CAPITOLO 2

CAPITOLO 2

Sherlin

È un venerdì come tanti altri, l'unica differenza è che l'UrbanBrew, il bar del centro, sembra stranamente vuoto. Mi guardo intorno e noto che oltre a me solo due tavoli sono occupati. Nei pomeriggi liberi dallo studio vengo qui perché si respira un'aria più tranquilla rispetto al campus. Oggi però, come negli altri giorni precedenti, la mia calma è andata a farsi benedire. La pagina di testo sul mio computer è ancora di un colore bianco candido, nemmeno una parola, una lettera, un accenno a ciò che dovrei iniziare a scrivere per il giornale dell'università. Lerry si infurierà, ne sono certa. Guardo l'orologio appeso sulla parete dietro il bancone e sussulto, è tardi, fottutamente tardi. Prendo il cellulare, due chiamate perse, una di Norah e una di Lerry. Recupero le mie cose, infilo il computer in borsa, vado alla cassa, pago il mio caffè doppio e saluto con un sorriso James, il barista più sexy della storia. Peccato che lui non faccia mai caso a me o a nessun'altra ragazza che gli passi sotto il naso. Chiamo Norah e mi preparo a ricevere una valanga di insulti, avevo appuntamento con i miei amici alle 17.45 al dormitorio, sono le 18.00 e io sono ancora dove non dovrei essere.

«Giuro che sto arrivando, ho trovato traffico».

Immagino che Norah non si sia bevuta la scusa perché la sento sospirare dall'altro capo del telefono.

«Ti diamo cinque minuti, non uno di più».

Alzo gli occhi al cielo, esco dal locale e cerco disperatamente le chiavi della mia auto. Impacciata come sempre, il cellulare che tenevo stretto tra orecchio e spalla mi scivola a terra.

«Merda!».

Per fortuna non sembra rotto, lo tiro su e lo metto dentro la borsa, prendo le chiavi della macchina e mi alzo da terra.

Secondi, questo è il tempo in cui il mio cuore smette di battere.

I fari di un SUV puntano proprio nella mia direzione e chiunque sia alla guida non ha idea che io sia in mezzo al parcheggio e che i miei piedi sembrano essersi piantati sull'asfalto. Chiudo gli occhi in preda al panico. Poi il silenzio, il suono degli pneumatici sull'asfalto, infine il suono di un clacson. Non so cosa mi sia successo, ma sicuramente la mia reazione non è delle più normali in una situazione del genere, come mi capita spesso mi sono fatta prendere dal panico e il mio cervello è andato in cortocircuito.

«Si può sapere che ci fai lì impalata?».

Una voce maschile, profonda, un tono decisamente divertito e altre risate al suo seguito. Alzo il volto in quella direzione e vedo l'unica persona che non avrei mai pensato di vedere. Austin Turner è alla guida del SUV, tiene la testa fuori dal finestrino e mi sta guardando come se fossi la peggiore idiota che abbia mai incontrato in vita sua. Se potessi, in questo momento, scaverei un buco così profondo da sparire in men che non si dica. Data la figuraccia mi limito a voltarmi e a camminare nella direzione della mia macchina, non mi giro indietro, cerco di non ascoltare le risate che provengono alle mie spalle e solo quando vedo il SUV superarmi butto fuori l'aria che fino a quel momento avevo trattenuto.

«Sei decisamente in ritardo».

Il tono di Lerry non è dei più simpatici, ma evito comunque di rispondergli. Ha ragione.

«Se ti dicessi che ci ho messo così tanto perché sono quasi stata investita dal capitano mi crederesti?».

«Inventa qualcosa di più originale la prossima volta».

Norah non si è bevuta la mia storia, Lerry invece sembra ragionarci su. Senza sprecare altro tempo salgo al mio appartamento e appoggio la borsa del PC, mi guardo allo specchio e Dio, sono un disastro. Il trucco è un po' sbavato, i capelli non hanno più una forma definita, annuso la maglietta e almeno quella sembra aver mantenuto un buon odore. Non che mi interessi particolarmente l'evento a cui stiamo andando ma dato che si tratta di lavoro, una buona giornalista deve essere preparata e soprattutto presentabile.

Lerry e Norah sono già nell'auto, mi siedo sul sedile posteriore e allaccio la cintura. Lerry mette in moto e ci avviamo all'evento dell'anno, così l'hanno definito i fanatici sul sito dell'università.

Il raduno pre-partita sembra promettere di essere indimenticabile. L'aria è carica di elettricità. Mi volto verso il campo, sul terreno verde, curato nel minimo dettaglio, i giocatori della squadra universitaria si stanno radunando. Appunto sul mio taccuino quello che mi passa per la testa, potrebbe tornarmi utile per l'articolo. I lampioni posizionati sul perimetro del campo creano delle dinamiche di luce e ombra, l'area di gioco è un mix di colori vivaci e contrasti marcati: il verde dell'erba, il blu del cielo, il bianco puro delle linee di campo creano una sorta di armonia visiva che mi lascia senza parole. Non sono mai stata a vedere una partita, ma tutto mi aspettavo tranne questo. Le tribune sono occupate di tifosi, pronti a sostenere la squadra. L'eccitazione si percepisce nell'aria, bandiere e striscioni colorati sventolano aggiungendo un tocco di dinamismo e vivacità al panorama.

«Dinamismo e vivacità... è questo che pensi davvero?».

Il mio cuore manca un battito. Mi guardo a destra, poi a sinistra, Lerry e Norah si sono vaporizzati. Una mano si poggia sulla mia spalla e proprio in quel punto sento un calore che non ho mai provato prima.

Respira Sherlin.

Inspira, espira.

Mi volto. Due volte in un giorno solo, c'è qualcosa che non quadra, dev'essere per forza uno scherzo poco carino. Mi rendo conto che il mio block notes è ancora aperto e mi affretto a chiuderlo. Sento le guance andare a fuoco per l'imbarazzo. Non so cosa dire, vorrei semplicemente scappare. Faccio un respiro profondo, alla fine è un ragazzo, uno come tanti altri.

«Te l'hanno mai detto che non è carino leggere i taccuini delle persone?».

«Scusa bellezza ma non ho resistito».

Bellezza, Austin Turner mi ha appena chiamato bellezza? Il momento di imbarazzo viene interrotto, fortunatamente, da un giocatore che invita Austin ad unirsi alla squadra.

«È stato un piacere non averti investita con l'auto e a proposito, la prossima volta non startene impalata in mezzo al parcheggio, potrebbe essere pericoloso».

Quel "potrebbe essere pericoloso" lo sento chiaro e forte fin dentro le ossa. Il capitano si è avvicinato a me e mi ha sussurrato quelle parole troppo vicino all'orecchio da provocarmi un brivido che nemmeno io so spiegare.

Sul lato del campo, un banchetto è allestito con cura. Tavoli coperti da tovaglie a tema sono carichi di bevande, frutta fresca, snack e bottiglie di champagne. Mi faccio largo tra la folla, allenatori, fisioterapisti e staff tecnico si muovono freneticamente. In un'area che sembra più tranquilla, vicino alle tribune, individuo i miei amici traditori. Lerry e Norah ridono e scherzano, i loro volti sono illuminati dalle luci dei lampioni, mi dirigo verso di loro a passi svelti e decisi.

«Begli amici che siete!».

Strappo di mano il bicchiere che regge Lerry e ne butto giù il contenuto in un unico sorso, mi passo la lingua sulla bocca e speravo decisamente in qualcosa di più forte, non mi aspettavo di certo una bevanda energetica.

«Che ti prende?».

Lerry mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite, come se quello che ho appena fatto l'avesse turbato più di quanto avrebbe dovuto. Ma va bene così, renderò la situazione un po' più drammatica di quello che in realtà è stata.

«Che mi prende?! Siete degli amici di merda, mi avete lasciata da sola, in mezzo al campo, con il mio stupido taccuino tra le mani e come se non bastasse al capitano è venuta la brillante idea di umiliarmi».

Le facce di Lerry e Norah in questo momento sono qualcosa di indescrivibile, a stento riesco a trattenere un sorriso, non sapevo di avere delle doti attoriali così marcate. Il fatto che i miei amici non dicano una parola però mi sta preoccupando. Lerry mi fa un cenno con un dito e indica proprio alle mie spalle. Non c'è bisogno di voltarmi, so benissimo chi si trova dietro di me, spero solo di sbagliarmi.

«Umiliata? Non penso di aver detto nulla di male bellezza. Spero che questo serva a farmi perdonare».

Austin Turner, di nuovo, per la terza volta di fila. Questo si che è un brutto scherzo del fato, non potrebbe essere altrimenti. Prendo il bicchiere che mi porge e senza esitare lo porto alle labbra e come ho fatto con il bicchiere precedente butto giù in un sorso. Me ne pento nell'attimo successivo, questa non era di certo una bevanda energetica.

«Vacci piano bellezza, non vorrei che ti ubriacassi e che finissi barcollante in mezzo al parcheggio».

Gli rivolgo lo sguardo più truce di cui sono capace, Austin in tutta risposta alza le mani in segno di resa. E prima di andarsene saluta i miei amici con un cenno del capo.

«Questo è sicuramente un buon inizio Sher, davvero un buon inizio».

Lerry mi da due pacche sulla spalla e io mi scrollo la sua mano di dosso. So benissimo che si riferisce all'articolo, ma farmi passare per la cretina del villaggio non era di certo il modo che avevo in mente per approcciarmi al capitano della squadra.

Bella mossa Sherlin, bella mossa.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top