𝑻𝑹𝑬


«Sei pronta a un'intensa sessione di shopping?»

Era così che Helene aveva convito Anneka a passare un'intera giornata al centro commerciale.
Solitamente odiava andare in giro per i negozi sia per la confusione che per la frustrazione che era costretta a provare nella ricerca della taglia perfetta: un'impresa difficile, dato il suo fisico non proprio idoneo agli standard commerciali.

Infatti, per evitare tutto ciò, effettuava gli ordini direttamente online, facendo arrivare tutto a casa.

Ma quella mattina però, non aveva potuto rifiutare.

Helene si era presentata davanti alla porta di casa sua con in mano due caffè shakerati, due brioches al cioccolato e con in viso un'espressione talmente tenera che era risultato impossibile ad Anneka dirle di no. Nonostante il poco preavviso, alle nove in punto, salì a bordo della Ford nera della ragazza, che nel frattempo aveva impostato il navigatore in direzione di San Francisco.

«Qual è il piano di questa giornata?» aveva chiesto Anneka, allacciandosi la cintura.

La città californiana distava giusto un paio di ore da Lostwinter e Anneka aveva sempre voluto visitarla. Appunto per questo, Helene le aveva assicurato che avrebbero avuto il tempo sia di fare un giro per la città che di cercare qualcosa da indossare per la serata, arrivando così in perfetto orario alla festa.

«Prima di tutto cerchiamo di trovare qualcosa di sexy per stasera. Poi vieni da me e ci prepariamo insieme, ti va?»

«Non... Non vorrei disturbare»

«Ma cosa dici? I miei genitori non ci sono e mio fratello sarà sicuramente impegnato nei preparativi. Saremo sole solette!» concluse, facendole l'occhiolino.

Anneka annuì, accettando la proposta.

Dopotutto, le avrebbe fatto bene passare un po' di tempo in compagnia.

Da quando era arrivata, era riuscita a incrociare la madre solo a colazione; con il padre aveva giusto scambiato due parole la sera precedente, solo perché era riuscito a trovare un minuto tra una visita e l'altra; infine, le sue due colleghe erano partite per la loro vacanza in Spagna, viaggio alla quale avrebbe dovuto partecipare anche lei, se solo non avesse scelto Lostwinter.

Rilassandosi sul sedile passeggero, prese ad osservare l'ambiente che la circondava: il verde rigoglioso degli alberi, il cielo azzurro terso, privo di nuvole e l'aria stranamente fresca che soffiava dall'oceano. La cosa frustrante in tutto questo era che non ricordava quasi nulla delle sue precedenti permanenze in quella cittadina: l'unica cosa che sentiva ancora vivo era il legame con sua nonna.

Ogni singolo dettaglio, le ricordava lei ma non le veniva concesso di indagare ancora di più, così da permetterle di capire a quale momento della sua vita corrispondessero: era stata lei a dare per scontato che riguardassero la sua infanzia.

«Da quando sei diventata così silenziosa?» disse improvvisamente Helene, distraendola dai suoi pensieri.

«Io? Ma non è assolutamente vero!»

«Oh, sì invece! Quando eri piccola non facevi altro che parlare in continuazione!» rispose l'amica ridendo.

Anneka venne contagiata dalla sua risata, portandosi una mano difronte al viso.

Le dispiaceva non ricordare di quella parte della sua infanzia dove fosse presente Helene: fin da quando avevano riallacciato i rapporti, non aveva fatto altro che parlare del passato, mentre lei era costretta ad ascolta e annuire, facendo finta di ricordarsi.

Era come se quella parte della sua vita le fosse estranea.

«Allora, cosa mi racconta questa nuova Anneka?»

«Nulla di eccitante sinceramente. La mia esistenza è un'oscillazione che va da un libro a un altro, con qualche uscita tra amiche a fare da intervallo. Ho una vita abbastanza tranquilla.»

«Volevi dire avevi tesoro! Adesso che ci sono io, non sarà più come prima, te lo assicuro!»

Anneka sorrise «Tu invece, cosa mi racconti?»

«Io ho viaggiato per un anno in Europa. Ho cercato di visitare ogni singola città che ho potuto, soprattutto in Inghilterra! La loro cultura, la loro lingua, il loro modo di vivere è così diverso dal nostro... Mi affascina e mi sembra tutto semplicemente fantastico!»

«Già, lo penso anche io. Penso proprio di trasferirmi una volta finiti gli studi... anzi, una volta finita l'estate.»

«Come mai vuoi andare via?»

«L'America non è il mio posto» rispose di getto.

«Ti capisco»

«Io adoro cambiare area, conoscere nuovi posti, nuova gente e apprendere il più possibile da loro. Non sono mai stata un'amante della staticità e della monotonia.»

«Capisco... Quindi non hai nessuno che ti trattiene nel restare? Tipo... qualche ragazzo o ragazza?» chiese Helene sorridendo.

Anneka arrossì leggermente, ricordando in che modo si era conclusa la sua ultima avventura in ambito amoroso, avuta qualche mese prima della fine delle lezioni universitarie. Per quanto ci avesse provato negli anni, non era riuscita a trovare qualcuno che le facesse battere il cuore a tal punto da volere un rapporto serio e duraturo: era come se con ogni singolo individuo di sesso maschile che era entrato a fa parte della sua vita, tranne il padre ed Ellis, fosse destinato ad essere di passaggio.

«Nessuno in particolare»

«Meglio! Così quest'estate potrai divertirti»

Anneka sorrise, annuendo.

Magari quest'estate sarebbe stata diversa rispetto le altre.


***


Poco prima di varcare l'ingresso dell'enorme edificio, Levi afferrò velocemente l'ultima sigaretta dal pacchetto stropicciato e se la portò alle labbra, aspirando avidamente tutte le tossine contenute in essa.

Inspirò più volte, cercando di allentare la rabbia che pian piano prendeva piede dentro lui.

Era in gabbia, di nuovo.

Era riuscito a fuggire da tutto, da quel mondo che per lui non era altro che un incubo, un continuo loop di sofferenza e di distruzione a cui era stanco di partecipare. Non ne aveva più la pazienza, la voglia e, soprattutto, non aveva più il coraggio per affrontare quel dolore un'altra volta.

Osservando ciò che lo circondava, sentiva come una mano stringersi in una morsa stretta attorno a quel cuore che, ormai, aveva smesso di battere già da tempo.

Un cuore che era andato via insieme alla parte che lui stesso aveva deciso di vendere per cercare di salvare tutti.

Per cercare di salvare lei.

Se era lì, in quel momento, significava che il suo sacrificio non era servito a nulla.

Un rumore alle sue spalle lo fece tornare alla realtà. Una ragazza che lui conosceva bene, gli si parò davanti, incrociando le braccia al petto.
Anche lei lo guardava con lo stesso sguardo che si riserva a chi ha addosso tutto le colpe del mondo, a chi ha commesso un omicidio senza uccidere.

«Edgar mi ha chiesto di chiamarti» disse, inespressiva e fredda.

Levi annuì, buttando a terra la sigaretta ormai finita.
In fin dei conti non poteva farci nulla: era stato lui a infilarsi in quella situazione e, forse, era anche giusto essere trattato in quel modo.

«Cerca di non fare casini sta volta» l'ammonì la ragazza, precedendolo.

Levi preferì non ribattere e la seguì verso l'entrata dell'edificio.

L'Accademia, com'era solita chiamarla Edgar, era situata all'interno del bosco fitto di Lostwinter, completamente nascosta agli occhi di chi non faceva parte di quel mondo. Per raggiungerla bisognava accedere attraverso un portale spazio-temporale e, per farlo, occorreva essere in compagnia di uno dei seguaci di Morgana, l'ultima setta magica rimasta.

Arrivati davanti alla porta dell'ufficio dello stregone, inspirò profondamente.

Ci risiamo Levi.

«Che c'è? Hai paura di rivedere tuo padre?»

«Sta zitta Rose...»

«Sennò? Mi risucchi l'anima e la mandi al tuo creatore?» rispose tagliente.

Mantieni la calma e tutto andrà bene.

Si disse, come fosse un mantra.
Un mantra che aveva lo stesso suono della voce di sua madre.

La ragazza dai capelli viola lo precedette, spalancando le enormi porte dell'ufficio.

Edgar e Theon erano appoggiati a una delle grandi vetrate poste nelle pareti di destra, intendi ad osservare il vastissimo prato verde che, solitamente, veniva utilizzato per gli allenamenti all'aperto. Edgar si girò immediatamente, incrociando gli occhi di colui che si ostinava chiamare figlio.

«Levi, finalmente!» disse, sorridendo. «Ti abbiamo cercato ovunque. Dov'eri finito?»

«Lontano da te, ovviamente.»

Rispose, inchiodando l'uomo con lo sguardo.
Appoggiò le mani sulla scrivania, osservando i molteplici fogli sparsi su di essa.

«Stavate organizzando un altro piano destinato al fallimento?» continuò il ragazzo, afferrando un foglio a caso.

Theon scosse la testa, in segno di negazione.
Non appena incrociò gli occhi azzurri del ragazzo, Levi sentì come una scarica elettrica partire dalle punte delle dita e irradiarsi in tutti il corpo. Le sue mani si colorarono di nero, le sue vene presero lo stesso colore dell'oro e i suoi occhi divennero due pozzi d'ambra opaca.

«Che c'è?» disse di getto.

«Tu credi che a noi faccia piacere stare qui, a rimediare ai tuoi casini?» disse Theon, avvicinandosi a lui. «Se siamo in questa situazione di merda è solo colpa tua. Guardati, se solo non...»

«Cosa? Avresti salvato la tua famiglia con la polvere magica?» incrociò le braccia al petto, stringendo i pugni «Mi dovresti solo ringraziare, fatina del cazzo»

«Adesso basta!» tuonò Edgar, portandosi una mano alle tempie «possibile mai che ogni incontro deve sfociare in una discussione tra voi due? Mettete da parte le vostre dispute e non siate egoisti. Qui c'è in gioco il bene di tutti!»

Theon e Levi continuarono a guardarsi in cagnesco, fino a quando le mani di quest'ultimo non tornarono normali. Edgar osservò entrambi i ragazzi e sospirò.

«Siete sempre stati come fratelli voi due, dovreste collaborare!» disse esasperato.

«Non è così già da molto tempo, e lui lo sa» disse Levi. «Dimmi Edgar, per cosa mi hai chiamato stavolta?» concluse, osservando gli occhi azzurri di quello, che ormai, era diventato suo nemico.

Edgar afferrò un sigaro all'interno della scatola in oro che era solito tenere sopra la scrivania, lo accese e se lo portò alle labbra, inspirando lentamente. Sistemando i fogli che il figlio aveva immischiato, trovò la fotografia che qualche giorno prima gli era stata recapitata. La osservò per poi passarla a Levi.

Il ragazzo, stranito, l'afferrò senza esitare e posando lo sguardo sulla figura immortalata, gli sembrò di tornare indietro nel tempo. Sentì la gola seccarsi e le mani tremare per la rabbia incontrollata che aveva preso nuovamente possesso del suo corpo.

«L'abbiamo trovata» disse l'uomo, buttando fuori il fumo del sigaro. «E non puoi tirarti indietro»

«Et voilà

Disse Helene, entrando trionfante all'interno della sua stanza, dove Anneka era intenta a dare un ultimo ritocco al suo trucco.

Gli acquisti della mattina erano andati a buon fine per entrambe.

Helene era riuscita a trovare un paio di jeans a zampa di elefante a vita alta e un top bianco interamente ricamato: a questo, aveva aggiunto un paio di scarpe alte scalzate, dal tacco sottile. I capelli le ricadevano lisci fin sotto le orecchie e, all'altezza delle tempie, aveva deciso di legare i capelli in due piccole trecce, attaccate poi alla nuca da un piccolo chignon.

«Sei bellissima!» disse sinceramente Anneka, alzandosi dalla sedia.

Lei invece, aveva optato per un abito di seta nero morbido, lungo fin sopra le ginocchia. Sul lato destro, era presente un leggero spacco, e la schiena era scoperta fin sotto le scapole. Nonostante fosse aderente per un fisico a clessidra come il suo, riusciva lo stesso a fasciarla nei giusti punti, redendola incredibilmente sexy.

All'abito aveva anche abbinato un paio di orecchini a cerchio laccati in oro, perfettamente coordinati alla catenella sottile che portava sempre al collo.

Anche lei, di malavoglia, aveva indossato un paio di scarpe dal tacco sottile.

Posso sacrificarmi per una sera, no?

Sotto consiglio dell'amica, aveva deciso di arricciare i capelli, così da dare volume a quella criniera castana schiarita leggermente dai raggi del sole. La camminata per le vie di San Francisco, le avevano permesso di prendere un po' di colorito, rendendo il suo incarnato di un colore simile al caramello e concedendo alle lentiggini di ritornare sulle sue guance e sul naso.
Per il trucco, aveva preferito mettere solo del mascara e un lucidalabbra trasparente, così da accentuare il colore rosa delle sue labbra.

«Anche tu sei uno schianto!»

Disse Helene, facendole fare una gira volta.

«Che ne dici di fare una foto? Così, per ricordo...» chiese Anneka, titubante.

«Ovvio!» accettò, afferrando il suo telefono «Di' cheese!»

E mentre due amiche terminavano di prepararsi, dall'altra parte della città, la musica rimbombava nelle casse e gli invitati davano sfogo alle più strane manifestazioni di euforia, ingurgitando avidamente ogni tipo di alcolico presente.

Levi, in un angolo buio della pista, provava pena per loro.

I suoi occhi, vigili e attenti, osservavano il volto di ogni ragazza che gli passava accanto, provocando il loro un sorriso a trentadue denti, seguito da uno sguardo perso verso le sue iridi di quel colore così particolare.

«Levi metti un paio d'occhiali per l'amor di Dio!» gli disse Theon. «Spaventi la gente con quegli occhi da orco.»

«Almeno io ho solo gli occhi» rispose a tono, bevendo quell'intruglio che tutti si ostinavano a chiamare Mojito.

Riluttante mise gli occhiali da sole e si rivolse al suo nemico.

«Per quanto ancora vorrai torturarmi a stare qui?»

«Finché non la troveremo e la porteremo a Edgar» rispose il biondo, estraendo il cellulare dalla tasca. «Helene sarà qui a momenti!»

«Speriamo, tutta questa gente mi ha già rotto il cazzo»

Ed era vero.
Gli ultimi anni aveva deciso di passarli nel deserto del Namib, in Angola, completamente solo.
Le uniche cose a cui era ormai abituato erano il silenzio dei suoi pensieri e il rumore del mare.

Quella situazione era stressante e irritante per lui.

«Theon...» chiamò, senza riuscire a finire la frase.

Dall'ingresso vide entrare Helene sorridendo.
Un sorriso compiaciuto, come se godesse nel vederlo di nuovo in quella situazione. Gli sorrise in modo dolce, facendogli l'occhiolino.

Accanto a lei una ragazza.

Quella stessa ragazza che gli era andata incontro il giorno prima, in libreria, e quella stessa ragazza che aveva visto nella fotografia che gli aveva mostrato Edgar.

Teneva le mani lungo il suo corpo formoso, fasciato da un abito troppo striminzito per i suoi gusti.
I suoi capelli castani ricadevano in un ammasso di ricci sul petto prosperoso, dove Levi trattenne lo sguardo più del dovuto.

Per qualche strano motivo, gli risultava impossibile staccarle gli occhi di dosso.

«Hel!» urlò Theon, «ce l'hai fatta finalmente!» continuò, abbracciando la sorella.

Levi si irrigidì quando incrociò i suoi gli occhi color nocciola.

Impossibile.

Pensò, trattenendo il fiato.

Osservando meglio il suo volto, intravide quell'anima che lo aveva distrutto, lasciandolo solo un corpo senza vita.

Chi sei adesso?

Si ritrovò a pensare.

La voglia di conoscerla si insinuò nuovamente nei suoi pensieri come un serpente tra le foglie, silenzioso e pronto a colpire la sua preda.

«Lei è Anneka»

La presentò Helene, osservando la reazione di Levi con quel fare saccente che tanto lo irritava. Vide il ragazzo accanto a lui osservarla dalla testa ai piedi, cercando di tenere gli occhi fissi sul suo volto.

Levi si sentì in imbarazzato per lui: non era mai stato bravo a nascondere l'attrazione verso una persona.

«La piccola Annie! Ti ricordi di me?» disse il biondo, cercando di intraprendere la conversazione.

«Ehm... sì, certo!» sorrise la ragazza.

Quel sorriso.

Levi strinse il pugno attorno al bicchiere, accartocciandolo e attirando l'attenzione su di lui.

«Questo tipo strano accanto a me è Levi» disse Theon, dando una gomitata sul fianco al ragazzo accanto a lui.

«Ciao, piacere!» disse Anneka, allungando la mano.

Levi guardò prima la sua mano, poi lei.
Scese dal tavolo dove fino a poco tempo prima era stato seduto, e la sorpassò immettendosi nella folla.

Doveva calmarsi e averla vicino non faceva altro che accentuare i sentimenti di disgusto, disprezzo e collera che aveva provato per tutto quel tempo.

Anneka, d'altro canto, rimase pietrificata.
Riconobbe lo stesso atteggiamento del ragazzo che aveva incrociato in libreria il giorno prima.
Per un attimo ebbe l'istinto di rincorrerlo e di gettargli addosso il drink che Helene le offrì: odiava i maleducati e tanto più i tipi come lui, frustrati da una vita priva di emozioni.

«Ti chiedo scusa» si intromise Theon, avvicinandosi a lei a causa del rumore alto della musica. «È un po' timido» lo giustificò, bevendo uno shot di vodka liscia.

Osservò attentamente Theon e dovette ammettere che era un tipo molto attraente.
Classici tratti scandinavi, la pelle leggermente scurita dal sole californiano, i capelli biondi e due meravigliosi occhi azzurri. Il tutto, era incastrato un fisico statuario, perfettamente scolpito, nonostante la camicia bianca non facesse intravedere nulla.

Dal braccio, coperto da un sottile strato di tessuto, vide alcuni segni neri di stampo che le fecero pensare subito a un tatuaggio.

«Alla nostra!» urlò Helene, distraendola dai pensieri poco puri che aveva riservato al fratello.

Sorrise verso di lei e, senza neanche accorgersene, prese a buttare giù uno shot di vodka dietro l'altro, lasciando che il liquido trasparente le bruciasse lo stomaco. La testa divenne più leggera e l'imbarazzo aveva lasciato il posto a una strana euforia che la portò al centro della pista.

Appiccicata a un centinaio di persone, trascinò Helene insieme a lei, facendole cantare a squarciagola la canzone che il dj aveva appena inserito.

I capelli aderirono alla schiena nuda e sudata, mentre i fianchi presero a muoversi a ritmo di musica. Non si curò di ciò che la stava circondando, né delle persone che la poteva osservare: aveva bisogno di sfogarsi, di divertirsi almeno per una volta.

Improvvisamente, sentì delle dita ruvide sfiorarle il collo, per poi lasciare il posto a un respiro freddo, il quale si scontrò con la pelle rovente del suo collo. Anneka non si ritrasse, sentendo e accogliendo le sensazioni di quel tocco stranamente familiare.

Quei baci delicati erano come una buonanotte a cui era abituata, ma che non riceveva da tempo. Il ragazzo si avvicinò ulteriormente, facendo aderire il suo bacino al fondoschiena dalla ragazza. Sentì il respiro salirle lungo il collo fino a fermarsi accanto il suo orecchio, il quale venne morso delicatamente, provocando in lei un brivido di piacere che raggiunse la parte più intima del suo corpo.

E tutto si fermò.

La musica iniziò progressivamente a rallentare, come anche i movimenti dei corpi accanto a lei. Una voce profonda e roca si scontrò con i suoi timpani, iniziando a sussurrare una melodia antica:

Sanguine rubrum, deserta terra in lunae corpus

Argentum oculos mari dulces vultus ad me

Et non scire, scire neminem

Il mondo iniziò a girare vorticosamente al contrario.
Una forza mai conosciuta prima, la spinse indietro facendola scontrare con qualcosa di morbido e puntiglioso.


Traduzione: Sangue rosso/la terra deserta nel corpo della luna/ Gli occhi d'argento del mare mi sembrano dolci/Non sai nulla, non conosci nessuno



SPAZIO AUTRICE!

Buongiorno a tutti!
Eccomi qui con un nuovo capitolo di "One of us"!
Non mi dilungherò troppo dato che il capitolo è già abbastanza lungo 🙈 (spero che questo non vi scoraggi nel continuare a leggere) 

Comunque sia... questo è un primo capitolo in cui vediamo riuniti i personaggi principali!

Cosa ne pensate di tutta questa situazione?

Ma soprattutto... cosa ne pensate di Levi? 😏

Chissà dov'è finita Anneka 🤔

Un bacio a tutti voi!

Alla prossima ❤

-imsarah_98

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