31• L'Hotel Valhalla si rivela un ottimo posto per fare consulenze matrimoniali

Alex Fierro si era stufato di lavorare al tornio, il che era tutto dire, dato che lavorare la creta era ciò che amava fare di più – oltre che decapitare Magnus Chase con la sua garrota durante gli allenamenti del giovedì, subito dopo averlo lasciato vincere contro il drago –. Uscì dalla sua stanza del piano 19 e prese l'ascensore, dirigendosi verso la hall dell'hotel. Era praticamente deserta. I nordici erano così. Stava per arrivare il Ragnarok? E perché non approfittarne per godersi gli ultimi raggi di sole al posto di mettersi a combattere?

Alex Fierro si stupì di essere dello stesso parere dei suoi compagni guerrieri non-morti. Perciò raccattò una sdraio e si recò in giardino.
Decise di posizionarsi, accanto ai vecchi einherjar del piano 259. Purtroppo erano gli unici posti vuoti.

Non che avesse qualcosa contro gli anziani, ma non gli piaceva il modo in cui lo guardavano, come se lui non fosse abbastanza. Alex ormai era abituato a quegli sguardi, ma ciò non voleva dire che fosse giusto accettarli. La verità era che voleva che Magnus Chase andasse a sedersi accanto a lui, perché pur essendo meno robusto di lui, faceva sentire Alex più al sicuro di quanto volesse personalmente ammettere. Non riusciva a capire cosa provasse esattamente per quel figlio di Freyr dall'aria teneramente scompigliata, sapeva solo che lo voleva accanto a lui, soprattutto in quel momento.

Alex era consapevole di non poter continuare a trattarlo in quel modo, baciandolo quando ne aveva voglia e ignorandolo ed evitandolo quando iniziava a rendersi conto di star manifestando dei sentimenti che lo spaventavano. Ma Magnus lo amava e Alex sapeva di non provare la stessa cosa – in realtà era solo molto confuso –, perciò per l'ennesima volta si promise di non baciarlo. Questo perché Magnus si stava pericolosamente avvicinando alla sdraio del figlio di Loki.

E i peggiori – oppure i migliori – sospetti del ragazzo vennero confermati quando Magnus si fermò proprio davanti a lui. Quella mattina indossava una maglietta con la stampa di Thor – in versione Chris Hemsworth – e un costume da bagno decorato con decine e decine di piccoli soli.

«Ehi, Alex.» lo salutò, come se lo avesse visto per caso. «Ti stavo cercando.» Una cosa che infastidiva Alex, ma che allo stesso tempo gli faceva pensare a quanto fosse terribilmente attraente Magnus era la naturalezza e la fluidità con la quale gli si rivolgeva e il modo in cui aveva rapidamente imparato a gestire l'imbarazzo che in passato si generava tra loro.

«Perché?» chiese lui speranzoso. Aveva un assoluto bisogno di un abbraccio o di un bacio da parte sua. «Hai voglia di…?»
Ma Magnus non lo lasciò finire. «Sono arrivati i Romani e i Greci. E un centauro e due pretori vogliono parlare con te.»
«Oh. Okay.» rispose Alex, cercando di apparire naturale. Si alzò dalla sdraio, sistemando le pieghe della sue maglietta verde dell'Hotel Valhalla. «Perché proprio con me?»
«Perché Sam non c'è e tu sei l'unico figlio di Loki in circolazione.» rispose Magnus. «Cioè, credo.»

«È bello rendersi utili.» Alex alzò le spalle, poi si precipitò a baciare Magnus. «Ci vediamo, Maggie.» Aveva l'improvviso desiderio di allontanarsi da lui.
«In realtà credo di doverti accompagnare. Non sai dove andare di preciso.» ribatté lui tranquillo. Era come se per lui non si fossero baciati, come se non fosse successo nulla.
Senza che nessuno aggiungesse altro, iniziarono ad incamminarsi verso i cancelli dell'hotel.

Poi Alex esplose. «Piantala di comportarti così. Non ti sopporto.»
Magnus lo fissò, aggrottando la fronte. «Ma di chi parli?»
«Di te! Perché ogni volta che ti bacio ti comporti così? Come se non te ne importasse niente?» sbottò Alex.
Magnus si tirò all'indietro i capelli. «Potremmo parlarne in un secondo momento?»
«No! Ne parliamo adesso, invece!»
«Siamo già arrivati, Alex.»

Alex rimase a bocca aperta: davanti ai cancelli c'erano almeno trecento ragazzi. Una buona parte armati di tutto punto e disposti in maniera perfetta, con degli stendardi tenuti alti da una mezza dozzina di loro, che sventolano nel cielo, scossi dal vento. Il resto dei ragazzi era molto vistoso: indossavano magliette arancioni e pezzi di armature, come se ne avessero perso una parte per strada.

In testa ai due gruppi c'erano una ragazza e un ragazzo che indossavano mantelli viola, e alle loro spalle una ragazza dalla pelle scura e i capelli ricci e un ragazzo dalla pelle leggermente abbronzata, i capelli biondo scuro e l'aria curiosa. I suoi occhi azzurri, infatti, zigzagavano da una parte all'altra, assorbendo tutto con aria assolutamente meravigliata. Il suo sguardo, infine, andò a posarsi su Alex e Magnus: le sue palpebre si spalancarono ed iniziò a fissarli con interesse e soddisfazione, come se non avesse aspettato altro che il loro arrivo.

Il centauro, che si trovava dinanzi al gruppo di ragazzi dalle magliette arancioni, camminò, calpestando il prato con gli zoccoli tirati a lucido, e porse la mano ad Alex. «Ciao. Sono Chirone. Io, Reyna e Frank vorremmo parlare con te, se non ti dispiace.»

• • •

«Scusi se la interrompo, caro ed antico centauro. Solo il direttore dell'hotel, Helgi. Non crede che sia opportuno assegnare una camera ad ognuno dei nostri ospiti prima di procedere con i discorsi su come preferite agire?»
Lucas si fece avanti. Era un grande fan degli hotel. «Avete una camera per ognuno di noi?»
Helgi annuì con entusiasmo verso di lui. «Oh sì. Siamo molto interessati al benessere dei nostri ospiti durante la permanenza.»

«Ottimo.» Lucas si avvicinò a Reyna, sussurrandole nell'orecchio: «Ti va di essere la mia compagna di stanza? Giuro che mi impegnerò a non russare.»
«Dunque, ammetti di russare?» mormorò Reyna in risposta, sollevando un sopracciglio.
«Sì. Non dirlo agli altri. Ti prego.»
«Va bene.» rispose Reyna. «Sarà il nostro segreto.»
Lucas le diede un bacio sulla guancia. «Uno dei tanti.»
Reyna annuì e ripeté: «Sì, uno dei tanti.»

La loro conversazione sulla “stanza da condividere” si concluse lì; Reyna non gli aveva risposto, ma gli aveva senz'altro lasciato intendere che avrebbe volentieri dormito con lui.
Helgi, Chirone, Reyna e Frank iniziarono ad accordarsi sulle stanze e sul programma della giornata e Lucas ne approfittò per pavoneggiarsi – con modestia – e per scrutare nuovamente la folla.

Era fiero di essere al fianco di Reyna sia metaforicamente che concretamente parlando. Quando erano arrivati a Boston e mancavano ben pochi legionari prima che la legione si riunisse e che fosse pronta a marciare verso l'Hotel Valhalla, Reyna aveva preso da parte Lucas e gli aveva detto: «A noi Romani piace avere al nostro fianco le persone che amiamo durante le occasioni ufficiali o eventi come quello che stiamo per affrontare. Ti piacerebbe marciare accanto a me?»
«Davvero posso?» gli aveva chiesto Lucas tutto contento.

Come Kimberly gli faceva scherzosamente notare ogni volta, Lucas era pessimo con la marcia. Non riusciva mai ad andare a ritmo. E perciò Daniel e Kimberly lo posizionano sempre nelle ultime fila della Terza Coorte, dove c'erano i legionari in Probatio. Non avrebbe mai potuto immaginare di poter camminare al fianco di Reyna, così perfetta in tutto ciò che faceva.
«Certo.» gli aveva risposto Reyna.

E quindi Lucas si era impegnato tanto nell'ora che gli rimaneva prima che si incamminassero tutti verso l'Hotel Valhalla ad imparare a marciare a dovere. Aveva chiesto una mano a Frank: i risultati non erano perfetti, ma almeno non avrebbe fatto fare brutta figura a Reyna.

Mentre Chirone si avvicinava con Reyna e Frank per conferire con loro in privato, Lucas scrutò la folla; il suo sguardo catturò nuovamente la coppia di ragazzi che aveva già schedato come nuovi clienti. Poi la legione riprese improvvisamente a marciare e Lucas si affrettò a tirare fuori dalle tasche dei pantaloni due biglietti da visita. I suoi biglietti da visita. Fu dura restare a ritmo con la marcia mentre passava i cartoncini ai due – i quali li afferrarono di istinto, sorpresi e confusi – e mimava con le labbra: «Chiamatemi», e simulava una telefonata accostando all'orecchio la mano, col pollice e il mignolo che sporgevano. Poi, con un sorriso, riprese a marciare verso l'Hotel Valhalla.

Lucas, cosa ci combini, bricconcello, eh?
Scusate ancora se non pubblico da un po', tendo sempre a rimandare ultimamente, poi me ne dimentico e niente. Tra un paio di giorni, credo, pubblicherò il capitolo 32 :D
Per un po' ci sarà una breve pausa dalla "trama" perché ho scritto alcune scene un po' così, carine, sui personaggi, però dopo si torna all'azione. Anche se questo libro ha meno "trama" dell'altro, però fa niente.

Comunque vi piazzo alcune curiosità su alcuni personaggi, dato che nei primi capitoli ne avevo scritta una. Vi piazzo le case di Hogwarts dei vari personaggi, non tutti per ora, però farò una parte due:

Kimberly - Grifondoro
Daniel - Tassorosso (o Tassofrasso, anche se apprezzo la prima traduzione)
Lucas - Tassorosso
Reyna - Corvonero, testurbante Serpeverde

Okay, finito per ora. Voi siete d'accordo o meno con questo mio "smistamento" dei personaggi? Di quale Casa di Hogwarts fate parte? Io Serpeverde, anche se ho alcune caratteristiche da Corvonero 👀

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