8. Identificato

Dave non è nella chat di Underground e non può sapere. Non riesco ad articolare una frase sensata, allora gli mostro lo schermo.
«Ma che?»

Già... "Ma che?" è il mio stesso pensiero. Interrogativi affastellati rapidi e in serie come le carte di un solitario online quando lo risolvi, ma qui la soluzione del mistero è ben lontana.

Cosa ci fa un cadavere in un luogo che è chiuso al pubblico da decenni? E che cadavere? Chi l'ha trovato? Il Diurno sotto la stazione di piazza Principe è stato ispezionato più di un anno e mezzo fa quando abbiamo iniziato a lavorare sul serio per il videogioco e all'epoca non c'era.

Che sia un senza tetto che aveva trovato il modo di ripararsi laggiù e si è sentito male senza che nessuno potesse sentire le sue grida d'aiuto?

Federico scrive: "Cerchiamo di andare avanti col lavoro dedicandoci agli altri sotterranei, quello lo lasciamo per ultimo sperando che la questione si risolva il prima possibile. Il Diurno è un elemento fondamentale".

Il cinismo del nostro producer stupisce persino me. Riccardo risponde semplicemente "Ok".

Sul fatto che il Diurno sia imprescindibile sono d'accordo: è il pezzo forte di tutto il gioco, quello da cui partono le indagini per risolvere il caso. È una macchina del tempo unica in città, con arredi e cartelli rimasti più o meno intatti dal 1970, anno in cui quel luogo di sosta e relax, per le persone con un paio d'ore a disposizione prima di partire col treno, fu chiuso per sempre. Sedili da barbiere, specchi, cassette di sicurezza, deposito bagagli sono ancora lì, in attesa di clienti che non arriveranno mai. Io ho visto solo le foto, ma chi ci è stato dei nostri ha parlato di un'esperienza fuori dal comune: meglio che un museo nonostante la decadenza del luogo.

Il brusio nell'open space si spegne in dissolvenza. Le mie sinapsi invece fanno rumore. Guardo Dave e lui mi restituisce una silenziosa conferma fissandomi senza battere le palpebre, la bocca serrata. Stiamo temendo la stessa cosa.

Senza dirci altro ritorniamo al nostro lavoro, cercando di non pensare a quel cadavere, a chi possa essere. Mi concentro come non capitava da tempo.

Arriva l'una e Stefano compare puntualissimo alle mie spalle. Solo ora mi rendo conto di non aver avvisato Giacomo del cambio di programma, presa com'ero dal cercare di chiudere  congetture e sospetti in una cartella mentale zippata con password.

Giacomo fa capolino dall'ingresso e resta interdetto nel vedere Stefano in attesa: cerca di far finta di niente guardando altrove. Lo trovo adorabile con questa lieve timidezza mista a educazione, nascosta dentro una schiena ampia e un busto solido.

Soppeso i pro e i contro e opto per l'idea avuta prima che arrivasse quel messaggio. Recupererò pugilato un altro giorno. Sorpasso Stefano, facendogli il gesto di aspettare e mi paro davanti a Giacomo. Per guardarlo negli occhi devo alzare leggermente la testa.

«Ho un problema per oggi a pranzo, devo parlare di una questione importante con Stefano. Che ne dici se l'offerta restasse valida, ma per l'aperitivo?»

«Oh, ma non preoccuparti... non mi hai fatto troppo male». Si tocca di nuovo il petto e fa un mezzo sorriso.
«Sei tu che non devi preoccuparti, sarei davvero contenta se venissi». Ammicco e lui mostra ancor di più la sua dentatura perfetta. Ormai è fatta.
«Penso di uscire poco dopo le sei, oggi. Passo dalla tua scrivania».
«Va bene».

Un colpo secco alle mie spalle mi fa voltare.

Il braccio di Dave è sulla scrivania con la mano ancora stretta a pugno. Nell'altra tiene stretto il telefono. Mi avvicino per capire. Non alza la testa, calamitato dallo schermo dello smartphone.

«Minchia» mi scappa.

Il titolo del principale giornale online di Genova è lapidario: Trovato morto nel Diurno sotto Principe Roberto Pastorino, era scomparso da sabato scorso.

Quello che temevamo è accaduto, ma il fatto che il cadavere sia in uno dei luoghi in cui dovevamo fare un sopralluogo per il nostro videogioco sembra davvero una macabra beffa. La realtà supera la fantasia. Aveva ragione Pirandello.

Mi metto le mani nei capelli e mi volto smarrita verso Stefano e Giacomo, che ancora non sospettano.

«Il tizio che hanno trovato al Diurno è il ragazzo masonese scomparso da qualche giorno. La ragazza di Dave lo conosceva».

«Mi dispiace» dice Giacomo, con tono empatico.

Guardo Stefano e lui alza le spalle: «Quindi non serve più che mi paghi il pranzo?»

Ha già capito tutto, ma il fatto che lo dica ad alta voce non mi fa fare una gran figura e soprattutto è presente l'ultima persona che avrebbe dovuto sentirlo. Cerco di farmi capire senza parlare, spalancando le palpebre e stringendo i denti, indicando Dave con le iridi.
«Ma, no... andiamo, dai. Davide, vieni con noi?»
Lui sembra non avere ascoltato tutto il nostro scambio. Sbircio il telefono: sta scrivendo alla sua ragazza.
«Offro il pranzo anche a te» cerco di sdrammatizzare.
«Vi raggiungo, intanto andate». Non sembra troppo convinto.
«A stasera, allora». Giacomo si inserisce titubante e gli mimo un ok con le dita.
«Alla fine potevi pagare anche a lui il pran-». Prima che Stefano faccia altri danni gli tappo la bocca con una mano venendo meno al nostro patto mai espresso di ridurre al minimo il contatto fisico, visto che lo mette a disagio.
Alza le braccia, consapevole della gaffe.
«Dave, allora ti aspettiamo giù». Il fatto che pare non abbia prestato la minima attenzione alle parole di Stefano mi preoccupa.
Scendiamo al bar che dà sul molo dove ormeggiano i grandi yacht. In fondo, sistemato parallelo alla banchina, ce n'è uno davvero enorme, con lo scafo blu, l'elicottero sul ponte di poppa e diverso personale di servizio all'opera.

Ci sediamo e Stefano ordina il solito panino al prosciutto e formaggio, io opto per un'insalata. La notizia di Pastorino mi ha chiuso lo stomaco.

Non resisto alla tentazione e scorro le notizie sul cellulare mentre il mio collega ha la bocca piena. Mi soffermo su un articolo appena uscito che sembra più articolato degli altri.

Roberto Pastorino è stato identificato dagli agenti del commissariato della polizia di Prè-San Teodoro. Aveva ancora i documenti con sé. Un addetto alle pulizie dell'Hotel Savoia ha sentito un forte odore proveniente dall'ingresso del Diurno ancora accessibile dalla struttura ricettiva mentre puliva le scale che consentono ancora di raggiungere quella che era una sorta di sala d'attesa piena di servizi. L'uomo è andato a controllare e, secondo le prime informazioni fornite dai poliziotti, ha trovato il cadavere a terra, prono. 

A prima vista, Pastorino presentava un vasto ematoma sulla parte sinistra della testa. Sarà l'autopsia a chiarire se provocato dalla caduta a terra, magari dopo un malore o a causa di un colpo provocato da qualcuno. Resta l'incognita di come e quando Pastorino sia arrivato nel Diurno, ma anche perché. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Natale Bellucci.

Il Diurno è chiuso dal 1970, ma conserva ancora oggi il mobilio di allora. Si estende per oltre 1000 metri quadri e aveva a disposizione decine di box bagno e docce, un servizio postale con cassettiera, una reception, negozi di barbieri, parrucchiere per uomo e donna, pedicure, manicure, lavanderia, lustra scarpe e calzolaio.

«Di solito sono io quello che non parla». Stefano ha finito il suo panino e mi fissa senza timore. Ha stoppato, senza saperlo, il freddo che mi sta entrando nelle ossa nonostante siamo ad almeno venticinque gradi centigradi.
«Hai ragione, ma stavo leggendo questa storia del tipo morto al Diurno e mi sembra tutto talmente strano...» Non so se condividere con Stefano i miei timori. Leggo troppi gialli e non vorrei essere suggestionata dalle coincidenze.

«Volevi che lo cercassi? Prima che scoprissi che era morto?»

«Sì, per un po' di tempo è stato amico e compagno di università della fidanzata di Dave. Sarebbe stato bello riuscire a trovarlo. Un esercizio per le nostre lezioni del giovedì. Ci ho provato da sola, ma senza grande successo. Ho sbirciato sui social, ma aveva solo Facebook e per di più con privacy alta».

Mi viene in mente Lo Pan e condivido la mia unica scoperta.

«Te lo ricordi Grosso Guaio a Chinatown di John Carpenter? Il film con Kurt Russell?»
Non è sorpreso dal mio apparente cambio di argomento.
Annuisce.
«Tra le varie condivisioni della ricerca sui social ce n'è una di tal Lo Pan, che ha come immagine del profilo proprio quella del cattivo del film. Ha usato una frase particolare: "Spero tu non stia giocando a nascondino dove sappiamo". Visto il posto in cui l'hanno trovato credo che il messaggio sia particolarmente azzeccato. Questo Lo Pan lo conosceva bene, mi sa. Anche lui, però, niente profilo pubblico».

L'azzurro di Stefano si illumina di interesse. «Ordiniamo il dolce?»






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