33• La situazione inizia a scaldarsi
«No, sono qui per davvero.» le rispose Daniel dubbioso.
«Vedo due te.» Kimberly si strofinò gli occhi. «Ho preso una bella botta, eh?»
Daniel contrasse il viso in un'espressione tra il divertito e il preoccupato. «Credo di sì.» Si inginocchiò sul tappeto rosso, che dalle scale si diramava lungo il corridoio del piano diciannove e lungo i gradini che conducevano al piano diciotto. «Te la senti di alzarti?»
«Sì. Sto già meglio.» gli rispose Kimberly, aggrappandosi alle inferriate del corrimano in ottone per tirarsi su.
«No, no, no! Aspetta!» esclamò Daniel. «Non alzarti così velocemente! Potrebbe girarti di nuovo la testa e potresti cadere di nuovo.»
«Non essere così ottimista.»
«Scusa. È che…sono qui da un po' e temevo che ti fosse successo qualcosa.»
«“Da un po' ” quanto, esattamente?»
«Qualche ora, credo. Non di seguito. Sono sceso a cena, sperando di trovarti lì, ma non c'eri, quindi sono tornato qui. E ti ho messo da parte qualcosa da mangiare.» Daniel si grattò dietro la nuca appoggiandosi alla parte, coperta da della carta da parati con una stampa di ghirigori dorati. «Nessuno ti aveva vista. Stavo iniziando a pensare che ti fosse successo qualcosa, quando ti ho sentita. A proposito, come mai eri al piano di sopra?»
«Anche io ti stavo cercando.» Kimberly si alzò lentamente dal gradino sul quale si era seduta, appoggiandosi al braccio di Daniel per non farlo preoccupare. «Sono arrivata quasi al centesimo piano.»
«A piedi?» chiese Daniel stupido, rimettendoci dritto e lasciando stare il pezzo di carta da parati che stava tormentano, cercando di staccarlo dalla parete.
Kimberly annuì. «Sai che non mi piacciono gli ascensori. Poi, beh, ho perso le speranze e sono tornata di sotto. E sono inciampata nel tappeto e sono caduta. E il resto lo sai già.»
«Penso che sia stato un gesto molto romantico da parte tua quello di salire un gradino dopo l'altro solo per vedermi. Davvero hai camminato così tanto solo per trovarmi?»
«Già. Solo per te.»
Daniel, a quel punto, arrossì violentemente e borbottò qualcosa che somigliava ad un: “Ti amo. Posso baciarti e darti un abbraccio? E posso dormire con te?”
Kimberly, però, non aveva ben capito cosa le avesse chiesto Daniel, perciò gli domandò: «Puoi ripetere, per favore? Non ho capito bene cosa hai detto.»
Daniel, per quanto possibile, arrossì ancora di più. «Ehm...non è niente di importante.» Si allontanò goffamente da Kimberly, urtando un vaso persiano, che ondeggiò pericolosamente, rischiando di cadere a terra e frantumarsi. «Vado a prenderti la cena.» Poi schizzò al piano di sotto, raggiungendolo in un lasso di tempo talmente breve da stupire persino se stesso. Kimberly si domandò se avesse dovuto seguirlo, ma poi pensò che avrebbe solo contribuito a far agitare Daniel ancora di più. Perciò, alla fine, decise di lasciare che si calmasse e che fosse lui a raggiungerla. Daniel era timido e, in occasioni come quelle, aveva bisogno di un po' spazio.
Kimberly lo capiva bene, perciò fece dietrofront e raggiunse la sua stanza. Per qualche motivo fissò il foglio attaccato alla porta. Una cosa che non aveva notato era che di fianco ad ogni nome nelle sezioni “relazioni amorose” e “affetti” c'erano il piano e il numero della stanza di ognuno. Staccò il foglio e, una volta entrata nella stanza, lo appoggiò sulla cassettiera. Se solo lo avesse notato prima avrebbe evitato tutta quell'odissea. Sospirò, accostò la porta e si sedette sul letto ad aspettare.
• • •
Non appena raggiunto il piano di sotto e raggiunta la sua stanza Daniel si sentì un idiota. Si chiese cosa Kimberly avesse pensato del suo atteggiamento. Perché doveva sempre comportarsi in quel modo?
“Non sempre” gli ricordò suo padre. “Solo quando la situazione inizia a scaldarsi. A quel punto ti scaldi anche tu”. Poi scoppiò a ridere per la battuta.
“Così non mi aiuti” si lamentò Daniel.
“Forse dovresti rivolgerti al figlio di Ecate, Lucas Hale” propose Iuventas.
“Giusto” concordò Daniel.
Solo che, sul punto di bussare – Lucas e Reyna erano i suoi vicini di stanza – alla porta laccata di vernice verde, ci ripensò. Non poteva pretendere che Lucas risolvesse quel problema. Perciò girò i tacchi, entrò nella sua stanza e prese le fette di pizza e la bottiglietta d'acqua che aveva preso per Kimberly. Poi chiuse la porta a chiave e, dopo un respiro bello profondo, salì le scale e raggiunse la stanza di Kimberly.
La porta era socchiusa: era forse un invito ad entrare?
“E se Kimberly si stesse cambiando?” si domandò poi. “Sarebbe super imbarazzante”.
“Sei troppo pudico” disse suo padre deluso. “Io e tua madre, alla tua età, avevamo già…”
“Lo so già e, ti prego, non è nulla di male, ma non mi piace parlare di questo argomento con voi” replicò Daniel in tono serio.
“Perché no?”
“Perché ci sono delle cose che riguardano i propri genitori un figlio non vorrebbe mai vedere o sapere".
Poi senza indugiare, bussò alla porta ed essa si aprì, rivelando la figura di Kimberly seduta su un letto piuttosto grande, con le punte dei piedi che sfioravano appena il soffice tappeto. Kimberly aveva lo sguardo puntato verso una TV incassata nella parete, ma non appena vide Daniel gli concesse tutta la sua attenzione. Scivolò giù dal letto e lo raggiunse, con le labbra distese in un sorriso. «Sei tornato.» affermò.
«Certo.» Le passò l'acqua e la pizza.
Kimberly li prese. «Grazie.» Poi prese di nuovo posto di fronte alla TV e riportò lo sguardo su Daniel, che era rimasto fermo e immobile sull'uscio della porta, incerto su cosa fare. «Non vuoi entrare?» gli chiese Kimberly.
«Sì.» squittì Daniel. «Voglio entrare.»
Chiuse la porta e si sedette accanto a Kimberly, che aveva iniziato a mangiare.
«Come mai sei così rigido?» continuò Kimberly, notando la tensione delle sue spalle e il modo in cui se ne stava seduto sul materasso. «Ti va un massaggio?»
“Uh, la situazione ti sta scaldando. Di nuovo” affermò Ercole, con una voce che non prometteva nulla di buono.
Daniel tentò con tutte le sue forze di ignorarlo. «No, grazie. Sto bene.»
«Okay.» Kimberly addentò una delle fette di pizza che le aveva portato Daniel. Era una semplice margherita, condita con sugo di pomodoro e mozzarella. Non era come quella di Nuova Roma, ma era più che sufficientemente passabile. «Com'è andata con la Terza Coorte? Ti hanno dato problemi? E Aaron cosa ti ha detto?» Aaron, infatti, era stato nominato Centurione da Reyna e Frank, insieme ad una ragazza piuttosto scorbutica che si chiamava Nadia.
Daniel scosse la testa. «Non più di quanto non ne meriti. Aaron è stato gentile con me. Voleva che stessi in terza fila. Ma poi Nadia è intervenuta e mi ha detto che ero fortunato a non essere stato sbattuto fuori e mi ha messo in ultima fila.»
Kimberly annuì. Aveva già visto il posto di Daniel quando avevano marciato tutti verso l'Hotel Valhalla, ma non aveva capito
come mai lo avessero messo proprio lì. In quel momento, invece, le fu tutto più chiaro. «E gli altri?»
«Mi hanno chiesto cosa ci fosse successo. Alcuni volevano che dessi io gli ordini. Nadia non piace a nessuno, ma io ho detto loro di dare retta ad Aaron. Mi ha fatto piacere, però, vedere che molti hanno ancora fiducia in me.»
«Non esserne tanto stupito.» gli rispose Kimberly. «Io mi fido di te. Loro si fidano di te. È impossibile non fidarsi di te.»
Kimberly non sapeva cosa stesse nascondendo Daniel; i due ne avevano parlato in maniera approfondita qualche giorno prima; Daniel le aveva detto che non poteva parlarne neanche con lei, ma Kimberly era fiduciosa ed era sicura che lui non stesse facendo nulla di male.
«Non ne sono del tutto convinto, ma grazie.» Daniel sorrise. «Com'è la pizza?»
«Non male.» rispose Kimberly accartocciando il tovagliolo ormai vuoto e gettandolo in un cesto di metallo, posizionato nell'angolo accanto al letto. «Cos'hai mangiato per cena?»
Lo sguardo di Daniel si illuminò nel medesimo modo in cui lo faceva quando guardava Kimberly o pensava al suo piatto preferito. «Sushi. È stato fantastico mangiarlo dopo tanto tempo.»
Kimberly ridacchiò. «E chi si è seduto vicino a te?»
Daniel scrollò le spalle. «Nessuno. Non sono riuscito a trovare Lucas o gli altri. Poi i cellulari qui non prendono quindi non sono riuscito a chiamare nessuno.»
«Anche io volevo chiamarti, ma poi ho iniziato a cercarti a piedi e mi è completamente passato di mente.»
«Approposito di questo…» Daniel si schiarì la voce. Era felice di essere riuscito finalmente a sciogliersi dopo quel momento che lo aveva imbarazzato, perciò decise che era arrivato il momento di parlarne con Kimberly.
«…riguardo a quella cosa non importante che dovevi dirmi...» continuò Kimberly.
«Sì, quella. Tu sai che io mi imbarazzo facilmente in alcune occasioni.»
Kimberly annuì.
«Però da quando stiamo insieme credo di essere migliorato almeno un po'.»
«Credo di sì.»
«Solo che prima…ecco, mi sono sentito un po' in imbarazzo a chiederti delle cose e ho finito per non dirtele affatto.»
Kimberly annuì di nuovo, poi gli prese la mano, iniziando ad accarezzargli le nocche delle dita. «Vuoi dirle ora, queste cose?»
«Sì. Mi piacerebbe baciarti, abbracciarti e poi dormire con te.»
Kimberly trattenne a stento un sorriso divertito e, allo stesso tempo, intenerito e scosse la testa. «Non devi chiedermi il permesso per fare queste cose, Daniel.»
Daniel puntò lo sguardo a terra e fece scontrare la punta arrotondata delle sue Converse. «Okay. Io…volevo assicurarmi di non essere invadente.»
«Non penso che tu sia invadente.»
E a quel punto Daniel si slanciò in avanti e la baciò all'improvviso.
Kimberly ne rimase piuttosto sorpresa, ma il suo stupore durò per appena un paio di secondi. Si lasciò andare quasi immediatamente, allacciandogli le braccia attorno al collo.
I due non si fermarono neppure quando la porta della stanza si aprì e Lucas si catapultò nella stanza di Kimberly. «Ragazzi, mi serve una mano! Oh, vi state baciando? Ottimo!»
Daniel e Kimberly lo ignorarono.
Lucas sospirò. «Okay, ho capito. Ci vediamo domani mattina. Fate i bravi! Oh, ma che carini! Sono così orgoglioso di voi!»
E anche questa volta ho postato dopo tanto tempo tempo, mi dispiace un sacco di avervi fatto aspettare, ma ero divisa tra il non voler pubblicarne questo capitolo perché appunto non succede niente a parte la parte carina con la Danierly, e tra il modo migliore per scrivere gli ultimi capitoli della storia, perché non voglio farla finire in maniera frettolosa, perciò mi ci sto impegnando bene, nonostante io l'abbia scritta e pubblicata fin troppo velocemente😔. Comunque alla fonte ho postato e *NEWS PER CHI NON MI SEGUE SU IG* ho deciso, per ora perché potrei cambiare idea, di non postare la storia fantasy che avevo ideato con questi stessi personaggi qua su Wattpad. Vorrei cercare un sito un po' più "serio" che mi faccia avvicinare di più all'editoria o cose così. Oppure non la posterò affatto o non lo so 😔
Però state pur certi che prima o poi posterò questa Jily, che per ora non sto scrivendo perché mi sto facendo una scaletta con tutto ciò che succede per evitare di dovermi inventare chissà cosa, che poi potrebbe non soddisfarmi 🤧
Comunque il prossimo capitolo sarà con il pov di Aaron, quindi scopriremo chi è la sua ragazza 😎
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