37• Qui invece sono i sederi ad avercela con i loro proprietari

Ma Reyna non aveva idea dei pensieri di Kimberly. Perché, in realtà, la figlia di Ares si sentiva tremendamente in colpa. E continuò a sentirsi così mentre saliva un gradino dopo l'altro. E anche dopo, quando Chirone li condusse davanti alla sua stanza e li invitò ad entrare, raggiungendoli subito dopo essersi sistemato nella sedia a rotelle. Nella sua forma equina sarebbe stato complicato per lui anche solo passare dalla porta. Tuttavia Kimberly, giusto per distrarsi dal pensiero di aver fatto qualcosa di davvero cattivo, si chiese dove dormisse. In quella stanza non c'erano letti, solo un tavolo rotondo, uno stereo e una libreria piena di CD. A decorare le quattro mura tinteggiate di blu c'erano diversi quadri e, attaccato ad un chiodo piuttosto grande c'erano l'arco e la faretra di Chirone. La parete di fronte alla porta era tutta in vetro e dava su un balcone grande almeno la metà della stanza. 

Chirone invitò i cinque ragazzi a sedersi sui cuscini. Kimberly, impegnata com'era a rimuginare e a guardare la stanza senza prestare davvero attenzione, non aveva notato i pochi cuscini sparsi sul pavimento. I colori vivaci e l'espressione di Edmund quando si sedette su uno di essi la aiutarono a capire che il suo fondoschiena non l'avrebbe mai davvero perdonata per quel terribile affronto. Sedersi fu la conferma definitiva che quei cuscini fossero tutto fuorché comodi. Daniel decise di accomodarsi accanto a lei; Kimberly vide saltare fuori parte dell'imbottitura quando lui si sedette sul cuscino color giallo evidenziatore e rosa shocking. 

La semidea ispezionò la stanza con più attenzione rispetto a quella che le aveva precedentemente riservato, in particolare scrutando i suoi compagni: Daniel si stava rigirando tra le mani un elastico per capelli, Edmund e Gordon se ne stavano appiccicati come al solito e Reyna era seduta a gambe incrociate su una pila formata da due cuscini, un po' in disparte dal resto del gruppo. All'apparenza poteva non sembrare minimamente turbata, ma Kimberly sapeva che non era davvero così. Reyna teneva gli occhi puntati sul pavimento e la testa bassa. Quell'atteggiamento non era affatto da lei; al contrario, indipendentemente da qualsiasi cosa facesse, teneva sempre la testa alta e lo sguardo puntato sull'obiettivo. Se era necessario che scrutasse il pavimento non chinava mai la testa ma si piegava sulle gambe proprio per evitare di farlo. 

Kimberly deglutì: si sentiva tremendamente in colpa per ciò che le aveva detto. Aveva bisogno di una mano a sistemare le cose, ma non c'era Lucas a fare da mediatore con le sue battute e il tono scherzoso. Si chiese per la seconda volta dove fosse finito – la prima era stata quando aveva notato che lui non era con Reyna –. Però c'era Daniel, il che era decisamente meglio. Almeno secondo Kimberly. 

Lanciò un'occhiata a Chirone, che stava facendo avanti e indietro davanti alla parete in vetro che dava sul balcone, gli zoccoli che risuonavano rumorosamente contro il parquet. A quanto pareva, ne avrebbero avuto per le lunghe quella notte. 

“Meglio passare il tempo in maniera costruttiva, allora” pensò Kimberly. 

«Psst, Daniel.» sussurrò.

Lui alzò subito lo sguardo e mise via l'elastico, sistemandolo a mo' di bracciale attorno al suo polso destro. «Sì?» 

«Ho litigato con Reyna. Cioè, di nuovo.» 

«Prima?»

Kimberly annuì. 

«Com'è successo?» 

Dato che Kimberly voleva evitare che qualcuno sentisse, accostò una mano contro l'orecchio sinistro di Daniel e gli raccontò per filo e per segno tutto ciò che aveva detto a Reyna e perché lo aveva detto. «Io ho sentito quelli della legione dirti quelle cose e mi ha dato fastidio. E quando ho visto che stavi per metterti a piangere, io mi sono sentita impotente perché volevo aiutarti, ma non sapevo come fare. Quindi me la sono presa con Reyna quando lei è venuta a parlarmi.» 

Daniel annuì. «Credimi, il fatto che tu abbia fiducia in me e in quello che sto facendo mi aiuta più di ogni altra cosa.» 

Kimberly gli sorrise, sentendosi subito rincuorata. 

«Ma cosa hai detto a Reyna, di preciso?» le domandò Daniel. 

Kimberly glielo sussurrò all'orecchio. 

«Però non lo penso davvero.» si affrettò ad aggiungere. «Le vorrei chiedere scusa e fare pace con lei, ma non so come.» 

«Ti aiuto io.» si propose Daniel. Si sistemò meglio sul suo cuscino, tentando inutilmente di trovare un punto in cui era più soffice. Rinunciò piuttosto in fretta. «Allora, innanzitutto, vai da lei e le dai un abbraccio.» 

«Senza dire niente?»

Daniel annuì. 

«Non sembrerò troppo avventata?» 

Daniel la abbracciò, lasciandola piuttosto sorpresa. La lasciò andare dopo appena qualche secondo. «Ti sono sembrato avventato?» 

Kimberly batté le palpebre velocemente per un paio di volte. «No. È stato piacevole.» 

Daniel sorrise. «Visto? Subito dopo la lasci andare e le parli.» 

«Secondo te mi perdonerà?» gli chiese Kimberly con una smorfia. 

Daniel annuì. «Ne sono convinto.» 

Kimberly gli scoccò un bacio sulla guancia. «Grazie, sei il migliore.» 

Poi si alzò in piedi, raggiunse Reyna a passo svelto e, contro ogni aspettativa della ragazza, la abbracciò. 

«Kimberly…» iniziò lei sorpresa. 

«Scusa per quello che ho detto.» le disse Kimberly. La lasciò andare e si scostò alcuni ciuffi di capelli dalla fronte. «Scusa se me la sono presa con te. Non è vero che non siamo tuoi amici.» 

Reyna annuì. 

«Perché non dici niente? Sei arrabbiata? Scommetto di sì. E ne avresti tutto il diritto. Sono stata orribile con te. E solo che ero così arrabbiata e per questo mi sono comportata in maniera pessima.» disse Kimberly tutto d'un fiato. 

Reyna scosse la testa, col sorriso sulla labbra. «Non sono arrabbiata con te, Kimberly. E accetto le tue scuse.» 

«Oh meno male!» esclamò Kimberly tutta contenta, facendo voltare persino Chirone, attirando l'attenzione di Edmund e Gordon e lo sguardo di Daniel, che le rivolse un sorriso entusiasta. 

«Sono felice che ora possiamo parlare di nuovo.» le disse Kimberly tutta contenta, scegliendo un cuscino a caso e sedendosi accanto a lei. Era talmente felice che niente e nessuno avrebbe potuto farle cambiare umore, neanche quei cuscini scomodissimi. 

Reyna annuì; anche lei sembrava visibilmente contenta. Quando Kimberly l'aveva abbracciata all'improvviso la stanza di Chirone le era sembrata meno soffocante. Lei stessa si era sentita molto più leggera. E in quel momento, con Kimberly accanto a lei, si sentiva davvero a suo agio. «Anche io ne sono molto felice.» 

«Perchè Lucas non è con te?» le chiese Kimberly, mentre anche Daniel, Edmund e Gordon si avvicinavano per ascoltare. 

«Si è fatto male e ora sta riposando.»

Daniel aggrottò la fronte. «Com'è successo?» 

«Con una delle sue solite trovate. Stava andando a trovare sua sorella e quando ha visto che la porta non si apriva, ha deciso di provare a passare dalla finestra. Ed è caduto, ma poi è riuscito ad aggrapparsi ad un albero. E Frank l'ha portato in salvo.» 

«E adesso come si sente?» le chiese Gordon, lasciando che il suo lato da medico prendesse il sopravvento. 

«Dice di essere solo un po' spossato. Riesce a camminare, ma molto lentamente. Will gli ha detto di rimanere a riposo.» 

«Più tardi dovremmo andare a trovarlo.» affermò Kimberly. 

«Quando avremo finito.» concordò Daniel.

«E gli potremmo portare qualcosa da mangiare.» aggiunse Edmund. 

«Direi che il tempo che ho concesso è passato.» disse Chirone allontanandosi dalla finestra. «Che ne dite di iniziare?» 

Tutti e cinque annuirono e si alzarono dai cuscini. 

«Lei ha qualche sospetto su chi possa essere stato, Chirone?» gli domandò Reyna

Il centauro annuì. «Mi rincresce dire di sì. Oggi Gwen, la ragazza che voi conoscete come la sorella di Lucas, mi è stata più vicina del solito. Io avevo i thermos con me, contenuti in una sacca che tenevo legata sulla schiena. Quando questa sera sono andato a controllare all'interno della sacca c'era solo carta da imballaggio.»

Edmund annuì. «Quindi inizieremo dalla sua stanza.» 

Quando aprirono la porta, però, Gwen era là, con tutti e tre i thermos in mano e l'aria mortificata. Aaron era alle sue spalle. «Mi dispiace di averli presi.» affermò la figlia di Iride. 

Come al solito, mi scuso sempre per questi ritardi! Però almeno ho finito di scrivere la parte importante della storia, ora manca quella post-combattimento aka parte burocratica (come mi piace chiamarla). Come abbiamo capito tutti se non dico la parola "sedere" nelle mie fanfiction non sono contenta (vi ricordate il capitolo sul sedere di Lucas? AHAHAHAH). Stasera volevo rilassarmi un po' per guardare un film, ma questa settimana vedrò di impegnarmi per finire questi capitoli, spero tanto di non scordarmi i dettagli e di non dimenticarmi nulla 🤞🤞🤞
Riflessioni su questo capitolo?
Come sta andando con la scuola?
Grazie per il vostro sostegno comunque! Siete davvero in pochi a leggere la storia, ma vi ringrazio moltissimo per il vostro sostegno, mi ha aiutata molto anche per uscire da questo blocco dello scrittore che non se ne voleva proprio andare 👀

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