The book of torture
Erano ancora lì i due soliti nemici: angelo e diavolo, una lotta che dura per sempre.
Il professor Downey si chinò nella sua direzione, facendole alzare le mani a mezz'aria indecisa se fermarlo o meno, ma non appena sfiorò il tessuto della sua maglietta ritrasse la mano.
Come ben sapete odiava essere toccato da lei, quasi come se avesse preso la peste.
Adorava ancora toccarla, percepire la paura sotto le sue dita, senza pensare a quella sensazione che andava e svaniva ogni volta che la toccava. Non si era mai permesso di picchiare una sua alunna, si, a volte era arrivato a tanto così e a volte si divertiva a farlo credere alle vittime, ma non aveva mai imposto tutta la sua forza sul corpo delle fragili studentesse della Walter High poiché era conscio del fatto che avrebbe potuto spezzare loro le ossa come niente fosse e, sinceramente, non gli andava di farlo.
Solo che era così arrabbiato con Faith Davis per quello che aveva fatto che a stento si trattenne dal farlo, anche se la sua mano fremeva per darle almeno uno schiaffo.
Lo so, è brutto dire così vero?
Ma vi ricordo che siete sempre voi quelli che sotto sotto amate vedere una persona di per sé forte vantarsi della propria forza, imponendosi sugli altri.
Non vi appaga la violenza?
Guardate dentro di voi e so già che la risposta sarà ovvia più dell'ovvio...ma torniamo a noi.
-Siediti sulla scrivania.
Faith invece scattò verso sinistra per scappare in infermiera più veloce del vento, ma Downey la prese per i fianchi e la fece sedere sul fresco legno. Continuò a dimenarsi, arrivando addirittura a colpire con deboli pugni il petto del professore che le teneva le braccia, cercando di calmarla.
Non voleva arrivare a toccarle il livido, pigiando le dita dentro la pelle, facendola urlare di dolore contro la sua mano premuta sulla bocca, ma lo fece.
-Per favore Davis, non puoi essere così terrorizzata.
Tolse la presa dal livido e dalla bocca.
Faith in risposta spalancò la bocca per piegarsi in avanti in un urlo che non produsse alcun suono, solo il singhiozzo continuo che faceva ballare il suo cuore.
Perfino la coltre nera che ricopriva Downey trovò un raggio di luce quando la vide rannicchiarsi con movimenti sconnessi sulla sua scrivania che mai aveva ospitato tanto dolore.
-Ehi, guardami.
Le prese le guance dolcemente, facendola rassegnare al suo destino mentre sentiva i graffi e le ferite sporcargli le mani di sangue e calore. La fissò a lungo, ma non riuscì più ad ottenere quello sprazzo di fiducia nei due cieli.
-Ascoltami bene quando ti dico che non intendo violentarti, altrimenti l'avrei già fatto non credi Davis?
La biondina fece i dovuti calcoli di probabilità che quella frase fosse vera, ma la sua calcolatrice mentale rispose con una banale scusa dove diceva che non c'erano soluzioni per quel problema. Provò equazioni su tutti i quattro anni con Downey il terribile, disegnò la geometria analitica come un dipinto per essere sicura al cento per cento, ma ancora la risoluzione non si trovava.
Come se si fosse svegliato da una trance staccò le mani, afferrando da terra il librone.
-Devi solo leggerlo per me.
Faith aveva la macabra sensazione che lui lo sapesse a memoria.
Aprì il libro e un lunga lista che riportava per filo e per segno ogni tipo di tortura usata dagli uomini medioevali. La voce della ragazza andava a rompersi sempre di più mentre proseguiva quella tetra lettura, rabbrividendo quando era costretta a leggere ad alta voce cose che nessuno dovrebbe anche solo pensare.
Provò disgusto per certe cose, quasi vomitò su quelle pagine pregne di quanto possa far schifo l'essere umano.
Downey intanto girava per l'ufficio, grattandosi la leggera barba che ricopriva quella mascella un po' squadrata,
cercando di reprimere l'impulso di prendere e bruciare nell'inferno quel maledetto libro.
Non gli piaceva, lo odiava, ma ogni volta ascoltava le voci dei puniti strozzarsi e piangere quando arrivavano a leggere il vero degrado dell'umanità, difatti provò un pugno al cuore quando sentì Faith piangere mentre leggeva.
Era disgustata e indignata, provava un dispiacere immenso per tutte quelle persone che avevano subito tutto quel male e malvagità. Si sentiva parte dei cattivi leggendo quel libro, ricordandosi di come aveva ridotto il volto di Hannah.
Più leggeva e più si rendeva conto di quanto le avesse fatto male, di come era stata stupida e cieca a fregarsene di quelle lacrime che la ribelle stava versando durante il duello.
-Nonostante tutto...
-La miglior tortura è e rimane quella psicologica.
Concluse la frase Downey, scatenando tante emozioni in lei.
Allora lui quando faceva lo stronzo lo faceva per torturarli, perché era così macabro e violento con tutti. Lo rivide giocare con l'arroganza più pericolosa per poi giudicare proprio gli arroganti. Lo rivide urlare contro i suoi alunni, terrorizzare le loro menti già addestrate al peggio al solo sentirlo nominare.
Quell'uomo andava fermato, prima è meglio è.
Faith Davis rimase in silenzio senza sapere cosa dire.
Mr Downey le si avvicinò, aiutandola a scendere dalla scrivania.
Inclinò la testa e sorrise, un sorriso senza un significato.
-Hai capito cosa hai fatto ad Hannah Standall?
E un altro sprazzo di luce la investì quando realizzò che l'uomo invece li trattava da cani solo per far capire quanto fosse ingiusta la violenza verbale e fisica. Forse li stava curando usando la malattia stessa. Forse dimostrando di cosa era capace li stava invitando a scegliere una strada diversa dalla sua.
Forse si era sacrificato per dar loro la possibilità di essere ancora umani.
Faith Davis non seppe a quale parte credere, così come Downey non seppe capire se la studentessa fosse pura o sporca di pregiudizi.
Aprì la porta, indicandole di scappare.
-Vai in infermeria, parleremo con il preside e con i tuoi genitori.
Strinse i pugni sull'ultima parola.
-Spero che tu venga sospesa.
Ridacchiò lui, facendole abbassare lo sguardo mentre con un piccolo sgambetto la fece inciampare appena prima di chiuderla fuori dal suo ufficio con un ultimo, problematico e complesso sorriso.
Solo quando Faith aprì gli occhi realizzò che lei il dolore fisico l'aveva già provato quasi quanto quello mentale, e allora capì che il libro delle torture non era solo in quella stanza, ma in tutto il mondo.
*si, da domani guai a tutto spiano. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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