#01

·Eren·

Bevo, con l'ausilio di una cannuccia, la mia Coca-Cola appena comprata, passeggiando distratto. Ho finito di lavorare da poco, ed osservo le vetrine del centro, incamminandomi svogliato verso il mio appartamento. Non ho voglia di rincasare per cui, mordicchiando il tubicino di plastica, mentalmente valuto le possibilità: Armin ha un esame a breve, quindi sta sicuramente studiando; Mikasa probabilmente è all'atelier per lo stage; Connie a quest'ora è ancora al lavoro in officina, e Sasha è di turno al supermercato; Ymir e Christa sono fuori cittá per il loro anniversario; Marco ha la sorella ed i nipoti a casa per qualche giorno; resta Jean...
Scuoto deciso la testa: opzione scartata.

Meglio soli che mal accompagnati..!

Forse posso distrarmi un pó facendo shopping (senza esagerare).

Mi soffermo davanti un'ampia vetrina, attratto da una felpa esposta su uno dei tanti manichini. È di un verde brillante, dallo stile semplice, ed il prezzo è ragionevole.

Beh, provarla non costa nulla, penso per poi scrollare le spalle.

Così, continuando a guardare il manichino, salgo il gradino all'ingresso del negozio urtando violentemente contro qualcosa.

«Cazzo..!» mi sono rovesciato la Coca-Cola addosso.

«Ma non guardi dove metti i piedi?!»

Alzo lo sguardo, sorpreso nell'accorgermi che non ho urtato qualcosa ma qualcuno.

Un ragazzo più basso di me mi fissa con astio, con gli abiti impregnati del liquido appiccicoso contenuto fino a qualche secondo prima nel bicchiere del McDonald's. Sotto la giacca di pelle nera la t-shirt che indossa, ormai bagnata, lascia intravedere il fisico scolpito. Probabilmente per questo, nonostante l'evidente differenza di altezza tra di noi, non si è mosso di un millimetro, dandomi la sensazione di aver preso in pieno un muro. La sua pelle chiara risalta in netto contrasto con il colore corvino dei capelli, dal taglio undercut, con dei ciuffi lisci a coprirgli la fronte. I suoi lineamenti sono delicati, sopracciglia sottili ed occhi dal taglio orientale, contornati da occhiaie scure. Ma la cosa che mi lascia impressionato è il colore particolare, di quegli occhi: acciaio liquido, intenso, profondo, le iridi dal contorno bluastro. Non ne avevo mai visti di simili.

«Oi, moccioso di merda, sto parlando con te!» sbotta contrariato con sguardo truce.

«Mi dispiace, scusa.» sono davvero mortificato, e di sicuro rosso per l'imbarazzo.

«Ficcatele su per il culo le tue scuse.»

«Ehi, non c'è bisogno di rispondere così.» lo guardo indispettito, il suo atteggiamento inizia ad infastidirmi «Fino a prova contraria anche io mi sono sporcato.»

«Non me ne fotte un cazzo se ti sei sporcato anche tu

«Senti, mi dispiace davvero ma credo tu la stia facendo troppo lunga, è solo Coca-Cola!» dico alzando un pò la voce, spazientito.

«Tch, stammi a sentire piccolo-»

«Ehm, scusate, gentilmente potreste continuare la discussione altrove?» una voce femminile richiama la nostra attenzione, facendoci voltare. É una delle commesse, che con lo sguardo ci fa notare che siamo ancora piantonati all'ingresso del negozio, impedendo il passaggio ad altri clienti. Sento il mio viso andare a fuoco, vorrei sprofondare per la vergogna.

«S-sì, ci scusi, ci spostiamo subito.» farfuglio a disagio, mentre lei mi rivolge un (finto) sorriso di cortesia.

Il ragazzo dallo sguardo di ghiaccio mi supera dandomi senza troppe cerimonie una spallata, sussurrando a voce abbastanza alta affinché solo io riuscissi a sentirlo un sincero «Vaffanculo», allontanandosi a passo regolare per poi svoltare l'angolo.

Maledico la mia goffaggine e scarsa attenzione: mi sento un pò in colpa, anche se è stato davvero stronzo a rispondermi in quel modo...

Dopo la figura di merda appena fatta abbandono l'idea dello shopping, e mi dirigo sconsolato verso casa.
Fisso un'ultima volta il punto in cui il ragazzo è sparito, con una strana sensazione che mi attanaglia lo stomaco.

Ah, Eren, non ne combini una giusta..!

·Levi·

«Levi, cosa hai combinato?» ridacchia senza ritegno la bruna, mentre mi siedo al tavolino del bar dove mi aspettava.

«Un moccioso del cazzo guardava un asino volante, e mi ha rovesciato della fottuta Coca-Cola addosso.»

Lei inizia a ridere più forte facendomi salire (ancora) la pressione, giá a mille.

«E piantala, quattrocchi di merda!»

Hanji tenta di calmarsi, battendo un paio di volte la mano sulla superficie del tavolo e asciugandosi una lacrima da sotto gli occhiali con l'altra.

«Ahahah, s-scusami è che è troppo divertente!»

Le alzo un bel dito medio «Ficcatelo dove più ti aggrada.»

«Oh, eddai, non fare così.» mi sorride allegra «Cosa prendi?» mi chiede.

Domanda inutile, lo sa benissimo cosa prendo.

Sbuffo un «Thè nero, amaro.» incrociando le braccia, ed accavallando le gambe sotto il tavolino.

Lei alza una mano, facendo cenno all'addetta ai tavoli di avvicinarsi.

Una ragazza bionda coi capelli raccolti ed un ciuffo davanti al viso ci raggiunge, palmare alla mano. Il suo sguardo è spento, l'espressione indecifrabile.

«Ciao, vorremmo un frappé alla fragola ed un thè nero, per favore.» Hanji si rivolge alla ragazza, che digita col pennino le ordinazioni.

«Amaro, il thè.» aggiungo io scocciato.

Lei non batte ciglio e si allontana.

«Allora, che mi racconti?» mi domanda la bruna con entusiasmo, decisamente troppo.

«Nulla che possa interessarti.»

«Oh, andiamo Levi! Non fare il guastafeste!» piagnucola, sporgendo il labbro inferiore come una bambina dispiaciuta.

«Tch.»

Scambiamo stupidi convenevoli per qualche minuto mentre la ragazza di prima torna al nostro tavolo con le ordinazioni, lasciando il conto nella piccola custodia in pelle nera.

Hanji la ringrazia, ed inizia a bere rumorosamente il frappè dalla cannuccia, violentandomi le orecchie.

Afferro la mia tazza dal bordo, portandola alle labbra.
«Ieri mi ha chiamato.» le dico, iniziando a sorseggiare il liquido scuro.

Lei sgrana gli occhi, lasciando la presa sulla cannuccia, e mi fissa preoccupata.

«E tu..? Cosa-»

«Non cambio idea, Hanji.» affermo, impassibile.

Lei annuisce, visibilmente sollevata, ed inizia di nuovo a fare rumori osceni, gustandosi la bevanda rosa.

«Hai l'eleganza di uno scaricatore di porto. Resterai zitella a vita.» sentenzio disgustato.

«Nessun problema, ho già il piano B.» è la sua risposta, sollevando il pollice con enfasi.

«Sarebbe?» inarco un sopracciglio, scettico.

La bruna congiunge le mani a mò di supplica, con gli occhi a cuoricino, facendomi accapponare la pelle.

«Levi Ackerman, vuoi sposarmi?»

Riesco a non sputare il thè che mi è appena andato di traverso.

«Fottiti. Preferisco lasciarti in un ospizio.» sbotto acido.

Lei inizia a ridere di gusto, mentre io rabbrividisco al pensiero di una vita con Hanji: spero di non doverla avere tra i piedi e che incontri qualcuno suonato quanto lei.

Che la renda felice, magari...

Apro la porta del mio appartamento, disattivando l'allarme posto all'ingresso.

Mi sfilo la giacca di pelle, che sicuramente dovrò portare in tintoria visto che emana l'odore di quella bevanda nefasta, dirigendomi verso il bagno. La metto nella cesta dei panni sporchi, iniziando a spogliarmi degli indumenti appiccicaticci che sono stato costretto ad indossare per il resto del pomeriggio, dato che avevo appuntamento con Hanji.

Che schifo, penso disgustato.

Apro il getto d'acqua calda nella doccia, desideroso di lavare via quella sensazione di sporco, senza aspettare che raggiunga la temperatura giusta. Afferro il bagnoschiuma, mentre nella mia mente riaffiora l'immagine di quel marmocchio troppo cresciuto.

«Testa di cazzo..!» sibilo tra i denti, sfregando con insistenza ogni centimetro di pelle.

Difficilmente qualcuno è in grado di farmi girare i coglioni (Hanji a parte, lei per quello ha un talento naturale), ma l'imbecille non aveva impiegato poi molto a riuscire nell'impresa. E non solo! Quell'idiota ha avuto il barbaro coraggio di rispondermi a tono, nonostante fosse palesemente in torto!

D'accordo, forse anche io sono stato un pò troppo aggressivo, in fondo non l'ha fatto apposta.

Perfetto, ora mi sento anche in colpa: vaffanculo.

Esco dal box doccia, afferrando un asciugamano pulito accanto al lavabo, e mentre mi asciugo decido di rimuovere quello spiacevole episodio dalla mia mente giá fin troppo occupata.

In fondo, quante possibilità ci sono che io lo incontri ancora?

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