3| 03' Bonnie & Clyde

Put us together, how they gon' stop both us?
Whatever she lacks, I'm right over her shoulder.
When I'm off track mami is keepin' me focused.

03' Bonnie & Clyde - Jay-Z ft. Beyoncé


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Quattromilionicinquecentoventimila euro.

Una cifra esorbitante.
Talmente tanti numeri da perdere il conto, talmente tanti soldi da non sapere cosa farsene, dove metterli, come spenderli.

Quattromilionicinquecentoventimila euro, all'incirca centododici chili di cocaina.

Cristallina, bianca, una delle più pure dell'intero traffico mondiale di stupefacenti, la più pregiata nel Vecchio Continente.

Chelsea osservava attentamente i container riempirsi della sua sostanza, pronta a viaggiare in lungo e in largo per il globo.

Soddisfatta.
Fiera.

<<Siamo andati bene questa settimana>>.
La voce di Trevor, l'uomo brizzolato e dalla stazza imponente che Chelsea aveva nominato come responsabile del laboratorio, le entrò dritta nei timpani e poi direttamente al cervello.

Il sangue pompava forte nelle sue vene, ghiacciato.

<<Andremo meglio la prossima>>.

Glaciale.

<<E quella dopo ancor di più>> le diede man forte l'uomo, beccandosi un cenno d'approvazione con il capo da parte della giovane donna.

Era difficile poter comprendere cosa volesse dire "andare meglio" per una come Chelsea Bellingham.
Lei non aveva mai conosciuto il peggio, l'andare male, anche solamente la mediocrità.

Non le era mai mancato nulla fin da bambina.
Nata in una delle famiglie più benestanti dell'intero Regno Unito, poteva vantare un curriculum scolastico di tutto rispetto, eccellendo nelle migliori scuole private londinesi fino ai diciotto anni.
Poi era volata fino in Massachusetts, dopo essere stata accettata ad Harvard, per poter studiare economia e finanza. Studentessa modello con il massimo dei voti, fino al terzo anno, fino a quando non ha deciso di mollare tutto.

A modo suo.

Aveva scoperto che il rettore dell'università, Benjamin Darrell Johnson, quel porco schifoso di Benjamin Darrell Johnson, trafficasse del materiale pedopornografico.
Non la prima nota stonata su quell'uomo, date le insistenti voci che lo volevano come un depravato che allungava abbastanza le mani sulle donne.

Chelsea era impazzita a tale notizia.

Lo aveva rintracciato, minacciato, intimorito e poi fracassato di botte, talmente tante che il lurido l'aveva pregata di smetterla in ginocchio.

Aveva smesso, ma solo quell'azione cessata era costata a Darrell Johnson ottomila dollari.

Ottomila dollari per non prenderlo più a calci e pugni.

Duecentomila dollari per il suo silenzio.

Cinquecentomila dollari per non denunciarlo.

Aveva fatto calmare le acque, aveva portato a termine l'anno accademico e aveva incassato tutti i soldi del rettore fino all'ultimo cents.

Poi lo aveva denunciato, perché non accettava che quello schifo umano fosse a piede libero, e il suo nome non era mai uscito nel corso delle indagini.

Chelsea Bellingham legalmente non c'entrava nulla, e i soldi estorti si erano smaterializzati.

Più di settecentomila dollari non più tracciabili, ripuliti e finiti nel suo conto offshore nel paradiso fiscale svizzero.

Aveva così deciso di abbandonare l'università, perché studiare le riusciva bene, ma truffare ancora meglio.

Truffare, falsificare bilanci e produrre cocaina come se Pablo Emilio Escobar Gaviria si fosse reincarnato in lei il giorno dopo della sua morte.

<<Tre dicembre millenovecentonovantatré, la nascita dell'imperatrice della cocaina>> si crogiolò tra sé mentre i primi container delle spedizioni della settimana venivano chiusi.

Trevor accennò un sorriso e annuì sommessamente. Come darle torto, pensò.

Il cancello automatico, posto in cima alla discesa che portava al laboratorio sotterraneo, scattò automaticamente, aprendosi e annunciando il rombo potente di un motore di una motocicletta.

Chelsea si drizzò immediatamente. <<Che cazzo sta succedendo?>>.

Anomalia in un sistema perfetto.

La chiusura d'emergenza delle serrande del laboratorio venne attivata, e gli uomini di Chelsea uscirono in un solo istante, armati dalla testa ai piedi.

Quel cancello si apriva automaticamente solamente al passaggio della carta magnetica di Chelsea. La sua e di nessun altro.

La moto percorse la discesa a velocità folle e si piantò esattamente davanti ai piedi di Chelsea, che non aveva fatto un passo indietro, ma aveva puntato la canna della sua calibro nove dritta sul casco nero opaco di chi aveva fatto irruzione nel suo mondo.

Lei e chi la circondava non potevano vederlo, ma l'uomo ghignava soddisfatto sotto l'involucro di carbonio che gli proteggeva la testa.

Sgasò con decisione, provocando una fumata dietro sé e lei gli spinse maggiormente l'arma addosso.

Gli scarico il caricatore in fronte, così la finisce per sempre di fare lo sbruffone.

Lui spense il motore della Suzuki, nera con alcuni dettagli arancioni, come la Bugatti di Chelsea, e fece per scendere dalla sella ma l'irruenza della donna lo fece per un attimo desistere.

<<Non ti muovere o ti ammazzo come un figlio di puttana>>.

Non sapeva esattamente come si ammazzassero i figli di puttana, se ci fosse una procedura specifica o delle modalità differenti rispetto al solito, ma lui era abbastanza figlio di puttana da non essere intimorito da quella minaccia.

Si levò il casco, incurante di trovarsi la pistola di Chelsea schiacciata in mezzo agli occhi, e circondato da almeno altri trenta caricatori pronti a farlo accasciare a terra come una pelle d'orso.

Occhi neri, capelli tirati in modo maniacalmente ordinato in piccole e sottili treccine, pelle scura, forse più di quella di Chelsea e un sorrisetto strafottente dipinto in faccia.

E in una situazione del genere c'era ben poco da sorridere.

<<Credo vi convenga abbassare queste pistole del cazzo, a meno che non abbiate voglia di diventare macinato per polpette>>.

Si alzò il lembo della felpa per mostrare al di sotto un giubbotto pieno di esplosivi.

Fecero tutti un passo indietro, tutti, tranne Chelsea.

<<Barbie girl, guarda che parlo anche con te>>.

E rideva. Rideva sempre, come se qualche muscolo nella sua faccia fosse atrofizzato.

<<Ma tu chi diavolo sei?>>.
<<Hai un ufficio?>> le domandò con naturalezza. <<Non so, devo prendere appuntamento? Ti devo scrivere una mail?>> continuò con un tono a metà tra l'ironico e l'entusiasta.

Chelsea lo guardò accigliata e abbassò finalmente l'arma sistemandola dentro gli stivali neri in vinile.

<<Dove pensi di essere, all'INPS per la richiesta della 104?>>.

Gli uomini di Chelsea risero per la sua battuta e rise anche lui.

Sarcastica, le piaceva.

<<Pensi che uno come Richard Barker possa attendere in fila che tu abbia un momento libero?>> glielo sussurrò a bassa voce, quasi in modo impercettibile, ma Chelsea aveva capito benissimo.

Pensi che uno come Richard Barker possa attendere in fila che tu abbia un momento libero?

Pensi che uno come Richard Barker.

Richard Barker.
Richard Barker.
Richard Barker.

Lui aveva continuato a guardarla in attesa di una risposta, ma la mente di Chelsea non faceva altro che ripetere quel nome, come un rimbombo, ridondante.

L'aveva seguita nel suo ufficio, dopo essere stato costretto a denudarsi del giubbotto esplosivo, accompagnati da un omone dai tratti dell'est grosso come una montagna, che Chelsea aveva appellato come Vlad, la sua guardia del corpo.

Lei si era seduta dietro la scrivania sulla sua sedia in pelle, aveva accavallato le gambe allontanandosi un po' dal tavolo e aveva giunto le mani, facendo ticchettare le sue unghie lunghe curatissime di un colore neutro.

Richard si guardava attorno con gli occhi sgranati che luccicavano. Entusiasta.
Studiava ogni angolo di quell'ufficio, dall'AK-47 appeso al muro come un normale oggetto d'arredamento, agli articoli di giornale dove si parlava di vicende in cui la Bellingham aveva messo lo zampino, al murales di Chelsea sullo stile delle opere di Jorit, l'autore dei capolavori di San Gennaro e Maradona a Napoli. E poi il quadro con la formula chimica della cocaina, le foto di famiglia e addirittura un'immagine di Beyoncé.

<<Puoi sederti, per favore?>> una richiesta che sembrava più un ordine.

<<Mi piace qui>> commentò Richard con il suo solito sorriso, lasciandosi poi cadere in modo scomposto sulla poltroncina comoda.

La sua attenzione venne attirata da una montagnetta di polvere bianca adagiata su un piccolo vassoio d'argento sulla scrivania.

<<La lasciate qui tipo caramelle di benvenuto?>>.

Si mise il polpastrello del mignolo sinistro in bocca, intingendolo poi nella cocaina e tirando su con il naso, sotto gli occhi di Chelsea che lo osservava come se fosse un visitor.

<<Mi sembra di essere a Disney World>>.

Chelsea e Vlad si scambiarono un'occhiata perplessa, e la donna faticò a trattenere un sorriso divertito dalla situazione a dir poco insolita.

Richard Barker era a dir poco insolito.

<<Sai cosa mi piace di te, Chelsea Bellingham?>> lei lo guardò in attesa che continuasse. <<Che non c'è traccia di te in nessuna delle cose che tu abbia fatto>> e lei annuì.

<<E su questo siamo terribilmente uguali>>.

Ed era terribilmente vero.

Richard Barker non era un rapinatore, era Il Rapinatore, con la erre maiuscola, l'eccellenza.

Lo conosceva di fama, di nome.
Era il mandante e allo stesso tempo l'esecutore di innumerevoli colpi di grosso calibro, ma di lui non c'erano mai prove se non quelle che lo scagionavano sempre.
Infiniti alibi più che attendibili. Alibi che nemmeno lei si capacitava come potessero essere veritieri.

Assediava il consolato degli Stati Uniti in Italia, ma risultava alla fine essere in Australia con tanto di carta d'imbarco e prove varie a testimoniarlo.
Era irrintracciabile.

E con la fedina penale immacolata. Incensurato.

<<Che cosa vuoi Richard?>>.

Lui sorrise e prese il pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni, sfilandone una direttamente con le labbra dall'involucro.

<<Hai un accendino?>>.

Temporeggiava.

Chelsea roteò gli occhi spazientita dal suo non arrivare dritto al punto.

<<Posso fumare, no?>> chiese conferma, mantenendo comunque la sua solita aria di strafottenza.

Gli passò velocemente l'accendino, facendolo scivolare sulla superficie liscia del tavolo, e lui lo fermò guardandola poi negli occhi.

<<Parla>>.

Richard diede un'occhiata veloce a Vlad alle sue spalle, puntando poi nuovamente l'attenzione su Chelsea.

<<Putin dopo una cura di steroidi anabolizzanti può lasciarci soli o deve verbalizzare ogni mia parola?>>.

Silenzio.

La guardia del corpo non fiatò, chiuse solamente gli occhi in due fessure. Lo avrebbe ammazzato con le sue stesse mani e Chelsea si scusò con lo sguardo, colta anche lei alla sprovvista dalla lingua biforcuta di Barker.

Congedò Vlad con un cenno del capo e chiuse per un secondo le palpebre al tonfo della porta che si serrò alle spalle dell'uomo.

Rimasti soli, nessuno dei due parlò.

Si studiavano, cercavano di capire chi dei due avesse meno coraggio, giocando a chi distogliesse per primo gli occhi da quelli dell'altro.

Chelsea scura in volto, terribilmente infastidita dall'atteggiamento scostante dell'uomo che aveva di fronte.

Richard sorridente, come sempre. Il sorriso da presa per il culo, il sorriso di chi ti verrebbe voglia di prendere a sonori schiaffi.

<<Dovremmo lavorare insieme>>.

Fu lui il primo a parlare e la donna gli scoppiò a ridere in faccia, una risata che si tramutò in un'espressione amara.

<<Io non lavoro con i maleducati>>.
<<Beh, quelli lì fuori mi hanno accolto puntandomi delle pistole addosso>> attaccò lui. <<Non proprio da personcine a modo>>.

<<Sei entrato a casa mia senza permesso>> e si fermò un attimo per riflettere, alzandosi e mettendosi seduta sulla scrivania, davanti alle gambe di Richard. <<A proposito, come cazzo hai fatto?>> domandò irritata.

Lui rise e si sporse verso lei con il busto.

<<Poi te lo insegno>> sussurrò fissandola dritto negli occhi, mentre con la mano sinistra afferrò la cerniera che regolava la scollatura del body indossato da Chelsea, tirandola su fino a coprire interamente la linea del seno.

<<Mi deconcentri>>.

Ghignò, beccandosi un'irruenta manata sulle dita tatuate.

<<Sparisci>>.

Le strizzò l'occhio con un'espressione furba dipinta in volto.

<<Io e te faremo un sacco di soldi>> affermò mettendosi in piedi, sovrastandola di qualche centimetro.

<<Non ho accettato la tua proposta>>.

<<Io e te potremmo fare un sacco di soldi>> si corresse facendola sorridere.

<<Ti farò sapere>>.

<<Hai tutto il tempo per pensare>> disse passandole un bigliettino lucido, plastificato.

Chelsea lesse velocemente cosa ci fosse scritto.
Luogo, data, orario.

<<Domani sera al J.K. Place di Parigi?>> esclamò stizzita mettendo insieme le varie informazioni.

Tutto il tempo per pensare, forse Richard Barker era uno che meditava poco.

<<Non ti piace il posto?>>.

<<Non mi piacciono le cose campate in aria>>.

Richard alzò le spalle noncurante delle sue lamentele.

<<A me non piace aspettare>>.

Leccò il lato della sigaretta, non staccando mai gli occhi da Chelsea, e la pucciò nella cocaina adagiata sul vassoio.

<<Guarda che non sei al buffet dell'agriturismo>>.

Si accese la sigaretta rendendo l'accendino alla proprietaria.

<<Ci vediamo domani sera, Be>>.

Lo guardò non capendo da dove uscisse quel nomignolo, ma lo sguardo di Richard che indicava la foto di Beyoncé le chiarì le idee.

<<Non ti illudere, Jay-Z>>.

<<Carter, Carter suona meglio>> puntualizzò camminando all'indietro per uscire dall'ufficio.

<<Carter e Be, un po' come Bonnie e Clyde>>.

<<Be e Carter>> puntualizzò mentre Richard richiudeva la porta d'ingresso.

<<Carter e Be, Carter e Be>> urlò di rimando da fuori facendola sorridere.

Maledetto Richard Barker.
Maledetto Carter.
Maledetta Be.

🦸🏻‍♀️🦸🏻‍♀️🦸🏻‍♀️
AMORI MIEEEEEEIIIIII MA COME STATE AMORIDELLAZIAAAAA?🤍

Allora, ditemi un po', che ne pensate del primo incontro dei due agnellini santi e benedetti?😂

Avete visto che bravi ragazzi raccomandabili? MA SOPRATTUTTO AVETE CAPITO CHE RICHARD VUOLE LAVORARE CON LEI?
Che poi lavorare... fare i malandrini😈

Quindi che dite, voliamo a Parigi o no?

E poi per questioni di ego: meglio "Carter e Be" o "Be e Carter"?😂😂😂

Fatemi sapere la vostra come sempre 💘

Ci sentiamo sui miei canali social ufficiali e istituzionali, live anche su Rai1 dopo il tg:
Instagram: @whoismonique_wattpad
Twitter: @whoismonique__

Ci risentiamo presto🛸
Zia Moni🫶🏼

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