18• Lucas offende il suo gatto
Non appena la porta di casa sua venne aperta, Lucas si ritrovò con la visuale completamente oscurata da una criniera di capelli ricci e color grano, che profumavano di shampoo alla ciliegia. Ad abbracciarlo era sua madre – o almeno la donna che lui considerava tale –, Brianna.
Per una volta, Lucas decise di non fare commenti sarcastici e di godersi quell'abbraccio carico di affetto. Era tutto quello che gli ci voleva in quel momento: che un adulto gli dicesse che sarebbe andato tutto bene.
Allo stesso tempo, però, un'altra cosa di cui aveva assolutamente bisogno in quell'istante era parlare, perciò lo fece.
«Ciao.»
«Oh, Lucas.» sospirò sua madre commossa, come se suo figlio le avesse appena detto di essere tornato vittorioso da una missione di salvataggio a favore dei gatti randagi.
«Brianna, chi è?» Quello era il padre di Lucas. La sua voce giungeva da dentro la casa, probabilmente dalla cucina. «Chi ha bussato alla porta?»
«È stato Lucas! Lucas è qui!» esclamò Brianna, senza lasciar sfuggire Lucas dall'affettuosa morsa nella quale era intrappolato. Poco dopo, il semidio si ritrovò piacevolmente intrappolato tra sua madre e suo padre, con la faccia sepolta tra i capelli di lei e la camicia che profumava di dopobarba di lui. I secondi successivi furono piuttosto confusionari per Lucas, tra suo padre che insisteva per portargli la borsa e sua madre che non faceva altro che dirgli quanto era cresciuto. Alla fine, però, i tre riuscirono a raggiungere il salotto senza troppe complicazioni.
Il tavolo non era apparecchiato per la colazione, ma era coperto da una tovaglia di raso e ornato con un centrotavola di cristallo delle sembianze di un cigno. La TV era sintonizzata su una canale che stava trasmettendo la sit-com preferita di Lucas: How I Met Your Mother.
Il gatto di famiglia se ne stava appollaiato dignitosamente su uno dei cuscini del divano, fissando Lucas con i suoi occhietti vispi e il visino grassottello.
Lucas adorava quel gatto; era praticamente un buco per nero per quanto riguardava il cibo ed era la creatura più affettuosa del mondo. Avrebbe persino potuto battere Daniel in una gara di coccole.
Non appena Lucas si sedette sul divano, il gatto si piazzò sulle sue gambe e iniziò a fargli le fusa.
«Bugs sembra molto felice di vederti.» sottolineò divertito suo padre.
«Lui è sempre così.»
«Vuoi qualcosa da mangiare, Lucas?» gli chiese sua madre.
«No, grazie. Ho mangiato in treno.»
«Sei venuto insieme ai tuoi amici?»
Lucas scosse la testa. «Da solo.»
«C'è qualche ragione particolare per la quale sei qui?» chiese suo padre.
«Mi andava di vedervi.» rispose Lucas cautamente. «Gwen non c'è?»
Fu sua madre a rispondere. «No. È al Campo Mezzosangue da qualche giorno, ormai. Ci ha detto che era fondamentale che andasse. Che serviva tutto l'aiuto possibile.»
«Già, non è tutto rose e fiori neanche al Campo Giove. Spariscono tante persone. Anche Josh e la sua ragazza.» confessò Lucas in tono triste, accarezzando con delicatezza la testolina di Bugs.
«Caspita.» Suo padre spense la TV. «Ne vuoi parlare con noi?»
«No. Io dovrei chiamare Reyna, in realtà. Subito.»
I suoi genitori apparvero entrambi confusi. «Chi è Reyna?» chiesero all'unisono.
«Ahm…» Lucas non aveva ancora parlato di lei ai suoi genitori. Non che non volesse farlo, ma non ce n'era mai stato il tempo e l'occasione. «…lei è la mia glassa al ci...cioè, volevo dire, è la mia ragazza.» tentò di spiegare.
«Oh.» fece suo padre sorpreso. «È una bella notizia, questa.» sentenziò,mentre sua moglie annuiva.
“Sì. E lei è ancora più bella” pensò Lucas.
«Scusa, Bugs.» Lucas si alzò dal divano, costringendo il suo gatto pigro a sgomberare dalle sue gambe. «Torno subito.» disse ai suoi genitori, dirigendosi verso le scale e in direzione del bagno.
Mentre cercava di creare un arcobaleno alla meno peggio con il sifone della doccia e i raggi di sole estivo che provenivano dalla finestra, il suo cellulare squillò. Quando vide che Josh gli stava telefonando, sgranò gli occhi e si affrettò a rispondere. «Josh!» esclamò tutto agitato. «Dove siete tu ed Adria? State bene?»
Josh, però, non rispose a quelle domande. Impiegò molto tempo per parlare; sembrava che non riuscisse a mettere in fila un paio di parole senza singhiozzare e piagnucolare. «Lucas, puoi venire a prendermi?» riuscì a dire. «Sono da Burger King. Quello dove andiamo di solito. A New York.»
Per il momento, Lucas decise di non fare altre domande. «Arrivo subito.»
Chiuse in fretta e furia l'acqua della doccia e si catapultò giù per le scale.
«Papà, posso prendere la tua auto? È un'emergenza!»
«Vuoi uscire?» ribatté suo padre. «Non credo sia una buona idea. Sta piovendo a dirotto.»
Lucas guardò fuori dalla finestra. Era vero: degli scuri nuvoloni avevano coperto il cielo limpido e sereno e la sfera di sole cocente, esprimendo tutto il loro disappunto scrosciando di enormi goccioloni d'acqua in ogni zona che capitasse loro a tiro.
«Devo andare. Non posso lasciare Josh sotto la pioggia!» insisté.
Sulle facce dei loro genitori apparvero espressioni sconcertante.
«Vi spiegherò meglio non appena tornerò. Potreste preparare dei vestiti asciutti e del tè caldo, per favore?»
Poi senza attendere risposta da nessuno dei due, agguantò le chiavi della BMW di suo padre e uscì fuori, sotto le fredde e pungenti gocce di pioggia.
• • •
Josh si stava guadagnando parecchie occhiate da parte dei clienti di Burger King e, per la prima volta, non erano i soliti sguardi adoranti che, soprattutto le ragazze, gli riservavano. Si trattava di occhi sgranati, espressioni turbate e rapidi passi per allontanarsi da lui – nessuno aveva tentato di aiutarlo o anche solo osato chiedergli cosa gli fosse successo – che gridava, piangeva e agitava le mani in aria, schizzando gocce di pioggia in ogni dove, contribuendo a creare scompiglio insieme a quell'acquazzone. Le lacrime che gli rigavano le guance si erano mischiate alle pioggia, che aveva lavato via il sangue fresco che aveva sulla faccia e sulle braccia. Quello secco, invece, era rimasto lì come una seconda pelle, a ricordargli i tragici eventi ancora freschi nella sua mente: quell'uomo che agguantava Adria all'improvviso, lei che inizia a ad urlare e scalciare per liberarsi e quel cupo essere che la stringeva più forte, Josh che cercava di aiutarla e lui che lo spintonava contro il muro di un vicolo isolato e lo feriva. Josh non avrebbe mai dimenticato quel dolore, trasmesso con la sola forza del pensiero. Già, perché quell'uomo non aveva armi con sé. Solo la sua forza, la sua violenza e, a quanto pareva, la sua mente.
Josh alzò la testa verso il cielo e smise di agitarsi e di gridare, pensando che le gocce di pioggia avrebbero potuto rimuovere tutto quel dolore. Per un attimo, funzionò; poi gli venne in mente Adria e pensare a lei, così terrorizzata e intimidita, fu peggio di qualsiasi altro male fisico.
«Josh.» Qualcuno lo afferrò per le spalle; una presa amichevole e confortante. «Vieni in macchina.» Anche la voce era gentile.
«Va bene.» acconsentì lui, con voce meccanica. Si lasciò condurre all'interno di un auto che aveva un ottimo odore di acqua di colonia e lavanda.
«Hai freddo?» gli chiese Lucas, mentre infilava la chiave nella serratura dell'auto
Josh annuì. «Un po'.»
Lucas accese l'aria condizionata e uno sbuffo di aria calda lo investì sul viso e all'altezza delle caviglie.
«Meglio?»
«Sì.»
Lucas si mordicchiò le labbra. «Come mai Adria non è con te?»
Josh si fece coraggio; dopotutto prima o poi avrebbe dovuto parlarne con Lucas. Ricacciò indietro le lacrime e si sforzò di mantenere la voce ferma. Non gli disse tutti i particolari del loro scontro con quella sottospecie di uomo, ma riuscì a spiegarsi con poche e semplici parole. «Un uomo l'ha presa e l'ha portata via.» Guardò Lucas drittò negli occhi. «Hanno preso la mia Adria.»
Dopo questo capitolo, ho il bisogno di informarvi di una cosa. Qui di seguito vi lascio gli screen dell'ultimo messaggio in bacheca che ho lasciato. Per favore, prendetevi un momento per leggere. Ci terrei molto ed è davvero importante per me.
Come ultima cosa, vorrei fare una correzione. Aggiornerò quando me la sentirò di farlo. Quindi potrebbe succedere tra due giorni, come pure fra una settimana, ma in ogni caso non ho intenzione di far passare mesi e mesi tra un aggiornamento e l'altro perché, come ho detto, ho molte idee :)
Detto ciò, spero di risentirci al più presto con un nuovo capitolo
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