Intervista all'autore


Buongiorno, per intervista all'autore oggi ospite di MartinaGhirardello una delle vincitrici del Wattys, Gufetta25

Buon proseguimento. 


Bentrovati a tutti, siamo entusiaste del calore che avete dimostrato nei confronti di questo nostro progetto, pertanto vi ringraziamo del sostegno, continuando a lavorare al massimo delle nostre possibilità. Come sapete, il mondo di Wattpad non è solamente un'inesauribile fonte di storie da leggere e amare, ma consente anche di dialogare con autori più esperti di noi, per crescere grazie ai loro consigli. Vi proponiamo dunque l'intervista a Gufetta25, che ha vinto il concorso "The Wattys" con il suo "We'll never lose each other", perché tutte noi possiamo fare tesoro della sua esperienza, oltre che conoscere più a fondo quei romanzi che hanno visto e continuano a vedere i posti più alti della classifica di Wattpad.

Buona lettura!

1. Ciao Gufetta, grazie per la disponibilità, gli autori sono per noi delle preziose risorse. Prima di tutto vorrei chiederti qualcosa riguardo il tuo pseudonimo, ci vuoi raccontare il motivo della tua scelta? Vuoi rivelare il tuo nome o preferisci rimanere in incognito?

Ciao Martina, ciao mondo di Babbette, inizio col ringraziarvi per questa grande opportunità. È un onore ed un piacere essere in vostra compagnia e soprattutto prender parte a questo magnifico progetto, svelandovi un po' di me e delle mie storie, con la speranza di non annoiarvi!

Allora iniziamo J. Il mio pseudonimo può avere mille e infinite interpretazioni. Principalmente l'ho scelto per la mia passione per i gufi e le civette. Chiarisco: non sono un amante dell'animale in quanto tale, ma piuttosto di tutta la magia, il mito e la superstizione che c'è dietro questa creatura silenziosa.

Animale magico e avito, in quasi tutte le culture antiche il gufo è considerato un vero e proprio figlio della notte, e già questo basterebbe a giustificare la mia scelta, in quanto anch'io posso considerarmi una 'figlia della notte'.

Prediligo la notte, per tutto. È il mio momento preferito della giornata, quello in cui la fantasia raggiunge i massimi livelli e l'ispirazione bussa maggiormente alle porte del mio cervello. D'altronde è di notte che si hanno le idee più folli, vero? :D

Un secondo motivo che mi ha portata a scegliere questo pseudonimo è il simbolo di saggezza e conoscenza connaturato con l'animale in questione. Nelle fiabe classiche il gufo è molto spesso rappresentato come un saggio che dispensa buoni consigli e aiuta l'eroe a risolvere tutti i suoi problemi . Una figura rassicurante e dal sapere illimitato. Quest'ottica sta un po' a riassumere quello che mi ripropongo di fare come autrice.

Quello che infondo, tutte noi autrici, miriamo a fare. Siamo un tramite fra le nostre storie e i vostri occhi, quelli che scorrendo fra le pagine, e in tal caso, parlando di wattpad, in lungo e largo su uno schermo illuminato, immaginano la storia a proprio piacimento, scoprendola pian piano e innamorandosene così improvvisamente fra una parola e l'altra. Proprio come il gufo, il mio intento è quello di riuscire ad essere una portatrice di un qual tipo di saggezza. Ovviamente è una saggezza soggettiva che si traveste delle mie storie e dei miei personaggi, dei contesti e dei cliché che racconto in ognuna di esse.

È un po' come essere una nuova specie di gufo, dai.

Una gufa, piccola e raziocinante, che attraverso il suo punto di vista e le sue storie cerca di emozionare e far sognare le sue lettrici J.

Il discorso e l'analogia sarà un po' complessa, ma mi sembra piuttosto ovvio, secondo il mio modesto parere, il collegamento intercorrente fra l'animale e la figura di autrice. Proprio come il gufo con la sua saggezza si fa mezzo di comunicazione, noi scrittrici a nostra volta mettiamo le nostre conoscenze su carta e fogli word per dar vita a racconti del più svariato genere.

Infine il numero 25 sta solo ad indicare una data davvero importante per me. Quella di fidanzamento, ovviamente! Ahahah!

Inizialmente ho scelto un nickname che si discostasse molto dal mio vero nome per restare nell'anonimato. Ammetto che pur avendo scritto per la maggior parte dei miei anni, non ho mai fatto conoscere o leggere una mia 'opera' alle persone a me più care, tenendole segretamente nascoste in posti introvabili. Il tutto per un semplice e futile motivo: vergogna. Tanta e pura vergogna.

Quindi, sì sono molto restia a parlare di me e a farmi conoscere, ma già da qualche tempo per una challenge e varie e vere amicizie nate proprio su questa magnifica piattaforma il mio nome non è più un segreto, quindi può essere tranquillamente svelato pubblicamente.

Mi chiamo Debora, ma non vi svelerò altro. Scherzo J.

2. Ciò che mi ha molto colpito del tuo romanzo "It's you all that I need" è che ne stai facendo una completa riscrittura, che, peraltro, è ciò che dovrei fare io con il mio "Fiori di campo" e qui bisogna armarsi di pazienza. Cosa ti ha spinto a redigerne una seconda stesura e cosa hai ritenuto di dover modificare?

It's you all that I need, la mia seconda storia, è nata improvvisamente con un lampo di ispirazione che mi ha fatto buttar giù un prologo e un antefatto in tempi davvero brevi. Per il resto però, poi, è stata a lungo trascurata per motivi di vere e proprie mancanze di idee.

C'era l'idea generale, c'erano i protagonisti, un angelo e un diavolo nel senso letterale dei termini, ma il resto era tutto una vera e propria incognita.

Solo dopo parecchi capitoli iniziali scritti quasi a singhiozzi, le idee hanno incominciato a palesarsi in modo più chiaro e definitivo. Solo dopo un po' sono riuscita a mettere insieme i pezzi e a farne una storia completa a 360°. Purtroppo la mancanza di basi solide e l'abitudine a scrivere capitoli solo quando l'ispirazione era ai massimi livelli ha reso il complesso un po' 'disastroso'. Alcuni capitoli erano scritti di getto e gli errori erano davvero troppi, inoltre ho iniziato a scrivere la storia dal punto di vista di Aurora, volendo, a differenza della mia prima storia, portarla a termine parlando solo per la protagonista, ma già dal secondo capitolo descrivendo il protagonista maschile mi sono ritrovata a maggior agio a scrivere di lui che l'alternanza dei due POV in alcuni capitoli era diventata confusionaria e davvero troppo altalenante.

Così, nell'indecisione di rendere tutto solo dal POV di Aurora o dal POV di Daniel, ho preso il toro per le corna e ho deciso di fare completamente una nuova stesura in terza persona, in modo da avere più facilità a trattare entrambi i Pov e soprattutto per legarla anche dal punto di vista di forma e sintassi al suo sequel, Hold your Breath.

Sì, la riscrittura o anche solo la revisione di una storia comporta tanta pazienza e soprattutto richiede tanto tempo libero per rileggere, correggere gli errori e rivedere particolari periodi mal resi.

Ciò che mi ha spinto a trovare fra i diversi impegni il tempo di farlo è stato il non riuscire più a tollerare il disordine della storia.

Aurora e Daniel hanno una quadro finalmente definito nella mia mente e rivedere continuamente la loro storia tra strafalconi e discorsi confusionari rovinava davvero il tutto, rendendo magari difficile per alcuni immergersi nella lettura e per altri continuare a leggerla.

Fortunatamente la storia, fin dal principio, ha avuto un enorme successo e questo sta a significare che probabilmente del buono in essa c'è. Lasciare che la forma ne fosse la rovina era un gran peccato.

Amo quello che scrivo e amo che quello che scrivo arrivi a pieno al lettore con un linguaggio semplice, scorrevole e coinvolgente, quindi mi sono indirizzata maggiormente sulle parti più complesse e magari poco comprensibili per renderle più facili ed immediate. Ho eliminato i salti fra prima e seconda persona prediligendone solo una, quella che meglio mi permette di raccontare pensieri e azioni dal punto di vista sia dei personaggi principali che di terzi. E inoltre, una volta conosciuti a tutto tondo i miei personaggi, ho introdotto piccoli elementi o scene di novità che possano arricchire la storia e la loro descrizione.

3. Mi sono complimentata con te non appena ho visto i risultati di The Wattys, come hai vissuto questa vittoria e perché credi che la tua storia abbia avuto quel pizzico in più delle altre?

Il primo messaggio che ho letto sui Wattys è stato proprio il tuo. Quindi sei stata tu a dirmi la notizia in realtà J. Solo dopo aver letto il tuo messaggio incredula ho realizzato di averne ricevuto anche uno da WattysIT. Sono un caso umano, lo so xD.

Non mi aspettavo di vincere e, anche se può risultare una frase artefatta, sono sincera.

Tempo prima ho affiancato al titolo della mia storia l'hashtag Wattys2016 solo perché avevo letto che per partecipare bisognava metterlo; solo in seguito ho scoperto che era una frottola madornale e che per di più il concorso non era neanche iniziato.

È stato a giugno poi che il profilo WattysIT ha iniziato a dare istruzioni sul concorso e ad aprirlo per davvero. Ho deciso di partecipare rispettando, in questo caso, le vere regole, ma mai avrei pensato di risultare davvero fra i vincitori.

C'è gente che si è data da fare per promuovere la propria storia, vi è stata una lotta all'ultimo hashtag su twitter per designare la storia vincitrice, mentre io fino all'ultimo non sapevo che c'era bisogno di 'promuoversi' e così chiuso il concorso ho pensato «Tranquilla, non vincerai mai». E invece...

La vittoria e il riconoscimento è arrivato, ma questo solo grazie a tutte le persone che hanno creduto e amato la mia storia, grazie a tutti coloro che si sono lasciati trasportare dalla magia di Meghan e Colin.

È alle mie lettrici che devo tutto. Loro mi hanno permesso di vincere un premio al concorso di scrittura online più famoso del mondo e la mia gratitudine non sarà mai abbastanza.

Come ho vissuto questa vittoria? Beh parliamo dei Wattys appunto, uno dei concorsi più conosciuto e acclamato del mondo di Wattpad, ci sono autrici che ne hanno fatto un trampolino di lancio, e io non potrei essere più entusiasta di questa vittoria.

Per una ragazza come me, che vuole fare della scrittura un mondo e un futuro, un riconoscimento del genere è la realizzazione di un sogno, il compimento di un primo passo verso una meta tanto ambita.

Mmh non penso che la mia storia sia migliore delle altre o abbia qualcosa in più delle altre. Ogni romanzo racconta una storia, bella o brutta che sia, ed ora come ora, in un mondo pieno di libri dei più svariati generi, scrivere una storia che lascia il segno è davvero difficile. Incappare nel soliti cliché e nella mancanza di originalità è davvero facile. Con We'll never lose each other ho semplicemente cercato di rappresentare qualcosa di diverso, una commedia romantica che non cadesse nella banalità, ma che fosse scorrevole e leggera da leggere. Una storia che insieme al presente dei personaggi porti a conoscere anche il loro passato, i loro retroscena, i cosiddetti scheletri nell'armadio. Attraverso i Meghan e Colin del presente prendiamo conoscenza dei Meghan e Colin del passato e di ciò che li ha portati ad essere quelli di oggi.

Penso che, probabilmente, l'equilibrio fra presente e passato sia il pizzico in più. I flashback, che rappresentano una vera e propria macchina del tempo, potrebbero essere l'elemento che rende We'll never lose each other una storia meno monotona J.

4. Raccontaci un po' il dietro alle quinte dei tuoi romanzi: da dove nascono le storie, le ambientazioni, i personaggi? Ma soprattutto, perché sono nati?

Le mie storie nascono dalla mia pazza fantasia. Spesso, nelle più piccole cose della quotidianità, vedo lo spunto per una storia e se l'idea è buona cerco di studiarla e articolarla a tutto tondo.

Non ci sono motivi seri e ben precisi che mi hanno portato a scrivere We'll never lose each other, It's you all that I need o la più recente Il filo del destino, ma se nello specifico vogliamo trovare un incipit, We'll never lose each other è stata eventualmente influenzata dall'organizzazione del matrimonio di mia sorella. Vedere in prima persona con lei location, bomboniere, scegliere partecipazioni e quanto altro mi ha permesso di entrare nel pieno del contesto e riuscire così a riportarlo su carta, farlo proprio di Meghan.

Inserirci Colin e tutta la loro storia è venuto spontaneo. Una wedding planner di successo come lei non poteva che incappare nell'organizzazione del matrimonio dell' uomo del suo passato, del suo primo ed unico amore. I vari flashback poi sono stati la ciliegina sulla torta. L'elemento che mi ha permesso di differenziare la storia.

It's you all that I need è stata una conseguenza di We'll never lose each other. Non potrebbe essere altrimenti parlando di Aurora James, la figlia di Meghan e Colin, e Daniel Myers, il figlio dei migliori amici dei primi.

Per questa storia e soprattutto per questi personaggi mi è venuto spontaneo giocare sui soliti ruoli del buono e cattivo, dell'angelo e del diavolo, del bad boy e la brava ragazza; d'altronde l'aspetto angelico di Aurora, coi suoi grandi occhi color del mare, non suggerisce immagine diversa, e Daniel non può che essere, di conseguenza, il rude, odioso e bellissimo menefreghista di cui tutte sono innamorate. L'ispirazione per questa storia, mi è ovviamente venuta dalla protagonista; fin da subito ho immaginato questa ragazza con due occhioni blu, come i mari più profondi, e proprio i suoi occhi sono stati il fulcro di tutto. Ho immaginato che occhi del genere avrebbero destabilizzato anche il più altezzoso e cinico del mondo e appunto il suo acerrimo nemico Daniel. La tematica del sogno e delle conseguenti scelte che Daniel fa in base ad essi è stata introdotta per rendere il cliché dell'amore e dell'odio meno un cliché xD.

Il filo rosso del Destino è ancora praticamente agli albori e l'ispirazione mi è venuta semplicemente guardando per la millesima volta un film di Rachel McAdams, The Vow.

Le ambientazioni, come le storie, sono di pura invenzione. In tutte le tre storie non compare un riferimento preciso al luogo, né il nome della città in cui i personaggi risiedono; inoltre tutti i luoghi, i pub, i locali sono inventati. Il non inserire riferimenti precisi è voluto, poiché non avendo molto viaggiato in vita mia mi sarebbe davvero di una complessità assurda descrivere luoghi o posti che non ho mai avuto modo di vedere, così lascio che sia la fantasia a parlare al posto dei miei occhi.

I personaggi nascono semplicemente da un mix di peculiarità che riscontro maggiormente in me stessa e nelle persone che mi sono accanto.

Meghan Reed, il mio primo personaggio, prende spunto principalmente da particolari del suo carattere che sono miei. La sua dolcezza e la sua testardaggine mi rispecchiano in pieno. Anche Aurora James mi rispecchia per quanto riguarda il suo incondizionato amore per l'amore.

Colin James e Daniel Myers sono, invece, in tutto e per tutto, chi per un motivo chi per un altro, gli uomini imperfetti con cui, quasi sicuramente, tutte hanno avuto a che fare o che tutte vorrebbero al loro fianco.

Il primo tormentato e solitario, il secondo bello e dannato reincarnano un po' il tipo di uomo, quasi bad boy, che intriga ognuna di noi.

L'ultima coppia, invece, Eveline Lane e Christopher Jones della recentissima storia Il filo del Destino, sono come Aurora e Daniel, due opposti che si attraggono e incastrano alla perfezione, lei esuberante e vitale, lui serio e programmatore. Anche loro sono nati per mettere in evidenza quanto la diversità leghi e sia punto di comunanza anche nel caso in cui si prendano in considerazioni due antipodi del mondo.

Perché sono nati? Bella domanda :D per puro caso?

Non so sinceramente come rispondere. So solo che un giorno ho avuto voglia e bisogno di raccontare una storia e con essa sono nati Meghan e Colin. Aurora e Daniel, poi, sono venuti di conseguenza ai primi, e come un domino, Eveline e Christopher in conseguenza ai secondi :D.

5. Infine una domanda di rito, che poniamo a tutti i nostri autori. Brevemente, anche se il tema è molto vasto, quali sono i tre consigli che ti sentiresti di dare a chi vuole tuffarsi nell'avventura dello scrivere?

Ah bene, adesso sì che incarno a pieno il mio pseudonimo trasformandomi nel famoso e saggio gufo di cui vi ho tanto parlato nella prima risposta :D.

Tre consigli... Mmh...

Come prima cosa il consiglio più spassionato che mi sento di darvi è quello di indurire la vostra corazza perché bisognerà sempre essere pronti a quello che tanti, ma davvero tanti avranno da dire su di noi e su quello che scriviamo e come lo scriviamo.

Siate diligenti, sì, ma allo stesso tempo siate resistenti e soprattutto strafottenti (nel senso buono del termine).

Ovviamente le critiche vanno accettate e sono le benvenute quando sono costruttive, ma per il resto non scendete a compromessi con nessuno, non obbligatevi a cambiare qualcosa solo perché qualcuno vuole leggerlo in un modo. Siate quello che scrivete e come lo scrivete. Sarà quello a parlare di voi.

Il secondo consiglio è quello di leggere. È sicuramente un consiglio già sentito e risentito, ma è quello che più di ogni altra cosa apre la mente, allenandola, e ci permette di arricchire il nostro vocabolario.

Ovviamente scrivere nella stessa misura è un'altrettanto ottimo allenamento.

Il terzo ed ultimo consiglio per chi vuole tuffarsi in questo mondo è quello di metterci cuore ad anima.

I sogni non si realizzano solo se lo si vuole, il mondo reale non è quasi mai una favola, per questo perseguite ogni obiettivo con la gusta perseveranza e la più intensa passione.


MartinaGhirardello,

autrice di "Fiori di campo".

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