Capitolo 20

L'area era fredda e soprattutto silenziosa.
«Com'è possibile che non abbiamo scovato nessuno di loro, se non qualche inserviente?» Si domandò Richard sospettoso, come tutti nel gruppo.
Cédric non riusciva a capire. Era strano non averli visti in giro da qualche parte.
La nave era grande e possedeva diverse sale e cabine, ma il motore era già acceso e avrebbero dovuto essere in giro per la preparazione della partenza.
Adesso si trovavano in una delle sale della nave, anch'essa senza un'anima viva.
Era trascurata, notò lui guardandosi intorno, nessuno aveva dato una pulita in quel luogo da tanti anni.
«Che spreco» mormorò David, guardando i mobili di ottima qualità. «Non è stata valorizzata per come meritava.»
«Ne sono più che consapevole.»
Gli uomini si voltarono all'instante in direzione della voce, davanti alle porte d'ingresso della sala.

Il Marchese Caron stava lì, teso e con una pistola puntata verso di loro. «Ma purtroppo mio padre non riusciva a gestire il suo denaro al meglio, agiva d'impulsività e così mettendo in ginocchio il nostro nome.»
Maledizione! Cédric fece per prendere la pistola, ma la voce di Caron lo fermò subito. «Non un altro movimento.»
Solo il suo sguardo sembrava volerlo spellare vivo, sentimento alquanto reciproco.
«Sapevo che c'era il vostro zampino in tutta questa storia. Siete più miserabile di quanto immaginassi» gli disse a denti stretti.
«Peccato che anch'io lo pensi di voi» ribatté Caron. «Isabelle avrebbe dovuto fidarsi di me e sposarmi senza opporsi. Se lo avesse fatto a quest'ora starebbe in circostanze migliori.»
Cédric si tese all'istante. «Cosa volete dire? Isabelle è al sicuro...»
«Non più» lo fermò l'altro con voce atona.
Cédric stinse le mani a pugno, spaventato e furioso. «Cosa volete dire?» Domandò, non resistendo dall'avvicinarsi a lui, ignorando la pistola.

Ma venne fermato dalla mano di Richard. «Non fare pazzie» gli bisbigliò, ottenendo un'occhiataccia dall'altro. «Come puoi dirmelo? Quel tipo sta nascondendo qualcosa riguardante Isabelle...»

 «Non esattamente, Cédric.»
Quest'ultimo s'irrigidì, riconoscendo la voce, voltandosi di nuovo verso le porte, dove ne uscì Paul, con il seguito alcuni dei suoi uomini, armati anche loro. Lui in modo rilassato si mise sotto la luce del lampadario di cristallo, sopra di loro, rivolgendogli il suo solito fastidioso sorriso, nonostante i lividi procurati dai pugni di Cédric.
«La tua Contessina adesso si trova nella stiva della mia nave.» Rise, divertito dalla situazione. «E la cosa buffa è che non ho dovuto fare nulla.»
«Paul lasciala andare, subito.»
La voce di Cédric era gelida, pronto a fare una pazzia. Sentendogli pronunciare tale nome, gli altri tre si tesero all'istante.
«E rinunciare così, non solo a una fonte di guadagno assicurato, ma anche alla mia vendetta?» Rise di gusto alla solo prospettiva di fare una sciocchezza del genere. «Noto che la prigione non ti ha aiutato a comprendere.» Lanciò un'occhiata veloce ai suoi compagni. «Deduco, dal tuo gruppetto di amici, che non hai cambiato idea.» «Deduci bene» disse con sicurezza e fermezza, Cédric. Non gli avrebbe permesso di sentire nella sua voce paura o timore .
Paul non si scompose, muovendosi con calma. «Sei arrivato a unirti con la gente che tanto hai odiato, piuttosto che ritornare con me.» La sua mascella ebbe un irrigidimento improvviso.
A Cédric non gli importava. Che pensasse ciò che voleva! «Sei testardo Cédric, ma io lo sono molto di più.» Paul si voltò verso il Marchese, che continuava a tenere la pistola ben puntata nella sua direzione. «Caron ha preso la decisione che meglio credeva, andando contro i suoi principi. La decisione giusta! » Pronunciò l'ultima frase con fermezza «Perché tu continui a remarmi contro?» «Perché non condivido i tuoi principi.» Ribatté immediatamente.
La tensione era altissima e tutti aspettavano un solo gesto per scatenare una baraonda.
Ma questa era una guerra che andava avanti da troppi anni, per poter continuare oltre.
«Non ho mai accettato i tuoi modi, Paul. Non li ho mai approvati, ma per bisogno» confessò alla fine Cédric «e ammetto, anche per desiderio di avere qualcuno accanto che mi dimostrasse un minimo gesto d'affetto, ho accettato la tua mano e ti ho seguito. Tollerando anche le azioni più disumane per compiacerti.»
«Stai mentendo a te stesso.» Paul non voleva ammettere la realtà dei fatti e la sua espressione cordiale cominciò a sgretolarsi, rivelando la sua vera natura. «Tu sei una mia creazione. Eri solo un diamante grezzo e io ho fatto in modo che diventassi ciò che sei. Il lusso di avere una coscienza adesso, è qualcosa che non puoi permetterti.» I suoi occhi cominciarono a dilatarsi per la rabbia che stava faticando a tenere a freno.
A quel punto, Richard non resse più, volendo intervenire. «Cédric aveva bisogno della sua famiglia, non certo di una vita piena di morte e sangue che tu gli hai proposto!»
Paul rise di gusto, mettendo una mano sui capelli. «La sua famiglia dici...» mormorò, per poi fissarli con crudeltà. «Quale esattamente? Una prostituta che non è stata capace di occuparsi di suo figlio e un padre che non ha avuto alcun interesse nei suoi confronti?»
«Mio padre l'avrebbe sicuramente preso con sé» commentò con sicurezza il Duca.
L'altro alzò le spalle. «Può darsi. Ma Lucien non avrebbe mai accettato che suo figlio fosse allevato dal fratello. Io lo so bene, me lo disse lui stesso.»
Cédric s'irrigidì a quella rivelazione. «Cosa diavolo stai dicendo?» L'attaccò, sgomentato. «Come puoi sapere cosa avrebbe detto...»

«No, avrebbe, io sono sicuro di ciò che ha detto.» Paul fece un ghigno, felice della confusione degli uomini.
«Ti ho sempre detto che io riesco a guadagnare ovunque mi piomba e devo ammettere che Lucien Duval era un ottimo cliente.»
La confusione aumentò sempre di più, ma potevano prevedere che le rivelazioni non sarebbero state piacevoli.
«Parla! Che cosa stai farneticando!» Urlò Cédric,consapevole che la risposta non sarebbe stata gradita, ma adesso necessitava saperlo, stesso sentimento condiviso dal cugino.
«Quello che ho detto» affermò con durezza, «quella prigione non si riempiva di certo da sola.»
Il silenzio fu l'accompagnatore di quell'ultima affermazione.

«Cosa...» bisbigliò Richard, più che mai allibito dalla dichiarazione.

«Cosa significa?» Volle sapere David, allibito quanto loro.
«Spesso e volentieri ero io a fornire i giocattoli che divertivano tanto l'uomo» affermò con naturalezza Paul. Giocattoli. Erano solo quello, pensò Cédric.
Per Lucien, come per Paul, quelle persone, compreso lui, non era state altro che mezzi per il loro divertimento. «Come puoi dire una cosa del genere con tanta tranquillità?» Urlò a quel punto Richard, non sopportando che quel viscido serpente parlasse in quel modo di gente innocente di cui si era personalmente, anche tutt'ora, occupato, per riportarli a una vita normale. «Stai dicendo che tu hai sempre saputo chi fosse in realtà Cédric? Anche prima di conoscerlo?»
Il suo silenzio valeva più di una risposta, ma ciò non fece che irritare maggiormente il Duca.
«Come puoi parlare in questo modo! Classificare come giocattoli gente comune che vive la propria vita in santa pace, contadini e donne... »
«Gente inutile.» Lo fermò Paul, stanco di quelle parole. «Gente di strada, abbandonata dalla società, che toglievano cibo agli altri. Nessuno li avrebbe rimpianti.» Il suo sguardo ricadde su Cédric, pallido per quella nuova consapevolezza.
«Io ti ho sempre protetto, Cédric» gli disse con tono sicuro. «Non ti ho mai considerato una merce. Ho visto subito il tuo talento e la tenacia, cosa che non ha notato tuo padre. Sono l'unico che abbia provato un po' d'affetto per te!»
Notando il suo silenzio, continuò. «Ti ho protetto! Dovresti ringraziarmi» il suo tono era rabbioso, pensando sul serio che Cédric gli dovesse tutto. «La tua Inés voleva rivelarti del mio rapporto con tuo padre e io non potevo permetterlo. La stupida si era resa conto solo dopo di quanto tu valessi.» Strinse le mani a pugno, come se stesse rivivendo quel momento con la stessa rabbia di allora. «E per questo che ho dovuto fare in modo che ti stesse lontano e così la portai da Lucien, consapevole che si sarebbe liberato di lei ben presto.» Fece qualche passo verso di lui, guardandolo quasi con occhi... di un padre. «Ho fatto sì che tu potessi rafforzarti, ogni cosa è stata fatta affinché diventassi più forte...» S'interruppe quando sentì il pugno di Cédric colpire con forza il tavolo vicino, rimbombando per tutta la sala. «Per anni» bisbigliò con una calma apparente «ho dato la colpa a Richard, accusandolo e tentando di ucciderlo con le mie stesse mani, per la morte di Inés.»
La mandibola era rigida come tutto il resto del suo corpo. «Mi hai mentito, ingannato e preso per un allocco per anni! Ho odiato tutti, soprattutto me stesso.»

Afferrò la pistola, infischiandosene degli uomini di Paul, che puntarono la loro su di lui.
Con l'altra mano, Cédric toccò l'orecchino che sembrava essersi riscaldato improvvisante, sotto il suo tocco. «Nonostante tu non facessi più parte della mia vita, hai continuato a perseguitarmi con le tue parole, come ha fatto quel bastardo di mio padre.» Incrociò il suo sguardo e Paul poté vedere il suoi occhi blu farsi più profondi, esprimendo ciò che provava.
«Ma non siete riusciti a far sì che io diventassi una vostra vittima.»
Paul strinse gli occhi, fissando la pistola. «Vuoi uccidermi?»
Cédric non lasciò mai il suo sguardo mentre pronunciava le ultime parole. «Non macchierò le mie mani del tuo sangue» affermò con fermezza. «Sarà la legge ad occuparsene.»
Cédric fece tutto molto velocemente.
La pistola improvvisamente colpì più volte verso il tetto, ma l'obbiettivo non era quest'ultimo, bensì l'enorme lampadario di cristallo che brillava di luce propria, proprio come la pietra di Cédric.

 «Maledizione! Diavolo della terra...»
Isabelle fece un respiro profondo per sopportare il linguaggio della donna al suo fianco ancora per un po'. Si era sempre lamentata del linguaggio di Cédric, ma Renée riusciva a superarlo di gran lunga.
Lo donna agitava, come un pesce fuor d'acqua, le sue gambe nella speranza di far scivolare il suo coltellino nascosto dentro lo stivale destro.
Avendo sia le gambe, che le mani legate non poteva fare altrimenti, ma ciò non giustificava il suo linguaggio. Isabelle si voltò verso il fondo della stiva, dove i bambini stavano.

Da quando era arrivato Paul, nessuno di loro aveva fiatato, neanche sotto le continue richieste di lei. Notando che la Marchesina continuava ad agitarsi, provò a strisciare verso di loro.

Ma bastò qualche minuto, per comprendere che era faticoso, oltre che inutile. Si sollevò, riprendendo aria. «Accidenti non siamo riusciti a fare nulla!» Stava nel frattempo continuando a lamentarsi la donna.
«Non solo non siamo riusciti a salvare i bambini, ma ci siamo fatte prendere come delle allocche.»
Isabelle non poté contraddirla, giacché aveva ragione. «Mi dispiace così tanto» bisbigliò. «Se avessi fatto in modo di oppormi fin dall'inizio ai miei genitori, tutto ciò non sarebbe successo.»

La donna si fermò, fissandola poggiare la testa sul pavimento. «A cosa ti riferisci?»
«Parlo della sera in cui era stato annunciato del mio fidanzamento col Marchese» le ricordò. «Se mi fossi opposta insieme a Cédric, mio padre forse avrebbe accettato, così come mia madre, e non sarebbe successo quel che è accaduto dopo...» disse a raffica presa dai sensi di colpa.
«Ma come fai a dire cose del genere?» La fermò Renée, infastidita oltre modo.
«Non si può rimpiangere il passato, si può soltanto imparare e accettare. Provando a migliorarsi dopo» la sua voce divenne d'un tratto meno forte, più flebile. «Lo so bene io.»

Isabelle le lanciò un'occhiata sorpresa, notando il suo sguardo, quasi sempre così duro, rattristato. «Ho cercato per anni qualcosa di più, di una vita mondana. Sapevo che un giorno mi sarei sposata, ma volevo vivere un'avventura.»

Con un sospirò pesante, poggiò la testa sul pavimento. «Poi entrai nel gruppo di banditi. Mi sentivo così viva e forte! Poi mi sono innamorata di Cédric» nel pronunciare il suo nome ebbe un momento di esitazione. «Non mi ero mai innamorata prima d'ora, ma con lui è stato così veloce quasi da non rendermene conto. Ma nonostante il mio avvicinamento, nonostante condividessimo dei segreti...» ebbe un attimo di silenzio, prima di finire la frase. «Non sono mai riuscita ad abbattere la sua barriera.»
Il suo sguardo ambrato cadde su Isabelle, che aveva ascoltato la sua confessione in silenzio presa da emozioni contrastanti.
«Ti ho detestata fin da subito. E non solo perché eri così vicina a lui» disse in fretta Renée, intuendo i suoi pensieri. «Ma perché sei riuscita ad abbattere le sue difese, senza doverti sforzare di essere quello che lui desiderava in una donna. Solo adesso mi rendo conto di aver, in un certo senso, seguito la strada di Inés.» Una lacrima cadde dai suoi occhi, a quella nuova consapevolezza.
Si era sempre vantata di essere se stessa, nel bene o nel male, ma la verità era che aveva solo finto di esserlo. Sgranò gli occhi quando sentì un singhiozzo provenire dalla donna al suo fianco. «E adesso perché diavolo piangi?»
Isabelle non era riuscita a trattenersi. «Mi dispiace Renée. Ho pensato che fossi una donna così forte da ammirarti anche se provavo gelosia nei tuoi confronti» ammise, sotto lo sguardo sorpreso dell'altra. «Ma sei molto di più. Sei una donna magnifica, coraggiosa sia nella vita che nei sentimenti. Qualsiasi uomo non potrebbe fare a meno d'innamorarsi di te. Cédric è uno stupido se non l'ha capito in tutti questi anni.»

Renée sorrise, per poi ridere come non faceva da tempo. «Sei davvero strana Isabelle» mormorò ridendo ancor più forte sotto il suo sguardo disorientato.
Dopo aver calmato l'ilarità, Renée le lanciò il primo sguardo solidale e dolce. «Cédric ha davvero trovato un tesoro con te. Sono felice, se lui è felice.»
Anche Isabelle, cercando di asciugarsi le lacrime sulle spalle come poteva, le ricambiò lo stesso sguardo. «Sono sicura che anche tu troverai una persona che ti amerà con tutto se stesso. Lo meriti per davvero» Isabelle ci credeva davvero, rendendosi conto che entrambe si erano giudicate troppo in fretta. Le bastò guardarla negli occhi per comprendere di avere trovato un' amica.
«Bene, dopo questi piagnistei, adesso dovremmo cercare di prendere quel maledetto coltello» sbuffò Renée continuando ad agitarsi.
Isabelle rifletté qualche secondo, prima di proporle un'idea. «Prova ad avvicinare le gambe alle mie mani. Anche se non posso vedere, posso provare col tatto ad afferrarlo.»
La donna la fissò stupita. «Potrebbe anche funzionare. A questo punto, ogni possibilità vale.» Detto ciò, Isabelle le diede le spalle, così che Renée potesse mettersi in una posizione adatta per il difficile compito.

Dopo vari tentativi e frustrazioni, Isabelle riuscì a far scivolare il coltellino dallo stivale. Emise un grido di gioia, non appena lo sentì cadere sul pavimento. «Evviva!» Esultò Isabelle, felice anche con le mani un po' irrigidite per lo sforzo.
«Non è ancora finita» frenò l'entusiasmo di lei Renée, che con abilità prese il coltellino, anche con le mani dietro la schiena, cominciando a tagliare la corda.
Dopo minuti interminabile, riuscì a liberare le mani. «Finalmente!»

Presto Renée liberò le caviglie e subito dopo si occupò di Isabelle.

Quest'ultima, non appena si liberò si alzò immediatamente, avendo qualche difficoltà per l'irrigidimento dei muscoli. «Che bello essere liberi!» Quella frase la riportò al loro primo obiettivo. I bambini!
Prese una delle lanterne e si avvicinò lentamente dove aveva sentito la voce.

Immediatamente si accorse dei rumori di piedi che si muovevano a terra, immaginando avessero paura.
Si fermò quando con lo stivale colpì una ciotola. Era vuota.

«Bambini vi prego, so che avete paura, ma dovete fidarvi.» La sua voce era calma e sperò anche sicura, mentre inginocchiava a terra. «Ronald ti prego di ascoltarmi» decise di parlare con lui poiché sembrava l'unico che avesse un po' di fiducia.
«Non mentivo quando dicevo di conoscere tuo fratello. Ti vuole molto bene e mi ha chiesto, insieme ad altre persone, di trovarti. Tutti voi!» Disse alla fine, rivolto anche agli altri.
«Anch'io ho paura» ammise loro, avendo vissuto la stessa esperienza poteva comprenderli più affondo. «Ma la cosa peggiore è diffidare di tutti e chiudersi in se stessi.» Non sapeva se quel ragionamento era adatto a dei bambini, per giunta molto spaventati. Ma doveva provarci.
«Conosco bene quella sensazione» continuò lei. «Vi chiedo solo di avvicinarvi a me. Non muoverò un passo senza il vostro permesso.» Propose alla fine.

Sia Isabelle che Renée rimasero in attesa, con l'inquietudine addosso.

Sgranarono gli occhi quando videro, attraverso la flebile luce della lampada, dei piccoli piedi nudi e sporchi, uno di questi con attorno una corda intorno alla caviglia. Isabelle alzò la lampada, notando una tunica lisa e lurida indosso a un bambino di circa sette anni o giù di lì che la fissava con i suoi occhi scuri e impauriti. «Dov'è mio fratello?» Mormorò con voce tremante.

Isabelle si sentì spezzare il cuore a quella vista, ma adesso più che mai doveva mantenere il controllo delle sue emozioni.

«Al sicuro» affermò con la gola secca, per poi fargli un sorriso incoraggiante. «Come lo sarei ben presto tu e gli altri bambini. Ti fidi?»
Il bambino, dopo averci pensato, annuì solamente. Quello fu tutto ciò che servì alle donne per agire. Si mossero verso gli altri, notando più di dieci bambini nelle stesse condizioni di Ronald.
«È una cosa assurda!» Renée era più che mai sconvolta e furiosa da quella visione, mentre si adoperava a liberarli.
«Da quanto siete in queste condizioni?»Chiese Isabelle a Ronald, incuriosita.

«Non lo so, ho perso il conto dopo la prima settimana» mormorò il bambino. «Ci hanno chiusi qui e dato da mangiare tozzi di pane e anche quando chiedevamo di uscire loro non ci ascoltavano.»
Isabelle aveva così voglia di abbracciarlo e confortarlo, ma capì che in quel momento il bambino non l'avrebbe presa bene.
«Isabelle!»
Al richiamo di Renée, si avvicinò a lei, sgranando gli occhi alla vista di una bambina distesa a terra... bianca come un cencio.
«Non sarà...» non riuscì a dirlo, mentre l'altra tastava il polso. Sospirò dal sollievo sentendolo pulsare, anche se debole. «È viva, ma non per molto.» La prese tra le braccia, dirigendosi verso la scalette in fretta.
«Dobbiamo andarcene da questa nave e portare via i bambini.»
Isabelle aiutò il resto andare verso la scaletta, che Renée aveva già aperto.
Fortunatamente nessuno era in vista e loro poterono percorrere la strada verso l'uscita senza problemi. Improvvisamente la nave fece un rumore improvviso e cominciò ad ondeggiare pericolosamente.
I bambini urlarono per la paura, poggiando le ginocchia a terra.

«Cosa sta succedendo?» Urlò Renée per sovrastare il rumore.

Isabelle diede un'occhiata in giro, cominciando a sentire delle grida di uomini.
«Renée, dobbiamo nasconderci!» Urlò, portando i bambini ad alzarsi per nascondersi dietro le casse e le barche di salvataggio coperte da teli. «Restate in silenzio» li avvisò mentre anche lei si nascondeva.
Ma la nave continuò ad agitarsi, inconsapevoli di quale pericolo stessero incombendo.

«Cédric hai un piano?» Chiese David, sopra il frastuono delle pistole. «Oltre ad aver fatto crollare un prezioso lampadario di cristallo?»

«Sinceramente no.» Rispose l'altro, protetto dal tavolo del salotto. L'idea era stata quella di trovare una distrazione sufficiente per prendere le armi e far crollare il lampadario gli era sembrato l'unica possibile.
«Non possiamo continuare così, tra poco le munizioni finiranno!» Urlò Richard, sparando alcuni colpi.

«Per non contare che sono molti di più» disse la sua Youri.
Cédric imprecò sonoramente, sentendo la testa scoppiargli. Non voleva uccidere Paul.
Lo voleva vivo per portarlo in prigione, ma di questo passo li avrebbero uccisi. Oltre a questo, Isabelle era rinchiusa dentro la stiva, dove probabilmente stava anche Renée.

«Che cosa posso fare, maledizione!» Bisbigliò, sentendosi inutile.
Improvvisamente vennero tutti colti alla sprovvista da un sonoro scoppio, che fece smuovere tutta la sala e i suoi abitanti.

«Che succede?» Urlò Richard, aggrappandosi al mobile. «Non ne ho la più pallida idea» mormorò Cédric, irrigidendo i muscoli per stare in equilibrio, e come tutti gli altri aveva smesso di sparare.

Un urlo risuonò all'esterno, sovrastando tutto. «Il motore è esploso! La nave sta bruciando!»

Altre urla sovrastarono, mentre il panico aleggiava. «Com'è possibile!» Urlò Paul al Marchese, che non sapeva spiegarsi la ragione del fatto.
Cédric invece, che aveva investito sulle navi per anni, aveva esplicitamente chiesto ogni funzionalità del motore a vapore.

Molto probabilmente il ritardo, non previsto, aveva causato l'innalzamento delle temperature causando il danneggiamento del motore.
Essendo una nave a carbone, era possibile che la sala dei motori adesso fosse completamente incendiata, raggiungendo ben presto tutta la nave, se prima non fosse affondata.
Sentirono le urla degli uomini all'esterno, il panico assalì anche gli altri che cominciarono ad agitarsi per cercare di uscire, nonostante la nave continuasse a scuotersi.

«Dove state andando!» Gli urlò contro Paul, vedendo alcuni andar via.

«Dobbiamo andare, la nave sta per affondare!» Urlò Caron, seguendo gli altri, mentre Paul lanciò una breve occhiata a Cédric e al resto del gruppo, prima di seguirli. «No! Non scapperai un'altra volta.» Cédric stava per corrergli dietro, ma venne bloccato dal braccio di David. «Voi Duval avete un talento per le pazzie. Dobbiamo prima di tutto correre in stiva, ricordi?»
Aveva ragione, pensò l'uomo, ma il pensiero che potesse ancora una volta scappare era intollerabile.
«Andiamo forza!» Urlò con rabbia, correndo fuori, con il seguito dietro.
Nel procedere, incrociarono diversi inservienti che correvano via spaventati. Probabilmente erano stati assunti, ignari di chi stessero aiutando, basandosi sul nome del Marchese.
Ben presto compresero che uscire sarebbe stato difficile. Il fuoco stava già invadendo metà della nave e il fumo arrivò fino a loro e ben presto la combustione avrebbe fatto sì che il fuoco raggiungesse anche l'altra ala della nave.

«Dobbiamo sbrigarci!»
Si avviarono verso il calore, tossendo più volte mentre assimilavano il fumo. La nave, avendo un unico ponte continuo, non ci mise molto a prender fuoco.
Fortunatamente riuscirono ad uscire e poterono riprendere aria.
David sgranò gli occhi quando diede un'occhiata all'esterno. «Accidenti, siamo circondati.»

Lo scoppio aveva causato non poco trambusto, attirando l'attenzione della maggior parte dei cittadini nelle vicinanze.

«Maledizione!» Imprecò sonoramente Cédric. «Così chiameranno le guardie e verrò arrestato prima ancora di poter acciuffare Paul e lui così potrà scappare.»
No, pensò furioso, non l'avrebbe permesso. Stavolta Paul non l'avrebbe scampata, ma prima...

«Adesso devo andare alla stiva, prima che il fuoco la raggiunga.» Innanzitutto però, doveva pensare a Isabelle e ai bambini rinchiusi.
«Oh maneggia, non riesco a crederci!» La voce di Youri era entusiasta mentre guardava verso l'esterno e precisamente verso la passerella.

«Sono i... bambini» realizzò allibito il Duca. «Ma chi sono quei tipi con loro?» essendo buio e ad una certa distanza fu molto complicato riconoscere le due persone.

«Isabelle!» Urlò allibito Cédric, sotto lo sguardo sgomentato degli altri. Avrebbe riconosciuto ovunque quella chioma voluminosa e quelle forme, nonostante fossero fasciate in abiti maschili. Scommetteva che c'era lo zampino di Renée, ma il pensiero di saperla sana e salva lo fece stare meglio per ragionare con più tranquillità.
«Come diavolo sono riuscite a uscire da lì?» Commentò ancora incredulo David.
«Per giunta a salvare tutti i bambini» lo appoggiò Richard.
Youri rise di gusto, notando le loro espressioni. «Renée è la migliore nel nostro gruppo, ma devo ammettere che la Contessina mi ha sorpreso.»

«Andate sul ponte e cercate di fermare le guardie al loro arrivo, anche se probabilmente saranno indaffarati ad arrestare l'equipaggio.» La voce di Cédric sovrastò quella degli altri, che si voltarono verso di lui, notando la sua agitazione.
«Cosa vuoi fare?» Chiese Richard, perplesso da quella richiesta.

«Devo scovare Paul. È ancora qui e non lascerò che scappi...» stava già per avviarsi, quando il braccio di Richard lo fermò. «Cosa diavolo stai dicendo, rischi la pelle per un farabutto del genere? Lo prenderemo in un altro momento.»
La mano di Cédric bloccò il suo braccio, stringendolo e guardandolo dritto negli occhi. Non poteva fermarsi adesso. «Proteggi Isabelle. Te lo chiedo per favore, lasciami andare.»
Cédric non avrebbe mai pronunciato tali parole all'uomo di fronte a lui in un altro momento, ma ora tutto era cambiato.
Vide lo sguardo di Richard tormentato, indeciso su cosa fosse meglio fare. Se fidarsi delle parole del cugino.

Il suono di cavalli in avvicinamento fu l'incitazione a prendere una decisione, e in fretta.

«Accidenti, vai! David aveva ragione, abbiamo un talento per le pazzie» cedette alla fine, nonostante le sue preoccupazioni.

Cédric gli diede una pacca, ringraziandolo, prima di andare via.
Era arrivata la resa dei conti.
«Cosa?! Cédric è andato a cercare Paul?»
Il sollievo di Isabelle era svanito nel momento stesso in cui aveva visto il gruppo di uomini avvicinarsi, ma senza Cédric.

Nemmeno l'imbarazzo di essere vestita come un uomo poteva attenuare la paura che provò nel saperlo solo in una nave, che stava andando a fuoco, con un uomo pericoloso come Paul.

«Non possiamo lasciarlo solo!» protestò lei, guardando con agitazione l'interno della nave.

Isabelle aveva appena aiutato l'ultimo bambino a raggiungere l'amica che adesso se ne stava occupando insieme a tutti gli altri, mentre la gente del luogo cominciava a diventare sempre più numerosa. «Certo che no, lo raggiungeremo...» stava per dire David, ma venne interrotto dall'arrivo delle guardie che stavano già dando ordini alla folla, affinché si allontanasse.

«Non appena ci occuperemo di loro» terminò Richard con un sospirò di frustrazione, avviandosi giù insieme al cognato.
«Mademoiselle non preoccupatevi, Cédric sa come agire» volle rassicurarla Youri.
Isabelle annuì per poi sorridergli, rassicurandolo e così raggiungendo gli uomini.
«Allontanatevi da qui signori, questa nave sta per affondare.» Gli uomini si adoperarono a far distanziare dal pericolo la gente lì intorno, mentre le guardie stavano per raggiungerli..
Isabelle, ancora sulla nave, guardò dietro di sé con apprensione.
Era sicura che Paul fosse ancora lì, dato che da dove si erano nascoste lei e Renée insieme ai bambini, avevano una buona visuale sull'uscita e così avevano visto tutti coloro che erano scappati.

Non poteva aspettare che gli altri si liberassero delle guardie e lasciarlo da solo. Vide un'asse di legno abbandonata a pochi passi da lei. Era pesante ma lunga quanto metà del suo braccio.
Non era una grande arma da difesa, ma meglio di niente. Diede una veloce occhiata giù, dove i gentiluomini erano alle prese in una accesa discussione con le guardie, prima di fare qualche passo indietro per correre di nuovo all'interno della nave.
Cédric era sicuro di dove trovarlo e quando vide il boccaporto aperto ne ebbe la conferma.

Con la pistola ben tenuta in avanti, gridò a gran voce. «Esci fuori di lì Paul! So che sei là dentro.» Nessuna risposta.

Cédric strinse gli occhi, indeciso se scender o no. L'interno della nave molto probabilmente era ormai invaso dal fuoco e essa avrebbe cominciato a vacillare.
Scese le scale, molto lentamente, con la mano ben salda alla pistola. Le sue narici vennero immediatamente a contatto con il tanfo di pelli non lavate e di chiuso.
Al solo pensiero di quei bambini rinchiusi lì dentro, per chissà quanti giorni e notti, ebbe la nausea.
Ben presto vide una piccola lampada a terra che prese immediatamente e la rialzò. Poco lontano un'altra ancora, ma questa volta era tenuta ben salda in mano. Da Paul.
Quest'ultimo, con la fiamma, stava guardando un punto in particolare dove poté notare varie corde vecchie e sporche gettate a terra.
«È finita Paul» disse Cédric con tono duro, puntandogli la pistola contro.

Ma l'uomo non sembrò impressionato e rimase ad osservare quel piccolo spazio abbandonato.

«Il lavoro di mesi, andato perduto...» lo sentì bisbigliare. «Quelle dannate sono riuscite, in pochi attimi, a rovinare tutto ciò che io ho programmato per mesi!» Il suo tono era più che mai incredulo e furioso. «Sai da quando programmo tutto questo?» Gli domandò, continuando a dargli le spalle.
«Da quando sono stato costretto ad andare via. Non ho fatto altro che pensarci, avrei percorso il fiume e raggiunto la Manica.»
La sua voce era apparentemente tranquilla, ma anche con la flebile luce, poté distinguere l'irrigidimento del corpo e la sua respirazione ansante.
«Sarei andato via da questo luogo, con te!» Urlò, voltandosi improvvisamente verso di lui con gli occhi dilatati.

Il suo autocontrollo stava ormai per cedere del tutto.
«Non sarei mai venuto con te, Paul. Se sono scappato, tanti anni fa, c'è una ragione» disse Cédric con voce fredda e distante.
Paul rise, scuotendo la testa, quasi incredulo. Si mosse tra le varie casse, ignorando la pistola puntata, con Cédric che non lo perdeva d'occhio, seguendolo.
«Sei davvero testardo, su questo non sei cambiato per niente» mormorò. «È sempre stato questo a impedirmi di ucciderti, tanti anni fa. Il tuo sguardo così freddo e irremovibile.»

Si fermò, poggiando una mano su una delle casse di legno, come se anche lui cominciasse a sentire il peso dei suoi anni. «Sai, ti confesserò un'informazione sul mio passato. Anch'io sono un figlio bastardo, anche se non certo figlio di un nobile, come te» specificò con ironia.

A Cédric parve di sentire dei leggeri movimenti poco lontano, ma non potendo perdere di mira l'uomo e non essendo sicuro se fossero amici o nemici, stette in guardia.
«Era un semplice sarto, amante delle belle donne» stava continuando a raccontare l'uomo. «Sua moglie non accettò mai di buon occhio la mia nascita e lui preferì gettarmi via piuttosto che affrontare le sue responsabilità.»
«Sappi che non mi importa nulla del tuo passato, Paul» affermò con voce fredda Cédric. «Non ripagherà le tue azioni.»
L'altro alzò le spalle con indifferenza. «Lo so bene. Ogni nostra azione viene ripagata. Infatti mio padre e la sua adorata moglie l'hanno compreso... con la loro vita.»
Nel notare lo sgomento di Cédric a quella rivelazione, emise un piccolo sorriso. «Imparerai che la pietà è solo un metodo che la gente prova ad usare per salvarsi la pelle e così salvarsi dai propri errori.»

«Ti ho già detto che io non sono come te e nemmeno come Lucien!» Gli urlò, sentendo disgusto e ribrezzo per colui che aveva davanti. «Io non lo avrei...»

«Vorresti giurarmelo?» Lo interruppe l'altro, fissandolo come se potesse leggergli la mente. «Vorresti dirmi che se adesso avresti di fronte tuo padre non lo uccideresti?» Cédric si ritrovò a non saper cosa rispondere e Paul lo comprese all'istante. «Io sono come te Cédric. Siamo due vittime del sistema» la sua voce era così sicura. Non aveva dubbi di essere nel giusto, tanto da far dubitare anche Cédric delle sue convinzioni.

«Nessuno potrebbe amarci per ciò che siamo, poiché noi siamo diversi dagli altri!»

Gli si avvicinò di qualche passo, ma Cédric non abbassò l'arma. «Lo sai Cédric. Per anni l'hai sempre pensato, ti è stato detto da chiunque ti vedesse. Non farti ingannare da coloro che dicono di volerti per come sei, poiché prima o poi cercheranno di cambiarti...» la sua voce era piena di rancore, come se anche lui... «Tu... tu l'hai vissuto sulla tua pelle non è vero?» Mormorò Cédric, sentendo le mani tremare.

Per la prima volta vide nello sguardo dell'uomo un lampo di... dolore, rammarico?
«Cambierebbe qualcosa? Se c'è una cosa che ho imparato è di non guardarsi mai indietro, ma» disse, poggiando una mano sulla sua spalla «non dimenticare il male che ti viene fatto e restituiscilo con gli interessi.» La nave ricominciò ad agitarsi, segno che l'assetto di quest'ultima non era più equilibrato. Cédric si guardò in giro, ma Paul strinse la sua spalla per ottenere la sua attenzione. «Ritorna in te, facciamogli credere che siamo morti e fuggiamo via. Nessuno può capirti meglio di me...»
«Lasciatelo stare!»
Forse l'urlo improvviso o forse lo sguardo allibito di Cédric, furono sufficienti a Paul per voltarsi in tempo e fermare l'asse che stava per colpirlo.
Isabelle aveva il fiatone, sia per il peso dell'asse sia per la rabbia, ma le si bloccò allorché l'uomo riuscì ad afferrare la sua arma,staccandogliela dalle mani.
Ma non per questo riuscì a trattenere ciò che aveva da tempo il desiderio di dire a quell'uomo. «Siete voi che avete cercato di distruggere la vita di Cédric.» «Isabelle, stai lontana!» Le gridò quest'ultimo, sconvolto nel vederla lì e preoccupato a morte, non volendo che stesse troppo vicina a Paul.

Ma lei non aveva ancora finito. «Avete cercato di distruggere un'anima buona come quella di Cédric, ma non ci si siete riuscito perché l'amore è più forte dell'odio.» La rabbia le dava il coraggio che adesso invadeva il suo corpo, non sopportando le cose orribili che quell'uomo continuava a inculcare a Cédric. «Lui ha tante persone che gli vogliono bene e lo amano per ciò che è. Non riuscirete nel vostro intento.»
Paul le si parò davanti e Isabelle si sentì rabbrividire, allorché notò il suo sguardo farsi crudele. «Tu, mi hai già causato fin troppi danni per essere una stupida donnetta.»

Sgranò gli occhi, quando vide mettersi in mezzo Cédric, parandosi davanti a lei e incrociando il suo sguardo, tornato ad essere di ghiaccio. «Non osare toccarla.» Paul irrigidì la mandibola, sentendo la rabbia invaderlo. «Come puoi continuare a stare dietro a questa nobili donna e soprattutto credere....»
Non ebbe modo di terminare, giacché la nave ebbe una specie di cedimento e tutto cominciò a vacillare verso destra.

Il trio stavolta non riuscì a mantenere l'equilibrio e cadde in malo modo. La lanterna che aveva finora tenuto in mano Paul, cadde a terra rompendosi e versandone il liquido.

Isabelle riuscì a spostarsi con un balzo, da una piccola cassa che stava scivolando verso di lei. Sussultò quando notò il disastro che la lampada ad olio stava per creare, innescando un altro incendio lì dentro. «Cédric!»

Il rumore di qualcosa che stesse crollando, sovrastò la sua voce.
«Isabelle, dove sei?» Le urlò incontro l'uomo, sentendo il fianco dolergli, avendo colpito con la caduta la paratia. Isabelle sentendo la sua voce , fece per raggiungerlo, ma improvvisante venne afferrata per i capelli in malo modo. «Ah!»
«Tu, figlia di una cagna!» Le urlò Paul, tirandole i capelli per farla sollevare, facendo gemere dal dolore la donna. «Lasciatemi!»

«Avrei convinto Cédric a seguirmi se non fosse stato per te. Sei stata la mia maledizione da quando hai incrociato la mia strada, tanti anni fa!» Le urlò contro.

Isabelle cercò di dibattersi come poteva, ma si fermò allorché qualcosa di freddo sfiorò la tempia. Un coltello, realizzò alla fine paralizzata dalla paura, mentre la punta affilata la graffiò.

«Non hai fatto altro che crearmi guai, ma non ti è ancora chiaro che Cédric sta meglio con me. Solo io posso dargli ciò di cui ha bisogno.»

«Vi sbagliate!» Gemette, sentendo la pelle bruciarle per la ferita, ma non per questo avrebbe accettato che quell'uomo continuasse a fargli credere alle sue falsità. «Cédric è migliore di voi, in tutto e per tutto, anche se mi ucciderete, sono sicura che lui non cambierà idea. Avrete anche passati molto simili...»

Cédric nel frattempo li raggiunse, con una mano sul fianco, seguendo la voce e non appena li vide sgranò gli occhi per la paura vedendo il sangue scendere sulla pelle bianca della donna, con il fuoco così vicino a loro.
«... ma Cédric ha tante persone che lo amano, cosa che voi non avrete  mai!» Gli urlò la donna alla fine, sotto lo sguardo di Paul, pieno d'odio e rancore.
Cédric, a quelle parole, sentì il cuore battergli forte, rendendosi conto di quanto fosse stato sciocco. Ma adesso avrebbe rimediato ai suoi sbagli.

«Paul lasciala immediatamente» affermò con forza Cédric, puntandogli la pistola. «Non esiterò a sparare.» L'uomo fissò il giovane, sbalordito dal suo tono determinato e fermo. Se prima c'era stato un minimo di esitazione, adesso era sicuro che l'avrebbe ucciso senza pensarci due volte.

«Questa donna, vale così tanto per te?» Domandò con tono calmo, per poi lanciare un'occhiata all'orecchino con la pietra zaffiro al lobo di Cédric.

«Più del tuo passato? Se vai con lei non sarai mai staccato dall'ombra di tuo padre e quell' orecchino ne è la prova!»

Cédric strinse gli occhi fissandolo con nuova sicurezza. «Non ha più valore, Paul. La vendetta non ha fatto altro che darmi dolore e sofferenza. Grazie a Isabelle adesso l'ho capito.»

Si avvicinò a lui con gesti sicuri e uno sguardo che esprimeva tutta la sua forza, come un leone, che fece invece esitare l'altro, comprendendo che le sue parole non facevano più effetto su di lui.
Lo vide toccarsi l'orecchino, che sembrava essersi illuminato all'improvviso. «Questa pietra» disse, con fermezza «mi ricorderà chi sono e farò in modo di non dimenticarmelo mai più!»

«E sentiamo chi saresti?» Gli urlò preso dall'agitazione, Paul.
Cédric fissò Isabelle, che comprese immediatamente, sorridendogli orgogliosa.

«Io sono Cédric! Padrone di me stesso e finalmente libero.»

Paul scosse la testa, confuso e perplesso. «Che significa? Cosa vuol dire!» Urlò, fuori di sé.

La nave ebbe un altro oscillamento pericoloso e Cédric cercò di raggiungerli, vedendo Paul non mollare la presa sui capelli di Isabelle, pronto a trascinarla con sé.
Quest'ultima, fece una mossa disperata prendendo la mano dell'uomo, che teneva ancora il coltello ben saldo in mano, e con una mossa veloce della testa si fece tagliare i capelli, cedendo a terra in ginocchio subito dopo.
Paul, colto alla sprovvista da quel gesto, fece qualche passo indietro e a causa della poca stabilità della nave finì tra le braccia del fuoco, con un urlo agghiacciante di terrore puro.
Cédric afferrò Isabelle, allontanandola dalle fiamme. «Isabelle stai bene?» Chiese preoccupato e a un cenno d'assenso corse verso Paul che stava lottando contro il fuoco che lo stava sovrastando con urla lancinanti. Cédric poté solo distogliere lo sguardo, impressionato, non potendo fare più nulla.
Le braccia dell'inferno avevano preso il suo incubo. «Cédric... dobbiamo andare via.» Lo richiamò lei, che si era appena scostata le mani dalle orecchie per non sentire le urla dell'uomo, non essendo neanche riuscita a guardarlo bruciare, nonostante tutto il male che aveva fatto.

Cédric le corse incontro aiutandola ad alzarsi.

«Sì andiamo, prima che la nave cominci a scendere ancor di più da non riuscire a raggiungere la rampa.»
Isabelle dovette trattenere quasi il respiro per il tanfo di carne bruciata, avendo un brivido di disgusto.

Riuscirono, anche se con difficoltà, a salire le rampe e uscire da lì.
«Raggiungiamo il bastingaggio e da lì ci sosterremo fino a raggiungere l'uscita» suggerì Cédric, aiutando Isabelle, che non smetteva di tossire, a reggersi. «Forza principessa ci siamo quasi» la incoraggiò lui, ma venne colto alla sprovvista quando lei sgranò gli occhi spingendolo con tutte le sue forze.
Cédric cadde a terra emettendo un grido di dolore per il fianco già ammaccato, sussultando dov'era quando qualcosa di estremamente pesante cadde giù.

Le urla esterne, di chi stava assistendo a quella distruzione, lo riportarono alla realtà aprendo gli occhi e rendendosi conto di essere svenuto per qualche secondo a causa del dolore.

Sgranò gli occhi, voltandosi e trovando l'asse completamente a fuoco. «Isabelle!»
Si alzò con fatica, e cercò di vedere oltre il fuoco che li divideva, non osando pensare...
«Isabelle!» Il cuore gli batté all'impazzata per la paura di averlo spinto via, senza che lei fosse riuscita a salvarsi. «Sono qui! Cédric stai bene?»

Cédric quasi rise per il sollievo, mettendo una mano sugli occhi, per l'assurdità della situazione nel percepire la sua voce preoccupata per lui. Lei!

«Aspettami lì, ti raggiungo...»
«No è impossibile, qui va... tutto a... fuoco.»
Il panico ritornò sovrano sentendola parlare con difficoltà a causa della tosse. Probabilmente era circondata dalle fiamme.

Gli bastò dare un'occhiata generale per comprendere che avesse ragione. L'asse era incendiato e faceva come divisore. Cosa poteva fare?
Non riusciva a ragionare con calma, sapendola intrappolata senza una via d'uscita.

«Cédric!» La sentì urlare, immaginando fosse spaventata, quanto lui per lei.

«Isabelle sta tranquilla, ti raggiungerò in un modo nell'altro» le urlò, prendendo in considerazione l'idea di saltare contro l'asse, non importandogli delle ustioni che avrebbe preso.

«No!» Gli urlò lei, quasi come se avesse letto nella sua mente. «Non fare pazzie» lo fermò per poi aggiungere «Potremmo gettarci nel fiume.»

«E questa per te è una cosa normale?» Non poté trattenersi dal gridargli lui, sgomentato.

«È l'unica possibilità che abbiamo. Nuoteremo intorno alla nave fino a raggiungere terra.»
Cédric non era convinto. Era un'assoluta pazzia... «Fidati di me, possiamo farcela!»

La sua voce era quasi una supplica, invocandolo a credere in lei...
«Maledizione, principessa, sarà meglio che funzioni!» Le urlò, anche se inutilmente, dato che se non ce l'avessero fatta sarebbero morti.

Cédric raggiunse con difficoltà il bastingaggio, fissando le acque nere come la pece.

Con un sospiro e un ennesimo maledizione, si tuffò in acqua.

La sua pelle colpi il gelo di quest'ultimo, così opposto al calore di pochi secondi fa, da farlo rabbrividire.
Con forti bracciate raggiunse la superficie prendendo grandi boccate d'aria.
Cercò d'individuare Isabelle, ma era del tutto inutile senza luce, se non quella del fuoco sopra di lui.
Le sue labbra cominciarono a tremare e quindici decise di girare intorno alla nave con la speranza di vederla lì. Non avrebbe mai pensato di sentirsi così felice nel vedere così tanta gente. «C'è qualcuno qui!» Urlò uno, per poi crearsi un gruppo nel punto in cui Cédric stava raggiungendo la riva.

Non appena ci arrivò, venne subito soccorso da alcuni uomini, che lo aiutarono ad arrivare a terra.

«Prendete delle coperte, quest'uomo sta congelando!» Cédric stava riprendendo fiato e non poté rispondere, si sentiva gelare le ossa. Ma prima di tutto doveva sapere se Isabelle fosse lì.

Cercò di pronunciare il suo nome, ma ebbe difficoltà a dire una sola sillaba.
«Cédric!»
Alzò la testa sentendo il suo nome, vedendo Richard, David e gli altri correre da lui.
«Che sollievo. Sia ringraziato Dio, sei vivo!» Urlò Richard, poggiando le sue mani sulle spalle del cugino. Accolse con sollievo la coperta che David gli mise addosso, cominciando a percepire un po' di calore e così riuscire a bisbigliare qualcosa. «I-Isab- Isabelle...»
Richard sgranò gli occhi, rendendosi conto solo in quel momento che lei non era insieme a lui.

«L'abbiamo persa di vista poco fa e non sapevamo dove fosse finita, non era con te?» Chiese preoccupata Renée. Cédric si alzò con difficoltà, sentendo di nuovo il cuore battere forte per il terrore. Guardandosi intorno e cominciando a fare qualche passo verso l'acqua. «Ci... ci si-siamo tuffati...» cercò di pronunciare distrattamente, guardando il fiume. Ma di lei nessuna traccia, mentre la nave si distruggeva davanti a loro.

Si tolse la coperta di dosso, pronto a rituffarsi per cercarla, divincolandosi non appena Richard e Youri cercarono di fermarlo, indovinando le sue intenzioni. «Levatevi di dosso! De-devo andare a cer-cercarla...» gridò con difficoltà, sentendosi privo di energie. Non solo per il freddo, ma anche per il terrore di saperla morta annegata o per il freddo... no, non poteva morire così... «Ragiona Cédric, rischi di morire!» Gli gridò preoccupato Youri.

«Maledizione, lasciatemi! Isabelle potrebbe essere già morta...» Cosa gli importava vivere se Isabelle non era con lui? La sua vita non avrebbe avuto senso.

Non aveva alcun significato per lui aver capito chi era se non c'era lei a ricordarglielo con i suoi sorrisi e il suo sguardo sognatore di chi vive ancora l'innocenza di una bambina.

Che senso aveva tutto questo, se lei non era con lui? Non si era mai sentito così impotente, come in quel momento... la sua adorata Belle.

«Isabelle!» Urlò, tossendo a causa di tutto il fumo ispirato e per il freddo. Non gli importava della gente che lo fissava con pietà, né delle guardie che aspettavano il momento per arrestarlo. Voleva solo la sua Isabelle accanto a lui.
«Isabelle!»
«Cédric!»

Quest'ultimo sgranò gli occhi, temendo di esserselo immaginato. Ma gli bastò dare un' occhiata agli altri che fissavano l'acqua con occhi sgranati, per comprendere che non era così.
Isabelle stava nuotando, anche se lentamente, ma stava nuotando, verso di lui!

Cédric, approfittando dello sbalordimento generale, riuscì a staccare la presa su di lui, correndo verso il fiume e tuffandosi di nuovo per raggiungerla.
«Ma... ma cosa fai!» Lo sgridò lei, non appena la raggiunse, afferrandola. «Sei fin troppo lenta, principessa» le disse quasi sorridendo, camuffando le lacrime di sollievo con l'acqua, portandola verso la terra ferma.
Non appena furono arrivati, entrambi vennero coperti, ma Cédric volle occuparsi personalmente di Isabelle, riscaldandola strofinando le braccia sul suo corpo.

«Che sollievo» sospirò Renée poggiando una mano sul petto, condiviso dagli altri.
Cédric poté di nuovo respirare, sentendo la sua pelle e il suo profumo. Poggiò la fronte su quella di lei sentendo le energie venirgli meno. «Per te saranno banditi tutti i tuoi romanzi, sia chiaro» gli ordinò. «Sono sicuro che questa idea ti sia venuta da lì.»
Isabelle rise a crepapelle notando il suo sguardo corrucciato.«O così, o morire in modo romantico abbracciati con le fiamme addosso.»

L'altro ebbe un brivido, camuffandolo come sgomento a quella affermazione e non per il freddo che stava penetrando dentro le ossa. «Confermo, niente più letture per te» affermò facendola ancora una volta ridere e, così facendo, sorrise anche lui che non resistette alla voglia di baciare le sue labbra bluastre dal freddo.
Non poteva credere che fosse tutto finito, che fossero entrambi salvi. Che finalmente fossero riusciti a salvare tutti loro.
Forse Isabelle non aveva così torto, forse il lieto fine esisteva davvero.
«Isabelle, cos'è successo ai tuoi capelli» chiese sorpresa Renée, notando solo in quel momento i suoi capelli corti fino a toccare le spalle.
Quest'ultima rivolse un sorriso d'intesa a Cédric, prima di rispondere. «Dato che sto per sposare un non gentiluomo, devo cominciare a comportarmi da non gentildonna e così anche la mia capigliatura doveva essere adatta alla mia nuova vita.»
«E avevi bisogno di un taglio così drastico?» Chiese divertita l'altra.
Isabelle non ebbe dubbi su come rispondere. «Diavolo, sì!»

Il capitano delle guardie con il suo seguito cavalcò a perdifiato, inseguendo la sagoma a cavallo che stava per seminarli.
«Andiamo, non dobbiamo farcelo sfuggire!» Urlò il capitano.
Ma la sagoma ben presto riuscì a seminarli e le guardie dovettero perlustrare tutta la foresta.
«Maledizione non può essersi volatizzato.»
«Capitano lassù!»
Uno delle guardie riconobbe la sagoma scura salire in alto, camuffandosi attraverso gli alberi e la vegetazione. «Raggiungiamolo!» Avvisò il capitano cominciando a girare il cavallo in quella direzione.
«Ma signore lì c'è...» provò a intervenire un soldato, ma il Capitano non lo stava ascoltando e immediatamente incitò il cavallo in quella direzione.
Ben presto si rese conto di cosa volesse informarlo il soldato, nel momento in cui sentì un botto potente. Vide il cavallo abbandonato proprio vicino un dirupo profondo. Del padrone nessuna traccia.
«Ha preferito morire da uomo libero, piuttosto che da prigioniero.» Il Capitano, dopo tanti anni di servizio, non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi una situazione del genere.
«Dovremmo tornare e riferire il tutto.»
A distanza di parecchi metri, Youri e Renée insieme al resto della banda si ritrovò ad osservare la scena soddisfatti.
«Sembra che il piano sia andato bene» commentò Youri, sorridendo alla donna che in quel momento manteneva la sua solita maschera. Ma anche così poté percepire il suo sorriso.
«Le imprese del nostro Bandito, sono ufficialmente terminate.»

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