On The Side Of The Angels
-Bene..uhm...che cosa vuoi sapere?
Chiese il professor Downey, lasciando penzolare le gambe giù dal tetto, appoggiando le mani dietro la schiena per darsi equilibrio. Faith cercò di non pensare a nulla, per sbaglio guardò il suo bacino ricordandosi di come lo muoveva per speronarla con insistenza.
Non trovò né rimorso né pentimento in ciò che avevano fatto, dopotutto la fine è vicina.
Guardò le stelle, iniziando a capirne la saggezza.
C'erano due stelle più luminose di tutte, le uniche due persone che ci avevano rimesso per far continuare la loro storia.
-Hannah Standall.
Le parole chiave che fecero abbassare l'umore di Robert di un bel pò, facendogli stringere i pugni.
-C'è stato il funerale mentre tu eri svenuta, i genitori erano distrutti ovviamente. Si trasferiscono al nord.
Faith Davis voleva di più, doveva sapere, doveva togliersi quel peso dallo stomaco che l'ancorava a terra proprio quando l'angelo voleva spiccare il volo.
-Voglio sapere perché si è suicidata, è colpa della vostra relazione?
Pensò a tutto, tranne a quella risposta.
-Mentre stavamo insieme mi raccontava sempre delle sue brutte esperienze, che faceva tanto la bulla ma in realtà lo faceva per colmare un vuoto. Credimi, era davvero depressa quando è venuta a fare le punizioni da me, e io l'ho aiutata a superare il trauma.
Si fermò un secondo, era difficile da confessare.
-Nessuno la capiva, si sentiva diversa come ogni adolescente. Non ha mai avuto nessuno, i suoi genitori assenti.
Rob non voleva più andare avanti a parlare, c'era un nodo in gola che si era stretto da bloccare la sua voce. Faith si sporse di più verso di lui, cercando di essere minacciosa ma l'uomo colse la palla al balzo e si avvicinò a lei, sorridendo con fare superiore.
Il naso della ragazza sfiorava le labbra di lui da quanto erano vicini, Downey teneva gli occhi abbassati e respirava sulla sua pelle facendola rabbrividire.
-Non è una ragione per suicidarsi.
Alzò un sopracciglio, allungando una mano per artigliarle un fianco dopo essere entrato più in confidenza con lei.
-Sicura?
Lo spintonò per allontanarlo, lamentandosi di dirle la verità e in quel momento non poteva più sviare il discorso.
Chinò il capo.
-Io non l'amavo, ho fatto solo finta....giudicami pure per lo schifo che sono poiché volevo solo il suo corpo.
Faith chiuse gli occhi delusa, massaggiandosi le occhiaie con una mano mentre lasciò cadere un sospiro dalla sua bocca con disapprovazione.
-Poi quando suo nonno è morto, quando mi ha lasciato...è stato il colpo di grazia.
Lo guardò di lato, vedendo i suoi occhi bagnarsi sotto la luce delle stelle mentre le prime lacrime brillavano alla luce della notte.
-Non voglio più essere l'uomo che ero.
-E non lo sarai mai più.
Aggiunse lei, accoccolandosi sulle sue gambe, stendendosi in orizzontale su quel tetto piatto e potendo fissare solo e soltanto i suoi occhi limpidi e crespi dalle lacrime.
-Che altro vuoi sapere?
Le accarezzò con il pollice una guancia, leggero.
-Di quella notte, hai detto di ricordarla quando...quando mi hai q-quasi stupr..a.ta..
Disse con voce spezzata dal ricordo, irrigidendosi sentendolo muoversi sotto la sua testa per poi baciarle il viso con dolcezza.
-Mi dispiace anche per quello Faith, non ti meriti uno come me.
Rispose con la fronte incollata dal sudore su quella della biondina, tremando quando passava le mani sulle sue braccia.
-Dopo un bel po di giorni mi sono ricordato di quella terribile nottata, mi ero ubriacato troppo e mi dispiace per averti distrutto così piccola, hai tutta la vita davanti e guardati: nella stessa casa di che te l'ha rovinata.
Con i pollici fece pressioni sugli angoli della bocca, facendola curvare in un sorriso che fece sciogliere il cuore di Robert ancora in lacrime per il suo passato da cattivo.
-Non ho detto niente perché infondo me ne vergognavo.
Accettò le scuse, solo in parte, era troppo grave per perdonarlo completamente ma almeno qualcosa era riuscita a dimenticare per sempre.
-Ti manca Bart?
Si azzardò a chiedere, vedendolo alzare il volto al cielo e sorridere alla sua buona stella che illuminava il suo cammino.
-Quanto a te manca Hannah.
Chiuse gli occhi per lasciarsi accarezzare dalla brezza del vento, perdendosi le stelle dipinte sulla pelle del suo professore.
-Buona notte vecchio atleta.
Sussurrò candido alla stella che rispose con due bagliori.
-Sai, sono diventato così cattivo perché quando andavo io alla Walter ero il classico sfigatello preso a botte ogni giorno dai bulli. Non volevo fare brutta figura con Karen, la mia prima ed unica cotta, altrimenti non sarei mai riuscito a chiederle di uscire e così non dissi nulla ai maestri.
La face alzare dalle gambe, obbligandola con forza a sedersi dietro di lui, schiena contro schiena. Non voleva farsi vedere debole, non voleva deludere la sua seconda ed unica cotta.
-Mi picchiavano perché pensavano fossi gay o qualcosa del genere, mio padre mi tirava cinghiate sulla schiena ogni volta che portavo a casa un brutto voto e così andò avanti la mia vita. Quei bastardi una volta staccarono un'asse di legno del pavimento di un'aula, mettendomi dentro e chiudendola con dei chiodi. Avrò urlato come mai in vita mia prima che mi tirassero fuori.
Si fissò le cicatrici che ancora nascondevano le braccia, sorridendo inquietante.
-E io li ho fatti smettere, mandandoli in galera e sono stato con Karen per più di dieci anni, le avevo dato tutto di me e lei?! Mi tradì, quella stronza.
Scacciò la rabbia quando Faith da dietro gli accarezzò i capelli.
-Col tempo mi sono vendicato, odiando ogni alunno di quella scuola e soprattutto tu, perché eri tutto ciò che avrei voluto essere.
Si sentì lusingata ma anche più felice di aver chiarito tutta quella loro avventura.
Si alzò, sedendosi in grembo a Robert e allacciando le gambe sul suo bacino. Downey sorrise sincero, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio prima di baciarla con trasporto.
Le morse il labbro inferiore, intrappolandole entrambe e mordicchiandole come se fosse cibo.
E così, mentre i nostri ragazzi iniziarono a spogliarsi per fare di nuovo l'amore, la nostra cinepresa sale verso il cielo.
Con miliardi di stelle che luminose e sagge, rispondono alle loro domande.
Pochi mesi dopo...
-Forza, il treno ti attende!
Gridò Robert correndo lungo il binario con delle valige appresso, davanti a lei una chioma bionda cercava il vagone riportato nel biglietto.
-Eccolo qua!
Esclamò, fermandosi e lasciando che lui porgesse tutti i bagagli al facchino che li stava aspettando. Quando esso risalì nel treno, la musica stava per finire le sue note.
I due si avvicinarono lentamente, sentendo quel sapore di fine far commuovere i loro cuori.
Entrambi guardavano per terra, senza sapere cosa dire proprio nel momento in cui c'era tutta una vita da spiegare.
Downey si grattò il collo, avvicinandosi ancora di più.
-Quindi questa è la fine.
Faith alzò la testa, strizzando gli occhi per colpa del sole ed evitando il suo sguardo come la peste.
-A quanto pare si.
Tutti i rumori si azzerarono, si sentì solo il tocco dell'orologio e poi il loro abbraccio stretto come due nodi che si legano e non si vogliono più slacciare. Robert passò le mani su quella piccola schiena, affondano la testa nell'incavo di quel collo che tanto aveva amato baciare, ma il loro era un amore impossibile.
Faith si commosse per quella tristezza, sentendo il fischio del treno chiamare il suo nome.
Rise un'ultima volta quando l'alzò da terra per farla volteggiare su se stessa un paio di volte, ma alla fine dopo il volo c'è sempre la caduta.
Si staccarono, nei loro cuori si sentì come se la terra si fosse spaccata a metà.
I due sguardi diversi si fusero per gli ultimi attimi, ma i più gloriosi.
-Addio, professore.
Sorrise.
-Addio Davis.
Disse con falsa arroganza, vedendola salire sul treno già in movimento. La vide sporgersi dal finestrino e agitare la mano per salutarlo prima della curva. E anche se avevano provato a stare insieme con scarsi risultati, anche se erano troppo diversi, alla fine lei era riuscita a passare gli esami, raccontargli il suo passato e finalmente pronta per tornare in patria.
Robert corse con il treno, senza mai smettere di salutarla.
-Arrivederci Faith e ricorda!!
Gridò a pieni polmoni, la curva stava per arrivare e più si allontanava da lui più sentiva un pezzo del suo cuore staccarsi.
Era lì, l'attimo fuggente.
-Rimani sempre dalla parte degli angeli.
Sparì dalla sua vista, lasciando che il suo vuoto si crepasse ancora di più, ma voglio darvi un finale più bello.
Tre anni dopo....
-Signori, ecco il vostro nuovo professore di teatro e musica!
Esclamò il dirigente di classe, facendo alzare dai banchi tutti gli alunni, tra cui una certa Faith Davis che si aggiustò la divisa dell'università di Cambridge, la scuola che frequentava da ben tre anni dopo aver trovato casa a Londra.
Il legno scricchiolò quando fece il suo ingresso un uomo non troppo alto, mascella squadrata, occhi marroni come l'ambra e capelli mori sbarazzini.
Intrinso in quel suo smoking nero, salutò la classe con un caldo sorriso che si spense leggermente quando si posò su Faith.
Era sicura di averlo già visto da qualche parte, in America.
Si lasciò rapire da quello sguardo inchiodato nel suo, facendola rimembrare come una pazza.
-Voglio solo darvi un consiglio ragazzi...
Faith Davis spalancò la bocca quando finalmente ricordò, facendo ampliare il sorriso dell'uomo.
-Restate sempre dalla parte degli angeli.
*ho deciso di fare un'unico grande capitolo per questo finale che dice tutto e niente. È stato bello come al solito scrivere questa storia assieme a voi, spero vi sia piaciuta e che abbiate anche voi detto addio a Faith. Coprirò la sua mancanza domani, con il grande ritorno di Aurora. È stato un piacere. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Alla prossima storia.
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