Down

Faith Davis immerse le mani in quell'acqua gelida, cercando di trattenere il più possibile i conati di vomito che si svegliarono dentro il suo stomaco, immergendo la pelle nel sangue.
Era denso, ricopriva tutto.
Guardò sempre e solo gli occhi di Hannah: aperti, immobili, spenti.
Non c'era alcun guizzo o sfumatura dentro di essi, nessun movimento delle onde contro gli scogli.
E se in quel momento il professor Downey stava piangendo il suo mentore, Faith stava piangendo il suo più grande errore commesso.
Non doveva picchiarla, non doveva litigarci contro.
Doveva capirlo, era così palese.
-Sono stata così stupida...
Mugolò, mettendo le mani dietro le spalle di Hannah, sentendole fredde da farla rabbrividire. Ormai cosa le rimaneva da fare? C'era solo il suo lamento di sofferenza, quando un proiettile delle tenebre penetrò le sue carni per colpirla nel punto debole cadde di faccia nel terreno arso dalle fiamme dell'inferno.
E doveva capirlo, doveva capirlo che il suicidio di Hannah poteva essere evitato.
L'aveva notato dal suo cambiamento, da come si era tagliata i capelli.
Doveva essere più furba.
Si avvicinò al suo volto, cercando con il suo respiro spezzato di farlo arrivare dentro i suoi polmoni, ma non ci riuscì affatto.
La sua stagione era terminata, per Faith bastava così.
Vide questa tremenda e profonda differenza tra un vivo e un morto, ma rispecchiandosi in quei due specchi rotti vide che quella senz'anima era proprio lei.
Chiuse gli occhi, avvicinando la bocca contro quella di Hannah, baciandola per una respirazione bocca a bocca, le stava tentando tutte.
Provò a saltare per afferrare il piede di quell'angelo che gliela stava portando via, ma era troppo in alto.
Le pressioni per la Standall erano troppe, e purtroppo c'è chi decide di non voler vedere il proprio futuro.
Era così pregna di acqua rossa, così immobile e fredda che il dolore e le lacrime non bastavano.
Si sporse verso il suo corpo, abbracciandolo e spaventandosi quando sentì il suo mento cadere freddo come una lancia conficcata nel suo collo. Sentì i suoi capelli bagnati contro la guancia, aveva tanta paura che si risvegliasse dentro il suo abbraccio.
Aveva scelto lei di andarsene, non poteva fare niente.
E infondo poteva aiutarla, poteva restare calma, ma invece il male l'aveva condotta contro l'errore madornale e a quel punto nessuna lezione poteva insegnarle come rimediare.
Era tutta colpa sua.
Quel sangue non sarebbe sceso dal suo polso se solo non l'avesse picchiata, se solo avesse lasciato stare Downey per non renderla gelosa del suo strano fidanzato.
Staccò la testa dalla sua spalla umida, strizzando gli occhi e le lacrime, urlando quasi fino a perdere i sensi.
Le baciò la testa, ma nessuna mano ricambiò il suo ultimo affetto.
Eppure quando era distrutta qualcosa le era rimasto, la polvere, i cocci...ora neanche l'ombra di umanità.
Mise le mani sulle sue guance e appoggiò la fronte sulla sua quasi a sfidarla di parlare ancora, di insultarla, di picchiarla.
Faith voleva farsi punire da Hannah, era colpa sua se non l'aveva salvata, se non aveva notato quei cambiamenti.
Forse, la punizione più severa era proprio stata quella.
Chi si suicida è debole, ma c'è del coraggio per decidere la morte.
Teneva gli occhi attaccati ai suoi, cercava disperatamente qualsiasi cosa, ma si spegneva con lei non vedendo assolutamente nulla.
E allora meglio essere ciechi piuttosto che vedere questo mondo infido.
Guardò il soffitto saturo, immaginandola Hannah mentre la guardava scuotendo la testa delusa.
Si morse il labbro.
-Sto cadendo amica mia, non volerò mai più.
Il suo tempo era scaduto, l'orologio fermo per sempre.
Non c'era più nulla da fare, non c'è mai più nulla da fare.
Baciò ancora la ragazza, cercando con le labbra di farla resuscitare, ma non poteva.
Si sentì sfiorare la spalla e di scatto si voltò, lasciando affondare il corpo di Hannah dentro l'acqua, risucchiandola nel rosso dolore.
-Sei...sei la sua anima?
Chiese a quella proiezione trasparente della Standall che era lì, davanti a lei, e non la guardava bene.
Cercò la compassione, la Davis strisciò ai suoi piedi, implorandola di perdonarla, ma da un fantasma non puoi chiedere la vita.
-Oh Faith...
Alzò lo sguardo, sentendosi fredda quando la vide svanire piano piano.
-Che cosa hai fatto.
Sussurrò, svanendo in una nuvola invisibile che fece urlare ancora di più la ragazza troppo debole per divenire donna.
Con uno scatto di disperazione immerse la testa nella vasca, vedendo il corpo di Hannah sfocato dal rosso mentre i capelli come alghe morte galleggiavano in alto.
La riprese e la portò in superficie, come se le servisse ancora ossigeno.
Cercava di rendere peggiore l'orrendo.
C'era pioggia fuori, c'era pioggia dentro. Come un buio che le si chiuse sul cuore, una morsa dolorosa e fortissima che la fece contorcere per terra mentre le gocce di sangue le coloravano i capelli fradici.
Tirò pugni sul pavimento, piangendo ad occhi aperti, con una fitta ai battiti che quasi li fermavano.
Non c'era più la ragazza buona e quella cattiva, non più due rivali, non più la scuola e nemmeno il mondo.
Capisci la preziosità di un diamante quando lo vedi rompersi a terra.
E se nella sua bocca risuonava un "resta", nel suo cuore rimbombava un "vattene".
Era arrivata la rabbia per un gesto così orribile, così vicino a far morire gli altri.
E ne aveva di conseguenze uscita da quella casa, da quel doppio suicidio.
Scappò prima che arrivassero tutti, correndo fino a scontrarsi contro qualcosa di duro  e sbattere la testa così violentemente da svenire.
Stava cadendo sempre più giù, finché non riesci nemmeno a pensare.
Finché credi di cadere, cadrai sempre.
Hannah non fu l'unica a morire quel giorno.




*mh, scusate per la canzone che non rende molto, ma non riuscivo a trovare il ritmo giusto. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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