CAPITOLO 16
CAPITOLO 16
Sherlin
Asutin striscia sul letto e si appoggia alla testiera come se fosse a casa sua. Il ghigno che ha sul volto non mi piace affatto. Mi posa le labbra sul collo e non posso fare a meno che lasciarmi andare ad una risata, soffro il solletico e il capitano ha capito bene che la sua bocca, nel punto che sta torturando, provoca in me sensazioni alle quali non so dire di no. Quando si scosta da me, lo ringrazio mentalmente, perché nella posizione in cui siamo, riesco ad ammirare il suo volto perfetto. Mi getto su di lui a cavalcioni, nessuna esitazione, nessun pensiero, ho semplicemente bisogno delle sue labbra sulle mie. Austin ha un profumo fantastico, delizioso, mi fa letteralmente impazzire. Turner mi fa rotolare sulla schiena ed ora è lui a condurre il gioco. Dai pantaloni eleganti posso vedere la sua erezione dura contro il tessuto, cerco di afferrare il suo membro ma lui non me lo permette bloccandomi la mano. Metto il broncio, odio il fatto che anche a letto voglia comandare e decidere come si svolgeranno le cose. In questa situazione non so se guardarlo negli occhi o se continuare a tenere gli occhi fissi su quello che dovrebbe essere il mio premio dato l'aiuto che gli ho dato in questa giornata infernale. Facendomi passare una mano lenta su tutto il corpo, Austin arriva all'altezza dei capezzoli, coperti ancora dal tessuto leggero del vestito, e inizia a torturarli. Mi dimeno sotto il suo tocco cercando di allacciare le gambe al suo bacino per farlo avvicinare ancora di più a me. Il capitano però mi spinge sul materasso tenendomi ferma per i fianchi e capisco le sue intenzioni quando insinua le mani esperte sotto il mio vestito. Quando afferra il perizoma per sfilarmelo trattengo il respiro pronta ad accogliere il piacere che sta per provocarmi la sua lingua nel mio punto più sensibile. Prima di nascondersi sotto la stoffa dell'abito Austin mi guarda e si lecca la bocca con fare sensuale. Guardo il soffitto e attendo di sentire la sua bocca sulla mia intimità.
Ma niente da fare, quella sensazione non arriva.
Mi sveglio nel mio letto, incredula che la mia testa sia stata capace di generare un sogno del genere. Dopo il pranzo per il suo compleanno Austin ha voluto prendersi del tempo per se e io non ho potuto fare altro che accettare la sua scelta, immagino che quando sarà pronto si farà vivo. O almeno è quello che spero.
Ci siamo, il momento di parlare con Lerry è arrivato. Seduta alla scrivania della redazione rileggo gli appunti per l'articolo da prima pagina. Se dovessi ragionare con lo spirito giornalistico direi che tutto il materiale che sono riuscita a raccogliere su Austin Turner è più che buono per scrivere uno di quegli articoli che il giornale universitario si ricorderebbe per anni. Se invece devo pensare come farebbe la vera me, tutto ciò che ho scritto è talmente personale che non dovrebbe essere esposto nella pubblica piazza, soprattutto se questa è formata da studenti che non vedono l'ora di vedere crollare la stella del football, probabilmente è tutta una questione di invidia la loro. Ho provato ad andare contro a quello che sento, ma non sono disposta a sporcarmi tanto le mani e la coscienza fino a questo punto. Quando ho fatto presente a Norah la mia decisione finale, è stata ben contenta di stringermi in un abbraccio. So che Lerry non accetterà la mia decisione con tanta altra felicità, anzi, sono certa che mi caccerà via dal giornale, ma, arrivati a questo punto, sono disposta a prendermi questo rischio. Almeno per sta volta, almeno per oggi, Sherlin Mitchell si prenderà la libertà di ragionare come una ragazza di vent'anni che si è presa una piccola cotta per il capitano della squadra di football.
Non so perché sto ancora sistemando le frasi che ho scritto, probabilmente è colpa del mio senso critico, che soprattutto sui miei lavori, è sempre in prima linea. "Peccato" che tutto questo materiale finirà nella cartella delle cose mai pubblicate.
Sposto la pagina di testo sulla cartella "Bozze articoli" e attendo l'arrivo di Lerry in redazione. Sembra che oggi, nessuno si sia preso la briga di lavorare in studio, o forse, tutti stanno lavorando al prossimo numero e non vengono a perdere tempo extra qui come invece sto facendo io.
«Ehi pare che siamo soli». La voce di Lerry mi desta dai miei pensieri.
«Ciao, volevo giusto parlarti». Dico secca prima che il mio caporedattore possa raggirarmi con le sue solite prediche.
«Ti ascolto».
«Volevo semplicemente dirti che ti ringrazio per l'opportunità che mi hai dato, insomma, chiunque aspiri a fare bella figura con la professoressa Lee, sarebbe onorato di avere la prima pagina».
«Vai avanti». Mi intima, non appena prendo respiro, con sguardo di uno che la sa lunga.
«Senti Ler, ti parlo da amica perché in questa circostanza non posso fare altro che questo. Non userò giri di parole per dirti che ho preso la decisione di non scrivere l'articolo. Ci ho provato, te lo giuro, sono stata subdola, meschina, bugiarda, ma questo carattere non fa parte di me. Grazie a questo lavoro ho capito che genere di giornalista voglio essere, non ho proprio intenzione di avvicinarmi alle perone per scovare i loro lati più deboli per poi giustiziarle nella pubblica piazza. La scrittura può essere un arma e io non voglio usarla come tale».
«Prima che tu possa continuare con le tue stronzate da ragazzina che non ha capito quanto importante sia questo giornale per tutti quelli che ci lavorano, voglio dirti una cosa. Non ti caccerò via solo perché tengo alla tua amicizia più di quanto tu possa immaginare, ma ti dirò anche che mi hai deluso Mitchell, pensavo che dandoti la prima pagina ti saresti messa in gioco, come fai la maggior parte delle volte. Non potevo di certo immaginare che come tutte le oche che si aggirano per questo campus anche tu come loro avresti preso una sbandata per il capitano dei Falchi. Detto questo, io non so più che altro dirti, per questa edizione sei esonerata dall'incarico, spero che per il prossimo numero tu possa rimetterti in gioco, farò maggior attenzione agli articoli da affidarti». Le parole di Lerry sono dure, ma anche giuste. L'unico punto su cui non sono d'accordo è quando mi paragona ad altre ragazze che prima di me sono cadute ai piedi di Austin Turner. Il nonno del capitano, Lerry, persino Norah non mancano mai di farmi presente quanto questo ragazzo è un don Giovanni, ma come ho già detto, il rischio c'è, ne sono consapevole e lo prenderò per quello che è, poi come finirà, lo scoprirò solo vivendo.
Tutto un tratto, senza che io abbia modo di controbattere, le luci della redazione si spengono all'improvviso e seguite a loro anche lo schermo del mio computer. Un silenzio tombale invade la stanza. Confusa guardo Lerry, che si appresta a toccare il mouse del computer per vedere se funziona, ma niente. Sembra che ci sia appena stata tolta la corrente. È tardo pomeriggio, il sole è calato ormai da un po', solo le luci di emergenza gettano una luce sulla stanza e sul volto di Lerry che è sorpreso quanto me. Nonostante la tensione del momento io e il mio amico scoppiamo a ridere e ringrazio il black out per avermi salvata da questa situazione orrenda.
«Ci penso io, tu sei vuoi puoi andare». Dice Lerry avviandosi alla porta per raggiungere il generatore di corrente.
«Ler, è tutto apposto tra noi?». Chiedo insicura prendendo le mie cose per andare a casa.
«Si Sher, va tutto bene, ora vai, ho degli articoli da correggere».
Senza aggiungere altro gli faccio il saluto militare in segno scherzoso e mi guadagno un debole sorriso da parte sua. Poteva andare molto peggio di così.
Una volta uscita dall'università prendo una boccata d'aria e quasi non mi metto ad urlare per la felicità che provo in questo momento, mi sono tolta un peso enorme dalla coscienze e non posso essere più felice di così.
Due settimane dopo
Le cose tra me e il capitano vanno a gonfie vele, non so bene se ci stiamo frequentando come una coppia o se per il momento ci va bene definirci amici con benefici. Non so per quale motivo, ma quando ci troviamo in momenti intimi, Austin non si spinge mai troppo oltre, infatti i nostri rapporti non sono mai arrivati ad essere completi. Probabilmente non si fida di me, o forse non vuole illudermi come fa con la maggior parte delle ragazze che si porta a letto. Durante queste settimane, in cui ho abbandonato l'idea dell'articolo, ho cercato di vivere ogni momento per come mi si è presentato, senza fare troppi programmi o congetture strane.
Oggi è un pomeriggio tranquillo, io e il capitano abbiamo deciso di uscire dalla confraternita, dove siamo soliti intrattenerci, in quelle che sua nonno chiamerebbe "porcherie", per andare a fare un passeggiata per il campus.
Siamo seduti su una panchina, circondati dal prato verde e dal calore del sole che filtra tra le foglie degli alberi. Nonostante la sua facciata da cattivo ragazzo introverso, Austin in queste settimane ha saputo regalarmi un lato di se più rilassato e amichevole. Incredibile ma vero, ho scoperto che ha una passione per la letteratura inglese e per i film, cosa che non avrei potuto neanche lontanamente immaginare è che i nostri gusti non sono affatto incompatibili, anzi.
«Bellezza io devo andare ad allenarmi». Mi dice guardando l'orologio che porta al polso.
«Va bene, io andrò a studiare letteratura per il test di fine corso». È una bugia, ovviamente ho già studiato tutto, ma non voglio passare per una che trascorre il suo tempo a guardare serie TV mangiando pizza in divano, davanti agli occhi di questo dio greco.
Io e Austin ci alziamo dalla panchina, ci salutiamo e ci diamo appuntamento a domani mattina davanti al mio armadietto come ormai succede da settimane. Abbiamo una nostra routine e ogni santo giorno Norah mi ricorda che sto vivendo il sogno di ogni ragazza della East River.
Quando suona la sveglia, mi ricorda che un nuovo giorno è iniziato, non posso fare altro che portarmi il cuscino sopra la testa e ignorarla per quanto mi sia possibile. Sono esausta, le lezioni di questo semestre mi stanno uccidendo lentamente. Guardo l'ora sono le otto, ho mezz'ora di tempo per rendermi presentabile. Vado in bagno e non mi preoccupo nemmeno di aprire gli occhi, per fortuna i miei piedi ricordano bene la strada. Mi tenevo questa pipì lunghissima da tutta la notte, ora mi sento molto più leggera. Vado in cucina a farmi una tazza di caffè e non ci metto lo zucchero in modo tale che il mio corpo possa riprendere a funzionare non a rallentatore.
Otto e venti, per fortuna non sono una che ci mette molto a prepararsi. Mi guardo allo specchio un ultima volta e mi tiro due schiaffi in faccia per capire se il caffè ha fatto effetto. Sono decisamente sveglia, ma ho due occhiaie che nemmeno il correttore è riuscito a coprire, non me ne curo e esco di casa senza soffermarmi oltre. Salgo in macchina di Norah e ci dirigiamo al campus.
Siamo in anticipo ma vado comunque all'armadietto per appoggiare un po' di libri che non mi serviranno per le lezioni di oggi. Mi sorprende vedere che una copia del giornale universitario è piegata e inserita tra le fessure di areazione. Prendo il giornale e guardo Norah contenta di avere tra le mani la nuova edizione del East River Journal. Il mio sorriso, però, si spegne nel momento in cui leggo il titolo in prima pagina.
Ora dubito anche io di avere problemi respiratori. Le mani mi tremano e non posso fare altro che stringermi alle pagine di giornale che tengo in mano. Gli occhi di Norah saettano alle mie spalle e immagino, a causa del suo sguardo preoccupato, che dietro di me stia arrivando una furia.
La voce di Austin mi arriva dritta dietro all'orecchio, come se lui fosse pronto a sbranarmi da un momento all'altro.
«Si può sapere che cos'è questa merda?!».
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