Capitolo 12
"Ora mi riconosci ?"
"Tu..."
Quattordici anni prima...
"Sei un guaio! Perché non stai mai fermo?!" Urlò Garp, tenendo sulla spalla a pancia in giù un bimbo di cinque anni dai capelli e gli occhi corvini.
"Fammi scendere!!! mi fa male la testa a stare così!!!" gli rispose acido il bimbo.
"Colpa tua che non vuoi tornare a casa e stare sempre alla locanda di Makino!!" Lo incolpò
"Lì mi diverto!!A casa non posso fare niente!!! Non c'è nessun maschio oltre me !!!" Sì lamentò Rufy.
"Colpa di quello squilibrato di tuo padre!"
Dopo poco tempo Garp fece scendere il bambino dalla sua spalla, erano arrivati a casa della piccola peste in un batter d'occhio.
La casa era una piccola casetta di campagna a due piani, tenuta alquanto bene e ordinata all'esterno.
Il moro senza problemi entrò in casa aprendo la porta di scatto e facendo cadere la lampada sul mobiletto appoggiato al muro di fianco alla porta.
"Rufy!" si sentì urlare dal piano di sopra.
"Scusaaa" urlò di rimando il bambino.
"Pulisco io"
Intanto dalle scale li vicino scese una donna dagli occhi azzurri e i capelli scuri, vestita con una veste lunga per stare in casa.
"Fermo" disse la donna, accovacciandosi vicino al bimbo, che aveva iniziato a raccogliere i piccoli pezzetti di vetro " faccio io, non vorrei ti tagliassi"
"Ma mamma l'ho rotto io..." ribattè dolcemente il bambino.
"Non importa, i genitori aiutano i figli a riparare i loro errori." disse sorridendo la madre.
"Le madri aiutano i propri figli ad riparare i loro errori..." ricoresse la frase Garp "Vi ha lasciati da soli e io non lo accetto" aggiunse riferendosi al proprio figlio scomparso anni fa.
La donna guardò con uno sguardo di rimprovero il più grande e poi si voltò verso il figlio.
"Rufy, puoi andare in camera tua? Io e il nonno dobbiamo parlare"
Il piccolo annuì e andò al piano di sopra.
Entrò nella sua stanzetta, si mise sull'amaca che aveva costruito insieme alla madre l'estate passata e stette in silenzio finché non sentì le solite urla e la solita porta sbattere.
Suo nonno e sua madre litigavano spesso, per un motivo a lui ignoto.
Scese le scale lentamente a si affacciò di nascosto alla porta della cucina dove trovò la madre singhiozzare stringendo le mani e digrignando i denti dalla rabbia.
Lei si alzò bruscamente facendo strisciare la sedia e sbattendo le mani sul tavolo.
"Che tu sia maledetto Dragon!"
Angolo autrice
Salve gente!
Dovete scusarmi per il tempo che ho impiegato per scrivere questo capitolo, tralaltro corto e merdoso ma ero sommersa di impegni e non avevo mai il tempo! scusate!!!
ci sentiamo alla prossima, bacini bacetti.
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