𝑽𝑬𝑵𝑻𝑰𝑪𝑰𝑵𝑸𝑼𝑬

𝑽𝑬𝑵𝑻𝑰𝑪𝑰𝑵𝑸𝑼𝑬

Canzone consigliata: War of Heart – Ruelle

Le bollicine trasparenti si muovevano indisturbate all'interno del liquido rosato contenuto nel calice di cristallo, sorretto dal palmo affusolato di Edgar.
Distante dalla folla, teneva una mano in tasca e la schiena appoggiata alla parete; accompagnato da sospiri sereni, lasciava gli occhi guizzare su ogni dettaglio presente in quell'ambiente.

Utilizzando qualche trucchetto illusorio, Cassian era riuscito a trasformare la sala principale dell'Accademia in uno splendido salotto di fine Ottocento. Specchi disposti su tutta la parete, riproducevano infinitamente quantità di abiti stravaganti e maschere vistose; coppe, poste a torre su due tavoli quadrati ai lati della sala, erano continuamente ricolme di liquido alcolico, che cambiava colore ogni qualvolta qualcuno ne prendeva un bicchiere.
Gli arredamenti imbottiti, in oro e con fantasie floreali, erano sparsi per tutta la stanza, donando sollievo a tutte le dame che vi sedevano per far riposare i piedi.

Al centro, un'enorme pista da ballo, il cui pavimento era decorato da un mosaico raffigurante Dionisio, simbolo divino di una realtà smisurata.

Infine, un'orchestra composta da una decina di musicisti, arricchiva la sala con note dolci e limpide, accompagnando le risate, gli stridori gioiosi e i discorsi tranquilli e per nulla pesanti degli invitati. Era una serata in cui bisognava divertirsi e Edgar, nonostante la sua disapprovazione iniziale, era contento di farne parte.

Fin da quando ne aveva memoria, era sempre stato abituato a feste di ogni genere organizzate dai suoi genitori, amanti del lusso e del divertimento.
Tutta la sua giovinezza si era svolta sul flusso spumeggiante di bollicine alcoliche e musica a cui aveva dovuto dare un freno, purtroppo, negli ultimi anni a causa degli avvenimenti poco piacevoli della quale era stato testimone.

«Edgar, in onore di mio padre, permettimi di organizzare questo ballo» lo aveva supplicato Cassian pochi giorni prima. «Lo sai, si lavora meglio con una mente rilassata» aveva continuato sorridendo.

Solo per aver tirato in ballo suo padre, Edgar non era riuscito a resistere più di tanto. Cassian possedeva la stessa abilità di Alexander: affascinante e bravo con le parole.
Sarebbe stato in grado di convincere una pietra a trasformarsi in fiore se solo si fosse impegnato, ed era per questo che non si era stupito quando lo vide in compagnia di Levi: era pure riuscito a fargli indossare un abito e a sistemare i capelli, per non parlare della maschera vistosa che portava sul viso.

Li osservò fermarsi vicino all'ingresso ad osservare con occhi curiosi la sala e, improvvisamente, rivide quelle luci brillanti negli occhi e quei sorrisi stupiti tipici di bambini felici e spensierati.
Li rivide piccoli e intoccati dal male che il mondo gli aveva causato.

Osservando attentamente i volti di Levi e Cassian, rimase scioccato da quell'incredibile somiglianza che mai aveva notato prima, nonostante fosse a conoscenza del loro legame sanguigno. 
Cassian, in quel momento, possedeva il sorriso caldo e seducente di Alexander; mentre Levi aveva il suo stesso sguardo acceso e attento, mitigato, però, da una nota di sospetto tipica di Caera.

Erano il miscuglio perfetto delle persone che Edgar più aveva amato nella sua vita: Alexander come amico e Caera come moglie.

Sareste davvero fieri di ciò che sono diventati, pensò, sperando che quel pensiero li raggiungesse, ovunque fossero.

Riprendendosi da quell'improvvisa malinconia, sorseggiò ciò che era rimasto del liquido frizzantino, dirigendosi poi al centro della sala per dare inizio ufficialmente a quella serata.

«Buonasera dame e cavalieri» proruppe, attirando l'attenzione di tutti. «É un onore per me ospitarvi qui nella mia dimora. Spero abbiate abbandonato ogni pensiero negativo nelle vostre abitazioni e abbiate portato con voi solo la voglia di divertirvi. Altrimenti, che ballo sarebbe?» chiese ironicamente, scaturendo qualche risata. «A differenza delle altre volte, stasera in casa Wallace c'è un ospite speciale: il Principe Cassian che, come da tradizione, ha organizzato una splendida serata a tema. Vi prego di accogliere, con tutto il calore che possedete, il nostro giovane e brillante sovrano» si fece di lato, applaudendo come tutti gli invitati.

Cassian, stringendosi intimidito nella sua giacca, ringraziò Edgar, per poi rivolgere il suo sguardo alle persone da lui invitate: vi erano donne e uomini di elevato rango sociale, gente che aveva combattuto contro il nonno e al fianco di suo padre. Testimoni della grandezza dei suoi predecessori e spettatori, adesso, di quella che lui stesso avrebbe dovuto donargli. 
Nonostante fosse il Principe di Insperia da parecchio tempo, non si era mai abituato al fatto di dover fare dei discorsi per ogni occasione. Non perché non si reputasse all'altezza, ma perché aveva sempre il terrore di sbagliare qualcosa.

Si schiarì la voce, prima di inspirare profondamente.

«Non farò discorsi lunghi e articolati come chi sappiamo noi, anche perché non potrei mai competere con Edgar» la folla rise e l'uomo scosse la testa divertito. «Ci tenevo solo a ringraziare ognuno di voi per aver accettato il mio invito. Nonostante la preoccupazione che aleggia su Insperia a causa della minaccia incombente di Caym, ho voluto organizzare questo ballo per tenere fede a ciò che era solito dire mio padre – si fermò, rigirando nervosamente uno dei tanti anelli che portava alle dita, con su inciso una A - "Con il cuor leggero, si conquista l'impossibile" – disse, sorridendo nostalgico - In alto i calici, dame e cavalieri, e che questa serata sia di vostro gradimento»

Urla di approvazione e applausi concitati accompagnarono l'uscita di scena di Cassian, il quale raggiunse immediatamente Helene che gli passò un bicchiere dal liquido celestino, congratulandosi per il suo coraggio. 
Levi annuì semplicemente, in segno di approvazione per quel piccolo discorso, mentre anche lui afferrava un calice dalla mano dell'amica, partecipando al piccolo brindisi.
Le labbra piene si poggiarono sul bordo in cristallo e lo sguardo iniziò a vagare alla ricerca inaspettata di qualcosa.
O meglio, di qualcuno.

Istintivamente, come se avesse sentito un richiamo silenzioso, si girò verso l'arco che delimitava l'ingresso alla sala, scontrandosi con la sua figura coperta da un abito verde bottiglia.

Sorretta dal braccio di Theon, Anneka sorrideva osservando, con il suo solito sguardo curioso, l'ambiente che la circondava: le ricordò la Reggia di Versailles che aveva visitato in uno degli ultimi viaggi fatti con la madre.
Tutti quegli specchi, l'oro e i dettagli in stile Barocco, la fece sentire parte di un'epoca che poteva pur essere lontana nel tempo, ma che non le era del tutto estranea.
Ormai si era abituata a quella sensazione di sentirsi finalmente parte di qualcosa, di un tutto che mai avrebbe creduto potesse esistere.

«Oh, eccoli!»

La distrasse Theon, abbassandosi la maschera e voltandosi poi verso di lei. Le sorrise, com'era solito fare, prima di sistemare anche a lei la maschera sul viso.
Fu grata del fatto che la indossasse, così che le sue guance arrossite non fossero visibili a nessuno, soprattutto, non fossero visibili a Levi, il quale la stava osservando con insistenza.

Dovette ammettere che con i capelli tirati indietro e perfettamente ordinati, con la maschera a coprirgli la parte sinistra del viso e quel vestito completamente nero a fasciargli il corpo tonico era ancora più affascinante e tenebroso del solito.
Il suo essere così oscuro era ciò che più l'attraeva.

Quando raggiunse il gruppo dei suoi amici, sia Helene che Cassian rimasero alquanto stupiditi, ma non per lo stesso motivo di Levi.

«Sei bellissima Annie!» commentò la ragazza, facendole fare una giravolta.

«Sapevo di aver scelto l'abito adatto» continuò Cassian, aggiungendo un occhiolino ammiccante.

Anneka, imbarazzata, ringraziò per quei complimenti inaspettati, prima di rivolgere lo sguardo a Levi, che lo distolse l'attimo successivo.
Non ne conosceva il motivo, ma in quel momento era come in attesa che lui le dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.
Era come se sentisse la necessità di parlare con lui.
Per questo, salvata dal fatto che Helene e Cassian stessero distraendo Theon, fece il primo passo.

«Come stai?»

Levi ritornò su di lei con le iridi intense, provocandole una leggera accelerazione cardiaca.

«Non c'è male»

Rispose semplicemente, seguendo poi con lo sguardo il braccio di Theon, appoggiato alla sua schiena e sorretto dalla mano che, indisturbata, le stringeva il fianco.
Theon, accorgendosi di ciò, accostò ancora di più Anneka al suo corpo, avvicinandosi poi al suo orecchio, poggiando le labbra su di esso.

«Vado a prendere qualcosa da bere» le sussurrò, prima di lasciarle un bacio sul lobo.

Anneka non si accorse immediatamente di quello che stava accadendo, fino a quando non vide Levi allontanarsi ed Helene rivolgerle la sua curiosità.

«Mi sono persa qualcosa?» le chiese,  indicando il fratello. 

«N-no assolutamente, tutto normale» rispose vaga, tenendo gli occhi puntati nella direzione verso cui era andato Levi, senza però vederlo.

Notando lo sguardo ricco di disgusto con cui lui aveva osservato la scena, Anneka si sentiva in dovere di spiegargli che ciò che aveva visto non contava nulla. Che tra lei e Theon non c'era nulla.
Doveva dirglielo perché, adesso, dentro il suo stomaco sentiva qualcosa che non le apparteneva. Che non apparteneva ai suoi sentimenti, ma a quelli di Levi.
Sentiva quel fastidio salirle lungo la gola, provocandole dei conati di vomito.
Sentiva lo stomaco chiuso, le tempie pulsare e le mani tremare dalla rabbia.

Anneka avvertiva i sentimenti contrastanti di Levi, sentiva come lui stesso stesse combattendo tra il fatto di rimanere indifferente a tutto ciò e il fatto di non arrendersi.

Esattamente come lei.

«Anneka, non tenermi le cose nasc-»

«Ci siamo baciati»

«Voi cosa?!» urlò la sua amica, attirando l'attenzione di alcune coppie accanto a loro.

Anneka si scusò, prima di mettersi in disparte.

«E quando sarebbe successo?!»

Decise di raccontarle gli ultimi avvenimenti, non tralasciando alcun dettaglio, soprattutto le preoccupazioni che le attanagliavano il cuore. Helene, ferma di fronte a lei, l'ascoltò attentamente, annuendo senza interromperla.
Alla fine, si sentì come svuotata, libera da quel peso che aveva tenuto per sé per più di una settimana.
La risposta al suo discorso fu un lungo sospiro da parte dell'amica, prima di iniziare a parlare.

«Non sarò forse la persona più indicata in fatto di relazioni amorose ma... Se c'è qualcosa che posso dirti con sicurezza è che quando si parla di amore con l'A maiuscola, non bisogna mai pensarci troppo. Non bisogna mai essere razionali ma impulsivi» le disse, afferrandole poi le mani. «Ho amato solo una persona in tutta la mai vita in un modo talmente tanto incondizionato che mi sono lasciata trasportare dalla razionalità, per paura di perdermi in quei sentimenti, per paura di non ritrovare mai più me stessa. Ma in realtà, non ho fatto altro che allontanarla e perderla per sempre» Helene la guardò dritta negli occhi, sorridendole in modo triste. «Osa, Anneka. Ama, perditi e distruggiti in modo irrazionale, senza mai voltarti indietro»

Ma non fece in tempo ad ascoltare la voce dell'irragionevolezza urlarle Raggiungi Levi che Theon arrivò con i calici, bloccandole la strada.
Era come se avesse percepito le sue intenzioni, bloccandole ogni possibilità di realizzarle. 

Si scambiò uno sguardo fugace con Helene, prima di accettare il bicchiere in cristallo, facendolo scontrare brevemente con quello del ragazzo. Ne ingurgitò un bel sorso, assaporando quella frizzantezza scenderle lungo la gola.
Era dolce e salato allo stesso tempo, con un retrogusto di miele e menta. Un abbinamento che mai avrebbe creduto potesse piacerle. 

«Wow, vacci piano! Non è lo stesso alcol che sei abituata a bere qui sulla Terra» le disse Theon, tappandole il bicchiere con la mano.

«E dai, lascia che si diverta!» si intromise Cassian, spostandogli la mano. «Dopotutto quale modo migliore di ricordare di essere un'insperiana se non ubriacandosi in perfetto stile Insperia!» le sorrise, cingendole i fianchi con il suo braccio.

Theon annuì con un sorriso di circostanza, nascondendo la sua vera espressione all'interno della coppa di vetro.
Il ragazzo moro continuò ad osservarlo, avvertendo perfettamente le sue intenzioni.
Durante quelle settimane in cui era stato presente in Accademia, Cassian aveva notato qualcosa di strano in lui, come se una nuova e oscura curiosità si fosse impossessata della sua anima, costringendolo a comportarsi in quei modi così subdoli e poco attinenti alla sua vera natura.
Inizialmente, aveva pensato fosse lui la spia presente in Accademia ma poi, vedendolo collaborare con le ricerche e i piani di difesa e osservando il modo premuroso con cui insegnava ad Anneka a difendersi, dovette ripensarci.
Theon non voleva il potere di Anneka, lui voleva Anneka, e questa era una novità imprevista, che avrebbe potuto portare a scontri diversi e, forse, anche a conclusioni diverse.

Per questo Cassian aveva già provato a discuterne apertamente con lui cercando, in qualsiasi modo, di fargli capire di  lasciar perdere e di permettere agli avvenimenti di fare il loro corso. 

«I Primordiali ci osservano Theon» gli aveva detto quel pomeriggio. «Se Anneka e Levi hanno quel legame, è perché loro lo hanno voluto e noi non possiamo nulla contro ciò che hanno predisposto» aveva cercato di spiegargli inutilmente.

Theon era fermamente convinto delle sue intenzioni, talmente tanto da sfidare non solo lui, ma anche i Primordiali stessi.

«Che vengano loro in persona a dirmi che non sono libero di innamorarmi di lei. Che vengono loro a dirmi che non posso cambiare il destino di questa storia»

E così si era conclusa la discussione, con la sola e unica risposta che se non fosse stato in grado di capirlo con le buone, Cassian avrebbe pensato ad altri metodi, forse poco pacifici, con cui ricordargli il suo posto.
Di certo, non avrebbe messo in pericolo il suo regno per un ragazzo innamorato.
Doveva occuparsi di Caym, non poteva anche combattere contro i Primordiali.

Per questo motivo, il suo obiettivo era quello di avvicinare il più possibile Anneka e Levi in quelle settimane precedenti alla loro partenza, in modo da rendere palese non soltanto ai loro occhi, ma anche a quelli di Theon, la potenza del loro Legame e del volere dei Primordiali.

L'occasione perfetta, ovviamente, era quella sera.
Cassian aveva lo strabiliante potere di leggere le anime, di comprenderne il loro desideri più nascosti: per questo, sapeva con certezza le vere intenzioni di entrambi. 

«Anneka, ti va di danzare?» chiese Cassian, afferrandole la mano.

«N-Non so ballare!» rispose impanicata la ragazza, facendolo sorridere.

«Ritieniti fortunata perché il tuo cavaliere iniziale, questa sera, sarò io»

La trascinò al centro della pista, sotto gli occhi di tutti gli invitati.

«Ma Cassian io-»

«Non preoccuparti, tu segui i miei movimenti» le disse, prima di distanziarsi di qualche passo.

La luce diventò improvvisamente soffusa e decine di persone si posizionarono accanto a lei: le dame da una parte e i cavalieri dall'altra, gli uni difronte agli altri.
Anneka osservò le ragazze accanto a lei, cercando di copiarne i movimenti: piedi uniti, mani dietro la schiena, spalle dritte e il petto in fuori.
Il coro iniziò a intonare la melodia, seguito dallo strimpellio di una chitarra.
Un tamburo scandiva il tempo, mentre una voce angelica iniziò a cantare.
Dalla prima strofa, donne e uomini si avvicinarono, sollevando la mano destra davanti ai loro visi. I palmi di Cassian e Anneka si sfiorarono leggermente e, come da lui suggerito, seguì i suoi passi, facendo un mezzo giro verso destra e un mezzo giro verso sinistra, per poi posizionarsi difronte a lui.
Anneka posò una mano sulla sua spalla e l'altra, invece, sul palmo morbido. 
Cassian si avvicinò ulteriormente, facendo scontrare il suo petto muscoloso con quello di lei. 

«Te la cavi bene» si complimentò, sollevandole il mento con l'indice, permettendo ai loro visi di ritrovarsi a pochi centimetri di distanza. Il respiro caldo del Principe, misto all'odore di miele, le arrivò come una carezza sulle sue labbra, provocandole un rossore accentuato sulle guance.
 «Non guardare mai i piedi del tuo cavaliere ma gli occhi, altrimenti ti perderai» sussurrò, prima di farle fare una giravolta e riprenderla tra le sue braccia forti.

Anneka si perse in quelle sfumature verdi dei suoi occhi, mentre i piedi presero a muoversi automaticamente, acquisendo più dimestichezza.
Fecero un giro completo della sala, prima di farle fare un'altra giravolta, gettandola nelle braccia di un altro cavaliere.

Levi era scioccato tanto quanto lei.
I due, bloccati in quell'attimo, si osservarono, prima di riprendere la danza seguendo la folla.
Se con Cassian aveva provato semplicemente imbarazzo, con Levi sentiva il cuore esploderle nel petto. 
Ormai aveva ammesso di essere attratta da lui, ma ciò che la spingeva a non esserne totalmente sicura era solo una: era lei a provare questi sentimenti o il Legame le aveva impiantato i sentimenti dell'altra Anneka, di quella di cui Levi era innamorato? 

Un quesito che avrebbe tanto voluto sciogliere. 
Tenendo la mano destra poggiata sulla sua spalla, poteva sentire che Levi era agitato tanto quanto lei, ma sapeva che non le avrebbe mai rivolto la parola per primo. 
Per questo, decise di rompere il ghiaccio guidata, forse, dal bicchiere che aveva bevuto pochi attimi prima. 

«Non so perché lo stia facendo» disse, tenendo lo sguardo oltre le spalle di lui e sperando che i piedi seguissero i movimenti.

«A cosa ti riferisci?»

«Questo, il ballo» continuò, reggendosi al suo braccio quando le fece fare una giravolta inaspettata.

Anneka avrebbe scommesso qualsiasi cosa sul fatto che quella domanda si rivolgesse a qualcos'altro, ma lei preferì rispondere in modo ingenuo, sperando che fosse lui a continuare.

«Me lo chiedo anche io» rispose, indicando poi in basso con lo sguardo. «Mi stai martoriando i piedi, avrò le bolle domani mattina!»

«Fortuna che guarisci in fretta»

«Touché» sorrise, contagiando Anneka.

«Non sono mai stata una brava ballerina»

«Lo so, lo ricordo bene»

Ed eccola lì, quella nostalgia.
Quel riaffiorare continuo di ricordi inarrestabili.
Anneka lo osservò, tenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi e seguendo ogni suo passo in modo svelto. Avrebbe voluto che lui le raccontasse di più, che le dicesse di più.
Di lui.
Di lei.
Di loro.
Voleva e desiderava sapere.
Solo così sarebbe stata in grado di capire cosa voleva esattamente. 
Le mani fredde di Levi si poggiavano sulla sua schiena, calda e ricoperta di brividi causati da quel contrasto di temperatura. Così, avvolta tra le sue esili braccia, si sentiva come se fosse arrivata nel posto giusto, dopo aver viaggiato per tanto tempo.
Si sentiva come Ulisse che, dopo anni e anni di navigazione, aveva finalmente posato i piedi sulla sua Itaca.
Levi era la sua Itaca.
E Theon, invece, era la sua Ogigia, l'isola che aveva deviato Ulisse dal suo viaggio, ma che non gli aveva impedito di tornare a casa.

«Vorrei che tu mi aiutassi a capire»

Proruppe, ascoltando, per la prima volta in tutta la sua vita, l'istinto che le suggeriva di buttarsi senza paura. 

«Mi dispiace, ma non faccio lezioni di ballo nel tempo libero»

Non fu in grado di trattenere un sorriso che, questa volta, contagiò lui.
Levi sapeva bene a cosa si stesse riferendo ma preferì, fin quando era possibile, deviare quel discorso. Aveva paura, forse, che una volta affrontato non sarebbe più stato in grado di essere indifferente verso di lei.
Aveva visto il modo in cui guardava Theon, il modo in cui gli sorrideva felice e spensierata.
Aveva visto il modo in cui lei era felice senza di lui e, per quanta rabbia, invidia e gelosia potesse provare, non poteva farci nulla perché era ciò che il destino aveva predisposto per lui. 

«Vorrei che tu mi raccontassi di noi, prima di tutto questo»

«Non c'è niente da raccontare»

«Invece sì, lo sento»

Anneka posò istintivamente una mano sopra quel cuore immobile, tenendo gli occhi incatenati ai suoi. Levi non fece in tempo a rispondere a quell'affermazione che dovette separarsi da lei, lasciandola tra le braccia di Theon.

Le mani possenti e muscolose di lui si posarono nello stesso punto in cui l'attimo prima erano state quelle di Levi, provocando una sensazione totalmente diversa in Anneka.
Una sensazione di fastidio, forse, misto a oppressione. 
Theon era come un muro in quel momento che si ergeva ogni volta che Anneka provava a superare il confine delle sue certezze. 

Un muro che, però le sorrideva dolcemente, donandole sicurezza. 

Se con Levi brancolava nel buio, con Theon era tutto l'opposto: sapeva esattamente cosa fare, come comportarsi e le reazioni che avrebbe potuto scaturite.
Ma, in fin dei conti, Anneka, paradossalmente a ciò che poteva mostrare, amava il rischio.

«Non mi aspettavo fossi così brava a ballare» disse lui, eseguendo gli stessi passi di tutti gli altri.

«Non dire idiozie, sono terribile» rispose, osservandolo distrattamente, cercando con lo sguardo la figura di snella del suo cavaliere precedente.

«Hai perso qualcosa?» chiese leggermente sospettoso.

«Io? No è che... Cerco di osservare gli altri, per capire come devo muovermi» si giustificò, cercando di non insospettirlo.

«Osserva me e nessun altro, così non ti perderai»

Ma lei voleva farlo.
Voleva perdersi in quelle iridi ambra che la stavano osservando dall'altra parte di quella sala.
Entrambi avevano voglia di perdersi incondizionatamente, di spezzare quelle corde che li trascinavano ognuno dalla parte opposta, non permettendo così di incontrarsi. 

Anneka cambiò altri due cavalieri prima di tornare tra le braccia esili di Levi, il quale non perse occasione per continuare e, sperare, di concludere quel discorso. 

«Io non posso farlo» 

«Perché?»

«Perché sarebbe inutile» le disse, guardandola dritta negli occhi. 

Ma per quanto volessero resistere, entrambi sentivano riaffiorare quel legame, quei sentimenti che li avevano legati per anni e che lo avrebbero fatto per sempre. Indipendentemente dalle loro scelte, erano destinati a stare l'uno accanto all'altra.
Nell'esatto momento in cui i loro occhi si scontravano e i loro corpi si sfioravano, un battito mancato del cuore di Anneka suscitava un battito deciso in quello fermo di Levi.

Tutto ciò che li circondava era ormai come un alone sbiadito.
Non udivano neppure la musica, non si erano accorti che tutti si erano ormai fermati e che erano ormai rimasti solo loro, con Dioniso ad osservali curioso.

«Questo non puoi saperlo»

«Si, invece. Lo so bene!»

Levi chiuse gli occhi, posando la fronte sulla sua e lasciando che le mani si posizionassero ai lati del suo volto. Anneka deglutì a fatica, mordendosi il labbro inferiore con insistenza e lasciando che lui la toccasse in quel modo delicato, proprio come era successo in quel ricordo, quando erano stati costretti a separarsi.

«Tu per me sei una distruzione, totale e irrefrenabile, pronta a trascinarmi via senza pietà»

«Ma?»

«Ed è proprio l'esistenza di questo ma che rende vani tutti i miei sforzi di non ricadere negli stessi errori»

Anneka inspirò, posizionando anche lei le mani i lati del suo volto.
Osservò quelle iridi ambra diventare più scure, come se qualcosa dentro di lui stesse cambiando, senza capire però se in bene o in male.

«Anche io voglio che tu sia per me una distruzione, totale e irrefrenabile» sussurrò di getto. «E non ho paura di essere trascinata via»

Dalla parte opposta di quella sala, Theon li osserva tenendo in mano i pezzi del suo cuore infranto. 
I piedi erano come inchiodati sul pavimento di quella stanza.
Non aveva il coraggio di andare via e, allo stesso tempo, non voleva rimanere un minuto in più ad osservarli perché sapeva che la conclusione sarebbe stata la stessa: l'avrebbe persa, in qualsiasi modo avesse reagito. 
Una mano, esile e dalle unghie lunghe, si posizionò sul suo bicipite, distraendolo.
Rose, avvolta in un vestito lilla dalle maniche voluminose, teneva lo sguardo rivolto nella sua stessa direzione, sorseggiando un liquido rossastro. 
Si leccò lentamente le labbra, prima di rivolgergli la sua attenzione: gli passò lo stesso calice da cui lei aveva bevuto, mantenendo il silenzio.
Theon non chiese nemmeno che cosa contenesse il bicchiere: posò le labbra sul bordo, ingurgitando tranquillamente quel liquido, che sentì immischiarsi con tutti i suoi sensi.
Per una frazione di secondo, i suoi occhi si colorarono di rosso e un sorriso si formò sulle sue labbra. 

Avrebbe fatto qualunque cosa, pur di vincere. 




SPAZIO AUTRICE 

Buon pomeriggio! Come state?❤
Spero bene, io mi preparo ad affrontare le feste con un'entusiasmante settimana di lavoro 😒 

Ma comunque, come sapete non mi trattengo molto nello spazio autrice perché preferisco lasciare la parola a voi e alle vostre opinioni rispetto ai capitoli! Per questo la domanda sorge lecita:

Vi è piaciuto questo capitolo?
Secondo voi, era giusto che finalmente Levi e Anneka si avvicinassero un pochettino? 😉
Secondo voi, cosa dovrebbe fare adesso Anneka con Theon? 
E Levi, sarà in grado di lasciarsi andare, ascoltando i consigli di sua madre? 

Lo scoprirete solo leggendo!❤

Se vi è piaciuto il capitolo, lasciate pure una stellina e scrivete un commento, sarò contenta di potervi rispondere! ❤😍

Grazie mille per aver letto la mia storia!

Alla prossima!❤

-imsarah_98

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