I could help you
-La punizione la riprenderemo domani.
Disse il professor Downey con una voce più profonda del normale, restando sfacciatamente seduto sulla sedia al fianco del misero letto su cui una piccola ragazzina cercava di diventare un tutt'uno con il muro, chiusa in quello scudo a riccio che si era creata.
-Davis...
L'uomo sbatté più volte le palpebre per riuscire a dire quella frase che non aveva mai pronunciato.
-Hai bisogno di aiuto.
Ma Faith era irraggiungibile, chiusa con le braccia sopra la testa che lentamente affondava tra le ginocchia, tremando come una foglia al gelo ancora attaccata al ramo.
Stranamente Downey qualcosa percepì nel vederla così paranoica, così instabile mentalmente.
Ma fu una sensazione che se ne andò così com'era arrivata.
Incrociò le braccia, allungandosi pigramente su quella sedia troppo piccola per lui, passandosi una mano sul volto con fare stanco.
-Davis, guardami.
Il suo tono così cattivo non fece altro che far gemere di paura la ragazza che si scansò come un animale in trappola quando sentì il professore spostare la sedia e avvicinarsi.
L'uomo odiava essere ignorato, ma capì che usare quel tono di voce non faceva altro che peggiorare la situazione.
-Dav...Faith, ti prego, guardami e non ti farò niente.
Altrimenti mi farà del male?
Si chiese lei, alzando il braccio mentre scopriva i suoi occhi azzurri e illuminati da una paura irrecuperabile, tremava come se fosse nuda al polo nord. Quasi non riusciva a stare seduta, era pietosa e commovente quella scena. Sicuramente Molly, la dolce infermiera, si sarebbe sciolta e l'avrebbe riempita di coccole e abbracci, ma non Mr Downey.
Si sporse metodico in avanti, congiungendo le mani e appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
Lasciò che il loro contatto visivo si familiarizzasse un po', giusto per lasciarla abituare al taglio del suo sguardo che era cattivo in ogni caso, su quello non poteva farci niente.
Dio, sembra che stia cercando di tranquillizzare una volpe in trappola.
Pensò lui infastidito.
-Puoi dirmi se per caso c'è un motivo specifico per il quale tu abbia così tanta paura di me?
Quei due occhi azzurri si mossero un pochino per mettere a fuoco le sfumature delle sue iridi scure, ma non ottenne risposta se non la disperazione fatta a persona.
Passò alla pratica visto che dalla teoria non stava ottenendo nulla.
Allungò una mano nella sua direzione e, come previsto, Faith tornò a nascondersi sotto le sue sottili braccia, pressandosi ulteriormente contro il muro.
-So che tipo di paura provano i miei studenti nei miei confronti, le riconosco tutte e tutte appartengono alla paura di prendere un brutto voto, una sgridata o una punizione.
Ritrasse la mano, subito dopo un'altra voglia improvvisa di saltarle sopra ed obbligarla a rispondergli si impossessò di lui, ma doveva restare calmo e vagamente gentile. Non voleva rompere quella specie di equilibrio.
-Ma tu provi una paura fisica, paura che ti faccia del male.
Ignorando le sue preghiere di non toccarla si sedette sul sottile materasso, restando lì, vicino a lei tanto da sentire il suo calore corporeo tornare in vita. Non la toccò neanche con un dito.
-Come se avessi già provato le mie mani sulla tua pelle.
Le molle si mossero ancora di più quando appoggiò cauto una mano sul letto, sentendo il bisogno di toccarle una spalla per rincuorarla, ma non voleva alterare la sua instabilità psicologica.
-Ebbene Faith, ti prego di dirmi se per caso c'è stato un episodio che non ricordo dove io ti ho messo le mani addosso o peggio ho fatto cose contro la tua volontà.
Restò lì a guardarla con le spalle insaccate, chinando la testa per spezzare il tempo e cercando di non urlarle contro. Era un adulto e poteva autocontrollarsi.
-È l'unico modo per risolvere il tuo problema.
Un mugugno uscì dalle labbra della biondina, riaccendendo di speranza il cuore di Downey, ma nulla di più ottenne se non una frase che non riuscì a pronunciare. Aveva la gola bloccata dalla paura. Aveva la mente annebbiata dai ricordi.
-Davis, adesso ti toccherò la spalla, e anche se mi sento stupido a dirlo non lo faccio per farti del male, okay?
Non attese la risposta e impacciato posò la grande mano sulla sua piccola spalla, facendola praticamente saltare dallo spavento. Chiuse gli occhi finché non la sentì fermare i suoi tentativi di dimenarsi, finché non sentì i suoi brividi limitarsi ad un cuore accelerato.
-Faith guardami e dimmi se ti ho fatto mai del male, ti scongiuro.
Le accarezzò col pollice la spalla.
Attese, attese, attese, si offese.
Downey si alzò furente di rabbia, guardandola con il volto contratto e stufo di giocare la parte del professore premuroso e del pappamolla. Non gli aveva risposto? Peggio per lei!
Era troppo noioso e sensibile quell'ammasso di brividi.
-Sai che ti dico? Continua pure ad avere il terrore di me!
Sbraitò, facendola appiattire ancora di più.
-Potevamo parlarne, potevano risolvere il tuo problema.
Faith non alzò lo sguardo e si perse la tragica vista degli occhi scuri e cattivi divenire lucidi sotto la luce del Sole, di una sola lacrima scesa da quella sensazione durata un secondo o poco più.
-Potevo aiutarti!
Non l'avrebbe mai più pronunciata quella frase, gli faceva ribrezzo.
Il professor Downey ancora rimase a sperare di vederla alzarsi e accettare la sua unica, prima ed ultima proposta di pace e amore. Ma la studentessa non alzò un mignolo.
-Vaffanculo Davis!
Urlò fuori dai denti, uscendo dalla stanza e sbattendo la porta con violenza.
Faith aveva perso l'unica via d'uscita per tutto quello che sarebbe successo, lei si era messa nei casini.
Lei si era rovinata da sola.
*ho male alla schiena, so vecchia. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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