato alla felicità. Se è alto nel cielo la giornata splende di luce, tutto è gioioso e luminoso, le nostre emozioni sono amplificate dal clima sereno. Personalmente solo se c'è il sole io riesco a portare a termine i miei doveri nel modo giusto, perché la luce mi dà la forza di volontà di impegnarmi al massimo in ciò che faccio. È come se fosse la mia ricarica, posso anche non aver dormito niente ma se c'è il sole mi sento come appena sveglia.
Supero i girasoli e raggiungo i fiordalisi, che leggeri si muovono mossi dal vento. Sono di un bellissimo azzurro, che somiglia per la sua profondità al cielo.
Il cielo. Nel cielo io ho sempre riposto le mie speranze, gli ho confidato le mie paure, ho trovato un rifugio per le mie preghiere. Il cielo con la sua immensità, che fosse chiaro, scuro, rosa, rosso fuoco, qualunque colore avesse e in qualunque momento della giornata lo guardassi, è sempre stato la mia salvezza. Ma la cosa che mi ha sempre dato sicurezza è il vento. Se c'era spazzava via le nuvole e mi cambiava la giornata in caso fosse iniziata male, altrimenti la migliorava ulteriormente.
Dopo i fiordalisi c'è una piccola radura con una rigogliosa betulla, fiancheggiata da una panchina in pietra. Essa è sovrastata da un arco di rose rosse, splendenti sotto la rugiada che durante la notte si è depositata sui fiori del campo.
Rugiada. Io so cos'è. È il ricordo dei sogni che i fiori fanno durante la notte. Come noi quando ci svegliamo non ricordiamo perfettamente o solo in piccole parti i sogni che facciamo, così anche i fiori lo fanno. La piccola parte che rammentano si condensa sopra di loro quasi a volersi imprimere indelebilmente nella loro memoria. Credo sia l'opposto della pioggia. La rugiada è leggera, appare soffice, delicata, mentre la pioggia è maestosa, potente, pesante. Ha il potere di rinfrescare la giornata o distruggere senza alcuna pietà piante e fiori pronti a piegarsi sotto il suo passaggio. E poi è triste. Diffonde nell'aria un odore che trasuda tristezza, solitudine, monotonia, depressione... non è per niente felice. Al contrario la rugiada segna l'arrivo del mattino, la primavera, rende contente le persone, spruzza sul mondo un velo di felicità.
Rose. Ho sempre pensato fossero i fiori dell'amore, della bellezza, della passione. Il segno del filo che unisce due persone fino a rischiare di spezzarsi, che resiste solo grazie alla forza dei loro sentimenti. Forse è per questo che non ho mai ricevuto una rosa. Io non ho mai provato amore, non ne sono mai stata vittima. Nessuno ha mai mostrato di provare qualcosa per me, anche solo una semplice amicizia.
L'unica che sembra capirmi veramente è la natura, lei mi è sempre stata vicina. Nei momenti difficili mi sedevo in mezzo al verde e contemplavo tutto ciò che cresceva attorno a me, la meraviglia di ciò che era stato creato dalla terra riluceva sotto il mio sguardo. In quei momenti mi sentivo viva, sembrava che tutto sarebbe andato per il meglio, che niente avrebbe potuto rovinare quella situazione surreale. Poi però in qualche modo tornavo sempre alla realtà, il mio viaggio con la mente si interrompeva e tutto mi appariva scialbo, noioso, senza colori. È sempre stata la natura a dare luce e colore al mondo. Senza di lei mi sembrerebbe tutto uguale, grigio, triste, monotono.
Improvvisamente sento un rumore, come un fruscio d'erba spostata. Alzo lo sguardo ma continuo a non vedere niente, allora mi guardo intorno e sulla mia destra a qualche metro di distanza riesco a scorgere un ragazzo che viene nella mia direzione. Subito un'imminente sensazione di panico mi assale. E se avesse scoperto il mio segreto? Non potevo assolutamente permetterlo. Così mi alzo e inizio a correre nella direzione opposta. Sento le sue grida chiedermi di fermarmi, implorarmi di rallentare, ma io non posso far sì che lui scopra il mio segreto. così appena raggiungo un boschetto di bambù mi nascondo in un basso cespuglio di foglie di eucalipto. Spero che il fruscio delle fogli copra il mio respiro affannoso, altrimenti il mio segreto potrebbe essere in serio pericolo.
Per adesso non sento rumori, magari il ragazzo ha abbandonato il suo intento iniziale, ma per prudenza decido di aspettare ancora un po' prima di uscire allo scoperto. Mi rilasso e chiudo li occhi appoggiandomi a un tronco vicino a me. Regolo il respiro cercando di convincermi che il mio segreto è al sicuro, e nessuno lo scoprirà mai.
"Finalmente ti ho raggiunta!" spalanco gli occhi di colpo e mi trovo davanti il ragazzo che mi ha inseguita. Vado in iperventilazione e cerco una via di fuga, ma quando capisco che sono praticamente intrappolata lo guardo negli occhi e sorrido debolmente.
"Sei molto veloce a correre" arrossisco lievemente e mi siedo gambe incrociate sulla terra umida.
"Come ti chiami?" l'ansia si impossessa nuovamente di me. Ora è vicinissimo a scoprire il mio segreto. Provo a sviare le sue intenzioni grattandomi la testa e facendo finta di pensare.
"Non te lo ricordi?" scuoto il capo in segno di dissenso e assumo un'aria afflitta.
"Io mi chiamo Michael, piacere" stringo la mano che mi tende e sorrido cercando di apparire sincera.
"Dove abiti?" Mi sposto dal tronco e da un buco nella vegetazione gli indico la mia casa che si scorge in lontananza. Lo guardo negli occhi continuando a indicare nella direzione giusta per poi rivolgere nuovamente lo sguardo alla mia casa.
"Sembra molto bella come casa. Ci vivi da sola?" arrossisco per la prima frase e poi annuisco sorridendo.
"Ti va di portarmici?" di nuovo panico. E se fosse un Malvagio? Scoprirebbe di certo il mio segreto e i Sapienti sarebbero in estremo pericolo. Indietreggio e lo guardo negli occhi spaventata.
"Ehi stai tranquilla non voglio farti del male" non so se fidarmi o meno, ma dal suo sguardo sembra sincero. Indugio ancora un attimo dall'alzarmi, poi mi tiro in piedi e mi spazzolo il vestito con le mani. Gli faccio segno di seguirmi e mi incammino verso casa mia.
Nella strada mi sento come immersa in una vasca di pericolo. La sensazione di essere osservata da qualcuno che non dovrebbe farlo è più forte della mia volontà di credere che Michael sia innocente. Così spesso getto delle occhiate dietro di me, per controllare che non abbia armi o che stia complottando qualcosa. Quando abbiamo ormai raggiunto la panchina, girandomi vedo che Ha gettato un'occhiata dall'aria maliziosa, quasi malvagia, all'arco di rose. Ora sono quasi sicura che mi abbia mentito. Manca solo una cosa da verificare: la pulsazione dell'amuleto. Tocco il ciondolo attaccato alla collana che ho appesa al collo e ne sento il battito. La frequenza è molto alta, segno che un Malvagio è nei paraggi. Ora ho la certezza che Michael sia uno di loro. Mi giro e gli sorrido innocentemente, poi aspetto che mi raggiunga e gli dò la mano. Ho paura che senta l'odore del mio sangue da Sapiente, anche se credo che ormai sappia già la mia vera natura. Quando stiamo ormai per salire le scale del portico, avvicino la mia bocca al suo orecchio, e gli soffio dentro con tutto il mio potere.
Sento la potenza con cui lui ha percepito il mio sussurro, sento il suo corpo piegarsi sotto il peso del mio soffio, ascolto il fastidioso suono che è uscito dalla mia bocca. Stramazza a terra inerme, colto da spasmi passeggeri prima che i suoi riflessi si addormentino definitivamente e cedano sotto il velo della morte. Controllo il suo battito ormai inesistente e con la mia solita aria innocente rientro in casa ancheggiando altezzosamente.
Il segreto è al sicuro. Nessun Malvagio ha ancora scoperto chi sono veramente. I Sapienti saranno al sicuro ancora per molto. Loro, con le loro potenti voci cariche di sapere. Loro, con la loro tranquillità e leggerezza. Loro, con il forte legame con la natura. Loro, noi, i Sapienti, saremo per sempre in salvo finché qualcuno non scoprirà il nostro segreto. Il segreto della rugiada.
~Fine~
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top