6: "Era una tua illusione?"

Ad un'occhiata più approfondita, la mia prigione non era poi male: c'era un letto comodissimo ad una piazza e mezza, una televisione d'ultima generazione, un portatile - non ne usavo uno da troppo tempo! -, un armadio con giusto un paio di abiti, una bella scrivania e perfino un piccolo bagno. Appese alle pareti c'erano solo due bacheche di sughero spoglie, sarebbero rimaste sicuramente vuote dato che non avevo alcunché con me.
Escludendo la silenziosa presenza di FRIDAY, mi piaceva come stanza. Perlomeno durante la mia permanenza forzata avrei avuto una piccola gioia oltre alla lontananza da Alpha. Forse fu proprio il fatto che mi trovavo così a mio agio tra quelle quattro mura a farmi desistere dal partecipare al pranzo in comune. O forse fu solo la paura di affrontare tutte quelle persone sconosciute in un solo colpo. Fatto sta che quando Natasha venne a chiamarmi le dissi che non avevo proprio fame. Non insistette e le fui davvero grata.
Senza contare che Spettro era stato portato via, probabilmente non appena Fury mi aveva abbandonata con Tony e Steve. Non mi avevano neanche dato la possibilità di salutarlo, di dirgli che tutto sarebbe finito al meglio e ciò mi aveva fatto male, perché sapevo quanto avessi ferito Spettro ignorandolo e avrei perlomeno voluto scusarmi.
Da una parte sapevo di poter essere giustificata, dopotutto ciò che mi aveva fatto era stato un piccolo trauma, ma dall'altra mi sentivo terribilmente in colpa visto che Spettro era stata una delle poche persone a starmi vicino fin dal mio primo giorno nell'Organizzazione. Una cosa era certa però, un giorno o l'altro avrei preteso di incontrarlo.
«Signorina Hecate, è richiesta la sua presenza per la cena» parlò FRIDAY, facendomi letteralmente saltare dal letto. Quanto tempo doveva passare prima che riuscissi ad abituarmi a quella voce computerizzata?
«Non ho fame» borbottai, tornando ad affondare il viso sul cuscino. Non me la sentivo proprio di stare faccia a faccia con tutte quelle persone, con tutti quei supereroi che avevano salvato centinaia e centinaia di vite. E ciò non era da me, avere questo timore era una cosa impensabile per una persona che uccideva per mestiere.
Erano passati pochi giorni da quando mi ero allontanata da Alpha, cosa mi stava accadendo?
«Tony ha detto che se non ti presenti entro due minuti verrà a prenderti di peso» continuò la voce e le risposi con un grugnito davvero poco femminile. Mi trascinai giù dal letto e borbottando brutte parole uscii dalla stanza, esser trascinata in cucina da Stark sarebbe stato oltremodo imbarazzante e volevo evitare di sentirmi ancora più a disagio.
Per orientarmi, seguii il forte vociare e non appena mi ritrovai ad un passo dall'entrare nella stanza mi bloccai. Come facevo ad avere paura di loro? Dov'era finita la mia sfrontatezza? Feci un respiro profondo e strinsi i pugni, dovevo assolutamente darmi una calmata.
Credevo che, una volta entrata, tutti si sarebbero zittiti facendomi sentire a disagio, invece non mi degnarono quasi di un'occhiata. Steve, Wanda, Sam, James e Bruce erano già seduti a tavola, sembrava quasi stessero raccontando delle barzellette date le loro risate. Perfino Barnes ridacchiava!
Ai fornelli c'erano Rhodey, Tony, Natasha e Clint e stavano preparando un mucchio di cibi diversi. Doveva essere difficile fare queste specie di rimpatriate perché, dai, era impossibile che vivessero tutti qui.
L'unico assente era Visione.
«Hecate, posso sentire i crampi del tuo stomaco fin qui» disse Tony, smettendo di osservare la padella in cui stava cuocendo della carne. Sorrisi appena, avevo effettivamente un po' di fame, ma non gliel'avrei mai data vinta così. «Puoi sederti dove vuoi, nessuno di loro si girerà all'improvviso per ucciderti.»
«Posso?» mi ritrovai a mormorare, avvicinandomi a Wanda sotto lo sguardo attento di Tony.
«Sì, certamente! E già che ci sono, ti va se dopo cena parliamo un attimo?»
«Umh, okay. Sono forse nei guai?»
«No no! Vorrei parlarti di ciò che hai visto l'altro giorno.»
La guardai perplessa, incerta se fidarmi davvero di quella motivazione. Avevo visto uno sprazzo della mia infanzia, ero riuscita a sentire la voce di mia madre e lei voleva ancora infierire? O forse voleva dirmi che era tutta un'illusione e niente di ciò poteva essere frutto della mia memoria rovinata?
Nonostante i dubbi, annuii e mi concentrai sul tovagliolo, trasformandolo in uno sgangherato cigno. Era stata Flamme ad insegnarmi un paio di origami, dicendomi che grazie ad essi era riuscita a recuperare alcuni ricordi della sua adolescenza. Era riuscita perfino a ricordarsi il viso del suo primo fidanzatino! Sapere che la memoria poteva tornare riusciva sempre a sollevarmi il morale quando ero triste.
Colsi lo sguardo di Steve puntato su di me mentre continuavano a raccontarsi aneddoti sul passato, erano così assurdi che smisi di ascoltarli poco dopo. Rubai il tovagliolo a Wanda senza che se ne accorgesse e in poche mosse, con la salvietta poggiata sulle gambe, creai una semplicissima barchetta colorata. Gliela lasciai accanto al braccio e sembrò non accorgersi di nulla tanto era assorta nel suo discorso, mi pare accennasse ad un certo Pietro.
«Per me non fai nulla?» domandò Tony, affiancandomi e porgendomi un piatto.
«Cosa vuoi, un fiorellino?» risposi divertita, lo sguardo fisso sul cibo davanti a me. Oh sì, ora sentivo i crampi della fame!
«Tutto questo sarcasmo non mi piace proprio» brontolò Tony sdegnoso, proseguendo lungo la tavolata. Il sorriso sul suo viso però, lo vidi comunque e per l'ennesima volta mi chiesi come facesse ad essere così gentile con me.
Alla fine Natasha mi si sedette accanto e la cena non fu nulla di così terrificante: mi ignorarono per la maggior parte del tempo, tranne per qualche domanda a cui risposi a monosillabi, e si aggiornarono su una tale missione in un "posto x" che io non potevo assolutamente conoscere - «Potremmo evitare i particolari più significativi, non si sa mai qua...» arrivarono a dire, quasi non fossi presente.
Provai a seguire i loro discorsi, ma non riuscivo ad allontanare il pensiero da ciò che voleva Wanda da me. Pensava di potersi intrufolare ancora tra i miei pensieri per potermi scavare nella memoria? Credeva forse di doversi scusare per avermi fatto vedere quelle immagini?
Assaggiai un po' tutto quello che c'era in tavola, senza mai abbondare per evitare di risultare una morta di fame. Se quello voleva dire essere presa prigioniera, avrei attaccato gli Avengers altre cento volte.
Finita la cena, Sam propose subdolamente di farmi lavare i piatti, ma bastarono due parole di Wanda a farlo desistere. Alla fine finì tutto in lavastoviglie con la scusa che la bolletta la pagava Tony.

«Non voglio metterti a disagio, ma penso sia corretto dirti cos'hai visto» cominciò Wanda, una volta raggiunta la sua camera. Mi fece accomodare ai piedi del suo letto mentre lei si sedette su una seggiolina grigia, così da essere faccia a faccia. Mi piaceva la sua stanza: era semplice, confortevole e arredata con gusto. Avrei potuto trasformare anche la mia durante il soggiorno o lo status di fuorilegge mi impediva tutto ciò che usciva dalla sequenza "dormire, bere, mangiare e lavarsi"?
«Era una tua illusione?» buttai lì, cercando di evitare il suo sguardo. Sapevo che il contatto visivo facilitava l'utilizzo della telepatia e ciò non mi piaceva affatto, soprattutto ora che sapevo cosa voleva dire non avere Alpha con il fiato sul collo.
«Non la chiamerei illusione, in sostanza era un tuo ricordo, ma certi particolari li ho aggiunti io.»
«È impossibile, ho perso la memoria praticamente due anni fa» esclamai, alzando la testa con un colpo secco e stringendo i pugni. Avevo accettato quell'incontro con tutta la buona volontà di questo mondo, ma non avevo intenzione di farmi prendere in giro così.
«Tu sei in questa situazione per colpa di una sorta di incantesimo o controllo psicologico, non per qualche malattia o incidente. Non mi intendo di medicina, ma so cosa posso fare con i miei poteri e ciò che è successo mi fa pensare ad un blocco mentale.»
«L'hai detto a Banner e Stark? È per questo che ero in mezzo a tutti quei computer?» domandai allora, affidandomi ciecamente alla spiegazione di Wanda. Dopotutto la sua idea aveva senso: non ricordavo il giorno in cui ero stata reclutata, né come avessi fatto a perdere la memoria quindi qualsiasi opzione poteva essere presa in considerazione.
Però perché nessuno era ancora arrivato per portarmi via da qui? Questo posto mi provocava emozioni strane, come un senso di nostalgia, e mi sentivo smarrita. Non mi mancavano certo Alpha e le altre Ombre, ma Fort, Spettro e Flamme sì.
«Potrei averglielo accennato, ti hanno fatto del male?»
«No no, era per capire, tutto qui. Potresti... potresti dirmi della visione?» mi ritrovai a mormorare. Volevo sapere cosa c'era di veritiero e cosa no in quel ricordo, volevo capire se la voce dolce che ancora riuscivo a sentire era davvero di mia madre, ma al tempo stesso temevo qualsiasi cosa potesse uscire dalle sue labbra.
«Ciò che avrei dovuto fare era suscitare il te una visione talmente brutta da farti perdere la voglia di combattere, ma non trovavo nulla. Nessun ricordo superficiale che potessi utilizzare, allora ho cercato più a fondo, non senza poca difficoltà. Sono così riuscita a trovare qualcosa, come un abbozzo di pensiero, e l'ho preso, accrescendolo quanto più possibile. Non ho degli studi specifici alle spalle, ma scommetto che entro poco tempo te ne saresti ricordata da sola.»
«Dici davvero?» domandai incredula, immaginando già altri ricordi tornare a galla. Sarebbe stato difficile abituarsi all'idea che prima di essere un'Ombra ero una persona come tante altre al mondo? Forse all'inizio sì, ma ero certa di poter superare anche questo.
«Secondo me sì, ma non avresti visto un paio di cose. Le mie illusioni riguardavano i fiori che stava mettendo in vaso la donna, eriche poiché simbolo di solitudine e malinconia, le sue fattezze e le azioni della piccola te. So cosa stai pensando, la voce che hai sentito è soltanto frutto della tua mente» spiegò, senza distogliere lo sguardo dal mio viso.
Bastarono queste ultime parole per farmi mozzare il fiato in gola, probabilmente in quel momento ero la persona più felice del mondo: alla fine avevo trovato la prima verità nell'assurda accozzaglia di storie che le Ombre - soprattutto Alpha - mi avevano sempre raccontato!
«Hecate, stai bene?» chiese allarmata Wanda, sedendosi accanto a me e poggiandomi una mano sulla spalla.
«S-Sì, sapere che ho ancora qualche vivido ricordo della mia famiglia mi ha un po' sconvolto» risposi, abbozzando un sorriso a metà tra il divertito e l'imbarazzato.
«Mi dispiace d'averti ferita così l'altro giorno, ma era necessario. Solo dopo ho capito che la maggior parte di voi non ha avuto altra scelta, dopo aver perso la memoria.»
«Non devi scusarti, dopotutto sono io dalla parte del torto» dissi, scrollando le spalle e abbassando lo sguardo. Aveva ragione Steve, nonostante sapessi di essere dalla parte del torto non riuscivo a pentirmi davvero delle mie azioni.
Fu in quel momento che mi sorse un dubbio, perché venivo trattata così bene?
«Wanda, perché non sono chiusa in qualche cella come un qualsiasi altro criminale?»
Mi guardò confusa, sembrava le avessi fatto una domanda priva di logica e arrivai quasi a pentirmene: come avrei reagito se mi avesse detto che stavano aspettando il momento opportuno per sbattermi da qualche altra parte? Probabilmente molto male.
«Non è anche questa una prigione? Non puoi uscire, sei all'oscuro di tutto ciò che succede fuori, hai dei supereroi che ti stanno con il fiato sul collo e un'intelligenza artificiale che registra ogni tuo singolo respiro... credi d'essere davvero libera?»
Parlò con tale trasporto che sembrava stesse raccontando un suo ricordo, piuttosto doloroso data l'espressione corrucciata e lo sguardo basso.
«Allora cosa volete davvero da me? Perché io davvero non vi capisco» proseguii, sperando di trovare una risposta capace di mettere a tacere ogni mio dubbio.
Chiunque mi avesse vista lì non avrebbe mai pensato fossi un'assassina catturata durante uno sfrontato attacco! La cosa poteva andarmi anche bene, ma era oltremodo sospetta.
«Siamo noi a non capire te, a dire il vero. Sembri troppo remissiva e piena di paure per far parte di un'organizzazione come il MOS.»
Scoppiai a ridere, seriamente divertita dalle sue parole. Stavo davvero riuscendo a confonderli con tutta questa facilità? E dire che non mi stavo comportando in alcun modo particolare!
Erano tutti così pieni di sé che probabilmente credevano sarei andata in escandescenze non appena lasciata da sola. Invece me n'ero rimasta zitta e buona, giusto per garantirmi la possibilità di vivere - cosa da non dare per scontata quando hai delle missioni che ti portano ad affrontare agenti super qualificati.
«Tutto questo è surreale, mi sembra quasi di essere qui per farvi da cavia» brontolai, il divertimento provocato dalle parole di Wanda già scemato via.
«Qualsiasi decisione di Fury ha delle valide ragioni. Tu sei particolare, sembri essere divisa tra la vita passata e quella che ti sei creata in questi ultimi due anni e hai bisogno di qualcuno simile a te che ti indirizzi sulla giusta strada.»
«Dopo ciò che mi hai fatto vedere non faccio altro che pensare alla mia famiglia e ciò mi infastidisce: ero riuscita a superare il trauma della perdita della memoria e invece, all'improvviso, è comparso questo ricordo. Perché sono diventata un'assassina se avevo qualcuno che mi voleva bene?»
Esprimere i miei pensieri e le mie emozioni a voce alta me ne fece sentire il vero peso, realizzai che senza il controllo di Alpha ero soltanto un miscuglio di paure, risentimento e malinconia: erano sentimenti che derivavano dal passato o che erano nati con la perdita di memoria? E se la costante vicinanza di Alpha fosse dettata esclusivamente dal fatto che doveva tenere a bada certi miei pensieri?
Ero partita con le migliori intenzioni, ma la chiacchierata con Wanda si stava rivelando fonte di mille nuove domande e ne avevo già abbastanza.
«So cosa vuol dire essere nella tua situazione e mi fido di te, se vuoi posso aiutarti a ricostruire il tuo passato, insieme potremmo farcela» disse lei, prendendomi le mani tra le sue e stringendole appena. Cercai nel suo viso qualsiasi segno di bugia, l'ultima cosa che volevo era fidarmi - di un nemico, tra l'altro - e poi pentirmene.
«Per quale ragione anche tu sei così gentile con me?»
«Perché tutti meritano una seconda possibilità.»





Angolo autrice.
Non si capisce che adoro Wanda, proprio no!
Sarcasmo tralasciando, questa volta ho aggiornato un po' in ritardo rispetto alla tabella di marcia per colpa dell'accumularsi di verifiche e interrogazioni, scusatemi lol!
Solita domandina: che vi pare del capitolo? Qualche commento su Hecate?

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