Capitolo 81 - Urlo
E la Beta Chi si popolò.
Un popolo fatto di ragazzi ubriachi, ragazze svestite e imbucati esterni al campus ma esterni anche allo stesso paese di North Windfield.
E poi c'era il re.
Justin Brent veniva sollevato in alto dai suoi compagni e portato in trionfo per la gioia sua e dei presenti per i quali la vittoria della matricola era solo un pretesto differente di far scorrere alcol nelle loro vene.
O almeno questo era il pensiero di Faith.
I suoi accompagnatori continuavano imperterriti a studiarsi a distanza. La distanza era però solo il corpo di Faith che, frapposta, calmava gli animi quando le stoccate di uno colpivano l'altro nell'onore.
I brindisi in onore di Justin si succedevano al ritmo frenetico della sostituzione dei barili di birra. L'odore di alcol penetrava l'aria, saturandola e spingendo Faith a chiedersi come tutto quello potesse essere permesso.
Ma in fondo sono l'ultima che può biasimarli...
« Faith ti va una birra? Magari ti sfido al birra pong anche questa volta! » chiese ironico Harry.
« Veramente... »
« Davvero Harry? Ricordi come è finita l'ultima volta? Volevi fargliela pagare per quel bacio che le ho dato e poi... non ricordo! Ah sì! È finita nel mio letto! » tirò una stoccata Cameron.
« Ragazzi... »
« Ora basta Cameron! » urlò Harry. « Sei solo un manipolatore. Hai giocato con i sentimenti di Savannah per anni e ora fai lo stesso con quelli di Faith! »
« Senti chi parla! Forse dovrei ricordarti una certa Alissa? »
« E va bene! Finiamo ciò che abbiamo cominciato alla fiera! » tuonò Harry gettando a terra la giacca.
Cameron a sua volta si preparò tirandosi le maniche della camicia fino a sopra il gomito.
Non sarebbe potuta durare a lungo. Due elementi instabili legati tra loro da una componente incendiaria.
« Allora? Che cosa sta succedendo? » intervenne Justin posizionandosi accanto a Faith tra i due. « Pensate davvero che battendovi conquisterete Faith? Fatevelo dire siete solo due ragazzini! »
« Qui si tratta di lealtà e di amicizia, tutte cose sconosciute a questo spocchioso traditore! » si difese Harry.
« Questo “spocchioso traditore” è amico tuo da quando avevamo cinque anni! »
« No Justin! Non è mai stato un amico! Un amico non ti guarda dall'alto in basso solo perché ha la fortuna di avere i genitori ricchi! Un amico non ordisce piani contro di te, non fa il doppio gioco! Un amico non è la persona che ho di fronte a me! » « Lo sapevo! Tu sei invidioso! Per questo mi odi e hai trovato in questa storia un modo per farmi pagare anni di gelosia! Lo vedi Faith? Lui non ti ama! Lui vuole solamente vincerti come si fa con un oggetto! »
« Ora basta! » urlò Faith. « Sono stanca di essere contesa tra voi! Sono i vostri comportamenti, questi comportamenti che mi impediscono di fidarmi completamente! Io... io... »
« Va bene Faith! » interruppe Justin vedendola in difficoltà. « Basta con questa storia! Probabilmente è stato l'alcol a parlare! Ora va tutto bene! Vieni con me! » disse cingendole le spalle.
La accompagnò lontana da quei due verso il retro della casa dove la musica non era così assordante e le luci accecanti.
« Mi dispiace per quei due Faith! » esordì Justin accomodandosi accanto a lei su un divano in vimini, sotto una grossa quercia decorata con tanti led morbidamente luminosi.
« Non è colpa tua. Anzi dovrei ringraziarti anche per questo. Ormai ho perso il conto delle volte in cui... »
« È stato un onore per me! »
« Ricordi la prima sera, quando abbiamo cenato insieme... »
« Con il cibo cinese! Se ci ripenso mi sembra davvero passata una vita! »
« A me tre! » rispose ridendo. « Una per ogni mese! »
« Ne abbiamo fatte di cose vero? »
« Tante, qualcuno direbbe troppe! »
« Invece secondo me qualcosa manca. »
« Più di quello che è successo? » « Molto di più. Qualcosa che sarebbe dovuto accadere quella stessa prima cena. » sussurrò quando gli sguardi si fusero.
« Justin... »
« Dimmi... »
I bacini si toccarono mentre la sua mano si posò delicata sulla gamba di Faith.
« Ti... ti staranno cercando tutti. » mormorò Faith.
« Lasciali cercare. »
Il suo labbro carnoso. Mai così a fuoco, mai cosi vivido nel suo sguardo.
« E... e Maya? » cercò di frapporre ostacoli.
La luce tenue li vestiva. Vestiva le loro sensazioni di una calda coltre che impediva alla musica di giungere se non ovattata.
« Maya? È stato solo un bacio. »
Il respiro. Lo avvertì penetrarle i sensi, avvolgerli, inibirli ed infine magnificarli. Quella rosea, compatta bocca socchiusa a respirare l'ultimo stupore di Faith farsi certezza.
Cinque miseri centimetri.
Li dividevano. In fondo li avevano già uniti.
Perché ora? Perché?
Domande che incrollabilmente si vanificavano contro il muro dei ricordi, degli indizi.
Tre centimetri.
La misura del destino. La misura di quanto esso possa nascondersi fino all'ultimo istante. Beffardo, ironico.
Avrebbe vanificato tutto. Lo avrebbe azzerato. Incredula eppure conscia.
Chi più di lui? Chi meglio di lui?
Un centimetro.
Non avanti, non indietro. Nessuna mossa. La bocca di Faith era rimasta al suo posto. Pietrificata dagli eventi, spinta dalla ragione, respinta dal cuore.
Vettori opposti.
Il viso di Justin si sfocò nel suo sguardo. Era troppo vicino. La sua bocca sparì oltre l'orizzonte delle labbra.
Zero.
Un contatto quando un grido squarciò il silenzio. Acuto e durevole echeggiò sopra la musica che si interruppe immediatamente.
Una ragazza. Una voce femminile dai piani superiori della confraternita.
« Aiutatemi! Alissa non respira! »
© G.
Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
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