20• È romantica una zona in cui c'è poltiglia di mostro ovunque?
«Quello che hai fatto mi ha deluso molto, Alabaster.» Fu quella la risposta che Daniel si decise a dargli una volta che Alabaster finì di parlargli di ciò che aveva fatto a Lucas, cose di cui lui era già a conoscenza. «Non capisci quanto sia pericoloso? Di quanto noi fossimo preoccupati per Lucas?»
Alabaster chinò la testa, mortificato. «Scusa.»
«Non devi scusarti con me, ma con Lucas quando tornerà.»
«Questo non lo farò. Ha offeso nostra madre.»
Daniel alzò lo sguardo su di lui, smettendo di lavorare. «E tu rispondi ad un'offesa con un'altra offesa? Non è così che funziona.» Scosse la testa e si asciugò il sudore che gli colava dalla fronte. «E ora, scusami. Ma devo lavorare.»
• • •
Due giorni dopo, quando il Campo Giove era stato trasformato in una sorta di zona militare super pericolosa per chiunque si fosse avvicinato ai confini con quegli esplosivi così sensibili ai movimenti, successe ciò che tutti avevano sperato che accadesse.
(E non si trattava del fatto che Alabaster fosse andato via dal campo, dopo averlo detto Edmund, che lo aveva riferito ai suoi amici, nonostante fosse piuttosto confuso per le azioni del suo migliore amico).
Ci fu un'esplosione. Anzi, più di una. E avvennero tutte nello stesso momento.
Tutt'attorno ai confini del campo si innalzarono polvere, terriccio, fuoco: il segnale che l'obiettivo era stato raggiunto con successo.
Inoltre, nessuno era rimasto ferito o ucciso perché Frank aveva espressamente ordinato a tutti i legionari di non avvicinarsi ai confini. Infatti Reyna, Lucas, Aaron e Nico erano rimasti a New York proprio per quella ragione.
Si udirono da tutto il Campo Giove, soprattutto nei centri di maggiore attività, grida di gioia e di esultanza, smorzanti dai svariati «che schifo» strillati da coloro che avevano notato i moncherini sanguinanti – e che ancora si agitavano – del serpente gigante.
L'avevano fatto esplodere.
Per avere l'attenzione di tutti, Frank si arrampicò su un muro che si trovava a Nuova Roma, nei pressi della linea del Pomerium. I legionari si raccolsero attorno a lui dopo alcuni minuti, dopo aver ricevuto dei deboli rimproveri da parte dei centurioni a causa delle continue grida ed esclamazioni entusiaste. In fondo, nessuno avrebbe potuto biasimarli.
«Non voglio trattenervi troppo!» gridò Frank, accennando un sorriso. «Complimenti, a tutti quanti! Ma non culliamoci sugli allori! Dobbiamo comunque stare attenti! Ora chiederei cortesemente a tutti coloro che non sono troppo stanchi di gettare acqua attorno ai confini per evitare che scoppino incendi! Siate accurati in questo compito! Darò una mano personalmente!» Gonfiò il petto d'orgoglio. «Mettiamoci al lavoro!»
Semidei e non si sparsero in giro a recuperare secchi e tubi ed Hazel Levesque si allontanò rapidamente verso i confini in groppa ad Arion.
Ben presto tutti avevano raggiunto la figlia di Plutone e si erano messi a gettare acqua lì dove una volta c'erano gli esplosivi.
Un gruppetto di semidei si era sacrificato e, servendosi delle proprie lance, avevano iniziato a raggruppare i resti del serpente gigante, senza trattenere i versi disgustati e qualche conato di vomito.
Kimberly faceva parte di questo gruppo; usava la punta della sua lancia per afferrare le parti del corpo del serpente e le gettava sul mucchio che si era creato.
Gordon, con la sua aria da medico so-tutto-io, si fece avanti in camice da laboratorio e guanti in lattice, e prese uno di quei resti in mano senza accennare la benché minima espressione di disgusto sul suo volto. Al contrario, si diede arie di grande professionalità quando infilò quella “cosa” in un sacchetto di plastica.
«La porto in infermeria per analizzarla.» disse a Kimberly, dato che era l'unica faccia amica che conosceva e anche quella con l'espressione meno schifata tra tutti i legionari. «Forse potrei riuscire a scoprire qualcosa di interessante.»
«Non vorrei essere nei tuoi panni.» rispose Kimberly.
Poi con la lama piatta della lancia colpì piuttosto ferocemente un moncherino tutto viscido che ancora si agitava e lo mise KO, aggiungendolo al mucchio subito dopo.
Sembrava che quel compito rivoltante si fosse quasi concluso grazie alla collaborazione di tutti, perciò Kimberly decise di svignarsela. Non avrebbe passato un secondo più del necessario in mezzo a quei pezzi rivoltanti di cadavere squamato, umidiccio e che puzzava di uova marce.
Notò che, lungo la strada che stava percorrendo, a pochi metri davanti a lei c'era Daniel; gesticolava parecchio e sembrava che stesse parlando da solo.
«Ehi, Daniel.» lo chiamò, mentre lo raggiungeva.
Lui sussultò. «C-ciao.» balbettò, asciugandosi i palmi sudaticci sulla stoffa dei pantaloni. «Vuoi sederti insieme a me in qualche posto? Tipo un muro o potremmo dividerci una sedia magari…»
«L'idea della sedia mi piace.» fece Kimberly.
«O-ok.» biascicò Daniel, tutto rosso in viso. Recuperò in fretta una sedia da uno dei bar di Nuova Roma e la piazzò in un posto appartato, all'ombra di un grosso albero di quercia. Si accomodò su di essa, lasciando che Kimberly si sedesse sulle sue gambe.
Stava andando in escandescenza e ne era perfettamente consapevole. Non si sarebbe affatto sorpreso se gli fosse uscito il fumo dalle orecchie.
«Ahm…io mi stavo domandando…» esordì, per poi zittirsi quando Kimberly si girò per guardarlo.
«Sì?» lo incoraggiò lei.
«Cioè, ti volevo chiedere, ovvero dirti…» Fece un respiro profondo. “Ricomponiti” si disse. Dopo un altro dei suoi respiri, riuscì a parlare senza incepparsi. «Noi stiamo insieme, però non abbiamo mai avuto un appuntamento. Cioè, uno vero. Solo noi due.»
Kimberly annuì. «È vero.»
«Quindi, pensavo, dato che ora qui è tutto più tranquillo, che magari potremmo…» La sua mania di balbettare quando era imbarazzato tornò ad infastidirlo e a creargli disagio. Agitò la mano in aria, cercando di far capire a Kimberly ciò che stava tentando di chiederle.
Per fortuna, o semplicemente perché riusciva a capirlo all'istante, Kimberly gli prese la mano che stava agitando e la tenne stretta tra le sue e gli chiese: «Vorresti che uscissimo insieme?»
Daniel annuì, facendo sbatacchiare i suoi capelli da una parte all'altra.
«Vuoi?» chiese timidamente.
«Certo.» Kimberly sorrise. «Quando?»
«Io…pensavo a questa sera.»
«Okay. E dove vorresti andare?»
«Non so.» Daniel, a quel punto, iniziò a sentirsi più sciolto e appoggiò la guancia contro il braccio di Kimberly. «Tu hai qualche idea?»
«No.» rispose Kimberly pensierosa.
“Dai Daniel, qualcosa di romantico” lo incoraggiò Ercole.
“Sei bravo in queste cose” aggiunse Iuventas.
“Il cinema” pensò allora Daniel.
«Okay, ho pensato ad un posto.» disse poi a voce alta. «Il cinema a Nuova Roma. Io…ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto andarci con te, Kimberly.»
Kimberly sorrise. «E perché non l'hai detto subito?»
Daniel alzò le spalle. «Sono un po' timido e impacciato con queste cose e il cinema è davvero tanto romantico.»
Kimberly si chinò per dargli un bacio. «A che ora, comunque?»
«Facciamo dopo cena?»
«Okay.»
Fu così che qualche ora dopo, mentre Kimberly era in bagno a prepararsi per la loro uscita, sentì la suoneria del cellulare di Reyna. Le era arrivato un messaggio da parte di Annabeth Chase, che diceva: “Reyna, avevo ragione. La divinità con cui avete a che fare è Loki”.
Kimberly si guardò intorno con aria circospetta, poi sgattaiolò fuori dal bagno e nascose il cellulare di Reyna sotto il materasso del suo letto. Ne sapeva abbastanza di mitologia nordica da sapere che Loki era il dio dell'inganno, ma quella non era la serata giusta per preoccuparsi.
Ebbene sì, alcuni di voi tra i commenti ci avevano azzeccato su Loki. Ricordatevi il "primo pezzo" del capitolo, è molto importante per la storia ✨✨
Anche voi avete Watty nero ora? Io sì, però mi sa che tornerò al bianco, non mi piace molto ✨
E come avete reagito alla notizia delle serie TV live-action su PJ? Io praticamente sono al settimo cielo, non vedo l'ora 🤧
Ultima cosa: spero che il capitolo con Daniel super-cute vi sia piaciuto, ce ne saranno un altro paio così nel corso della storia
👉👈😽
Nulla, ora vi saluto ✨
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