Capitolo 23
Era tutto troppo buio.
Faceva freddo, ad ogni respiro una nuvoletta di vapore gli si formava davanti al viso.
Le mani strette a cingere il busto, le dita premute sulla pelle del braccio opposto, tremava.
Era il freddo? No, la paura.
Di cosa? Neanche lui lo sapeva.
Nel posto in cui si trovava non vi era nè il soffitto nè il pavimento.
Era vuoto puro.
"Oi, c'è qualcuno?" urlò, la voce rauca, quasi non fosse stata usata per giorni.
Fece un passo, e constatò di poter camminare liberamente in quel luogo.
Si guardò intorno, spaesato e fu subito attirato da una luce, fioca, debole.
La prima cosa che gli venne in mente fu corrergli in contro e così, difatti, fece.
Quando arrivò al punto, era cambiato ben poco all'apparenza, provò a guardare di sopra ma distolse lo sguardo quasi immediatamente a causa della luce accecante.
Abbassò la testa, strofinandosi gli occhi e quando li riaprì guardando di sotto, saltò fuori dalla luce istintivamente mentre gli si accaponava la pelle.
Degli esseri, bianchi, informi, spingevano sotto il pavimento, ma esso, sembrava bloccarli, come una lastra di vetro.
Ma il vetro è fragile.
Fragile come il coraggio, la determinazione, la forza, la pazienza, la giustizia, la felicità, l'amore.
E così, si ruppe.
Lui, attonito, guardava quelle masse informi, di cui solo gli occhi si disinguevano, uscire da quella rottura.
"Ciao" la voce di esso era un soffio, bassa, pesante.
"Chi sei?"
"Io sono quel che sono, ciò che viene scaturito dalla paura, lo siamo tutti, siamo tanti, troppi per alcuni"
"Dove sono?"
"Questa è la parte più profonda della tua mente" rispose un altro.
"Sei il secondo che riesce ad incontrarci sai?" ancora uno.
"Gli altri sono soliti ignorarci, il loro cuore è già troppo corrotto" l'ennesimo.
"Non capisco" disse intimorito.
"Potremmo aiutarti facendoti una piccola spiegazione"
"Magari anche facendoti ricordare qualcosa"
"Guarda" disse uno portando gli occhi verso il pavimento.
"Queste sono le tue convinzioni, e quello..." voltò gli occhi al buco creato da loro "e quello è la tua paura"
Il ragazzo guardò attentamente i due elementi nominati, confuso.
"Rufy" lo chiamò uno.
Il moro si voltò.
"Noi siamo loro"
"Loro mi avevano detto che saresti venuto ..."
"Loro?" chiese ingenuamente il bambino
"erano cattivi Rufy, dicevano che mi avevi abbandonata,non li sopportavo più, perdonami..." pregò la donna al figlio.
"Mamma..."
"M-ma ora non li vedo più, non li vedo e non li sento più Rufy!"
(Capitolo 16)
Rufy fece due passi indietro, inorridito.
"Amaya, potrebbero entrarci degli insetti"
"L'insetticida"
Gli occhi spalancati, un groppo in gola a fermagli il respiro.
"Siamo venuti qui per te"
"Ti vogliamo"
"Sarai nostro"
"Non avrai più la tua libertà"
"Resterai QUI!"
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Dovette portarsi una mano agli occhi per coprirsi dalla luce che illuminava la stanza.
Furono dieci secondi di pace, finché i ricordi di poco prima non ritornarono a galla.
Loro erano lì.
Si mise seduto ma prima che potesse rendersi conto di dove si trovasse, delle voci lo distrassero.
"Smettila di illuderti, morirà è ovvio, ha pochissime probabilità di sopravvivere e se lo facesse sarebbe solo un dannato demone, giocattolo di quella don-"
La frase si interruppe bruscamente e subito dopo ne susseguirono altre udite solo distrattamente dal moro.
Dannato demone.
Quelle due parole avevano risvegliato diversi ricordi, dalla madre a lui che attacca i propri compagni, fino alla sua mente.
Demone.
Prima che potesse rendersene conto delle lacrime incominciarono a fare capolino dai suoi occhi, così dolorose, così amare.
Gli salì un dolore al petto e le spalle iniziarono a pesare, era il senso di colpa.
Era colpa sua.
Aveva attaccato i suoi compagni, eppure gli aveva promesso di proteggerli sempre.
Aveva fallito, una seconda volta.
Come poteva essere un capitano lui ?
Prima che potesse rendersene conto, Robin rientrò in infermeria.
Se ne accorse solo quando la donna chiamo a gran voce gli altri e tutti entrarono nella stanza, allarmati.
Ma anche allora nonostante cercasse inutilmente di fermarsi, le lacrime continuavano a cadere e bagnare il lenzuolo sulle sue gambe e anche alcuni singhiozzi iniziarono a scuotelo.
Avrebbe voluto urlare, avrebbe tanto voluto farlo, ma a malapena riusciva a respirare.
"Rufy" lo chiamo Chopper, a voce bassa avvicinandosi a lui.
Il moro cercò di calmarsi prendendo un profondo respiro e asciugandosi, come poteva, il viso con le mani.
"Stai bene, ti fa male qualcosa?"
La tensione che c'era nell'aria, si sarebbe potuta tagliare col coltello.
Lui annuì, aveva un groppo in gola ma cerco di sembrare il più convincente possibile.
Nami, incredula, guardava il proprio capitano, avrebbe tanto voluto vederlo sveglio fino a poco fa, eppure... eppure vederlo piangere, sembrava inverosimile, Rufy rideva sempre, non avrebbe voluto vederlo così, no non avrebbe voluto.
"Rufy..." pronunciò
Il moro si voltò verso di lei e quando la vide, fece una piccola risata ancora con alcuni residui del pianto precedente
"Oi, Nami, scusa, non volevo farti preoccupare, a nessuno di voi"
Era vero, non avrebbe voluto creare altri problemi a propri compagni, così decise di non sfogarsi con loro, di tenere tutto dentro.
"Stupido idiota" disse Nami fiondandosi addosso a lui "non chiedere mai più scusa per una cosa del genere" urlò abbracciandolo.
Tutti i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo, il loro capitano stava bene, all'apparenza.
La maggior parte di loro sorrise e scappatono anche dei commenti. "Super"
"Yohoho Capitano ci sei mancato"
"È il nostro capitano in fondo"
Sanji si avvicinò al capitano facendo una piccola pressione sulla testa del moro e scompigliandoli i capelli disse "Per festeggiare, oggi banchetto di carne!"
Tutti esultarono entusiasti,non dando peso al povero Chopper che provava a convincerli a far rimanere il capitano al letto data la sua convalescenza.
Usop rimasto in disparte, non partecipava e tanto meno Zoro, che in men che non si dica si parò davanti al riccio, che faceva per andarsene, bloccandogli la strada.
"Credo che tu e Nami dobbiate delle scuse al capitano"
Usop rimase freddo, facendo capire di non averne la minima intenzione.
"Fammi passare"
"Scusati"
"Ti ho detto di farmi passare" disse alzando il tono della voce.
Zoro d'altro canto sfoderò la spada e la portò alla gola del corvino
"Muoviti!"
"Oi finitela!" Urlò Sanji saprando i due.
"Dai infatti, ora il capitano sta bene, è questo quello che conta, no?" intervenne Franky
I due si guardarono in cagnesco ed uscirono entrambi dall'infermeria, separati.
"Dannati idioti" sputò Sanji, infastidito.
"Io vado in cucina, chi vuole darmi una mano?"
"Vengo io" si proposero Robin e Brook.
Man a mano tutti i presenti nella stanza si spersero sulla nave. Lasciando Rufy da solo.
"Torno subito, vado a prendere dell'acqua" aveva detto Chopper.
"È colpa tua se hanno litigato"
Disse una voce.
"Te l'ho detto, no?Siamo troppi a volte"
Angolo Autrice.
Eheheh,sono tornata gentehhhhhh.
"Forse era meglio di no"
Zitto mozzarella sciolta.
"Mi sento profondamente offeso"
Cazzi tuoi.
Questo è il nuovo capitolo, spero si sia capito qualcosa, l'ultima parte ho fatto un po' di confusione però dovrebbe funzionare.
Spero vi piaccia, bye.
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