41• Non si va da nessuna parte senza una bandana rossa
«Aaron, allora? Vuoi dirci cosa ci fai qui dentro o no?» gli chiese Kimberly, iniziando a spazientirsi. Era da cinque minuti che Aaron spostava lo sguardo da Kimberly a Daniel, con gli occhi sgranati e le mani ben nascoste dietro la schiena.
Kimberly tentò di sbirciare, ma Aaron indietreggiò prontamente, celandole alla vista qualsiasi cosa stesse nascondendo.
«Aaron?» chiese allora Daniel, con un tono decisamente più gentile di quello di Kimberly.
Aaron non diede segno di aver sentito.
Poi il soffitto della stanza di Kimberly iniziò a tremare e tutti e tre sobbalzarono.
«Forse è un terremoto.» ipotizzò Daniel accostandosi ad una parete.
«E allora perché trema solo il soffitto?» chiese Kimberly mentre si allontanava dalla finestra e agguantava Aaron per un braccio. A parte il sussulto, il tremore non sembrava averlo scombussolato più di tanto. Quando furono tutti e tre vicini alla parete, Kimberly e Daniel riuscirono a vedere cos'era che Aaron nascondeva con tanta determinazione dietro la schiena.
Due thermos, proprio quei thermos.
I due si lanciarono un'occhiata interrogativa.
«Che ci fai con quelli?» gli domandò Daniel. Cercò di formulare la domanda per fare il modo che sembrasse solo curioso e non sospettoso.
Non era sicuro di essere stato abbastanza convincente, perché Aaron gli disse: «Mi dispiace che sia andata così, ma sono sicuro che voi due potete capire.»
«Li hai rubati.» gli disse Kimberly digrignando i denti. «Dammeli subito.»
Aaron glieli passò, senza opporre resistenza. «Sono vuoti, comunque. Ce li hanno loro.» E indicò il soffitto, che non tremolava più.
Kimberly svitò il tappo di uno dei due thermos e lo sbatacchiò, come se uno degli dei del vento potesse spuntare fuori da un momento all'altro. Quando si convinse che non sarebbe successo nulla, lo strinse forse nella mano e lo gettò addosso ad Aaron, colpendolo all'altezza del petto.
Lui alzò le mani per difendersi, impaurito. «Per favore, Kimberly…»
«Oh, adesso chiedi per favore…»
«Noi due siamo amici, n-no?» balbettò Aaron.
«Sì, bell'amico, Aaron.» intervenne Daniel.
«Potreste almeno ascoltarmi?» supplicò Aaron. «Vi posso spiegare perché l'ho… l'abbiamo fatto. C'è anche Gwen con me.» Ed indicò di nuovo il soffitto.
«Hai un minuto.» gli concesse Kimberly. «E solo perché una volta eravamo amici.»
«Quindi ora non siete più miei amici?» Aaron aveva la voce incrinata, sembrava che potesse mettersi a piangere da un momento all'altro.
«Cinquantanove, cinquantotto, cinquantasette, cinquantasei…» iniziò a contare Kimberly, ignorando la domanda.
Daniel invece se ne stava in silenzio e guardava Aaron.
Lui sospirò e poi spiegò velocemente ciò che lui e Gwen aveva fatto; mentre parlava lei li raggiunse al piano di sotto, con un altro thermos tra le mani e l'espressione spaventata mentre guardava Aaron parlare.
«È successo subito dopo essere tornati dalla stanza di Chirone. Non appena siamo entrati in camera di Gwen, Dioniso era là, ad aspettarci. Ha detto che se non avessimo preso i thermos avrebbe ucciso tutti quanti e che avrebbe rivelato a Loki il posto in cui stavamo e… noi non abbiamo potuto fare altrimenti. Così io e Gwen siamo tornati nella stanza di Chirone mentre lui dormiva e abbiamo sostituito i thermos con degli altri vuoti. Poi Dioniso ci ha portato qui e ci ha costretto a salire uno alla volta per consegnare gli dèi del vento. Appena sono usciti, li hanno chiusi in un vaso. Dioniso ci ha detto che dopo ce ne saremmo potuti andare. Io ho consegnato due dèi e poi sono venuto qui per aspettare Gwen – ho riconosciuto che questa era casa tua, Kimberly – e stavo cercando delle dracme per avvisare te e Daniel.» Aaron disse tutto questo senza riprendere fiato e fu questo a convincere Kimberly che stava dicendo la verità. Era difficile inventarsi una storia così dettagliata di sana pianta e parlare con tanta sicurezza.
«Beh, direi che sei stato convincente.» disse Daniel, e strinse la mano di Aaron.
«Sì, e scusa per il colpo di prima, Aaron.» aggiunse Kimberly.
Aaron, rassicurato, le sorrise. «Non fa niente.»
Gwen, che sembrava piuttosto spaesata dalla situazione, disse: «Quindi ora cosa facciamo? Non possiamo andare via, no?»
«No, infatti.» rispose Daniel. «Kimberly, dove vai?»
Kimberly, che si era spostata verso la porta della sua camera e l'aveva aperta, rispose: «Ho sentito un rumore, di sotto.» Si voltò a guardare Aaron e Gwen. «Avete visto mia madre quando siete arrivati? Mi somiglia.» Sapeva che era una domanda stupida, perché sua madre si sarebbe certamente resa conto della loro presenza e del loro arrivo, ma non poté fare a meno di chiedere.
Aaron e Gwen scossero la testa, poi lei aggiunse: «Non c'era nessuno quando siamo arrivati, sono tutti di sopra.»
Kimberly chiuse la porta della sua stanza.
«Chi c'è di sopra?» chiese Daniel.
«Io ho visto un ragazzo nell'ingresso.» rispose Gwen. «Sembrava stesse aspettando qualcuno, appena solo salita mi ha guardata in faccia, ma non ha detto nulla.»
«Alabaster.» tradusse Daniel. «Poi, c'erano altri?»
«Dioniso.» intervenne Aaron. «Credo anche Eolo ed altri tizi che sembravano degli dèi. E poi c'è la mia famiglia.»
«La tua famiglia?» ripeté Kimberly.
«Sì, non fate domande su questo.» intervenne Gwen tempestivamente, piazzandosi davanti ad Aaron in maniera protettiva. Aaron non la fermò: non gli piaceva parlarne e, anche se Daniel e Kimberly erano suoi amici, aveva preferito confidare la cosa solo a Gwen.
«Quindi, come fa tutta questa gente ad entrare nella soffitta di casa mia?» chiese Kimberly, cambiando in fretta discorso.
«Non credo sia più una soffitta. Sembra l'interno di una villa. Una villa molto costosa.» rispose subito Aaron.
«No, è impossibile.» Kimberly scosse la testa con veemenza, poi di avvicinò alla finestra e si arrampicò oltre il davanzale, sbirciando sul tetto. «E qui sembra tutto normale.»
«Forse la tua casa è diventata un po' come l'Empire State Building.» suggerì Daniel, mentre Kimberly tornava dentro. «Ci sono seicento piani, ma i mortali ne vedono meno, giusto?»
«Giusto.» disse Kimberly lentamente. «Quindi, andiamo a vedere di sopra?»
Daniel annuì. «Sì. Il cesto l'ho lasciato qui in corridoio.»
«E noi veniamo con voi, vero?» si inserì Gwen.
«Vero. Avete delle armi?»
«Sì.» rispose Aaron. «A che serve la frutta?»
«Forse abbiamo un alleato. Un fan della frutta di stagione, a quanto sembra.» rispose Daniel, mentre uscivano tutti ordinatamente dalla stanza di Kimberly.
Il tragitto verso la soffitta fu piuttosto breve; prima di aprire la porta a soffitto e salire, Aaron e Kimberly trovarono di fondamentale importanza annodarsi una bandana rossa attorno alla fronte e poi scambiarsi il cinque. Poi iniziarono ad arrampicarsi su per la fragile scaletta: Daniel fu il primo ad avere la vista della cima, in una stanza piena di sbarre, palesemente una prigione. Alabaster lo aiutò a tirare su il cesto e ad arrampicarsi sugli ultimi gradini.
«Siete arrivati, allora.» disse a mo' di saluto. «Iniziavo a preoccuparmi. Sono ore che aspetto qui, mi sono sbarazzato di tutti gli spiriti del vento e ho pregato continuamente mia madre perché nessuno venisse a cercarmi o a controllare.»
«Scusa. Abbiamo fatto il prima possibile.» gli rispose Daniel mortificato, mentre gli altri tre salivano a loro volta le scale. L'ultima fu Kimberly, che chiuse la porta. Ora la stanza era quasi completamente immersa nel buio. A Kimberly non piaceva per niente lì. Il buio sembrava aver portato il freddo in quel posto. Quel luogo era da brividi. Si avvicinò a Daniel e non si stupì nel sentire che lui aveva fatto lo stesso. Si presero la mano.
«Bene, ehm…ora ci siamo tutti.» annunciò Aaron per spezzare il silenzio.
«Manca ancora la legione. E i semidei del Campo Mezzosangue.» gli ricordò Daniel.
«Alabaster, c'è un posto in cui ci possiamo nascondere fino al loro arrivo?»
«Sì.» rispose Alabaster deciso. «Da Apeliote. Ho aperto la sua cella ed ha già deciso di aiutarci. Credo che apprezzerà comunque la frutta.»
«Bene, facci strada.» gli disse Daniel.
«È qui di fronte. E mentre aspettiamo vi dirò di Josh e Adria»
«Perché, cos'è successo?» chiese Daniel preoccupato.
«Sono scomparsi insieme a Loki.»
Enormissimo ritardo come al solito, ma ho finito di scrivere questa ff, proprio qualche minuto fa 😔
Mi piacerebbe scrivere un epilogo, ma non so, forse è una aggiunta inutile che voglio mettere solo perché non riesco a staccarmi dai personaggi :'D
Ma ehi, non pensiamoci!
Ora, comunque, mi sto dedicando ad una nuova storia, ma nessuna di quelle di cui vi avevo parlato per il momento. È un genere che non avevo mai scritto, ma più vicino alla maggior parte delle storie di Wattpad, poi lo pubblicherò sempre su questo profilo se vi andrà di leggerlo ✌️
Ultimo avvisino e vi lascio: preparatevi per il capitolo 42 perché sarà una "batosta" :')
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