Nodi al pettine

- ... Quindi, fai cose con Sara? -. Trasalgo.

Martina accenna un sorriso pieno di complice malizia. Sulle prime non me ne avvedo, gli occhi miei si ambientano alla fioca luce di una piccola sala disadorna con un tavolo di vimini rotondo, una vecchia credenza da rigatteria ridipinta con uno smalto verdino slavato, piccole sedie impagliate alla meglio con le giunture instabili; su una corteccia di castagno capovolta, ancorata alla parete con due catenelle d'ottone, si vede un telefono, una ciotola di vetro per le monete spicciole e un maleodorante portacenere.

C'è anche un giornale poggiato sulla spoglia libreria e sul giornale una foto in cui Elio esibisce i suoi guantoni da pugilato, nel ring di una palestra che non conosco. Ha il torso nudo. Noto con vivo interesse che è un ometto ben formato, il petto scolpito da un intenso allenamento e mi sembra di capire, anche dalla partecipazione a più d'un campionato. Sul mobile, una coppa e un paio di targhe. Vive da solo, insomma. Il cugino di Leonardo ha preso in affitto questa specie di bivacco, a un paio di isolati dalla biblioteca.

Elio è sceso un momento, ha dimenticato il telefono in macchina, dice. Ripenso alle voci di Glauco e di quell'uomo: - E' suo padre - mi apostrofa Martina, come se avesse letto la domanda nei miei occhi spaesati. - Come avrai capito il Lido dei Pini non è suo, nel senso della proprietà, ma deve ottenerlo in concessione di anno in anno dalla pubblica amministrazione. Purtroppo intorno alle licenze per la gestione del demanio, si sono venute a costituire delle caste di autentici intoccabili, che si trasmettono il feudo di padre in figlio: le gare d'appalto sono truccate, lo sanno tutti, e qualcuno ha pensato bene di sostituire alla mazzetta il ricatto -.

Quindi, penso tra me, Martina sapeva. Mi stava portando sulle tracce di quel che aveva già scoperto da sola, di quel che aveva sofferto sulla propria pelle: mi ha cercata fin dal primo giorno perché quei criminali non mi conoscevano ancora, non sapevano come prendermi, non avevano contezza dei miei punti deboli, delle mie 'ombre nel buio'. Non ero ricattabile. Martina sapeva della palestra, del magazzino, del padre di Glauco, si è ritrovata sotto pressione da forze molto più grandi di lei e ha scelto di reagire. Devi sapere infatti che lei vive con la sua famiglia in una casa popolare di là dal fiume.

Suo padre è un brav'uomo, ma deve tirare avanti con uno stipendio solo, moglie di salute cagionevole e disoccupata, due figli e l'anziana madre a carico. I legittimi assegnatari dell'appartamento in cui vivono, chissà dove sono finiti... Dopo aver subito intimi-dazioni, minacce, atti di vandalismo, violenze private, diffamazione, avranno scelto (come tanti altri) di rinunciare. Se ne saranno andati. Gli usurpatori del nido quindi, offrono alla famiglia di Martina l'appartamento sgomberato a forza, promettendo forse loro un contratto regolare, che ovviamente non viene mai firmato. Poi come sempre in questi casi, il canone lievita un poco alla volta, mettendo così il padre in una situazione sempre più complicata da gestire, che offre l'occasione a Glauco e i suoi di ricattare la figlia.

- Stai pensando - chiede - a come sono finita in questa melma, non è vero? - Mi ha preso per una spalla, scuotendola appena per destare la mia attenzione e piantando lo sguardo a un palmo dal mio viso. Quasi mi sento risucchiata dalle labbra di lei che si muovono. - Vuoi sapere com'è andata? - ripete.

- Preferirei sapere come aiutarti a venirne fuori - ribatto, secca. Lei si ferma per qualche secondo a guardarmi, da una posizione tanto ravvicinata che mi sento scoppiare il cuore. Respira lenta-mente dal naso, gli occhi suoi mi percorrono ogni dettaglio del vi-so: la bocca, le orecchie, i capelli, le gote, il collo. I miei, di occhi, le affogano dentro.

Martina si ricompone. - Semplice, sbatterli in galera. - butta là con leggerezza, staccandosi.

Ci metto qualche secondo a riprendermi. - Abbiamo i video, no? - seguo il suo ragionamento. - Non basta mandarli a chi di dovere?

Lei sorride, guardando in basso, - Sarebbe come sforbiciare una manciata di fiorellini secchi, da un glicine che ricopre un grattacielo: la pianta infestante in questo modo non si estirpa, ma si rafforza -.

Ha ragione, penso tra me, ma bisogna che tutte le ombre escano dal buio e si facciano avanti, con nomi e cognomi: deve cadere il muro dell'omertà. Mentre penso tali cose, continuo a sentire che qualcosa di inquietante aleggia nell'aria; lo squallido appartamento di Elio, con questa lampada appesa a un filo che pende dal soffitto, è un posto davvero misero, non so come possa vivere qui dentro. Fa anche freddo.

- Quindi? Cos'hai in mente? - chiedo.

Martina si fa seria. - Non hai risposto alla mia domanda, prima -.

- Non capisco - replico.

Lei cerca di nuovo il mio sguardo, alza le sopracciglia, ruota leggermente il capo e ripete: - Fai cose con Sara? - .

E' l'ultima domanda cui vorrei rispondere, ma a quanto pare il silenzio non è tra le opzioni. Prendo un lungo respiro, parlo con semplicità: - Non l'amo, se è questo che vuoi sapere -.

Martina sbuffa, alzando gli occhi al cielo. - Non mi interessa con chi ti rotoli sulla sabbia, ma state correndo tutte e due un rischio che forse non avete valutato. Un sentimento fra voi in questo momento, può esservi fatale! -.

- Ora capisco, perché ha scelto quella panchina davanti alla torrefazione, e mi ha baciata proprio lì, bene in vista davanti a tutti – rispondo.

- Si ma come pensi che possano reagire, quelli?

D'istinto, trattengo il fiato e mi porto la punta delle dita davanti alle labbra... - E' in pericolo anche lei! -.

- Non che prima non lo fosse -, osserva Martina con una punta di sarcasmo.

Il ticchettio di un orologio da parete mi richiama l'attenzione sul fatto che Elio sia sceso in macchina da non meno di un quarto d'ora. Un po' tanto, per un telefono. Quanto ci mette a risalire? E' in quel momento, che mi torna a cadere l'occhio sul giornale con la foto in guantoni. Mi alzo, per osservarla più da vicino. L'immagine non può essere recente, non ha ancora quel tatuaggio alla base del collo che gli si vede spuntare dalla camicia; dietro di lui, Glauco e la sua teppa di manigoldi.

Richiamo l'attenzione di Martina: - Elio con noi si è finto estraneo all'ambiente della palestra, ricordi? Si lamentava di non conoscere nessuno, che non lo invitassero agli eventi notturni, che nutrissero sospetti sul suo conto. Guarda un po' qua... - la esorto, porgendole il giornale.

Mi balena un sospetto: corro alla porta della camera da letto, la apro e...

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