CAPITOLO 5
CAPITOLO 5
Sherlin
La settimana passa più in fretta del previsto e grazie al cielo Austin Turner e i suoi muscoli non si son più palesati davanti ai miei occhi. Dopo il nostro ultimo incontro, traumatico aggiungerei, la mia testa sembra non essere più connessa nella frequenza giusta. Il suo profumo, per qualche strano motivo, è ancora impresso nella mia mente, per non parlare delle sensazioni che mi provoca il solo pensare a quanto i nostri corpi erano vicini quella sera nella sua stanza. Come se non bastasse, le sue parole, poco carine e per niente delicate, mi rimbombano nella testa da quella notte.
Sono alla redazione del giornale e mi rigiro la matita tra le dita, la mia attenzione per l'articolo che dovrebbe finire in prima pagina non è di certo ai livelli che vorrebbe Lerry. Lo vedo scrivere sul suo computer, batte i tasti forte, come se fosse irritato da qualcosa o da qualcuno. Ci metto poco a capire che quel qualcuno sono io. Abbasso la testa e smetto di guardarlo, devo fingere di scrivere o la prossima a risentire del suo malumore sarà la sottoscritta. Rovisto nella mia borsa e trovo il taccuino che il capitano mi ha "gentilmente" ridato. Nel posarlo alla scrivania vedo scivolare fuori quello che ha tutta l'aria di essere un bigliettino. Mi guardo intorno, spero che nessuno in redazione si sia accorto di questo particolare. Le voci in questa università corrono velocemente, ma in redazione si diffondono al doppio della velocità della luce.
Attenta a non dare nell'occhio raccolgo il foglietto e lo apro. Non so perché ma, il contenuto non mi sorprende affatto.
Un sorriso mi scappa dalle lebbra. Nel taccuino gli appunti sparsi qua e la descrivevano il campo e quello che era stato il pre-partita, probabilmente, Austin pensa che io stia buttando giù le idee per scrivere del suo sport.
Questo potrebbe essere il mio alibi.
Proprio mentre ragiono su questa eventualità gli occhi di Lerry spuntano da dietro lo schermo del mio computer.
«Quello che cos'è?».
Indica la mia mano, il bigliettino è esposto alla sua vista. Lo nascondo dietro la schiena e sperando di fare centro lo getto nella borsa appesa sullo schienale della sedia.
«Niente di importante».
«Sher, credi che io sia stupido?».
«Certo che no».
«Allora non raccontarmi cazzate».
Quando fa così proprio non lo sopporto. So che in questo momento non mi parla da caporedattore ma in veste di amico, ecco perché il suo tono alterato mi disturba ancora di più.
«Era il suo numero di telefono e preferirei che tu non aggiungessi altro. Sto cercando di portare a termine il lavoro che mi hai assegnato, non capisco perché mi stai così addosso».
«Mitchell, la riuscita del giornale universitario è nelle mie mani. Se i miei scrittori non fanno bene il loro lavoro potrebbero rovinare la mia reputazione, soprattutto agli occhi della professoressa Lee».
Ecco il Lerry caporedattore. Parla proprio come se quella che rovinerà questa edizione del giornale sarò io. Ma si sbaglia, Lerry mi conosce, ma non ancora abbastanza per sapere che quando mi viene chiesto di fare qualcosa lo faccio al massimo delle mie capacità. Quando mi ha assegnato questo maledettissimo scritto, mi ha chiesto di sporcarmi le mani e io lo sto facendo, a piccoli passi.
Mi piace la cosa? Assolutamente no.
Lo farò per la mia dedizione al giornalismo? Certo che si.
«Hai finito?».
Il mio tono è duro. La pazienza è finita, almeno per oggi.
«Ho finito... non volevo...».
So che quello che sta per dire è un: "scusa" oppure "lo faccio per il tuo bene" o ancora "conosco il tuo potenziale". Ma non ho intenzione di farmi andare bene, per l'ennesima volta, che lui finisca la sua ramanzina come se nulla fosse mai successo. Da quando la palla di Turner ha colpito il vetro della redazione Lerry è scostante, sempre attento a ciò che faccio, soprattutto quando sono sotto il suo controllo "a lavoro".
«Lerry, una cosa. Da questo momento non saprai più nulla sull'articolo».
«Ma...».
«Ma niente, non hai il diritto di stressarmi. Detto questo, le cose nella nostra amicizia restano uguali, per quanto riguarda il lavoro, avrai la tua prima pagina sulla scrivania per tempo».
Senza lasciargli alcun diritto di replica infilo le cose nella mia borsa, controllando che ci sia tutto, anche il taccuino, ed esco dalla porta. Sono fiera di aver lasciato Lerry con la mandibola praticamente a terra.
Una volta uscita noto che il cielo è grigio, volevo farmi una passeggiata al parco per riordinare le idee però mi sa proprio che me ne tornerò a casa per evitare di prendere la pioggia che sono certa arriverà. Infilo le cuffiette e faccio partire la mia playlist su Spotify.
Attraverso la strada guardando a destra e sinistra e quando sono quasi arrivata alla parte opposta le luci di un SUV catturano la mia attenzione.
Come un dejavu.
Il SUV in questione appartiene ad Austin che tranquillamente si blocca in procinto del passaggio pedonale e abbassa il finestrino per sporgersi fuori.
«Ciao Bellezza!».
Mi saluta con una confidenza che non gli ho mai concesso. O almeno credo. Prima di ricevere altri insulti per essere impalata in mezzo alla strada mi sposto sul marciapiede per evitare di essere investita dalle macchine che vengono dal lato opposto.
«Oltre a distratta aggiungerei, deludente».
Faccio fatica a comprendere l'aggettivo che mi ha appena affibbiato.
Deludente...
«E sarei deludente per?».
«Aspettavo un tuo messaggio».
Il capitano parla come se questa conversazione fosse delle più normali. Non so che cosa si sia messo in testa, ma non mi piace, dovrò fargli fare marcia indietro o le cose potrebbero mettersi veramente male.
«E perché mai dovrei scriverti?».
Non mi è chiaro il motivo per il quale la mia boccaccia continua a parlare.
Sherlin, sta zitta.
«Potrei esserti utile, immagino che il tuo caporedattore ti abbia affidato la pagina sportiva per questa edizione del giornale».
Quanto vorrei che avesse ragione, in parte mi occuperò di sport ma Austin Turner è ignaro del fatto che il mio articolo cercherà di portare a galla il suo vero volto.
«In che modo il capitano della squadra di football potrebbe essermi utile per scrivere un articolo?».
«Immagino che tu non sia una grande fan del football, i tuoi appunti me ne hanno dato la conferma, venire con me ti aiuterebbe a capirci qualcosa».
«Venire con te?».
Un brivido mi percorre la schiena, non so perché il mio corpo reagisca così.
«Si, che c'è bellezza hai paura?».
Mi scappa una risata. Si vede che il capitano non mi conosce abbastanza per sapere che "paura" non è un termine che esiste nel mio vocabolario.
Senza dargli una risposta vado nel lato del passeggero e apro lo sportello del SUV. Regalo a Austin uno dei miei sorrisi migliori, ovviamente falso, e mi accomodo nel sedile. Allaccio la cintura e aspetto che lui parta.
«Rimangio quello che ho detto».
Queste sono le uniche parole che gli escono di bocca. Mette in moto e parte per una meta a me ancora sconosciuta. Lo scintillio che gli passa attraverso gli occhi mi fa distogliere lo sguardo da lui.
Sherlin è solo lavoro.
Concentrati.
Mi sento già con un piede nella fossa e non è ancora successo nulla.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top