CAPITOLO 4

CAPITOLO 4

Sherlin

Sembrerà una cosa ridicola ma è più di dieci minuti che sono seduta nella macchina davanti alla maestosa casa dei Falchi. L'alloggio dei giocatori è situato nel cuore del campus universitario. Dal parcheggio noto con piacere che la privacy dei ragazzi che ci vivono è sicuramente tutelata dai possenti alberi piazzati su tutto il perimetro delle mura. Chiamarla casa è un eufemismo, questa davanti a me è una della ville più imponenti che io abbia mai visto nel Connecticut. Come se l'imponenza non bastasse, il portico con colonne altissime e bianche dona all'ambiente un'aria quasi spaventosa ma allo stesso tempo regale. Prendo uno spavento quando il telefono inizia a squillare.

«Mi hai fatto prendere paura, che vuoi?».

«Amica, devi stare calma. Che succede?».

Dall'altro capo del telefono la voce di Lerry sembra quasi offesa dal tono brusco che ho appena usato. Mi schiarisco la gola e prendo un respiro profondo prima di rispondergli.

«Niente, lascia stare. Sono davanti alla fottuta villa dei Falchi. Mi domandavo quanti soldi spende l'università per mantenere una cazzo di casa a due piani con vetrate e terrazze gigantesche; come se non bastasse, hanno anche un fottuto portico. Ti rendi conto?».

«Sher, respira, ti farai venire un infarto se continui così. Hai recuperato il taccuino?».

«Certo che no, sono seduta da ormai venti minuti nella mia auto e non penso che scenderò mai. Questa casa mi mette i brividi, anzi, secondo te i giocatori di football amano trasformare il loro salotto in una discoteca abitualmente o pensi che ci possa essere una festa in corso? Ti prego, dammi per buona la prima opzione».

«I Falchi sono famosi per organizzare le feste più fighe di tutto il campus universitario, considerando che è sabato sera non escluderei...».

Non lo lascio finire di parlare che chiudo immediatamente la chiamata, un'ombra nera sta bussando al finestrino della mia auto. Guardo di chi si tratta e un volto per niente familiare contornato dal cappuccio di una felpa rossa mi si palesa davanti agli occhi. Abbasso il finestrino e sorrido imbarazzata.

«Tu devi essere la ragazza del taccuino! Devo dire che il tuo modo di scrivere è a dir poco, non saprei... noioso, si, questo mi sembra il termine più adatto. I fari della tua auto puntano dritti al nostro salotto da almeno dieci minuti, Austin mi ha detto di accompagnarti dentro. Ti sta aspettando e non ama per niente attendere».

Le parole del ragazzo sconosciuto mi lasciano di stucco. Sono diventata lo zimbello della squadra di football senza nemmeno impegnarmi.

«Devo spegnerti io la macchina o ci pensi tu?».

«Scusami, io non volevo... insomma... fa niente. Sai cosa ti dico? Sei un vero maleducato, tu e il tuo amico».

«Come vuoi, resta il fatto che se non ti vai a prendere il taccuino, Austin strapperà le pagine e ne farà un bel falò, parole sue, non mie».

«Che ci provasse».

A denti stretti scendendo dall'auto, seguo il ragazzo che non si è ancora presentato guardandomi intorno e tenendo la borsa salda vicino a me. Se tutti i giocatori della squadra sono antipatici come questo individuo, scrivere un articolo pungente su di loro e su Turner non sarà per nulla complicato.

Entro dalla porta principale e vengo invasa dal suono troppo forte della musica. La tensione e l'eccitazione dei corpi che si muovono a ritmo è palpabile. Il salotto è avvolto da luci vibranti dai colori accesi. Dalla vetrata che conduce al giardino sul retro, noto un gruppo intento a chiacchierare animatamente. Tutti in quella casa sembrano felici e spensierati, probabilmente la nebbia di fumo bianco creata dalla macchina che ha azionato il ragazzo della console ha qualche effetto rilassante sui presenti, l'unica a non essere tranquilla qui sono soltanto io.

«La camera di Turner sta al piano di sopra. Se ti serve aiuto fai un fischio! Ah e per la cronaca, io sono Monty».

«Piacere di conoscerti... o almeno credo».

«Cosa?!».

Mi mordo la lingua prima che Monty si renda conto che volevo fare la simpatica.

«Niente, niente. Io sono Sherlin».

Monty mi fa un cenno con la mano e se ne va. Rimango sola in mezzo a tutta quella confusione, non sono certa che andare da Turner sia una buona idea. Nonostante ciò, mi dirigo verso le scale e faccio dei respiri profondi fino a che non arrivo in cima. Il corridoio è veramente lungo, peccato che il "simpatico ragazzo" non mi ha detto quale delle tante porte conduce alla stanza del capitano. Le guardo una a una e opto per bussare a quella con su scritto "Non entrare". Immagino che Austin sia uno a cui non piace essere disturbato e se il mio sesto senso non sbaglia sicuramente la mia scelta è azzeccata.

Busso... nessuna risposta.

Busso un po' più forte e la porta si apre appena. Infilo la testa dentro per vedere se c'è qualcuno e me ne pento subito. Una ragazza bionda è nuda a cavalcioni su un ragazzo che non somiglia per niente al capitano. Mi scuso imbarazzata e richiudo immediatamente la porta. Da fuori sento gli insulti da una voce maschile.

Dio Sherlin, sei proprio una cretina.

Poggiata con le spalle contro il muro del corridoio mi poso le mani sulle guance e dire che sono in fiamme sarebbe riduttivo.

Che figura di merda.

Spero vivamente che nè il ragazzo, né tanto meno la bionda abbiano visto con chiarezza il mio volto, sarebbe troppo imbarazzante da sopportare.

Un fischio quasi impercettibile proviene dalla mia destra, volto piano il capo e due porte più avanti, noto la figura di Austin che tiene una porta aperta. Ha l'aria di uno che non è per niente interessato alla festa che si sta svolgendo in casa, anzi, il suo outfit mi fa pensare che se ne stava in camera, magari a dormire. Poso meglio gli occhi sulla sua figura staccandomi dal muro. I capelli, poco più lunghi di quanto li ricordassi, sono scombinati, gli occhi blu oceano contornati da delle leggere occhiaie grigiastre, segno forse che ha dormito poco. Scendo più in basso e solo ora mi accorgo che il capitano indossa soltanto dei pantaloni grigi della tuta e che il resto del suo corpo è esposto alla mia vista. Divento nuovamente paonazza. Sono certa che qualsiasi ragazza al posto mio reagirebbe come sta reagendo il mio corpo: brividi sulla schiena, gambe tremolanti e vibrazioni strane provenienti dal basso ventre.

Respira Sherlin.

Inspira, espira.

«Vedo che sei puntuale».

Austin si guarda il polso anche se non porta nessun orologio.

Simpatico.

«Scusami, io non sapevo se era il caso di... in più ho sbagliato camera e ho interrotto la bionda che stava scopando con... e poi il tuo amico, come si chiama...».

«Bellezza, non serve che ti scusi. Vuoi entrare o stare qui in corridoio tutta la sera?».

Senza aggiungere altro, a passo lento, vado verso di lui. Turner tiene la porta aperta con un braccio e con la testa mi fa cenno di entrare nella sua stanza. Decido di non proferire parola, questa serata è iniziata male e sono sicura che se aggiungo altro, finirà anche peggio.

Il tonfo della porta che si chiude sbattendo, mi fa voltare nella sua direzione.

«Delicato».

Mi accorgo troppo tardi di aver commentato ad alta voce. Il capitano mi rivolge un sorrisino e si avvicina a me guardandomi come non aveva mai fatto.

«No bellezza, delicato non è il termine che userei per descrivermi».

Si passa la lingua sulla bocca carnosa e il mio respiro si fa più accelerato. Posso sentire il calore del suo corpo data la poca distanza tra noi. Le punte dei nostri piedi si toccano. Aggancio gli occhi ai suoi, reggo per poco il suo sguardo penetrante. La figura di Austin è imponente e atletica, i muscoli delle braccia definiti e accentuati, le spalle larghe. Tiene le mani strette a pugno lungo i fianchi, mi riesce difficile distogliere lo sguardo dai bicipiti che si stanno contraendo. Data la mia bassa statura, l'unica cosa che riesco a vedere senza alzare lo sguardo è il suo petto, ampio e robusto che si alza e abbassa ad ogni respiro. Sembra a suo agio. Io invece non lo sono per niente, il mio respiro corto me ne da conferma.

Come se la tensione tra noi non fosse già abbastanza, Austin alza la mano nella mia direzione e mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Si china leggermente su di me e sento il calore del suo respiro sul volto. Un brivido mai provato prima mi fa venire la pelle d'oca e lui se ne accorge perché gli scappa una risata quando avvicina la sua bocca al mio orecchio. Dirà sicuramente qualcosa di poco consono alla situazione, ne sono certa.

«Per la cronaca, non sono delicato nemmeno quando scopo. Se vuoi appuntarlo sul tuo taccuino fai pure».

Il divertimento nella sua voce non mi piace affatto. Una volta uscito dal mio spazio vitale, il capitano ha in mano il taccuino e me lo porge.

«Non penso lo annoterò».

Sono solita farmi prendere dal panico, ma in questa situazione mi sono imposta di ritrovare la lucidità nel minor tempo possibile. Non so che cosa sia appena successo ma il fatto che io mi senta scossa non è per niente rassicurante.

«Grazie di non aver fatto un falò con queste pagine».

Gli strappo il taccuino dalle mani e esco dalla sua stanza quasi correndo. Il cuore continua a martellarmi nel petto, sento le gambe molli come gelatina.

Mi precipito giù dalle scale e una volta in macchina cerco di riordinare le idee.

Nessun ragazzo prima di Austin Turner mi ha fatto provare sensazioni simili.

È solo lavoro Sherlin, niente di più, è quello che mi ripeto durante il tragitto verso il mio appartamento.

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