Capitolo 16
Capitolo cruento.
In questo capitolo sono presenti scene pesanti e cruenti, per chi è debole di stomaco è sconsigliata la lettura.
Per chi legge, Buona Lettura!
Salì di fretta le scale, ma si trovò d'avanti un spettacolo che avrebbe preferito non vedere mai...
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Camminando per il corridoio del piano di sopra si avvicinò alla porta della camera di sua madre e notò al di sotto di essa fuoriuscire una pezza.
La raccolse e la vide macchiata di uno strano liquido cremisi.
Quando realizzò cosa fosse la butto d'istinto lontano di lui.
Era macchiata di sangue.
Il piccolo si allarmò, ma mantenendo la calma spinse leggermente la porta socchiusa cercando di intravedere cosa vi fosse all'interno della stanza.
Notò solo che all'interno era completamente buio, allora entrò, cercando di fare meno rumore possibile e subito un intenso odore ferroso gli invase le narici.
Prese la lanterna posta sul comò là vicino e la accese, la luce era debole, ma bastava ad illuminare metà della stanza in cui si trovava.
Vide subito che sul letto matrimoniale c'era sua madre, accucciata con la testa sulle ginocchia.
Sentì una risata inquietante, una di quelle che ti raggelano il sangue, era trattenuta sì, ma il fischio che produceva era fastidioso quanto le unghia strisciate su di una lavagna.
Il bimbo impaurito rimase immobile, respirando impercettibilmente, ma poco dopo capì di non essere stato notato dalla madre, nonostante la luce si notasse anche ad occhi chiusi.
Avanzò verso il letto lentamente, con un silenzio tombale interrotto solo dall' inquietante risata e dagli scricchiolii del pavimento sotto i piedi del moro.
Ad uno scricchiolio leggermente più accennato la risata si ruppe, seguita dal più completo silenzio dato che anche il moro smise di camminare.
Il piccolo si voltò col viso verso la madre e la vide scossa da forti singhiozzi, messi lì, ad accennare un pianto silenzioso.
Il piccolo si riprese da un iniziale attimo di smarrimento e corse verso la madre subito dopo aver poggiato la lanterna di fianco al capezzale del letto.
"Mamma! mamma! sono qui, non piangere!" disse il piccolo, afferrando il braccio della madre, come a farle sentire la sua presenza.
La donna smise di singhiozziare e di nuovo l'inquietante risata proruppe nella stanza.
Poi si fermò.
"Rufy..." mugugnò Amaya ancora con la testa nascosta tra le ginocchia.
Rufy ,avvicinandosi alla madre, aveva notato che l'odore ferroso era più intenso, ma non fece in tempo a pensare a cosa potesse essere che la madre continuò.
"Loro mi avevano detto che saresti venuto ..."
"Loro?" chiese ingenuamente il bambino
"erano cattivi Rufy, dicevano che mi avevi abbandonato,non li sopportavo più, perdonami..." pregò la donna al figlio.
"Mamma..."
"M-ma ora non li vedo più, non li vedo e non li sento più rufy! o-ora..."
Sì fermò, alzò il viso contornato da lunghi capelli neri e quando Rufy vide, oh quanto non avrebbe voluto vedere, quanto avrebbe voluto che tutto questo non succedesse...
Gli occhi di Amaya, o meglio, i suoi bulbi oculari erano stati strappati violentemente, tanto da portare con sé anche una parte della palpebra.
A posto di questi il vuoto più totale, buio pesto e lunghe lacrime di sangue scarlatto scendevano sulle guance della donna.
Le mani impregnate di sangue stringevano la parte del corpo mancante, rendendoli un orrenda poltiglia di carne e sangue.
Quell'odore, quell'odore ferroso che tanto sentiva, era solo odore di sangue e carne decomposta, odore di morte.
Il bambino trattenne a stento un forte conato di vomito nel vedere quella scena.
"Ora staremo per sempre insieme, loro non ci disturberanno più amore mio..." disse cercando di sorridere al figlioletto sconvolto.
Lui non rispose, non osò fiatare, non osò pensare ne fare nulla, ebbe solo il tempo di rielaborare la situazione in mente, subito dopo lanciò un urlo (che minchia Michael Jackson levati) straziato che giunse e fece allarmare Garp che si trovava al piano di sotto.
L'uomo percorse velocemente le scale, rischiando di cadere più volte, e quando giunse nella stanza la prima cosa che vide fu suo nipote schiacciato prepotentemente al muro, quasi a cercare di fondersi con esso è la sua nuora priva di occhi che lo cercava.
Quando realizzò cosa fosse accaduto, andò di corsa a recuperare suo nipote, scese al piano di sotto e chiamò le forze dell'ordine.
Pochi giorni dopo
Rufy era sconvolto, non aveva pronunciato parola da quando era tornato, e se non fosse per il fatto che si muova e respiri, probabilmente lo avrebbero preso per morto.
Le voci sul fatto che sua madre fosse impazzita già giravano per tutta Foosha, la gente che conosceva il bimbo venne a trovarlo, anche più volte.
Ma lui non parlava, aveva delle immagini fisse nella sua mente, sua madre, il sangue e una frase "ora staremo insieme per sempre", aveva paura.
"Rufy, vuoi un succo?" chiese con un sorriso leggermente malinconico Makino.
Il piccolo non la degnò di uno sguardo nonostante avesse sentito la domanda.
Shanks e la sua ciurma erano partiti per una specie di missione e non sapevano nulla e non si sapeva neanche quando sarebbero tornati, domani, ora, fra un mese, fra un anno, non si sapeva.
Non che la cosa dispiaccia a Rufy, non li sopportava, per lui erano una banda di manigoldi, scansafatiche e buoni a nulla. Cosa che per lui, infangava solamente il nome dei pirati che tanto sognava di diventare.
Scese dallo sgabello vicino al bancone e se ne andò in una stanza negli interni senza dire una parola.
Poche ore dopo il frastuono di una certa banda di manigoldi ruppe il silenzio che regnava sovrano nel locale.
Makino, fu da un lato felice di vederli sani e salvi, ma da un altro era preoccupata per come si sarebbe comportato Rufy.
Neanche fece in tempo a finire il suo pensiero, che Shanks chiese dove fosse il piccolo.
"Devo parlarti" disse lei e andarono dentro.
Makino raccontò tutto solo a Shanks e quest'ultimo rimase con un espressione seria in volto tutto il tempo.
Entrarono nella stanza in cui temporaneamente dormiva Rufy quando era assonnato.
Lo trovarono su una sedia a dondolo, dondolando con essa, con gli occhi che guardavano il vuoto.
"Rufy..." lo chiamò Shanks.
Per tutta risposta il piccolo non si voltò nemmeno, continuando a dondolare al ritmo di due ticchettii di orologio a movimento.
"Rufy, voltati." ordinò il rosso, non ottenendo nessuna risposta comunque.
Shanks, capendo che non avrebbe ottunuto nulla così, si avvicinò a Rufy e si mise accovacciato di fronte a lui per arrivare alla sua altezza.
Rufy abbassò lo sguardo su Shanks curioso su cosa avrebbe fatto o detto, oppure era semplicemente disturbato dallo sguardo del rosso, neanche lui lo sapeva.
Il rosso si limitò ad avvicinarsi a lui, sussurrargli una frase nell'orecchio ed andarsene.
Rufy, rimase impassibile fino a quando non fù sicuro che Makino e Shanks si furono allontanati dalla porta, poi si diede libero sfogo, mordendosi il labbro inferiore fino a farsi male e lasciando cadere dai suoi occhi lacrime salate come il mare che il rosso solcava.
Circa mezz'ora dopo
Makino continuò a pulire i bicchieri che erano stati utilizzati, ascoltando a tratti quello che il rosso le raccontava, era troppo immersa nei suoi pensieri per prestare ascolto ai racconti delle loro avventure.
Si sentì il rumore di una porta aprirsi e Makino si voltò vedendo Rufy uscire e chiudere la porta.
Il piccolo andò a sedersi al suo solito sgabello del bancone.
"Posso avere dell'aranciata?" chiese Rufy, con un sorriso, che nonostante si noti sia sforzato, sincero.
A Makino le se illuminarono gli occhi a rivedere il bimbo sorridere dopo tutti questi giorni cupi.
"Certo!" rispose allegra e di conseguenza anche Rufy e Shanks,che era seduto vicino al moro, sorrisero.
Shanks: Ricordati che un vero pirata, nonostante cada, anche più di mille volte, di rialza sempre, Rufy.
Angolo Autrice / pazza sadica
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SIAMO ARRIVATI A 2K VISUALIZZAZIONI, VOI SIETE MATTI, VI AMOOOOO ❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤
Non avrei mai pensato di raggiungere questo traguardo, grazie, vi amo, vi amo, vi amo, vi amo... VI HO GIÀ DETTO CHE VI AMOOOOO!??!!??!?! ❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤
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Scusate se ci sono errori grammaticali.
Baci.❤
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