Parte Settima

Sua figlia.
Ecco che ora, davanti a Mulder, la strada verso la verità si faceva più nitida.

Il signor Gentric Callaway, che alla figlia aveva dato il suo secondo cognome quasi sconosciuto, quella figlia che lui stesso aveva imposto come capo ricerca nel progetto Omega al posto di Rivera.

Rivera.

Si era vendicato, certo che lo aveva fatto.

Mulder cercò di immaginare come potesse sentirsi una persona a cui viene tolto il lavoro di una vita, per essere rimpiazzato da qualcun altro. Qualcuno che non se lo merita.

Ora il detective capiva.
Un assassinio per mano di un uomo normale. Spinto dalla vendetta, dalla delusione e dall'umiliazione.
Aveva ucciso il suo lavoro che ormai non gli apparteneva più.

Kellerghan? Kellerghan non c'entrava nulla, probabilmente.
Ma Mulder avrebbe voluto comunque sbatterlo in cella, un motivo lo avrebbe sicuramente trovato.

Adesso era tutto più cristallino, tutte le informazioni combaciavano nella mente del detective.
Mancava solo un'ultima risposta:

Chi era veramente Rivera?


«Quindi, chi è Rivera?» concluse Mulder, dopo aver esposto la sua teoria dei fatti.
Le pale della ventola giravano piano, leggere. Fuori dalle finestre coperte dalle tendine di plastica si sentivano le macchine passare e ogni tanto qualche variopinta luce esterna illuminava l'ambiente per qualche effimero istante.
Immobili e silenziosi, tutti ascoltavano l'ipotesi di Mulder.

«Ha senso. Ha tutto perfettamente senso» assentì Zelda con una punta di sorpresa nella voce. Era rimasta per tutto il tempo lontano dagli altri, appoggiata all'uscio della porta.
Sì spogliò dell'impermeabile ocra e si sistemò vicino a Xavier.

«Dovete trovarmi questo Rivera, cercate dappertutto. Una volta scoperto chi è, rintracciatelo» esclamò Mulder deciso.

«Jensen, hai fatto il resoconto che ti avevo chiesto?» continuò.

Il ragazzo annuì, svogliato, poi prese una chiavetta dalla ventiquattr'ore.
«Certo, certo. Ecco a lei» disse porgendogliela.

«Zelda, Xavier. Sarete voi a dirigere la squadra. Niente nasi rotti e cazzate varie, d'accordo?»
annunciò Mulder, guardando con la coda dell'occhio i due.
La ragazza, a sua volta, osservò il naso ampiamente bendato di Isaac.

Xavier abbassò lo sguardo.
Per la prima volta, Mulder lo aveva affiancato alla sorella per dirigere l'indagine.

Xavier guardò Zelda, sorridendo complice, ma lei si limitò a osservarlo con uno sguardo neutro.

«Va bene, Mulder» mormorò il giovane.

Ormai era sera.
Mulder lo constatò dal grande via vai di gente che se se andava dall'ufficio.

Per un attimo cercò di immaginarsi quale tipo di vita svolgessero quelle persone al di fuori dell'ambiente lavorativo.
Era da molto che non pensava a cose simili, ma in quel momento sentiva che era l'unica cosa che potesse fare.

Una giovane donna sistemò la borsa e si diresse verso l'uscita.
Mulder spiò la sua porzione di ufficio e notò che la parete era ricoperta di disegni dai colori vivaci.

Sposata, o mamma single. Ma sicuramente con dei figli.

Un uomo di mezza età stava prendendo il cappotto.

È stanco del suo lavoro, vorrebbe essere altrove.

Sulla sua scrivania si poteva notare una brochure di vacanze alle Maldive.

Mulder sorrise, forse di se stesso o forse per la situazione, ma si incupì subito dopo.
Stava indovinando le vite degli altri, ma qualcuno sarebbe mai riuscito a indovinare la sua?

No, probabilmente no. Avrebbero pensato a un quasi pensionato sposato e con figli, e avrebbero avuto ragione solo in parte.

Olivia.

Il volto di sua figlia gli si figurò davanti agli occhi.
Riusciva a osservarne ogni particolare, dagli scuri occhi da cerbiatta ai capelli che ricadevano sulle spalle come onde brune.
Le sue labbra rosee si stiravano in un profondo e dolce sorriso. Gli stava sorridendo.

Mulder cercò di scacciare a malincuore quella visione che da tanto tempo non appariva nei suoi pensieri.

Eppure anche se il viso della sua bambina era nascosto negli angoli più reconditi della sua mente, Oscar ne ricordava ancora ogni minimo dettaglio, anche se era passato così tanto tempo.

Basta, si disse il detective, e tornò a osservare gli altri e le loro vite.
Era meno doloroso.

Sbuffò rumorosamente, si stirò sulla sedia e prese la chiavetta che gli aveva dato Jensen.
Fece per far partire l'ologramma della prima registrazione, ma non apparve nulla.
Riprovò per altre due volte, ma continuava a ripetersi lo stesso messaggio.

File inesistente.

«Che stronzo» sussurrò tra i denti Mulder.

Ancora una di queste cazzate e lo faccio licenziare.
Pensò mentre spegneva il computer.

Il detective prese il cappotto e il portafogli, poi si diresse verso l'uscita.

Chiudeva sempre lui l'ufficio.

Sentì il telefono squillare.

«Sì?» disse Mulder.

«Mulder, sono Zelda. Siamo riusciti a trovare le videoregistrazioni di Rivera!»

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