La rosa

La rosa

C'era una volta un vecchio dalla barba grigia come la nebbia e dai capelli candidi come la neve che trascorreva le sue giornate con serenità. Questo vecchio abitava in un antico cottage di campagna, con le pareti di pietra ricoperte dall'edera e contornato da un bellissimo giardino fiorito. In questo giardino c'era un bellissimo roseto, dove crescevano rose di ogni tipo e colore che venivano ammirate da tutti coloro che passavano di lì. Un giorno per quella stradina di campagna passò un ragazzo che veniva dalla città e rimase folgorato dalla lucentezza di quei fiori meravigliosi, così domandò al vecchio se poteva prenderne uno da regalare alla sua ragazza per San Valentino. Il vecchio, fu colpito dalla bontà del giovane e, intenerito dal suo sguardo sognante e profondamente innamorato, colse una bellissima rosa rossa, la più bella di tutto il giardino, e la donò al ragazzo. Sulle sue labbra subito si accese un sorriso di gioia e, ringraziato il vecchio, se ne andò incamminandosi felice verso la città.

La città era molto diversa dalla campagna dove abitava il vecchio, era inquinata, il cielo era grigio, il rumore disturbava qualsiasi tentativo di silenzio. La rosa risentiva molto della diversità del clima, ma resistette ancora un po' perché era suo dovere far felice quella ragazza. Il giovane la pose in un vaso colmo d'acqua fresca, la ricoprì di attenzioni, la curò diligentemente e fu così che la rosa sopravvisse fino al fatidico giorno. La mattina del quattordici febbraio il ragazzo si vestì elegante, prese il fiore e si incamminò nelle trafficate vie della città. Raggiunta la casa della sua amata suonò al campanello e attese trepidante che lei scendesse le scale per accoglierlo felicemente. Quando udì i passi farsi sempre più forti e vide la porta muoversi, tirò fuori la rosa da dietro la schiena e pronunciando le parole "Buon San Valentino" la porse alla ragazza. Invece che assumere un'espressione stupita e raggiante, la sua amata divenne improvvisamente triste e scoppiò in lacrime. Il giovane si rabbuiò e le chiese il motivo del suo comportamento alquanto strano, al che la ragazza si mise a piangere ancora più forte. Scossa dai tremiti si sedette su un gradino e tra i singhiozzi disse di essersi resa conto solo ora del suo enorme sbaglio, ovvero quello di aver tradito un ragazzo veramente dolce, forse l'unico che finora era riuscito a capirla fino in fondo. Iniziò a tremare e a sussultare, mentre il ragazzo sempre più sconvolto si chiedeva cos'avesse fatto di male per meritarsi questa immensa delusione. Si sa che la rabbia rende ciechi, e non fa comprendere più cosa è bene e cosa è male. Così il ragazzo, in preda all'ira, gettò la rosa a cui aveva dedicato molto del suo tempo e che era stata così importante per lui nel primo cestino che incontrò nella sua strada e, ignorando le suppliche della ragazza, corse via con il vento tra i capelli e le lacrime agli occhi.

Nei giorni seguenti la ragazza cadde in uno stato di profonda depressione che la portò a un atto estremo, quello di gettarsi dall'ultimo piano del suo palazzo stringendo tra le mani il suo anello di fidanzamento, quasi a volersi punire per il grande errore commesso che aveva posto fine alla sua storia d'amore.

Il ragazzo si chiuse in sé stesso, si segregò in casa dimenticandosi completamente di vivere e abbandonandosi a pianti infiniti fino a sussultare una volta finite le lacrime. La sua esistenza era stata rovinata per sempre, ora non credeva più nell'amore e mai più ci avrebbe creduto.

La rosa, invece, visse ancora per molto. Vide albe, tramonti, pioggia, neve, buio, luce. Si destreggiò nel contare i passanti che si fermavano ad ammirarla e quanti invece la ignoravano completamente. Lei, che una volta era stata la più bella fra tutte. Lei, che una volta era stata la più lucente di tutto il roseto. Lei, che si era sentita importante quando le avevano detto che avrebbe dovuto coprire il ruolo di regalo dall'immenso valore. Lei, che una volta era la luce, ora, per colpa degli errori e della stupidità degli uomini, giaceva abbandonata nel buio, inutile tra tutti gli altri rifiuti. E fu così che la bella rosa, una volta rossa e splendente, appassì e, dimenticata dal mondo, morì lentamente consumando la sua triste esistenza tra gli scarti dell'umanità.

I più grandi artefici della nostra rovina e di quella del mondo in cui viviamo siamo proprio noi uomini.

~Fine~

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top