CAPITOLO 6

CAPITOLO 6

Sherlin

Tutto mi aspettavo tranne che trovarmi al campo da football dove si allenano i Falchi delle East River. Mi domando per quale ragione Austin mi abbia portata qui. Siamo ancora seduti in macchina e nessuno dei due ha proferito parola durante tutto il viaggio. Non che quest'ultimo sia durato molto, ma per quanto mi riguarda, l'aria qui dentro si sta facendo pesante come se avessimo percorso chilometri e chilometri.

«Questo è il posto che avevi in mente sin dall'inizio?».

Chiedo curiosa di capire quali sono le intenzioni del capitano. Invece che rispondermi Turner scende dal SUV e viene nel lato passeggero per aprirmi la portiera.

Che galanteria.

Per la mia bassa statura e poca agilità questa macchina è troppo alta e mi ritrovo a dover fare un passo veramente lungo per scendere. Inciampo sui miei stessi piedi e vado a sbattere contro il torace duro di Austin che senza esitare mi sorregge.

«Attenta bellezza».

Questo modo che ha di chiamarmi mi provoca uno strano piacere che non dovrei provare nemmeno lontanamente. Mi stacco dalla sua presa e cerco di non pensare al suo profumo che si è insinuato nelle mie narici.

Seguo Austin camminandogli dietro, attenta a mantenere una certa distanza tra noi. Non ho ancora capito cosa ci facciamo qui, ma il fatto che non parla è poco rassicurante. Tutto avrei pensato tranne che questo ragazzo fosse così taciturno. Nella sua stanza sembrava sicuro di se e pronto a dire qualsiasi porcheria gli passasse per la testa, ora invece, la calma più totale, come se il ragazzo di qualche sera fa fosse svanito nel nulla. Non so ancora quale delle due versioni preferisco. Anzi non dovrei preferire nell'uno nell'altro.

Persa nei miei pensieri mi rendo conto troppo tardi che il capitano mi sta fissando come se mi stesse studiando, mi guarda come se fossi una specie rara di qualche animale mai visto prima.

«La prima cosa da sapere sul football... riflessi».

Spalanco gli occhi quando vedo la palla da football arrivare nella mia direzione con una forza sovrumana. Contro tutte le aspettative riesco a bloccarla prima che mi arrivi dritta in faccia.

«Sei per caso impazzito?».

«No bellezza, dovevo solo capire quanto c'è da lavorare su di te. Devo dire che il primo test l'hai superato abbastanza bene. Potresti essere un buon ricevitore».

«Non ho intenzione di giocare a football».

«Io invece ho intenzione di insegnarti a giocare».

Parla sempre con quello strano scintillio negli occhi e il modo in cui si passa la lingua sulla bocca dopo aver marcato la parola "giocare" mi manda fuori di testa.

Austin Turner vuole giocare? Gli darò quello che vuole.

Inizio a correre per il campo e cerco di raggiungere l'ultima linea bianca che vedo, immagino sia quella che da più punti in una partita. Mi manca veramente poco per raggiungere l'obbiettivo, peccato che io mi ritrovi con il culo per terra e un ragazzo troppo affascinante sopra di me.

Sono appena stata placata dal capitano dei Falchi. Gli occhi di Turner a questa distanza sono ancora più belli, le pupille sono dilatate, il naso sfiora il mio e la bocca è troppo vicina, un mio minimo movimento potrebbe far scattare un bacio. Austin si regge sugli avambracci e non sembra aver intenzione di lasciarmi scampo. Respiro a fatica, quasi mi gira la testa, ho bisogno di ossigeno. Il cuore mi martella nel petto e il mio torace si alza e si abbassa in affanno.

Austin si preme di più su di me, è un movimento minimo, inaspettato, che mi fa del tutto smettere di respirare. Abbassa il suo sguardo sulla mia bocca e io istintivamente faccio lo stesso sulla sua. Questa situazione non va affatto bene, è grave che tutto questo mi sta piacendo più del dovuto. So che dovrei allontanarlo, ma il calore del suo corpo marmoreo a contatto con il mio è così piacevole che rimarrei così ancora per un po'. Austin mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, proprio come aveva fatto in camera sua la sera della festa e inizio a temere il peggio.

Perché questo ragazzo mi provoca sensazioni così piacevoli?

Perché non lo sto allontanando come invece dovrei?

Perché sembra che da un momento all'altro mi bacerà?

Chiudo le palpebre in attesa e quando sento l'aria fresca colpirmi il viso capisco di aver appena fatto una figura di merda. Austin si è seduto di fianco a me e io sono ancora distesa, incapace di muovermi o di dire qualsiasi cosa. Sono certa però, che non mi sono immaginata nulla, stava per baciarmi, ne sono convinta.

«Dove stai andando?».

La sua voce proviene dalle mie spalle, mi sto allontanando da lui a grandi passi ma ovviamente riesce a raggiungermi prima che possa sfuggirgli.

«Penso che è meglio se vado».

«Ti ho spaventata così tanto?».

Si avvicina ancora. Non gli permetterò di giocare con me, se pensa di avere a che fare con una ragazzina che cade ai suoi piedi si sbaglia di grosso.

«No, non mi hai spaventata. Ma io so come sono quelli come te. Credi di poter tenere in pugno tutte le ragazze ma non è così, o almeno non giocherai questo gioco con me».

Forse sono stata affrettata ad arrivare a questa conclusione, ma meglio prevenire che curare.

«Bellezza, se volessi, potrei scoparti qui ed ora e tu non saresti capace di dire no».

«Ti piacerebbe».

«Molto, e piacerebbe anche a te».

Gli do una spinta sul petto ma nemmeno tutta la mia forza riesce a spostarlo. Il mio gesto provoca soltanto una sua risata che si disperde per tutto il campo. Mi fermo a guardarlo e in quel momento è forse una delle cose più belle che io abbia mai avuto davanti agli occhi.

Smettila Sherlin, ti stai cacciando in un brutto guaio. Mi ricorda la mia testa.

«Se a letto sei pessimo come sei pessimo nel fare l'insegnante, le cose non promettono bene».

«Bellezza, tu non sai di cosa stai parlando».

«Vuoi insegnarmi qualcosa o posso andare?».

«Siamo a tua disposizione».

Apre le braccia e poi punta il suo sguardo proprio dove non volevo guardare. Questo ragazzo non sa che cosa significhi la parola pudore.

«Sei disgustoso. Accetterò solo insegnamenti sul football e nient'altro».

«Peccato... ma se cambiassi idea sai che puoi contare su di me».

Mi scappa un sorriso che avrei dovuto tenere per me.

Nelle ore seguenti Austin mi spiega che la palla da gioco ovale si chiama football e che il campo è diviso in due parti. Fino a lì ci potevo anche arrivare da sola. Ad ogni modo... A giocare una partita sono sempre due squadre e lo scopo dei giocatori è attaccare e difendere. L'obbiettivo della partita è superare la difesa avversaria e raggiungere l'area chiamata "end zone".

«Dunque, quando si arriva alla end zone si segna un touchdown?!».

«Brava bellezza, impari in fretta».

«E io che pensavo che il tuo sport fosse complicato».

«Credimi bellezza, lo è. Ma te lo sto spiegando come lo spiego alla squadra di bambini che alleno».

«La delicatezza non fa proprio parte di te».

Dico sedendomi nella panchina a bordo campo. Austin mi si piazza davanti e devo piegare il collo all'insù per riuscire a guardarlo negli occhi.

«Direi che per oggi può bastare».

Mi dice porgendomi la mano. Evito di farmi aiutare e tolgo il mio culo dalla panchina. Austin mi guarda con aria strana, alza gli occhi al cielo e riporta il suo braccio lungo il fianco.

«Posso farti una domanda?».

«Dipende».

«Da cosa?»

«Niente di personale, non mi piace parlare con le sconosciute».

«Ah dunque io per te... insomma... sarei».

«Si, una completa sconosciuta. Ma per qualche strana ragione mi piace averti intorno».

Mi sussurra troppo vicino all'orecchio.

Ecco, ha ricominciato a fare il Don Giovanni e io sto iniziando ad apprezzare questo suo strano modo di... non so nemmeno dare un nome a ciò che dice.

«I tuoi tatuaggi, mi piacciono molto... questo per esempio...».

Faccio scorrere un dito sul suo avambraccio, a contatto con le mie dita la sua pelle è calda e pulsa sotto i miei polpastrelli. Noto che gli viene una leggera pelle d'oca e ritraggo subito la mano.

Speravo di ricevere una risposta invece il ragazzo spavaldo che avevo davanti poco fa sembra essersi chiuso a riccio.

«Sarà meglio andare. Sta arrivando il temporale».

Gira le spalle e mi fa strada verso la sua auto.

Devo andarci piano, forse è ancora presto per avere delle risposte dal misterioso Austin.

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