25: "Niente minacce"
Sembrava che i pezzi di puzzle che componevano la mia vita stessero piano piano tornando al loro posto, lasciandomi con una spensieratezza del tutto nuova.
D'altro canto, benché sperassi nel meglio, ero consapevole che qualcuno mi avrebbe ben presto messo i bastoni tra le ruote perché, purtroppo, finché il MOS continuava ad esistere, io ero un loro bersaglio.
«Millicent?» mi richiamò Bucky, pungolandomi la spalla con l'indice. Spostai lo sguardo dal soffitto a lui e non potei fare a meno di sorridere nel vederlo al mio fianco. «Tutto okay?»
«Sì, mi sono solo persa nei miei pensieri» mormorai, lasciandomi avvolgere dal suo braccio destro. Con l'orecchio poggiato al suo petto, riuscii a sentire senza problemi le pulsazioni tranquille del suo cuore.
«Dai, dimmi cosa ti affligge» insistette e poggiò la testa sul cuscino del letto, regalandomi l'ennesimo sorriso. Era stata una mia idea quella di chiuderci in camera per passare un paio di orette in assoluto relax senza nessun Avengers a lanciarci occhiate ammiccanti, mentre Bucky stesso aveva optato per il letto.
«Non credo che tutto questo sia destinato a durare.»
«Noi due?» domandò e avvertii distintamente il suo cuore accelerare il battito, cosa che mi fece tirare un sospiro affranto: lui credeva davvero nella nostra storia. Annuii e basta, lasciandogli la possibilità di parlare. «Ti riferisci ad Alpha, vero? Be', non devi preoccupartene, farò di tutto affinché non ti sfiori neanche con un dito.»
«No! Ti ucciderebbe, ne sono sicura» esclamai, alzandomi sui gomiti e sciogliendo così la sua stretta su di me. Non volevo che gli facesse del male, non ora che Bucky occupava una parte importante della mia vita e sentirlo pronunciare quella frase aveva fatto scattare un campanello d'allarme.
Lo vidi alzare gli occhi al cielo con un tenero sorriso in viso, poi allungò la mano artificiale verso il mio volto e prima di toccarmi tentennò appena, come avesse paura di farmi del male. Fui io a far aderire il suo palmo alla mia guancia, cosa che mi fece rabbrividire data la differenza di temperatura, e senza aspettare altro tempo Bucky colmò la distanza che ci separava. Fu un bacio lento, colmo di un amore che non ricordavo d'aver mai provato prima, e avrebbe portato sicuramente ad altro se qualcuno non avesse bussato alla porta.
«C-Chi è?» domandai, quasi a corto di fiato, mentre Bucky si rimise in piedi. Mi misi seduta sul letto a gambe incrociate, cercando in tutti i modi di sistemarmi i capelli, e quando il disturbatore aprì la porta senza permesso mi ritrovai a trattenere il fiato.
«Dovevo immaginarmelo» brontolò Tony con l'espressione più contrariata mai vista prima. Rilasciai un profondo respiro di sollievo, ben consapevole che non mi avrebbe fatto alcuna ramanzina. Non adesso, perlomeno. «Comunque, dovreste venire in sala conferenze, abbiamo una missione da portare a termine.»
Borbottai un veloce "Ai suoi ordini" e, dopo aver lanciato un'occhiata a Bucky, raggiunsi Tony, per poi seguirlo lungo i corridoi del Complesso.
«Io e te, sappilo, abbiamo un discorso da finire» mi sussurrò James all'orecchio, lasciando poi un veloce bacio sul collo. Adoravo quando era così tenero e premuroso, mi faceva sentire così amata che quasi dimenticavo ogni problema.
Quando entrammo nella sala conferenze, il mio sguardo fu immediatamente attratto da un certo uomo mai visto prima al Complesso, ma di cui conoscevo l'identità senza ombra di dubbio. Per sconfiggere Alpha serviva davvero l'aiuto di Thor, un dio norreno? Mi ritrovai a bocca aperta e neanche la tirata di manica che mi diede Bucky bastò per trattenermi dall'avvicinarmi all'Avenger.
«Un dio?» domandai, più a me stessa che ai presenti, passando probabilmente per una mezza scema. L'uomo interruppe la sua conversazione con Bruce e Steve per voltarsi verso di me e nonostante il mio metro e settantacinque abbondante mi sentii oltremodo piccola davanti a lui.
«Così dicono. Tu devi essere Millicent, no? Thor Odinson, al tuo servizio» si presentò lui, porgendomi una mano che prontamente strinsi. Sembrava davvero una persona a modo, niente che comprendesse strani complessi di superiorità o manie di protagonismo tipiche di coloro che sapevano d'essere qualcuno di importante.
«Vi direi di prendere posto, ma sono sicuro sarebbe inutile» parlò Steve, interrompendo ogni possibile conversazione tra me e il dio norreno. Lanciai un'occhiata al lungo tavolo e senza ulteriori indugi occupai una delle sedie che davano le spalle alle imponenti finestre, Bucky si accomodò esattamente davanti a me. Ben pochi Avengers seguirono il nostro esempio, preferendo rimanere in piedi.
«Quindi qual è il piano?» domandò Scott Lang con un'espressione fin troppo allegra. Tony, al mio fianco, sbuffò appena, quasi non sopportasse l'idea di ritrovarselo davanti.
Bastò la sua richiesta, però, per attirare l'attenzione di tutti i presenti che prontamente si zittirono.
«L'idea sarebbe quella di colpire su due fronti distinti: un gruppo raggiungerà la nuova base individuata grazie all'agente Jones, oggi assente, mentre un altro si occuperà del presidente, attirando quindi una parte del MOS stesso. Opinioni?» sintetizzò Steve, invitandoci tutti ad esprimere il nostro parere. Detto così, sembrava un piano piuttosto sensato e si basava sulla teoria che avrebbe visto alcuni componenti dell'Organizzazione rimanere alla base per, eventualmente, difenderla. Non era affatto una cattiva idea, ecco.
«Immagino non verrà davvero coinvolto il presidente Ellis» appuntò Visione, risultando piuttosto dubbioso riguardo la proposta di Steve.
«Ovviamente no, si potrebbe organizzare un finto e improvviso viaggio d'affari così da attirarli fuori perché andare in massa alla base è un'idea pressoché irrealizzabile.»
«Se tu avessi firmato gli Accordi...» brontolò a bassa voce Tony, attirando la mia attenzione ma non quella del diretto interessato. Gli lanciai un'occhiata perplessa, non riuscendo a comprendere la sua allusione, e in cambio ricevetti un sorrisino divertito. Poi proseguì, alzando la voce. «E dimmi, Steve, come pensi di dividere questi gruppi? Perché sembra tu abbia già pensato a tutto.»
«A dir la verità, hanno contribuito anche Fury, Natasha e Rhodey, per questo ho chiesto se qualcuno ha idee diverse» sbottò il Capitano, alzandosi di scatto dalla sedia con gli occhi ridotti a due fessure indiavolate. Qualcuno - non riuscii a distinguere la voce - gli sussurrò di tranquillizzarsi perché in quel momento era inutile litigare.
«Millicent» mi richiamò Steve, la voce ridotta ad un sibilo innervosito, e rizzai subito la schiena. Non lo avevo mai visto arrabbiato e di certo non ci tenevo affatto a provare sulla mia pelle una sua eventuale filippica. «Dove credi andrebbe Alpha?»
«Il suo seguito ha fallito fin troppe volte perché lei rimanga con le mani in mano, sarei pronta a scommettere non rimarrà per nessun motivo alla base, non questa volta» ragionai, già immaginandomi la furia con cui si sarebbe abbattuta contro gli Avengers.
«Perfetto, allora tu sarai nel gruppo che si occuperà di stanare chi è rimasto indietro» concluse Tony, precedendo qualsiasi cosa volesse dire Steve, e non potei far altro che sentirmi un po' a disagio: non volevo alcun trattamento speciale, era ingiusto nei confronti di tutti gli altri.
Poi seguirono venti minuti di totale caos in cui rimasi in silenzio, seduta sulla mia sedia, pronta a rispondere a qualsiasi domanda precisa riguardo il MOS. A quanto pareva, riuscire a formare quei due gruppi era un'impresa ardua e per me anche divertente visto che non mancarono prese in giro, spintoni e insulti a mezza voce.
Ebbi modo di ragionare sul piano formulato da Steve: compresi che mancavano molti, forse fin troppi, dettagli e che probabilmente non li avrei mai saputi. A quanto pareva, era il loro modo di fare, sembrava non ci tenessero mai ad informarsi di tutto in una sola volta, preferendo lasciare spezzoni qua e là. Chi avrebbe informato Alpha del viaggio del presidente? Come avremmo fatto a fingere il tutto senza destare i sospetti della stampa nazionale e del MOS stesso? C'erano troppi interrogativi per poter dire che sarei stata completamente al sicuro.
«Ad occuparsi del "presidente"» quasi urlò Steve per richiamare all'ordine gli Avengers, mimando pure le virgolette, «saranno: Wanda, Thor, Bucky, Tony, Bruce e Clint. Tutti gli altri andranno alla base.»
In un gesto del tutto spontaneo, cercai lo sguardo di Bucky e lo vidi assai dispiaciuto, come se fosse lui il colpevole della nostra separazione sul campo. Cercai di abbozzargli un sorriso, ma tutto ciò che riuscii a fare fu abbassare la testa e immergermi nei miei pensieri. Nonostante cercassi di convincermi che era soltanto l'ansia a parlare, avevo l'orribile presentimento che qualcosa sarebbe andato storto.
Tick tock, la resa dei conti si stava avvicinando.
Quando Tony mi chiese gentilmente di seguirlo nel suo laboratorio compresi che c'era qualcosa che non andava. In tutta sincerità, il mio pensiero corse subito ai gruppi formatisi durante la riunione del giorno prima - un po' speravo che si dicesse dispiaciuto per la nostra divisione -, ma ben presto mi resi conto che era un motivo piuttosto futile.
«Tutto bene?» mi chiese, non appena la porta del laboratorio fu chiusa alle nostre spalle. Mi concessi un attimo per guardarmi intorno e lo sguardo cadde inevitabilmente sull'armatura rossa che stazionava di fianco ad un imponente tavolo da lavoro.
«Perché?» domandai di rimando e lui scrollò le spalle, invitandomi a rispondere con un gesto della mano. «Mi sento un po' fuori dal mondo, ma sono davvero felice.»
Un sorriso incurvò le labbra di Tony appena terminai la frase e non potei fare a meno di imitarlo perché, come aveva detto Rachel, sembrava ci tenesse moltissimo a me.
«Alla tua età ne avevo già passate tante, troppe forse, ma ricordo bene la prima sbandata che presi: era una ragazza piccolina, dai lunghi capelli biondi e gli occhi scuri capaci di stregare chiunque le passasse davanti. Riuscii a far funzionare la nostra relazione per quasi un mese, ma più passava il tempo, più tutto perdeva quell'aurea fiabesca che mi ostinavo ad immaginare» cominciò a parlare, cogliendomi di sorpresa. Mi vidi costretta ad interromperlo quando compresi che, indirettamente, voleva redarguirmi sulla nuova svolta che aveva preso la mia vita sentimentale.
«Ho capito dove vuoi arrivare. So che Bucky non ti è mai piaciuto, ma ci tengo davvero a lui! Che poi, queste prediche le fanno i padri di solito» parlai, lasciandomi pure sfuggire una risata perché sì, me lo ci vedevo davvero bene il mio papà a rimproverarmi per la mia relazione con "il Soldato d'Inverno".
«Se vuoi posso esserlo...» mormorò Tony in risposta, distogliendo lo sguardo per concentrare la sua attenzione su un pezzo di metallo deformato che sembrava aver fatto parte dell'armatura da Iron Man.
«Scusami?» riuscii a formulare, cogliendo perfettamente l'allusione appena fatta.
«L'ho capito a mie spese che se si vuole uscire da un percorso difficile si ha sempre bisogno di una famiglia prima che degli amici e, be', io vorrei darti questo aiuto.»
«Non me lo merito» constatai a testa bassa, ben consapevole che il suo sguardo era su di me. Non mi stupii neanche troppo quando scoppiò a ridere, ma non era una risata allegra, tutt'altro. Intrecciai le dita delle mani nell'attesa straziante che parlasse, che provasse ancora solo per un istante a farmi cambiare idea.
«Cosa sono, quasi quattro mesi che ti vedo tutti i giorni? Sei cresciuta, Millicent. Sei maturata. Sei diventata una donna per cui farei l'inimmaginabile pur di vederla sorridere. So cosa significa dimenticare i propri affetti, a momenti stento a ricordare il viso di mia mamma, e so altrettanto bene cosa vuol dire ritrovarsi in una realtà fin troppo diversa da quella a cui si era abituati, per questo sono qui, in questo momento, a parlarti a cuore aperto» parlò mellifluo Tony, riuscendo a farmi alzare il viso verso il suo. Lo scoprii con gli occhi lucidi e un accenno di sorriso sulle labbra, cosa che mi fece inevitabilmente commuovere - anche se riuscii a trattenere le lacrime quasi senza problemi. «Sembrerà una cosa impossibile, lo so, ma ci tengo alla brava persona che sei diventata.»
«Tony...» mugugnai, aggirando di gran carriera il tavolo da lavoro che ancora ci separava. Lo strinsi in un abbraccio soffocante e lasciai che mi scompigliasse teneramente i capelli, cosa che di solito mi irritava parecchio. Con il viso nascosto sul suo petto, lo sentii tirar su con il naso in modo davvero poco elegante e per evitare imbarazzo - soprattutto per lui - non osai alzare lo sguardo. «Grazie mille, davvero.»
«Sì, insomma, con Barnes come la mettiamo però?» ricominciò, accennando una risatina per nascondere la sua evidente emozione. Lo avvertii portarsi una mano al volto e solo allora mi allontanai di un passo, permettendomi di confrontarlo a viso aperto.
«Io rimango con lui e tu provi ad accettare la situazione?» buttai lì, facendogli pure un occhiolino. Potevo capire tutto l'affetto che provava per me e il conseguente istinto di protezione, ma non aveva alcun diritto di metter mano sulla mia relazione. «E niente minacce.»
«Per chi mi hai preso? Mica avrei giurato di rovinargli l'esistenza se ti tratta male» borbottò lui, portando una mano dietro la nuca in evidente imbarazzo. Sì, l'avevo intuito dalla sua espressione insofferente che stava per minacciare Bucky - talvolta Tony era davvero un libro aperto.
«Ho imparato a conoscerti, tutto qui.»
«Tra te, Pepper e Rachel non so chi devo temere di più» brontolò lui con un tenero sorriso in viso. Alzai gli occhi al cielo fintamente annoiata, per poi concedermi un bel respiro profondo che mi aiutò a liberare la mente da ogni pensiero negativo: in quel momento, non avevo intenzione di perdere troppo tempo a riflettere sui dubbi che mi circolavano per la testa dal giorno prima, bensì volevo soltanto godermi la mia nuova famiglia allargata.
Angolo autrice.
Quanto è adorabile Tony da 1 a 10? (9¾ ovviamente, come zia Rowling insegna lol).
Scherzi a parte, posso ben dire che scrivere la seconda parte del capitolo è stato fantastico ma difficile: riuscire a esprimere tutta la storia di Tony in poche righe non è risultato molto semplice eppure mi piace quanto si sia messo a nudo per Millicent.
Siamo arrivati ad un punto fondamentale della storia (la nostra protagonista ha ritrovato il vero significato di "famiglia") e non vedo l'ora di farvi leggere cosa succederà da qui a due capitoli!
P.S. se non rispondo ai commenti è colpa di Wattpad, questo simpaticone dà spesso di matto e non mi visualizza le notifiche. Sappiate comunque che il vostro supporto è sempre molto molto apprezzato❤
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