#08
·Eren·
«È davvero buonissima! Come hai detto che si chiama la pizzeria?»
Erwin ci pensa un attimo, masticando il boccone, per poi rispondere «Italia Mia.»
Addento l'ultima fetta della mia margherita, credo di non aver mai mangiato una pizza cosí buona. È un piatto semplice, se ci si riflette bene: acqua, farina, lievito ed un pizzico di sale per l'impasto; pomodoro, mozzarella, olio e basilico come condimento. Eppure questi ingredienti così comuni nelle mani di un bravo pizzaiolo, come quello che oggi ha preparato il nostro pranzo, possono quasi mandarti in Paradiso.
Sento il campanello suonare: di sicuro è la Signorina Zoe. Data l'ora allo studio ci siamo solo io ed Erwin. Con un cenno del capo mi indica i cartoni delle pizze, che faccio velocemente sparire, mentre lui si dirige verso l'ingresso per aprire la porta.
Mi lavo le mani nel bagno, tornando poi nella nostra stanza da lavoro dove mi assicuro che sia tutto in ordine, quando sento Erwin chiedere alla persona che deve avere accompagnato la paziente di aspettarla nella sala d'attesa. Subito dopo, una giovane donna varca la soglia, con il mio capo al seguito: ha una sciarpa avvolta intorno al viso, dalla quale fuoriescono in maniera disordinata i capelli castani, raccolti malamente in una coda. Il suo sguardo, dietro gli occhiali da vista, è molto sofferente, deve provare un gran dolore.
«Si accomodi, Signorina Zoe.»
La donna, con movimenti attenti, rimuove il tessuto dal volto, accomodandosi poi sulla poltrona. Indosso i guanti e la mascherina, ed Erwin fa altrettanto.
«Apra la bocca.»
La signorina Zoe, con fatica, fa quanto richiesto, ed io ed Erwin spalanchiamo gli occhi.
«Ha un dente del giudizio spezzato, per questo sente tanto dolore. Bisogna rimuoverlo.» il biondo sposta la sua attenzione su di me, anche se già so cosa devo fare «Eren, prendi la siringa per l'anestesia.»
«Subito.»
━
È trascorsa circa un'ora e mezza, e finalmente abbiamo finito. Nonostante l'intervento sia stato lungo e "traumatico" la Signorina Zoe è decisamente più allegra rispetto a quando è arrivata: merito dell'anestesia.
«Per i prossimi giorni le prescrivo una terapia antibiotica per scongiurare il rischio di eventuali infezioni, ed in caso di forte dolore un antinfiammatorio.»
La donna prende il bicchiere che le sto porgendo, sciacquandosi la bocca, per poi alzarsi dalla poltrona. È alta quanto me, slanciata e dal fisico asciutto, ed ora che non è appannato dal dolore noto il suo sguardo intelligente. Ci rivolge un ampio sorriso, di quelli contagiosi che si fatica a non ricambiare.
«La ringrazio, Dott. Smith.» la sua voce è squillante «Mi chiedo come mai si sia spezzato il dente.» dice portandosi una mano al mento, pensierosa.
«In realtà, mi domando come mai si sia spezzato solo quello.» ribatte duro Erwin «Per quanto riguarda l'igiene orale, la sua routine deve essere assolutamente modificata.»
Ammesso che ne abbia una...
«É una bella donna, sarebbe un vero peccato non poter ammirare il suo sorriso.»
Eccolo che parte all'attacco, Erwin l'adulatore.
«Oh, beh, grazie..! Non ricevo complimenti molto spesso.» lei arrossisce lievemente.
«Appena sarà trascorso il decorso post-operatorio, la voglio vedere di nuovo qui per un'accurata pulizia dei denti, di cui necessita al più presto.»
«S-senz'altro...» ribatte la donna, in imbarazzo.
«La accompagno alla porta.» le dico gentilmente, invitandola a seguirmi.
«Per il pagamento..?»
«Può saldare tutto al prossimo appuntamento, contatti la nostra segretaria domani per fissarlo.» le rispondo, quando sento dei passi alle mie spalle.
«Oi quattrocchi, hai finito?»
Non ci posso credere.
«Oh, scusami! Mi ero quasi dimenticata di te, nanetto!» ride la castana.
Mi volto, incredulo, verso quella voce che non sento da una decina di giorni, ma che mi sono sembrati un'eternità.
I suoi occhi dal colore impossibile incrociano i miei e la sua espressione cambia nel riconoscermi, sorpreso quanto me per quella strana coincidenza.
«Eren.»
«Levi.»
·Levi·
Sento la voce di Hanji, sembra stia decisamente meglio. Mi alzo dal divano sul quale ho aspettato quasi due ore, raccogliendo il borsone della palestra ai miei piedi, ed esco dalla sala d'attesa diretto all'ingresso.
«Oi quattrocchi, hai finito?»
La trovo in piedi davanti al bancone della reception e accanto a lei un ragazzo, con indosso una divisa celeste, mi da le spalle.
«Oh, scusami! Mi ero quasi dimenticata di te, nanetto!»
Non presto attenzione a quel nomignolo odioso, sono troppo distratto dal giovane che lentamente si volta nella mia direzione.
La capigliatura castana, spettinata come sempre, è inconfondibile e mi chiedo come non lo abbia riconosciuto subito. I suoi occhi incontrano i miei, quel verde intenso quasi mi inghiotte, e per un attimo non sento più alcun suono, se non la mia voce sussurrare il suo nome.
«Eren.»
Lui mi fissa con espressione sorpresa, immagino quanto la mia in questo momento.
«Levi.»
Ci guardiamo come due allocchi per un tempo indefinito, quando Hanji riempie lo spazio che ci separa con la sua figura, e chiede (anzi urla) «Voi due vi conoscete?!»
Eren, come me, sobbalza per via del suo tono decisamente troppo alto e fuori luogo.
«Sì, più o meno.» le rispondo, ed in quel momento lo sguardo di Eren cambia, come se le mie parole lo avessero... Offeso?
«Levi, non mi hai mai parlato di questo bel giovanotto!» la mia (ancora per poco) amica lo squadra dalla testa ai piedi, nemmeno stesse scegliendo cosa acquistare al mercato del pesce, poi gli tende la mano con un sorriso a 32 denti. Ok, forse uno in meno.
«Sono Hanji Zoe, l'amica di Levi! Tu invece sei..?» il castano ricambia titubante la stretta energica della donna, preso alla sprovvista da quell'improvvisa vitalità.
Quando siamo arrivati qui due ore fa sembrava moribonda, guardala adesso... Tch!
«I-io sono Eren Yeager, piacere.»
«Il piacere è tutto mio! Allora Levi, come vi siete conosciuti? Per caso anche tu sei paziente del Dott. Smith?» chiede, spostando la sua attenzione su di me.
«A differenza tua tengo molto alla mia igiene personale, quindi no. É un amico di mia cugina.» le rispondo seccato.
«Ah, capisco, quindi frequentate la stessa palestra?»
«In realtà no, non vado in quella palestra.» le sorride gentilmente Eren.
«E allora-»
«Cristo, Hanji! Gli stai facendo il terzo grado! Chiudi il becco, una buona volta!» quasi esplodo, incrociando le braccia. Sono certo che Eren si senta a disagio e che non l'abbia mandata a quel paese per pura cortesia, e perché è una paziente dello studio per cui lavora.
«Ehi, come siamo suscettibili!» lei mette su il broncio, come se potesse fregarmene qualcosa «La mia è solo curiosità, mica voglio invitarlo ad uscire..!» poggia le mani, strette in due pugni, sui fianchi per poi osservarmi attentamente.
Eren arrossisce appena, quando il sopracciglione che prima ha aperto la porta ci raggiunge.
«È tutto a posto..?» ci guarda con fare interrogativo, perplesso da questo strano "comizio".
«Sì, stavamo giusto per andarcene.» gli rispondo asciutto, sistemandomi il borsone in spalla ma, inaspettatamente, Eren mi ferma.
«Aspetta Levi, hai da fare..?»
Lo guardo stranito, mentre la sua espressione è carica di aspettativa.
«Mi piace la tua compagnia.»
«Ti prego, giurami che gli starai lontano.»
«No no, assolutamente nulla, non è vero Levi?» si intromette Hanji, sorridendo come una cretina.
«Hai perso il senno, per caso? Devo riaccompagnarti a casa, o ci torni a cavallo di un unicorno?»
«Posso prendere un taxi, ora sto molto meglio, e se vuoi puoi lasciarmi il tuo borsone e passare a prenderlo dopo.»
«Se lei è più tranquillo» si inserisce nel discorso Dott. Sopracciglio «accompagno io la Signorina Zoe a casa. Lei è l'ultima paziente del giorno, e sia io che Eren stavamo andando via.»
Lo squadro dalla testa ai piedi, valutando se possa essere pericoloso o meno, ma Hanji accetta subito la sua proposta.
«Lei è davvero gentile, Dottore! La ringrazio per il passaggio!»
Sembra quasi si siano coalizzati contro di me..!
Riporto la mia attenzione su Eren, che non mi ha tolto gli occhi di dosso neanche un attimo, ed aspetta la mia risposta.
Sbuffo, roteando gli occhi: non riesco proprio, a dirgli di no.
«Vuoi uscire con quella?» con un gesto del capo indico la divisa che indossa.
I suoi occhi si illuminano, ed un sorriso splendido sboccia sul suo viso.
«Certo che no! Mi cambio subito, aspettami qui!» e così dicendo corre in corridoio, sparendo alla mia vista.
Mikasa mi ucciderà.
Il mio sguardo vaga per la stanza quando incrocio quello di Hanji, che mi fissa come una psicopatica appena fuggita da un manicomio. Restiamo così a fissarci per qualche secondo.
«Che c'è?»
━
«Allora, cosa vuoi?»
Eren è accanto a me, mentre rimuovo il catenaccio dalla moto. Con la coda dell'occhio lo vedo aggrottare la fronte.
«Offrirti un caffè. Ricordi?»
Certo che me lo ricordo.
«Potevi chiamarmi.»
«Non ho il tuo numero...» risponde, forse in imbarazzo.
«Potevi chiederlo a mia cugina.» ribatto, allungandogli il casco.
«Ecco» inizia a grattarsi la testa, con espressione insofferente «direi che non è proprio il caso.»
Salgo in sella, mettendo in moto ed inserendo la prima.
«Che c'è, avete litigato?» alzo un sopracciglio: conosco perfettamente la risposta a quella domanda.
«Diciamo solo che io e Mikasa abbiamo diversi punti di vista.» dice indossando il casco, facendomi capire che il discorso è chiuso.
«Come preferisci. Dove vuoi andare?»
Eren monta dietro di me, restando in silenzio per qualche istante, chiedendomi poi «Hai impegni oggi?»
Scuoto la testa.
«Perfetto!» anche se ovattata, percepisco nella sua voce l'eccitazione che prova «Ci divertiremo, vedrai.» e detto questo si china spontaneamente in avanti cingendomi la vita con le braccia, forse memore dell'ultima volta che è stato con me in moto. Ma la sua stretta, stavolta, non é rigida: è decisa, ma delicata. Si fida di me.
La cosa mi stupisce, e non riesco a trattenere un piccolo sorriso.
«D'accordo moccioso, indicami la strada.»
«Sissignore!» Eren ride, un suono melodioso che dubito mi stancherei mai di ascoltare, stringendomi di più.
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