Vox Aeterna
Questo è il racconto di un viaggio
da cui non farò mai ritorno
Perché i miei piedi poggiano su un suolo
che pare eterno
Nei miei pensieri
Potranno anche non essere veritieri
Ma rimbomba e richiama l'eco
di un sogno antico
E io non posso resistere all'immensità
di ciò che è passato
E all'intensità del sole
Che picchietta sul purpureo loco
Gridando al cielo azzurro
affinché il rosso venga ascoltato
E dunque ascolto
Parlano i busti, e i pilastri
Sibilano le strade petrose
D'un mondo testimoniato lassù dagli astri
Civiltà che Fu
Imprimendo sulla terra il prestigio e l'ingegno
Laddove le sue vie arrivarono
E altrove
Batte il sole sulla granata area
Ricordando a chi passa le strade e le botteghe
Ed il loro dinamismo, che ora tace
Lasciando immaginare come all'occhio piace
E intanto m'incammino
strascicando i miei drappi
Leggera
Rivengo le effigi di eroi e fanciulle
E al di là, in cima al colle
Odo un suono dolce come il mare
Inonda il sole l'urbe rossastra
Riportando in vita glorie e conquiste
Il foro è dove tutto s'incastra
Illustri discorsi e novelle nefaste
Un crogiolo di popoli congiunti all'Impero
Delle proprie origini memore e fiero
Lassù sul colle il cantore fonde
Come un fabbro le note, percuote il pensiero
Teatro di scontri e grandi cerimonie
Rammenta il folclore bruto e guerriero
Bagni termali, feste e baldorie
Quivi nessuno si sente straniero
Saluta il sole le ruine vermiglie
In scomodi palazzi dimoravan famiglie
Baciato dagli dei chi viveva agiato
Laddove è malsano e malfamato
Caddero vite e crollarono mura
Invasori non ebbero alcuna premura
Grandezza al suo termine, labile speranza
Neanche il tempo per una buona pietanza
Giacché col vento corsi fugace
E la brezza che ora accarezza la mia pelle
Mi solleva il manto a guisa rapace
E m'invita a tacere
Quando il sole tramonta
La sabbia si alza divorando ciò che trova
Le bianche statue mutilate
e impassibili
Allora mi troverete pensosa
Con il candido mento che sulla mano posa
Silenzio. Ascoltate
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