Phoenicia ovvero la Fenice (e la Via Lattea sulla quale cammino)
Cara infanzia, non lasciarmi andare
Ancora del tuo latte mi rimane il sapore
Sulle cime nevose già spente ormai
Passato lo spettro del nefasto calore
Purpurea la terra sulla quale calpesto
Racconta storie di fughe e conquiste
Tra levante e ponente, un grande impasto
Sul suolo antico splendore è rimasto
Ma erbe acerbe non si son più viste
Attorno a me pallore e silenzio
Di un popolo a cui manca acqua e vento
Permane l'ulivo, stanco e scontento
E tuttora le ferite fomentano il dolore
E si fan sentire avarizia e onore
Danzano sulle ceneri i custodi del fuoco
La guerra per loro è un grande affare
Principi oscuri sono alle porte
Da te pretendono vita e morte
Avvolto in catene, tradito dalla gente
Lasciarti non posso, mio splendido diamante
Ma ancora io sogno la luna crescente
Presto tornerà la limpida sorgente
Qui il tricolore è sempre presente
Ma ardono i cuori per la dama d'Oriente
Il tuo sangue invano non è stato versato
Neve e melograno, pacifico e rinato
Grandezza tua biblica, di certo non casuale
Il Cedro del Levante resterà immortale
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I motivi per cui ho pubblicato nuovamente questa poesia, in questa raccolta, sono illustrati nel commento che vedete qui a fianco
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