quattordicesimo capitolo
Il giorno Dopo ,Dopo essersi preparati, Alex e Hyun si riunirono con gli altri al tavolo per fare colazione. Erano tutti visibilmente emozionati per la partenza imminente, ma allo stesso tempo tristi per doversi separare dagli zii e dalla famiglia.
Meredith si avvicinò a Alex e Hyun con un sorriso triste sul viso. "Ci mancherete, ragazzi. Ma siamo felici che stiate cercando una nuova vita alle Maldive. Speriamo che troviate la felicità là dove andate."
Hyun sorrise dolcemente e abbracciò Meredith. "Grazie per tutto, tesoro Sarete sempre nella nostra vita, anche se siamo lontani."
Dopo aver salutato tutti, Alex e Hyun salirono sull'auto che li avrebbe portati all'aeroporto. Guardarono fuori dal finestrino, osservando il paesaggio che si allontanava sempre di più. Si sentivano nervosi ma anche eccitati per l'avventura che avevano davanti.
All'aeroporto, mentre aspettavano il volo, Alex prese la mano di Hyun e la strinse forte. "Siamo pronti per questo, tesoro. Spero che le Maldive possano davvero essere il nostro nuovo inizio."
Hyun sorrise e si avvicinò a baciare Alex. "Sì, siamo pronti. E insieme possiamo superare qualsiasi cosa."
Con quelle parole di incoraggiamento, Alex e Hyun si prepararono mentalmente per il volo che li avrebbe portati verso la loro nuova vita. Erano pronti ad affrontare qualsiasi sfida insieme, con la speranza di trovare pace e serenità alle Maldive.
Una volta atterrati alle Maldive, Alex e Hyun si guardarono intorno, respirando l'aria calda e accogliente dell'isola. L'aeroporto, con i suoi colori vivaci e il profumo del mare che si insinuava tra le porte aperte, segnava l'inizio della loro avventura insieme.
Dopo aver ritirato i bagagli, decisero di fermarsi a mangiare qualcosa di semplice e familiare: un pasto veloce da McDonald's. Nonostante fossero in un posto così esotico, c'era qualcosa di rassicurante nel trovare un piccolo pezzo di casa anche lì. Presero da mangiare e si sedettero vicini, ridendo e scambiandosi sguardi complici. Hyun, con un sorriso luminoso, si avvicinò per abbracciare Alex e mormorò:
"Finalmente siamo arrivati. Adesso vediamo cosa ci riservano queste prime settimane e mesi, d'accordo?"
Alex la guardò con occhi pieni di speranza e annuì, stringendole la mano. "Spero solo che tutto vada per il meglio. Prima di tutto, trovare un lavoro e poi magari un appartamento in affitto... e chissà, forse un giorno riusciremo a comprare una casa tutta nostra."
Il loro tono era sereno, ma c'era una scintilla di eccitazione nel modo in cui parlavano del futuro. Con il tramonto che si avvicinava e la promessa di nuove avventure davanti a loro, si perdevano nei sogni di una vita felice insieme, costruendo un futuro fatto di amore e piccole certezze condivise.
Così Alex e Hyun finalmente arrivarono al loro appartamento nell'hotel. Il posto era come se lo immaginavano: una camera matrimoniale spaziosa, un bagno moderno con doccia a pioggia, una cucina compatta ma ben attrezzata, un grosso terrazzo con vista sulla città, un piccolo ufficio per lavorare e un salotto accogliente. Il parcheggio privato sotto di loro completava il quadro. Dopo aver inserito la chiave ed aperto la porta, Alex si guardò intorno con un sorriso soddisfatto.
"Non male, siamo al secondo piano. E poi almeno abbiamo il ristorante e la piscina proprio sotto di noi, amore," disse Alex, lasciandosi cadere sul divano morbido.
Hyun si avvicinò, appoggiando una mano sulla spalla di Alex. "Infatti, amore. Non è affatto male. È perfetto per noi due. Non chiedevo di meglio." Sorrise dolcemente, poi si girò verso il terrazzo. "Vieni a vedere la vista."
Alex si alzò e raggiunse Hyun sul terrazzo. Davanti a loro, il cielo si tingeva di colori caldi del tramonto, e la città ai loro piedi si accendeva pian piano con le luci della sera. Il vento leggero li accarezzava mentre si tenevano per mano, godendosi il silenzio e la pace del momento.
"È davvero perfetto," sussurrò Alex, stringendo dolcemente la mano di Hyun.
Hyun, dopo aver osservato per un attimo il panorama, disse: "Domani dobbiamo assolutamente farci la spesa, visto che abbiamo una piccola cucina. Non possiamo sempre spendere i soldi che abbiamo da parte per il ristorante. E poi, dobbiamo anche cominciare a cercare lavori part-time, prima di decidere che cosa vogliamo fare per sempre."
Alex annuì, appoggiandosi al parapetto. "In effetti, sì. Almeno sappiamo già l'inglese, amore mio. Questo è un vantaggio."
Proprio in quel momento, il cellulare di Hyun iniziò a vibrare sul tavolino. Sullo schermo apparve il nome del padre. Hyun sospirò, sapendo che la conversazione non sarebbe stata piacevole, ma decise comunque di rispondere.
"Vedo che vi siete sistemati lontano da me, eh?" iniziò la voce tagliente del padre. "Ve l'ho detto, non andrete lontano finché io sarò vivo."
Hyun strinse il telefono con forza, cercando di mantenere la calma. "Papà, smettila. Sono stufo di questi giochetti. Non è possibile che nulla vada mai bene per te. Ora tocca a me essere felice."
Alex, sentendo l'ira nella voce di Hyun, si avvicinò e parlò direttamente al telefono. "Papà, ascolta. So che odi il fatto che Hyun sia gay e che sia uscito allo scoperto, così come lo sono io. E ora, improvvisamente, sono diventato il tuo preferito. Ma guardati intorno, guarda la tua vita. Sei dentro, e devi scontare la tua pena. Non puoi più scappare."
Dall'altra parte della linea, il padre rimase in silenzio per un istante, poi sbuffò. "Ehi, calmi. Vi ho solo avvertito che so tutto. È vero, sono dentro, ma faccio ciò che serve. Anche se una volta a settimana posso uscire sotto osservazione, con due carabinieri che mi seguono ovunque vada."
Hyun si passò una mano tra i capelli, esasperato. "E ci mancherebbe solo che scappassi, padre. Ma non puoi più controllare le nostre vite. Non più."
Il padre sospirò dall'altra parte del telefono, con un tono di voce che tradiva una vulnerabilità inaspettata. "In realtà ho chiamato per parlare di una cosa seria, riguarda la mia salute. Sono malato, e purtroppo non mi restano molti mesi. Tra qualche settimana dovranno ricoverarmi in ospedale."
Alex si irrigidì, scambiando uno sguardo con Hyun. "Spero che non sia uno dei tuoi soliti scherzi per farci tornare, padre, perché se lo fosse, stavolta mi arrabbierei davvero."
Hyun, incredulo e visibilmente irritato, incrociò le braccia al petto. "Sentiamo, quale sarebbe questa strana malattia che ti sei inventato?"
Dall'altra parte, il padre rimase in silenzio per un istante, come se raccogliesse le forze per rispondere. "Ho un tumore," disse infine, con una voce spezzata. "Mi restano solo quattro mesi, dicono i medici. Non mi sono fatto vivo con voi per anni, e ora mi trovo costretto a essere ricoverato. Le cure potrebbero prolungare la mia vita, ma non si sa per quanto."
Le parole colpirono Hyun come un pugno allo stomaco. Tutta la rabbia che sentiva nei confronti del padre sembrava improvvisamente così insignificante di fronte alla cruda realtà della morte. Abbassò lo sguardo, sentendo una morsa al cuore. "Papà... mi dispiace tantissimo. È una cosa terribile... sai che non ho mai voluto la tua morte. Anche se ti odio per tutto quello che è successo... ci tengo a te."
Alex, notando l'emozione negli occhi di Hyun, decise di intervenire. "Papà, ascolta. Verremo a trovarti appena possibile, ok? Non siamo così lontani, possiamo pagare ciò che serve. Ma non provare a manipolarci con questa situazione."
Dall'altro lato del telefono, il padre emise un lungo respiro. "Non sto cercando di manipolarvi. Volevo solo che lo sapeste. La mia vita sta per finire, e volevo che ne foste consapevoli."
Hyun restò in silenzio per qualche secondo, poi disse piano: "Capisco, papà. Ci vediamo presto."
Sconvolti da ciò che avevano appena sentito, Alex e Hyun si trovavano immersi in una tempesta di pensieri. La notizia della malattia del padre li aveva colpiti più di quanto volessero ammettere. Erano già senza le loro madri, e ora rischiavano di perdere anche il padre. La sensazione che il loro mondo stesse crollando era innegabile. Cosa sarebbe successo dopo? La famiglia si riduceva sempre di più, lasciandoli soli, se non per qualche cugino e zio distante. La loro casa, i ricordi, tutto sembrava sfumare in un futuro incerto.
Decisero di uscire per prendere una boccata d'aria, cercando di distrarsi per un attimo. Si diressero verso il supermercato, anche se nessuno dei due aveva davvero voglia di fare la spesa.
Mentre camminavano tra le corsie del supermercato, la conversazione era forzatamente leggera. Hyun prese una scatola di cereali dallo scaffale, guardando Alex. "Questi ti piacciono, vero? Li prendevi sempre."
Alex annuì, cercando di sorridere. "Sì, sono buoni. Ma magari prendiamo anche quelli integrali, giusto per bilanciare."
Hyun rise piano. "Ah, quindi ora vuoi essere sano?"
"Non è che posso mangiare schifezze per sempre, no?" Alex rispose, cercando di mantenere il tono leggero. Ma la tensione era palpabile tra loro, e ogni parola sembrava un tentativo di ignorare il vero peso che li stava schiacciando.
Passarono alla sezione delle verdure, dove Hyun osservò le zucchine e i pomodori. "Facciamo una pasta semplice stasera?" chiese, con la mente visibilmente altrove.
Alex prese una confezione di pasta e annuì. "Sì, va bene. Dovremmo prendere anche del pane per la colazione."
Hyun prese un respiro profondo, fermandosi un attimo. "Alex... cosa faremo? Se papà davvero non ce la farà... cosa succederà a noi?"
Alex si fermò, appoggiando una mano sulla spalla di Hyun. "Non lo so, Hyun. Non ho una risposta. Siamo già senza le nostre madri, e adesso rischiamo di perdere anche lui. Fa male, lo so. Ma dobbiamo rimanere forti."
Hyun abbassò lo sguardo, stringendo una lattuga che aveva in mano. "Non pensavo che mi avrebbe colpito così tanto. Voglio dire, lo odio per tutto quello che ci ha fatto passare. Ma ora, sapere che lo perderò... è diverso."
Alex sospirò, cercando di trovare le parole giuste. "È normale. Anche se è stato assente o ci ha fatto del male, resta sempre nostro padre. Il legame c'è, e la sua malattia ci mette di fronte a una realtà che non possiamo ignorare."
Mentre camminavano verso le casse, con il carrello pieno di cibo per la settimana, il pensiero del padre malato non li abbandonava. Hyun guardò Alex, il volto segnato da una preoccupazione che faticava a nascondere. "Non so se sono pronto a vederlo in ospedale... non dopo tutto quello che è successo. Ma allo stesso tempo, non posso lasciarlo morire da solo."
"Non lo farai," disse Alex, con voce calma. "Saremo lì per lui, anche se è difficile. Non importa cosa sia successo in passato. Forse non possiamo perdonarlo del tutto, ma possiamo essere presenti in questo momento."
Hyun annuì lentamente, lasciando scorrere un lungo respiro. "Spero solo che quando arriverà il momento... troverò la forza di affrontarlo."
Dopo aver preso la pasta e le verdure, Alex e Hyun continuarono a riempire il carrello con altre cose. Decisero di comprare un po' di frutta fresca: mele, banane, e qualche arancia. Hyun prese anche un grappolo di uva verde, guardando Alex. "Questa per te, so che ti piace."
Alex sorrise debolmente. "Grazie. Non può mancare un po' di frutta nella nostra dieta."
Poi si spostarono nella sezione colazione. Alex prese una confezione di yogurt naturale e qualche confezione di muesli croccante. Hyun afferrò due pacchi di biscotti, di quelli che amavano sgranocchiare al mattino con il caffè. "Non dimentichiamo il succo d'arancia per quando abbiamo fretta la mattina," disse, mettendo una bottiglia nel carrello.
Passarono anche per la sezione dolci. Alex prese una confezione di cioccolatini misti, mentre Hyun prese un pacchetto di biscotti al burro. "Per quei momenti in cui abbiamo bisogno di conforto," disse scherzando, anche se entrambi sapevano che la battuta nascondeva una verità più profonda.
Poi si diressero verso il banco della carne. Alex osservò attentamente la scelta, mentre Hyun prendeva una confezione di pollo. "Magari facciamo delle fettine con le verdure questa settimana," propose. Alex aggiunse qualche bistecca di manzo e una confezione di salsicce, giusto per variare.
Una volta finiti i prodotti alimentari, passarono nel corridoio dei prodotti per la doccia e l'igiene personale. Hyun prese subito un flacone di shampoo e balsamo, poi osservò le confezioni di saponi. "Questo qui, profuma di lavanda. Potrebbe essere rilassante."
Alex annuì, prendendo una confezione di bagnoschiuma e un deodorante. "Abbiamo ancora spugne a casa?"
Hyun scosse la testa. "No, prendiamone un paio nuove." Scelse una confezione di spugne morbide e la mise nel carrello.
Mentre passavano in rassegna tutti quei prodotti, la mente di entrambi tornava costantemente a ciò che li aspettava. Alex, con il carrello ormai quasi pieno, si fermò per un attimo. "Sai, Hyun... comprare queste cose, fare la spesa, tutto sembra così normale. Eppure, dentro di me, non riesco a smettere di pensare a papà. A quello che ci aspetta."
Hyun fece un respiro profondo, appoggiandosi al carrello. "Nemmeno io. È come vivere in due mondi allo stesso tempo. Qui siamo noi, la nostra vita quotidiana... ma lì, c'è lui. E presto dovremo affrontare tutto. Non sono pronto."
Alex gli prese la mano per un attimo, stringendola. "Non devi esserlo, non adesso. Facciamo un passo alla volta. Affrontiamo tutto insieme."
Una volta che Alex e Hyun avevano finito di fare la spesa, si diressero verso la cassa con il carrello ormai pieno. Mentre la cassiera passava i prodotti uno per uno, i due cercavano di distrarsi dalla pesantezza della giornata, scambiandosi piccoli commenti sulle cose che avevano comprato. Dopo aver pagato e sistemato le borse, uscirono dal supermercato.
L'aria fresca del tardo pomeriggio li avvolse mentre si dirigevano verso un piccolo bar dall'altra parte della strada. "Ti va un caffè?" chiese Alex, guardando Hyun con un sorriso. "Magari un cappuccino, giusto per prenderci una pausa e schiarirci un po' le idee."
Hyun annuì, cercando di alleggerire l'atmosfera. "Sì, ci serve una pausa. E poi, possiamo iniziare a parlare di lavoro... dobbiamo farlo prima o poi."
Entrarono nel bar, accogliente e luminoso, con un aroma di caffè che li avvolse immediatamente. Si sedettero a un tavolino vicino alla finestra, osservando le persone passare per strada. Dopo aver ordinato un caffè per Alex e un cappuccino per Hyun, si rilassarono un attimo, cercando di mettere da parte i pensieri sul padre malato almeno per un po'.
"Quindi," iniziò Alex mentre mescolava lo zucchero nel suo caffè, "da dove pensiamo di cominciare? Dobbiamo cercare lavori part-time per iniziare, giusto?"
Hyun prese un sorso del suo cappuccino, riflettendo. "Sì, ma dobbiamo capire in che settore. Io pensavo a qualcosa tipo cameriere o magari qualcosa in un negozio. Non sarebbe male lavorare in un ambiente tranquillo... almeno all'inizio."
"Giusto," rispose Alex. "Qualcosa che non ci impegni troppo la mente, così possiamo anche capire cosa vogliamo fare davvero in futuro. Però dobbiamo informarci un po'. Non so esattamente da dove iniziare."
In quel momento, il barista che aveva portato loro i caffè passò accanto al tavolo. Alex, deciso a non perdere l'occasione, lo chiamò gentilmente. "Scusami, posso farti una domanda?"
Il barista, un ragazzo giovane e sorridente, si avvicinò al tavolo. "Certo, dimmi pure."
Alex lo guardò, un po' imbarazzato ma determinato. "Siamo appena arrivati in città e stiamo cercando un lavoro part-time. Sai se ci sono posti che assumono in zona?"
Il barista sorrise comprensivo. "Beh, dipende un po' da cosa cercate. Qui nei dintorni ci sono diversi bar e ristoranti che ogni tanto cercano personale, specialmente adesso che ci stiamo avvicinando al periodo delle feste. Potreste provare a chiedere nei locali più grandi o magari nei centri commerciali. Anche i negozi cercano spesso commessi."
Hyun annuì, interessato. "Grazie mille, è un buon punto di partenza. Forse dovremmo fare un giro domani e vedere cosa troviamo."
Il barista annuì. "Sì, provate a dare un'occhiata in zona, e se avete bisogno di altro, potete chiedere anche qui. A volte i clienti stessi sanno di qualcuno che cerca personale."
"Grazie davvero," disse Alex, riconoscente. Dopo che il barista si allontanò, si girò verso Hyun. "Non sembra così difficile, no? Domani possiamo fare un giro, consegnare qualche curriculum e vedere cosa succede."
Hyun sorrise leggermente, sentendo un po' di speranza tornare. "Sì, forse è il modo giusto per cominciare. E poi... possiamo farcela insieme. Come sempre."
Alex annuì, sollevato. "Esatto. Un passo alla volta, Hyun. Ce la faremo."
Tornati a casa, posarono le buste della spesa sul tavolo della cucina. La pioggia fuori era cessata, lasciando l'aria fresca e umida che penetrava dalle finestre socchiuse. Alex cominciò a sistemare tutto: la frutta nella ciotola di vetro, il latte in frigorifero, mentre hyun si occupava delle bottiglie di vino e degli snack che avevano preso senza pensarci troppo, in un momento di golosità. La cucina era piccola, ma accogliente, e si riempì subito di quel calore domestico che li faceva sentire a casa, insieme.
Hyun :"Ti ricordi quando eravamo lì al supermercato e mi hai detto di prendere due bottiglie di vino? Non pensavo fossi così pretenzioso!" scherzò hyun lanciandogli uno sguardo malizioso.
Alec si avvicinò, prendendogli il volto tra le mani. "Pretenzioso? No, lo faccio per te. Per avere più momenti come questi... con te," disse in tono dolce, sfiorandogli le labbra con un bacio leggero. "E poi sai che amo il vino tanto quanto amo te."
Hyun : rise, ma il suo cuore batteva più forte. "Sei troppo bravo con le parole. Però mi piace."
Continuarono a sistemare la spesa, mentre i loro movimenti diventavano più lenti, le mani che ogni tanto si sfioravano, come se la semplice vicinanza li legasse in modo invisibile. Ogni gesto era naturale, fatto di quotidianità e intimità. Una volta finito, si guardarono e lui gli prese la mano, portandola verso il tavolo.
"Che ne dici di cenare ora? Ho fame, e tu?" disse con un sorriso.
Alex annuì e insieme prepararono qualcosa di semplice: pasta al pomodoro, un'insalata fresca e, naturalmente, una bottiglia di vino rosso. Seduti a tavola, con la luce calda delle lampade che creava un'atmosfera morbida e rassicurante, cominciarono a cenare. Le loro voci si fondevano con il rumore leggero delle posate sui piatti.
"Non riesco a credere a quanto stiamo bene insieme," disse hyun a un certo punto, abbassando lo sguardo sul piatto per poi tornare a guardarlo. "Non pensavo che potesse esistere qualcosa di così semplice e perfetto allo stesso tempo."
Alex lo osservò, i suoi occhi brillanti sotto la luce soffusa. "Sai cosa penso ogni giorno? Che non importa quanto caotico o complicato possa essere il mondo là fuori, tu sei la mia calma, la mia certezza."
Hyun si allungò verso di lui, le loro mani si incontrarono sul tavolo. "Anche tu lo sei per me. Sei la parte migliore della mia giornata," sussurrò, e si sporse per baciarlo, lentamente, dolcemente. Le loro labbra si unirono in un bacio tenero, che sembrava racchiudere tutte le promesse non dette, tutti i sogni ancora da realizzare.
Hyun ' "Vieni qui," mormorò lui, tirandolo verso di sé, abbracciandolo con forza. Si strinsero forte, come se il contatto potesse colmare ogni spazio vuoto. La cena ormai era dimenticata, i piatti mezzi pieni, ma nessuno dei due ci badava. Si persero l'uno nell'altro, in baci lunghi e abbracci che parlavano più di qualsiasi parola.
Dopo un po', si staccarono, sorridendo con dolcezza.
Alex : "Che ne dici di uscire a fumare una sigaretta?" propose lui, prendendo il pacchetto dal cassetto.
Hyun : "Mi piace l'idea," rispose lui alzandosi e afferrando una giacca leggera.
Uscirono sul balcone, l'aria notturna era fresca e pulita. Il cielo era ormai scuro, con qualche stella che faceva capolino tra le nuvole residue della pioggia. Accesero le sigarette, le luci della città ai loro piedi, ma sembrava che in quel momento esistessero solo loro due.
Alex :"È strano quanto tutto sembri così lontano quando siamo insieme," disse lui, osservando il fumo che saliva lento verso il cielo.
Hyun "Non è strano, è bello," rispose lui. "È perché in quei momenti siamo solo noi. Il resto non conta."
Gli sorrise e lo guardò negli occhi per un lungo istante, poi la prese di nuovo tra le braccia. Restarono così per qualche minuto, immobili, godendosi quel momento di pace e intimità.
Alla fine, spensero le sigarette e rientrarono in casa. Le luci erano soffuse e tutto sembrava più calmo. La stanchezza cominciava a farsi sentire, ma anche la serenità di una giornata trascorsa insieme. Si prepararono per andare a letto, senza fretta, parlando sottovoce, quasi temendo di rompere quel silenzio perfetto.
Una volta sotto le coperte, si abbracciarono ancora. Alex poggiò la testa sul suo petto, ascoltando il ritmo regolare del suo respiro.
"Ti amo," sussurrò, gli occhi già pesanti.
"Ti amo anche io," rispose hyun baciandogli dolcemente la fronte.
Pian piano, scivolarono nel sonno, avvolti l'uno nelle braccia dell'altro, con la certezza che quel momento, quella calma, quel loro amore, era tutto ciò di cui avevano bisogno. E quella notte, tra sogni e respiri profondi, sembrava che il mondo fuori potesse davvero aspettare.
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