46• È nata una nuova BROTP (forse)
Reyna si stava preparando per un'altra partenza. Lei e Frank si erano accordati. Lui avrebbe accompagnato la legione al Campo Mezzosangue insieme a Chirone e il signor D, che avevano deciso di occuparsi dei ragazzi del Campo Mezzosangue.
Dioniso aveva frettolosamente spiegato che si era ricreduto non proprio all'ultimo minuto, perché lui in fondo non condivideva tutti i valori vendicativi che quegli dèi nutrivano per Zeus e per il resto degli Olimpi. Si era unito solo perché doveva qualcosa ad Ermes. Quindi potevano fidarsi di lui.
Reyna, comunque, sarebbe andata a Boston con uno dei SUV del Campo Giove: qualcuno doveva avvisare gli abitanti dell'Hotel Valhalla su quanto era successo dato che, nonostante il modo in cui si erano accordati con loro, il piano aveva preso una direzione completamente diversa, Loki era sparito e i guerrieri nordici non avevano più collaborato con loro in quella sorta di battaglia. Anzi, alla fine erano stati solo in venti, tra greci e romani, a rischiare la vita per sconfiggere Eolo, Ermes e tutti i loro alleati. Un piano niente male, anche se aveva dimostrato che era stato praticamente inutile portarsi dietro quasi quattrocento persone e coinvolgerne molte di più.
Questa era stata la dimostrazione che non sempre, per vincere una grande battaglia, era necessario fare le cose altrettanto in grande. A volte bastava un minimo contributo per fare la differenza.
Reyna guardò in direzione di Lucas, impegnato a parlare con sua sorella. Lei avrebbe voluto chiedergli se aveva voglia di accompagnarla, ma forse non era il momento più adatto per lui per lasciare sua sorella in quel modo.
Per questo si stupì quando lo vide raggiungerla di corsa con lo zaino in spalla.
«Volevi andare senza di me?» le chiese con un sorrisetto.
«Credevo che avresti preferito rimanere con tua sorella.» gli rispose Reyna.
Il sorriso di Lucas si afflosciò. «Ho chiamato i nostri genitori. Saranno qui a momenti. Verranno a prenderla. Mi ha detto che preferisce stare a casa nostra per un po'.»
Reyna annuì. «E tu non vuoi andare con i tuoi genitori?»
Lucas aggrottò la fronte. «No. Preferisco venire con te.» Poi aggiunse: «Cioè, se vuoi che io venga, ovviamente.»
Reyna sorrise calorosamente. «Certo che voglio.»
• • •
Mentre Reyna guidava lungo la strada per Boston Lucas tentò di trovare le parole migliori per aprirsi con lei. Aveva bisogno di dirle come si sentiva dopo tutti quegli avvenimenti.
«Reyna, posso parlarti di una cosa?» chiese dopo aver riflettuto per qualche minuto.
Lei abbassò il volume della radio. «Sì, dimmi.»
«Tu hai mai pensato di...mollare tutto? Di vivere una vita non da semidea?»
Lei annuì. «Sì, molto spesso. Ma non ho mai potuto permettermelo. Fino ad ora almeno. Dopo aver sistemato gli ultimi affari con questa impresa, mi dimetterò e prenderò quell'appartamento di cui ti dicevo.»
Lucas intuì che forse Reyna aveva anche pensato a suo padre e si sentì improvvisamente in colpa per aver aperto una parentesi molto dolorosa. Ma al posto di rabbuiarsi decise di affrettarsi a cambiare argomento. «Tu credi che io possa fare lo stesso?»
Reyna gli rivolse un'occhiata veloce, poi riportò lo sguardo sulla strada.
«Prendere un appartamento, dici?»
«No. Non so bene come dirlo... smettere di essere un semidio? Dici che posso?»
Lei scosse la testa. «Non credo. Ma spiegati meglio, se ti va.»
«Okay.» Lucas si mordicchiò le labbra. «Io mi sento come fossi...responsabile per quello che è successo. Ad Aaron. E Adria e Josh. So che è una cosa stupida da dire probabilmente, ma ho l'impressione che tutti i guai siano arrivati solo dopo che sono arrivato al campo. Come se accadessero perché c'ero io. Sembravate stare tutti così bene prima che arrivassi.»
Reyna sorrise e a Lucas parve scorgere un pizzico di malizia nella sua espressione. «Io no.»
Se prima Lucas era sul punto di versare qualche lacrima, ora non poté fare a meno di sorridere, divertito da quella mossa di Reyna. «Stai flirtando per tirarmi su di morale?»
«Sì.» Il sorriso non aveva abbandonato le sue labbra. «Ma ti sto anche dicendo la verità. E non devi sentirti responsabile per quello che è successo. Non hai nessuna colpa.»
«Grazie.» Lucas sospirò di sollievo, senza capirne l'esatto motivo. In fondo, sapeva già ciò che gli aveva detto Reyna, ma forse aveva solo bisogno di sentirselo dire. «E poi c'è un'altra cosa. Non ti sto infastidendo, vero?»
Reyna gli prese la mano e gli baciò il palmo, mantenendo comunque l'attenzione sulla strada. «Lucas, tu non mi infastidirai mai. In nessun caso. E sai che puoi sempre parlarmi di tutto.»
Lui sorrise lanciando un'occhiata alle loro dita intrecciate prima che Reyna gli lasciasse la mano per cambiare marcia e sterzare a sinistra. «E questo è uno dei tanti motivi per cui amo la glassa al cioccolato al latte.»
Reyna ridacchiò. «Ricorda sempre che senza il suo muffin la glassa al cioccolato non può fare molto.»
(AWW. AMORIII. OKAY, SCUSATE. TORNATE A LEGGERE)
«Certo, sono meraviglioso.» disse Lucas fieramente, battendosi un pugno sul petto. «Comunque, quella cosa di cui ti volevo parlare riguarda in parte anche mia madre, Ecate.»
Reyna annuì, tornando seria.
«Forse è sbagliato il mio modo di pensare perché lei è una dea e avrà certamente le sue motivazioni, ma non riesco ad accettare che non si sia mai fatta vedere. E il fatto che Alabaster mi abbia trattato in questo modo mi infastidisce ancora. Perché deve essere così e basta? Perché gli dèi devono fare così? Forse non è questo il modo in cui dovrebbe comportarsi un semidio, però non mi piace il fatto che dobbiamo combattere per loro senza neanche un ringraziamento.»
«Purtroppo gli dèi sono fatti così. Certo, ci hanno ringraziati in passato. Ma sono orgogliosi e non è felice per loro dire una cosa del genere e ammettere che hanno bisogno di noi.»
«E a te non dà fastidio?»
«Ci ho fatto l'abitudine credo. E una volta Miner...Atena mi ha fatto un dono.»
«Quale?»
«Il mio mantello. È l'egida.»
«E quello che mi piace tanto?»
Reyna ridacchiò. «Proprio lui, sì.»
• • •
Se non fosse stato per la compagnia di Alabaster, il viaggio verso il Campo Mezzosangue si sarebbe rivelato per Daniel un tragitto infinito e ricco di tensione. Invece parlare con lui lo aveva aiutato ad alleviare parte della preoccupazione per Kimberly, che tornò tutta quanta non appena giunsero ai piedi della Collina Mezzosangue.
Quando scesero si aspettava che Alabaster lo seguisse, ma si era talmente tanto abituato alla sua presenza che si era dimenticato dell'esilio.
«Non puoi proprio entrare, allora?» gli chiese, mentre tutti gli altri semidei li superavano per attraversare l'arco e raggiungere il campo.
Alabaster scrollò le spalle. «Non so, non ci ho mai provato dopo l'esilio. Non che ne avessi voglia. Non mi è mai piaciuto questo posto.» Sollevò la testa e puntò lo sguardo verso l'arco in pietra, dove l'incisione in greco era appena visibile a causa del sole.
Daniel annuì. «Quindi ora dove andrai?»
Alabaster aggrottò la fronte, ma poi rispose: «Non so, forse da Jo ed Emmie. O dal dottor Claymore.» E aggiunse: «Forse non te ne ho mai parlato. È una sorta di padre per me.»
«Okay. Lui...abita qui vicino?»
«Sì, più o meno.»
Daniel annuì. «Penso che sia meglio che vada ora, ma se ti va tra qualche giorno ci possiamo vedere e uscire insieme. Andiamo a mangiare qualcosa, se ti va.»
«Davvero?» chiese Alabaster stupido.
«Sì.»
Contro ogni aspettativa di Daniel, Alabaster lo abbracciò.
«Grazie, Daniel. Nessuno si era impegnato tanto per me. Cioè, solo Kimberly. Ma non mi aspettavo che proprio tu ti comportassi così con me. Grazie, davvero.»
«Ehm...figurati.» rispose Daniel a disagio, dandogli delle pacche sulla spalla.
Alabaster si scostò. «Poi fammi sapere come sta Kimberly e chiedile se...ha voglia di venire a mangiare con noi. Sì, insomma, l'uscita di cui mi dicevi prima.»
«Te lo farò sapere.» rispose Daniel, senza specificare a cosa si stesse riferendo. Era assolutamente consapevole di non poter chiedere a Kimberly di uscire con lui e Alabaster. Non dopo quello che Alabaster aveva fatto a suo fratello. Non dopo quello che aveva fatto a lei. Daniel sperava di riuscire ad aiutare Alabaster pur non essendo esattamente un suo amico, ma pensava continuamente a Kimberly e a suo fratello e se stesse facendo la cosa più giusta, interagendo con Alabaster. Però voleva aiutarlo e forse ci sarebbe riuscito.
«Bene, allora. Ciao, Daniel.»
«Ci vediamo.»
-2 capitoli alla fine della storia e poi non ci sentiremo più per un bel po'. Mi mancherete. Come sapere (o come non sapete) sto lavorando ad una storia (che non è la Jily) che voglio pubblicare una volta finita. Quindi spero di rivedervi tutti lì, se vi va :D
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