Burlesque neonazi

Ci sono cose che non trovi nei mercatini. Un defibrillatore, per esempio. Un disco volante, una barra di uranio. Un rosario di criptonite, un acceleratore di particelle, una mina antiuomo, oppure... Un cercapersone: un salvavita come lo chiamano adesso. Martina non fa una piega, - Ci ho pensato io - dice. 

Non vi ho spiegato che Martina è un'onestissima smanettona, una pirata informatica, ma solo per motivi etici; uno di quegli angeli che non si servono mai delle loro conoscenze per approfittarsene di qualcuno. - Nel mare profondo trovi tutto - assicura. Mare profondo è come lei chiama il famigerato Deep Web, quella parte di Internet in cui non dovresti mai entrare se non sai quel che fai.

- Droga, armi e chissà cos'altro. Trovi anche un assassino se ne hai bisogno! Uno che per pochi spiccioli può uccidere al tuo posto -. Gran un brutto ambiente, ma lei sa come muoversi lì dentro... E così l'ha trovato per noi, le è arrivato al fermo posta proprio stamattina: non l'assassino ovviamente, ma il salvavita... Elio sembra un po' scettico sulle prime, è chiaro però anche a lui che, se vuole davvero addentrarsi nella tana del drago, col filo d'Arianna ci fa poco.

Proviamo a nasconderlo sotto i suoi vestiti, fissandolo con del nastro adesivo sul fianco in modo che non lo si possa facilmente individuare. - Sperando che non mi chiedano di battermi - sospira, pensieroso. 

Gli fa eco Leonardo, come sempre un po' sopra le righe: -... O di far la burlesque neonazi! -. Ridiamo tutti di gusto e per pochi istanti dimentichiamo quasi la tragicità degli eventi. Non mi dispiace, un buon gruppo di lavoro deve anche sapersi motivare, nei momenti difficili.

Martina ha un'altra idea e la condivide con noi: tramite una piattaforma di stanze vocali registrabili, noi possiamo captare i suoni intercettati dal cellulare di Elio, anche se questo si trova nella tasca della giacca. L'applicazione lavora pure col salvaschermo attivato, non dà nell'occhio: con quello dovremmo poter raccogliere le prove delle cose che poi racconteremo alla polizia.

Nel frattempo, Leonardo suggerisce di informare il professor Martullo dei nostri piani. Ci consultiamo tra noi, ma non lo riteniamo opportuno, non ancora almeno. - Se gli dicessimo queste cose, sarebbe tenuto a informarne il dirigente scolastico - dice Leonardo, - e questi a sua volta dovrebbe metterne a parte le forze dell'ordine, che manderebbero all'aria tutto il nostro lavoro di appostamento -. 

- In questa fase dobbiamo cavarcela da sole - conclude Martina.

La sera del concerto, Elio indossa il salvavita e si reca all'appuntamento con gli altri fuori dalla palestra. Noi ci colleghiamo all'applicazione ciascuno da casa sua, io e Martina sedute ognuna davanti alla propria scrivania dopo cena col quaderno davanti e l'auricolare, prendiamo appunti. In caso di problemi, non appena Elio tocca il salvavita che ha incerottato sul fianco, io ricevo la segnalazione e la trasmetto agli altri, tutti e tre chiamiamo subito la polizia.

Nell'altra stanza, i miei si dividono fra televisione e social, come sempre. Non badano a me, per loro sto studiando. Studio, si. Mi immergo nello spazio della palestra, cercando di intuire, dai rumori intorno a Elio, quello che sta succedendo. Mi sembra di carpire qualche conversazione frammentata, che cerco di trascrivere sommariamente.

Quando ha inizio la musica, il volume è tale da cancellare gran parte dei suoni sullo sfondo; sento malissimo e non riesco a seguire più le voci. Elio, mescolandosi tra la folla, si trova davanti a una specie di privé, con persone che discutono tra loro. Lo sento fermarsi, non può parlarmi ovviamente per cui non so nulla di quel che sta accadendo, solo prende in mano il cellulare per tirarlo fuori dalla tasca migliorando la ricezione, fa finta di cercare il sito della band che sta suonando.

Riesco a sentire una delle voci: - La porcilaia... bruciata (non si distinguono bene le parole)! Dobbiamo... prossimo passo -, è una voce maschile a parlare, non riesco a distinguere le singole parole.

Ribatte qualcuno là intorno: - ... una base operativa!

Elio trasmette in tempo reale, mentre noi restiamo in ascolto, con i nervi a fior di pelle: l'idea che quei criminali stiano pianificando qualcosa di grosso ci mette i brividi. Durante una breve pausa tra le canzoni, riesco a cogliere l'unica frase veramente completa:

- Al vecchio magazzino! -. 

La musica riprende  ad alienarmi le orecchie, con quegli slogan violenti che fatico a trascrivere sia per la velocità con cui vengono mitragliati, sia per la pessima qualità del testo, della dizione e dell'audio. Credo di essermi addormentata più o meno a metà concerto, mi sveglio dopo un po' con la faccia sul quaderno e la penna ancora in mano. Chiudo tutto e vado un po' di là con gli altri. 

Il mattino seguente, ci incontriamo fuori da scuola e confrontiamo a voce la percezione che ognuno di noi ha avuto della palestra, Leonardo riporta anche una descrizione abbastanza dettagliata delle persone che si trovavano in quella specie di privé. Devo ammettere che me lo aspettavo: Glauco era tra quelli. Propongo di documentare il tutto e preparare un dossier dettagliato da presentare al professor Martullo.

- Non è abbastanza -, ribatte Martina. - Qualche voce che farnetica in mezzo a un concerto, chi vuoi che possa scandalizzarsi per questo? -.

Dopo qualche secondo di silenzio, sono io a replicare: - Tre ore di saluti romani, slogan razzisti, istigazioni all'odio, testi da delinquenti bombaroli, mi sembrano intanto più che sufficienti ad aprire un fascicolo d'indagine, non credete? -.

Martina e Leo annuiscono, incerti. Il suono della campanella innesca quello strano risucchio della corrente nei corridoi della scuola, ci inseriamo senza fretta nel flusso per lasciarci trasportare da questo immaginario tappeto mobile direttamente al nostro banco, come un branco di topi da laboratorio. Alla prima ora, ho lezione proprio col Martullo. Nel momento stesso in cui mette piede in classe, mi pianta addosso uno sguardo severo, dal quale mi sento quasi intimidita.


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