Capitolo 19
Cédric non poteva stare meglio.
Semi sdraiato sul corpo morbido di Isabelle, che accarezzava con le sue mani affusolate i suoi capelli che avevano urgente bisogno di una lavata. Come tutto il suo corpo d'altronde.
Fu quella consapevolezza a svegliarlo del tutto, scostandosi da lei per rimettersi in posizione seduta. «Scusami Belle, devo averti quasi soffocato con il mio peso» mormorò stropicciando gli occhi. Quel gesto intenerì molto Isabelle, avendo pochi ricordi di lui così rilassato e poco incline all'auto difesa.
«No anzi» rispose lei «mi è mancato così tanto non poterti toccare.» La sua voce era quasi un sussurro, provando ancora imbarazzo a confessare così palesemente ciò che sentiva.
Cédric la fissò per un attimo, prima di rivolgerle un sorriso dolce che fece battere ancor più il cuore di lei, per poi avvicinarsi poggiando la fronte sulla sua. «Principessa non dire certe cose con tale naturalezza in un luogo del genere. Aspetta almeno di arrivare a destinazione e potrai toccarmi in tutti i punti e quanto lo vorrai...» scherzò ridendo di gusto quando lei, imbarazzata e rossa, lo allontanò con un gemito di fastidio. «Sei un idiota» mormorò rivolgendo lo sguardo all'esterno.
L'altro continuò a sorridere, per poi anche lui dare una veloce occhiata fuori, notando le prime luci dell'alba cominciare a comparire all'orizzonte in una vasta zona di campagna.
«Potrei sapere dove stiamo andando, se al fuggitivo è permesso ovviamente» chiese incuriosito.
«Nella mia vecchia casa di campagna, dove i miei genitori mi hanno lasciato per alcuni anni. Ricordi?» Rispose come un automa, ancora offesa.
Cédric la fissò sorpresa, mentre nella sua mente cominciò a ricordare diverse cose che ancora la donna non aveva detto. «Cosa è successo nei giorni in cui sono rimasto rinchiuso in prigione? I tuoi genitori immagino non sappiano...»
«Sì invece» rispose lei, sbalordendolo. «O meglio, tra poco lo sapranno, giacché ho lasciato una lettera a mia madre dove spiegavo le mie ragioni e motivazioni. Ovviamente non ho aggiunto dove stessimo andando» specificò.
Cédric notò il suo sguardo corrucciarsi. Anche se cercava di mostrare che la situazione fosse sotto controllo, era evidente la sua ansia. E tutto questo per lui.
Le si avvicinò, stringendola a sé e fortunatamente lei non si oppose. «Ti ringrazio per ciò che hai fatto, ma potevi benissimo lasciare che gli altri si occupassero di tutto, senza coinvolgere te.»
«Non è stato facile» spiegò Isabelle, sentendosi meglio sotto il calore di Cédric. «Ma desideravo farlo. Avevo l'esigenza di vederti e di seguire ciò che sentivo dentro. Ho cercato di spiegare nella mia lettera ciò che sentivo, anche se sono consapevole di essere un'ingrata e probabilmente i miei genitori mi odieranno...» mormorò cominciando a piangere per la consapevolezza del gesto compiuto.
Cédric le asciugò le lacrime con i pollici, cercando le parole giuste per consolarla.
«Non sono pentita di ciò che ho fatto» disse improvvisamente lei, cercando di riprendersi. «Perché sapevo che era la cosa giusta da fare. Spero solo che un giorno lo comprendano.»
«Sai cosa ti dico?» Mormorò l'uomo, accarezzandole le spalle. «Se sono riusciti ad allevare una donna come te, dall'animo così buono e sensibile, riuscendo a farsi amare da lei fino a questo punto, è perché in fondo non devono essere così male. Per essere dei nobili.» Aggiunse, facendola sorridere.
«Detto da te deve essere proprio vero» bisbigliò Isabelle, sentendosi meglio.
«Ovviamente» disse lui con finta arroganza, per poi ritornare ad accigliarsi, ad un pensiero improvviso. «E per quanto riguarda Caron...»
«Non devi preoccuparti» lo fermò lei «ho scritto una lettera anche a lui, dicendogli che ero dispiaciuta, ma che non potevo sposare qualcuno che non amo.»
Cédric distolse lo sguardo, alzando le spalle con noncuranza. «Mm, bene» mormorò solamente, facendo alzare il viso della donna che lo fissò incuriosita. «Perché non ammetti che la cosa ti ha dato un certo piacere» lo smascherò.
«Isabelle pensi davvero questo di me? Non sono così facile da capire» enfatizzò muovendo la mano come erano soliti fare i gentiluomini di sua conoscenza. «Lo sarò quando finalmente potrò girare libero e vederlo con i miei occhi» confessò con un sorriso soddisfatto.
«Non essere così cattivo» si oppose lei. «Il Marchese è una persona buona ed era anche un mio amico, adesso non credo lo sarà più» mormorò con tristezza.
Sgranò gli occhi, quando si sentì afferrare per il mento e voltata verso il viso dell'uomo che la fissava infastidito. «Quell'uomo non ricambiava la tua amicizia, ma ben altro. Anche in altre circostanze, ti assicuro che non ti avrei mai permesso di avvicinarti da sola a lui.» La voce era calma, ma Isabelle percepì un tono di gelosia che la sorprese e le piacque molto.
«Sei geloso di Caron?» Domandò con finta innocenza, aspettandosi ovviamente un no come risposta.
L'altro strinse gli occhi e, con molta serietà le bisbigliò «Sarei geloso di ogni uomo che osasse avvicinarsi a te, senza la mia presenza.» La sua voce era sicura e ferma. «Potevo anche reggere prima, giacché la situazione mi costringeva, ma adesso sono più che motivato a far sì che tu stia con me per sempre.»
Il suo sguardo divenne più accattivante, mentre si avvicinava a lei e poggiò le sue labbra alla base del collo.
«Hai fatto un patto con il drago, mia principessa.»
Non era la dichiarazione d'amore romantica che aveva sempre immaginato fin da piccola Isabelle, ma comunque ottenne lo stesso, se non maggiore, risultato.
Raggiunsero la residenza di campagna quando il sole era già alto in cielo.
Cédric poté notare la zona isolata e la casa più piccola delle solite residenze dei nobili in città, ma non per questo meno gradevole.
«Ti avevano proprio isolato, come un emarginato» commentò l'uomo, uscendo finalmente dalla carrozza e guardandosi intorno.
Isabelle prese la mano che Cédric gli porse per aiutarla a scendere dal veicolo, prima di rispondere.
«Forse non ci crederai, ma ho sempre sognato di ritornarci» disse guardando la residenza con affetto.
«Credi che i tuoi genitori non penseranno a questo luogo per cercarti?»
Isabelle scosse la testa, sicura. «Non ho mai fatto voce della mia nostalgia a loro. Non verranno» disse, camminando verso la residenza, mentre Youri si avvicinava all'amico.
«Hai una donna molto coraggiosa» commentò, fissando la sua schiena.
«Sai, è stata Reneè a consigliarmi di cercare la Contessina, per aiutarti» confessò, facendo sgranare gli occhi per lo stupore a Cédric.
«Mi ha detto della tua relazione con la donna e che forse sarei riuscito a convincerla ad aiutarti, meglio di quanto avesse fatto lei» il suo sguardo era un misto di preoccupazione e rammarico. «Fortunatamente la Contessina aveva già intenzione di agire in tuo soccorso, quando mi sono presentato a lei ma... Deve essere stato molta dura per lei compiere quel gesto, dopo essere stata rifiutata.»
Cédric ascoltò in silenzio, dispiaciuto quanto Youri.
«Non ti sto colpevolizzando per chi hai scelto di amare Cèdric» volle specificare lui «Sono consapevole che al cuore non si comanda.»
Quelle parole bastarono a far comprendere Cédric, che si sentì anche peggio. «Forse ti sembrerà strano detto da me» mormorò alla fine. «Ma il tempo riesce a guarire ogni ferita, anche quella più profonda. Se poi accompagnati da una persona che ci apprezza per ciò che siamo, è ancora più semplice.»
Il suo sguardo cadde istintivamente su Isabelle e comprese che mai parole più vere erano fuoriuscite dalle sue labbra. Richard e David arrivarono poco dopo e insieme riaprirono la residenza, chiusa da tanti anni.
Dopo essersi lavato ed essersi vestito con il cambio portato da Youri, Cédric raggiunse gli altri in salone, notando il fuoco acceso del camino e gli altri seduti nelle varie poltrone, dove stavano già avviando un'accesa discussione sul da farsi.
«Se non ci adoperiamo per trovare il nascondiglio di quell'uomo, Cédric continuerà ad essere accusato di tentato omicidio» stava dicendo Richard, seduto sulla poltrona del salotto.
«Per non parlare del fatto che hanno scoperto del tuo travestimento da bandito» Aggiunse David.
Youri, che era rimasto in piedi, muovendosi a disagio essendo circondato da nobili, volle dire la sua. «Scusate monsieur, ma quella è una cosa secondaria, giacché noi abbiamo sempre trovato un modo per sfuggire alla giustizia...» rendendosi conto di ciò che stava dicendo, si trattenne con difficoltà.
«State tranquillo Youri, in questo momento anche noi stiamo andando contro la legge, aiutando Cédric.» Volle rassicurarlo David, divertito.
«La questione più importante è mettere in galera il vero colpevole, cioè Paul» pronunciò Richard, pensieroso.
«Oltre a salvare quei poveri bambini» aggiunse Isabelle.
«È esattamente così» disse Cédric, facendo notare la sua presenza. «La cosa più importante è salvare quei bambini dalle fauci di Paul.»
«Hai un'idea di dove possa averli nascosti?» Domandò Richard.
Cédric ci pensò attentamente. «Le mie ultime informazioni mi avevano portato a credere che si trovasse nelle zone del porto fluviale.»
«Il porto di Rouen» intuì Richard, alzandosi e cominciando a camminare avanti e indietro per la sala. «Ovviamente. Quel porto potrebbe condurlo indisturbato fuori dalle terre francesi.»
«Questo vuol dire che l'uomo ha una sua nave?» Chiese dubbioso David.
Cédric scosse la testa, per niente convinto. «Non può essere. Conosco le zone portuarie, ho investito tutto quello che avevo e Paul non è economicamente preparato a spese del genere.» Il suo sguardo divenne più accigliato. «Ho motivo di credere che qualcuno lo stia aiutando, qualcuno molto potente.» Sapeva che le sue parole sarebbero state facilmente fraintese, ma era molto probabile che il suo pensiero fosse corretto. «Stai pensando che qualcuno della nobiltà lo stia aiutando, non è vero?» Intuì i suoi pensieri Isabelle, sotto lo sguardo scrutatore degli altri.
«Forse non sono la persona adatta a doverlo dire, ma ho motivo di crederlo. Paul non potrebbe farcela da solo.»
Richard annuì, dopo aver riflettuto. «Ti credo. Effettivamente un fuorilegge, portato a scappare dalla Francia per non subire la ghigliottina, non potrebbe mai agire indisturbato se non fosse aiutato da qualcuno che ha un forte potere.»
David mormorò qualcosa a denti stretti, alzandosi da dov'era seduto. «Vorrei proprio sapere chi ha osato tradire in questo modo la corona, la Francia, in modo così orrendo.»
«Potremmo scoprirlo presto» rispose Cédric «dovremmo fare un'imboscata.»
Sia Isabelle che i due gentiluomini lo fissarono. «Sei sicuro di ciò che stai dicendo?» Richard era scettico «Potrebbe essere molto pericoloso. Non sappiamo quanti sono e noi...»
«Noi siamo abbastanza da poter fare un'imboscata» intervenne Youri, dimenticando per un momento chi avesse di fronte. «Noi banditi non abbiamo paura di affrontare ciò, se possiamo arrestare quel pazzo e salvare i bambini.»
Richard e David si lanciarono uno sguardo.
«Non voglio coinvolgervi più di quanto già non siete» intervenne Cédric «Mi basterebbe che proteggeste Isabelle fino a che non...»
«Cédric» lo fermò Richard. «Non ho fatto tutta questa fatica, affinché potessi acquistare la tua fiducia, per arrendermi adesso.» Il suo sguardo era determinato, come quello di David. «Siamo una famiglia e in una famiglia ci si aiuta a vicenda.»
Isabelle ne fu commossa, soprattutto notando il piccolo sorriso spuntare sulle labbra di Cédric. «Vi ringrazio.»
Fu una mattinata lunga, piena di varie ipotesi e piani.
Il porto era vasto e probabilmente la sua nave sarebbe partita ad un orario notturno, cosa che facevano molte navi di porta rinfusa. Con dei bambini come mezzi da trasportare.
Cédric avvertì lo sguardo di Youri su di sé e nell'incrociarlo notò immediatamente che aveva qualcosa di cui esitava a parlarne.
«Fuori il rospo» gli disse a bruciapelo lui, facendo sospirare l'amico. «Penso che soltanto una persona è in grado di aiutarci a scoprire le informazioni che stiamo cercando.»
A Cédric bastarono quelle parole per comprendere a chi si riferisse. «Renée» mormorò.
«È l'unica che potrebbe procurarsi le informazioni senza dare nell'occhio» aggiunse Youri con sicurezza. «L'ha già fatto diverse volte.»
«Reneè? parlate della Marchesina Lacroix?» Chiese stupito David, come Richard.
Cédric si diede dell'idiota, ma comprese che lei era l'unica che potesse aiutarli e quindi doveva sperare nella loro discrezione, raccontandogli tutto.
«Credo che valga la pena provare a chiederglielo» disse Isabelle, improvvisamente.
La donna provava un forte sentimento per Cédric, quindi non avrebbe permesso che l'uomo continuasse a stare in quella situazione. Per giunta, lei sapeva già tutto su Paul il che era un gran vantaggio.
Youri insistette per partire lo stesso giorno e raggiungerla, sperando di arrivare il giorno dopo con buone notizie.
Dopo averci pensato attentamente, Cédric cedette e acconsentì affinché andasse, mentre i due gentiluomini sarebbero rimasti lì con loro.
«Anche se entrambi state fuggendo, per motivi diversi, non possiamo permettere che la Contessina rimanga sola con te Cédric.» Spiegò con sguardo ironico Richard mentre prendevano i vari cesti di provviste che avevano riempito prima della fuga, ridendo all'espressione infastidita di quest'ultimo.
«Inoltre le nostre mogli non ci accetterebbero mai in casa, se prima non risolviamo questa questione.» aggiunse David.
Dopo quel pasto provvisorio, Isabelle decise di andare nella sua vecchia stanza per riposare, lasciando gli uomini da soli.
«Loro... stanno bene?» Chiese esitante Cédric.
«Sì e non vedono l'ora di poterti vedere e parlare.» Gli disse David, intuendo che si stesse riferendo alle mogli notando il suo sguardo di disagio, anche se aveva cercato di mascherarlo bene. «Ma non ti assicuro nulla sulle loro reazioni, almeno non inizialmente.»
Tutti e tre gli uomini risero.
«A proposito di donne» commentò Richard. «Non avrei mai immaginato di vederti così innamorato. Non con un tipo come la Contessina.»
Nel notare gli occhi dell'uomo stringersi, Richard alzò le mani. «Non fraintendermi, conosco la Contessina e la trovo una fanciulla magnifica. Ma non credevo che un carattere così mite e calmo potesse attrarti.»
«Anche se devo ammettere che ci ha stupito, dato ciò che è successo» aggiunse David. «Non credevo fosse così avventuriera.»
Cédric si avvicinò alla finestra, infischiandosene altamente del loro giudizio. «Voi non la conoscete come la conosco io» disse con sicurezza. «E non permetto a nessuno di giudicarla. Nemmeno a voi.»
I due risero di gusto, al suo sguardo omicida.
«Stai tranquillo cugino» lo esortò Richard, alzandosi dalla poltrona. «Chi si becca uno schiaffo in pieno volto, di fronte a tutta la nobiltà, per amore di una fanciulla, non può quest'ultima che essere magnifica.»
«Ti abbiamo solo messo alla prova.» Rivelò David «Non è cosa di tutti i giorni vederti così vulnerabile. Ma possiamo comprendere.» Il suo sguardo divenne più dolce mentre girava il suo vino nel bicchiere. «La mia vita è molto più affascinante e degna di essere vissuta, da quando Crystal e i miei gemelli ne fanno parte.»
Richard alzò le braccia. «Anch'io, devo ammetterlo. Forse avrei dovuto aspettare un altro po', che un solo anno di libertà dopo la prigionia. Ma mi sento davvero libero solo quando sono vicino a Julia. Il nostro erede è la cornice perfetta del nostro amore.» Rise, fissando dopo Cédric che li aveva ascoltati attentamente. «Quindi non sentirti a disagio a parlare di ciò che senti per la tua Contessina. Siamo tutti nella stessa barca.»
Cédric li aveva ascoltati affascinato, percependo davvero i loro sentimenti nei confronti delle loro donne, senza manifestare alcun imbarazzo o paura di essere giudicati.
La stessa sensazione provata da lui, quando aveva affrontato quella sala piena di nobili.
Forse avevano davvero trovato qualcosa che li accomunava.
L'amore e le fanciulle che avevano, in un modo o nell'altro, scombussolato le loro vite.
Il mattino dopo Isabelle passeggiava nei dintorni della residenza, assaporando gli odori e beandosi alla vista della campagna intorno a lei, nonostante la stagione invernale.
Sentì poco dopo il rumore di passi e rallentò per permettere a Cédric di raggiungerla. «Sei in ritardo.»
L'altro fece dei respiri profondi, come se avesse corso per raggiungerla. Il che era vero.
«Potevi entrare dentro la mia stanza, invece che mettere un biglietto sotto la porta, non trovi?» chiese sarcasticamente, facendola ridere. «Ma così avrei rischiato di farci sorprendere e avrebbero pensato che mi stessi compromettendo» mormorò con tono divertito, continuando a camminare con non noncuranza.
Ma come si aspettava, l'uomo l'afferrò per la vita portandola a poggiare le spalle al suo petto. «Se non era ancora chiaro, voi siete già compromessa, mia principessa» la provocò lui di rimando, cominciando a baciarle l'incavo del collo che tanto adorava.
Isabelle sollevò il suo viso, baciandolo sulla bocca, non resistendo, ma si stacco in fretta. «Vieni con me» lo incitò, prendendogli la mano.
«Preferisco continuare ciò che stavamo facendo» mormorò annoiato.
«Andiamo non abbiamo molto tempo, ti piacerà.»
Isabelle lo portò a poca distanza dalla residenza dove, coperto da alberi di quercia, un enorme lago bagnava quelle terre, circondato dalla natura. «Non è bellissimo?» Domandò lei con gli occhi scintillanti di felicità, verdi come i prati intorno a lago.
«Sì, devo ammetterlo» mormorò l'uomo, per poi impulsivamente, stringerla tra le sue braccia. «Ma trovo altrettanto bello il tuo sguardo illuminarsi per un paesaggio.»
Isabelle gli sorrise. «Sai ho sempre sognato tornare qui» gli confessò, con lo sguardo sul lago che in quel momento era brillante, dati i riflessi del sole.
«Inconsciamente desideravo andare a Parigi quando in verità ciò che più mi faceva stare bene era qui. Era così evidente il fatto che io non facessi parte di quel mondo, bastava guardarmi un po' dentro per comprendere.»
«Io non la metterei in questo modo» obbiettò lui. «In fondo io sono figlio di un nobile... e nipote di un Duca!» compì un finto brivido che fece ridere di cuore Isabelle.
«Non potrei mai far parte di quel mondo.» La sua voce era sicura mentre lo diceva.
Isabelle rifletté un attimo, prima di guardarlo dritto negli occhi. «Quindi stai dicendo che le nostre origini non comportano essenzialmente ciò che siamo.»
Cédric non capì immediatamente il suo ragionamento, ma poi comprese. Una nuova consapevolezza si era inoltrata dentro di lui. «Credo proprio che tu abbia ragione, mia principessa.»
Ritornarono poco tempo dopo, sentendo il freddo farsi sempre più invasivo, notando due cavalli legati ad un albero di fronte alla residenza.
Youri era tornato e, a quanto pareva, in compagnia.
Entrarono in fretta, dirigendosi immediatamente nel salone, sentendo le voci.
Non appena varcarono la soglia, la coppia sgranò gli occhi nel vedere Renée lì di fronte a loro, ma non solo quello. Non indossava una gonna, ma dei pantaloni.
Si era vestita da bandito.
Quest'ultima si voltò verso di loro, ma il suo sguardo sembrava impassibile. «Siete arrivati finalmente» commentò impaziente.
Isabelle riusciva a stento a distogliere lo sguardo dalla donna, non solo per la sua presenza lì, ma anche per la conferma di ciò che aveva solo da pochi giorni saputo.
Anche lei, insieme a Cédric e Youri, faceva parte del gruppo di banditi.
«Devo ammettere che ho avuto la stessa vostra espressione quando l'ho vista entrare vestita in questo modo» commentò ancora incredulo Richard.
David invece rise di gusto. «Io ormai sono così abituato con Crystal, da considerarlo normale.»
«Spero nella vostra discrezione, monsieur» mormorò Renée. «Se dovesse uscire fuori questa informazione, farei la stessa fine di Cédric» chiarì, chiamando per nome l'uomo e così dando conferma del rapporto confidenziale tra i due.
Isabelle fece finta di nulla, comprendendo lo stato d'animo della donna. Era già tanto che fosse lì.
Cédric si avvicinò a lei, prendendole la mano e stringendola tra le sue. «Ti sono grato per essere qui. Non eri obbligata, ma il tuo aiuto sarà fondamentale.»
Isabelle riuscì a percepire la tensione della donna, che staccò in malo modo la mano, voltandosi verso la finestra. «Non lo faccio solo per te» volle chiarire «ma per quei bambini e per mettere in galera una volta per tutte quell'uomo.»
«Reneè è riuscita ad avere le informazioni delle varie tabelle di marcia in cui le navi salperanno.» Si aggiunse Youri, dando così modo alla donna di prendere il foglio per darlo a Cédric.
«Non credo siano del tutto corrette, ma per la fretta ho fatto quello che ho potuto.»
Cédric annuì, prendendo il foglio e dandogli un'occhiata.
Dati i suoi investimenti, conosceva bene alcune delle navi elencate così come i loro proprietari.
Navi da passeggeri, da carico merce...
Rimase sorpreso quando vide un nome conosciuto, in quella lista, non aspettandoselo.
Isabelle, notando la sua espressione, gli si avvicinò. «Cosa hai letto?» Chiese, sotto lo sguardo incuriosito degli altri.
Cédric a quel punto alzò la testa, perplesso. «Qui c'è scritto il nome di Caron su una nave di trasporto merce» disse alla fine, rivolgendosi a Richard e David. «Non ne avevo idea, lavoro in quel settore da molti anni ma la sua nave non è mai partita.»
David aggrottò la fronte pensieroso. «Rammento vagamente che il precedente Marchese, prima del decesso, avesse investito sulle nuove navi a vapore. Ricordo che mio padre giocava spesso a carte con lui e se erano amici è molto probabile che anche lui non se la passasse bene» spiegò, rammentando che il precedente Conte Vumont era stato indebitato fino al collo per il brutto vizio del gioco.
«Ma perché non continuare per così tanto tempo?» Domandò Richard.
«E soprattutto perché il figlio vuole rimetterla sul mare» intervenne Cédric, più che mai sospettoso.
Isabelle fissò gli uomini, allibita. «Aspettate, non starete insinuando una cosa del genere sul Marchese? Lui non farebbe mai niente di così disumano come il trasporto illegale di bambini» Si oppose, non riuscendo a crederci. Caron era stato per tanto tempo il suo unico amico, oltre ad essere una persona buona che l'aveva spesso e volentieri soccorsa in varie occasioni nei ricevimenti dove spesso rimaneva da sola.
«Non lo stiamo accusando» specificò Cédric, irritato dalla difensiva della donna sul Marchese. «Troviamo sospetto questa improvvisa voglia di investire sulla sua nave, dopo anni rimasta a marcire senza essere utilizzata.»
«Potremmo sempre svolgere delle indagini stanotte» propose Youri, dando un'occhiata agli orari delle varie imbarcazioni. «Molte partenze sono previste per questa notte.»
Cédric lanciò un'occhiata agli altri due, che annuirono. «Per noi va bene.»
«Verrò anch'io» volle partecipare Renée.
«In realtà, Renée» la fermò Cédric, fissandola negli occhi con serietà. «Vorrei chiederti di stare qui per proteggere Isabelle.»
«Non ho bisogno di protezione» si oppose quest'ultima.
«E io non sono certo una balia» aggiunse indignata l'altra.
Cédric mise una mano in mezzo ai capelli, immaginando una reazione del genere. «Accidenti, ascoltatemi prima di intervenire» disse all'improvviso, notando che le due donne continuavano ad opporsi all'idea.
«Renée hai già fatto tanto e non voglio che rischi di essere scoperta. Parigi sarà infestata di guardie e sarebbe un rischio troppo grande per te, travestita da bandito, oltre che a notte fonda. Pensate ai vostri genitori»
«Ho già pensato a loro, non sospetteranno niente giacché sanno che alloggerò da amici. Perché credi che sia vestita così?» Disse, indicando il suo vestiario. «Avevo già letto quelle informazioni e così intuito che avresti insistito affinché andassi di persona a controllare. Voglio aggiungermi anch'io...»
Cédric le lanciò uno sguardo profondo, mettendole una mano sulle spalle. «So benissimo di cosa tu sia capace» le disse, consapevole delle sue capacità. «Ma ho bisogno di sapere Isabelle al sicuro. Ti sto chiedendo molto, è vero.» Si schiarì la voce, per trovare il tempo di pensare alle parole «Ma se te lo chiedo è perché ho assoluta fiducia in te e sono consapevole che la proteggerai in caso di pericolo. Oltre al fatto che hai un'altra vita, oltre a quella da bandito» Aggiunse, notando la sua espressione corrucciata. «Non fraintendermi, sei stata grandiosa in questi anni, ma non può continuare così. Hai rischiato, non solo la tua vita, ma anche la tua reputazione. Ti ho già dimostrato quanto Paul sia pericoloso.»
Isabelle sembrò tentata di ribellarsi ancora ma notando la sua espressione, inflessibile, emise un'imprecazione quasi soffocata allontanandosi da lui. «Accidenti a lui...» la sentì mormorare mentre si allontanava dalla finestra.
Cédric dedusse di averla convinta e con un mezzo sorriso, si voltò verso Isabelle, non trovandola.
Gli uomini, che si erano messi da parte sedendosi sulle poltrone, gli fecero segno verso la porta. «È uscita pochi minuti fa» lo informò David, versandosi un altro po' di vino.
«A giudicare dalla sua espressione, direi che non è felice» lo avvisò il cugino.
Cédric imprecò senza mezzi termini, mentre la raggiungeva.
La vide poco lontana, poggiata sul tronco di un albero.
«Perché ti sei allontanata?» Le chiese non appena la raggiunse, notando il suo sguardo accigliarsi.
«Perché?» Domandò, staccandosi da dov'era «Ero stufa di sentirti parlare alla Marchesina come se dovesse badare a una bambina» l'accusò, facendo sospirare l'altro.
«Hai frainteso ciò che volevo dire.»
«No!» Obbiettò lei, sentendosi furiosa. «Non ho frainteso, ho distinto quando le facevi i complimenti per ciò che aveva fatto per te e quando parlavi di farmi da balia.»
Cédric inarcò un sopracciglio, scuotendo dopo la testa. «Non ci credo, stiamo bisticciando per gelosia... »
«Non stiamo bisticciando per gelosia, ma per come tu mi consideri, rispetto a una donna come la Marchesina, nonostante abbiamo la stessa età.» Forse provava un po' di gelosia, ammise lei, ma non l'avrebbe ammesso a lui.
«Oh davvero?» Mormorò, per niente convinto l'uomo, cominciando ad infastidirsi. «Se le ho parlato in quel modo è perché, nonostante tutto, so che posso contare su di lei. A differenza del tuo ambiguo amico...» bisbigliò le ultime parole, anche se Isabelle le sentì benissimo.
«Mi stai forse accusando di aver difeso Caron dalle tue supposizioni?»
«È esattamente questo» ammise lui, stufo di fingere qualcosa che non sentiva. «Non l'ho mai trovato degno di fiducia, né quando cercava di prenderti in sposa, né adesso con questa strana voglia di navigare.»
«Come osi accusare la gente senza sapere le loro posizioni?» Isabelle era furiosa, irragionevole forse, ma le sue accuse erano per lei ingiustificate giacché aveva avuto modo di conoscere il Marchese. «Ti ricordo che io ti ho amato nonostante tutto ciò che la gente diceva sul tuo conto e adesso tu stai facendo la stessa cosa con lui.»
Cédric non ne poteva più, quella devozione che la donna propagava nei confronti di Caron era assolutamente assurda.
«Stai davvero facendo dei confronti?» Disse lui adirato, muovendosi agitato. «Se non fosse perché devo preparami per partire, ti avrei dato tante di quelle sculacciate che...»
«Non datevi pena» lo fermò lei, riuscendo a farla arrabbiare ancora di più con quella affermazione. «Andate pure, non ho più niente d'aggiungere, starò insieme alla donna che tanto ammirate.» Detto ciò, l'oltrepassò per andare dentro la residenza, lontana da lui.
«Isabelle» la richiamò lui «Torna qui.» Ma la donna non ne aveva alcuna intenzione, continuava a camminare. «Sei testarda come un mulo!» Le gridò allora, imprecando sonoramente.
Mezz'ora dopo, gli uomini furono pronti per partire e i due non si videro per tutto il tempo, ognuno chiuso in stanze diverse.
«Sarà meglio prendere la carrozza per rimanere nell'anonimato» propose Richard, notando però che Cédric era ancora corrucciato e non lo ascoltava. «Vedrai che le passerà» gli disse, comprendendo il suo malumore. «Non appena tutta questa storia finirà, avrete modo di chiarirvi e di progettare un futuro insieme.»
L'altro sbuffò, salendo in carrozza. Sperava che fosse così.
Isabelle fissava la carrozza allontanarsi sempre di più, sentendo il cuore stringersi dal dispiacere.
Era stata una sciocca, si rimproverò. Stava rischiando la vita e l'ultima cosa che avevano fatto era bisticciare.
Non sopportava di stare ferma senza fare nulla, con quel peso nel cuore.
Sentì bussare alla porta della sua stanza, per poi aprirsi, varcata da Renée che teneva una grande sacca sulla spalla.
«Oh mi rallegra che non stiate piangendo» le disse ironicamente, facendo imbarazzare l'altra che effettivamente sentiva gli occhi umidi.
«Cosa desiderate?» Chiese infastidita Isabelle, voltandosi verso la finestra.
Sussultò quando sentì qualcosa di pesante cadere sul pavimento. La sacca della Marchesina adesso era vicino a lei.
Quest'ultima lanciò uno sguardo all'oggetto e poi alla donna dagli occhi ambrati che la fissavano con sufficienza.
«Che aspettate? Guardate all'interno.» La incitò.
Isabelle esitò qualche secondo prima di avvicinarsi e, inginocchiandosi, l'aprì. Sgranò gli occhi quando vide degli indumenti simili a quelli che indossava Renée. «Che significa?»
La donna mise le mani sui fianchi, guardandola con sicurezza. «Se avete deciso di fidarvi di lui e soprattutto di voler stare con Cédric, allora dovrete avere il coraggio di affrontare la situazione.»
Isabelle la guardò ancora stupita. «Vuoi o no stare accanto a Cédric in un momento come questo?» Le disse allora a bruciapelo. «E allora vestiti come si deve e andiamo anche noi al porto. Non sopporto di stare qui con le mani in mano, mentre tutti stanno rischiando la vita.»
Isabelle fissò i pantaloni, riflettendo.
Poteva davvero aiutarli?
Pensò ai suoi genitori e a sua sorella, a come fossero morti per un incidente, un incidente causato da lei. Cosa avrebbe potuto fare se avesse avuto qualche anno in più o semplicemente del coraggio?
Comprese di non voler avere altri rimpianti e sensi di colpa.
Se poteva fare qualcosa, qualunque cosa, lo avrebbe fatto!
«Va bene» mormorò, attirando l'attenzione dell'altra donna. «Come?»
Isabelle si alzò, con gli abiti in mano. «Andiamo al porto.»
La notte arrivò presto e con lei tutte le emozioni del momento.
Gli uomini avevano raggiunto il porto di Rouen, uno dei porti fluviali più importanti di Parigi, anche se Cédric non occupava in quel porto, il fiume Senna era uno delle vie navigabili più importanti e che Cédric aveva da sempre ammirato.
Le imbarcazioni dondolavano pigramente, mentre l'aria era ferma. Nessun marinaio camminava in giro per il porto.
«La nave dovrebbe essere l'ultima della fila, dato che dovrebbe partire tra poche ore» commentò Richard, camminando insieme al gruppo di uomini.
Non appena avevano raggiunto il porto, il suo gruppo di briganti era già lì pronto ad eseguire il compito, tutti rigorosamente coperti da una maschera, per nascondere la loro identità di fronte ai due gentiluomini.
«Sì, fa un certo effetto» mormorò Richard a David, notando il suo sguardo allibito.
Improvvisamente un fischio, seguito da un vapore fuoriuscito dal tubo di una nave, attirò l'attenzione di questi.
«Trovata!» Esclamò Cédric, dirigendosi da quella parte.
Avevano deciso che sarebbero saliti a bordo solo i quattro uomini, mentre i banditi avrebbero aspettato all'esterno e, in caso di pericolo, li avrebbero raggiunti immediatamente.
Poterono notare da lontano diverse casse che aspettavano solo di essere caricate.
«Contrabbando?» Domandò David?
«Potrebbe essere» mormorò Richard, non notando nessuno in giro.«Sembra che la strada sia libera.»
«Forse stanno ancora preparando il tutto per la partenza.» Cédric lanciò un occhiata agli altri tre. «Sarebbe meglio dargli una mano, non credete?»
«I pantaloni saranno anche comodi Marchesina, ma non posso certo dire della sella» gemette dal dolore Isabelle, camminando verso il porto, dopo ore di cavalcata.
Era ancora strano sentire il tessuto ruvido dei pantaloni in mezzo alle cosce, si sentiva quasi nuda.
«Accidenti dammi del tu e non chiamarmi in questo modo, ma Renée!» La rimproverò quest'ultima posizionata davanti a lei, che osservava la zona. «E fissate bene quel berretto in testa» le disse, aiutandola e spingendolo in avanti, facendole così diminuire la visibilità.
Isabelle grugnì infastidita, alzando il cappello un po' più su. «Scusami, Renée» mormorò a malavoglia per poi guardarsi anche lei in giro con aria sorpresa. «Non ero mai stata al porto» la informò, guardando le enormi navi che galleggiavano tranquillamente in acqua. Non riusciva a capire come mezzi così pesanti potessero stare sospesi sull'acqua senza affondare.
«Stai giù!» L'avvertì improvvisante la donna, tirandola in ginocchio con sé, mentre una sagoma appariva improvvisamente.
Questi doveva essere un marinaio, ma per quanto non ne forse informata, i suoi abiti non sembravano adeguatamente equipaggiato.
«Deve essere un uomo assoldato da Paul» le diede conferma dei suoi pensieri l'altra, notando anche lei il vestiario dell'uomo, fin troppo coperto per il freddo, invece i marinari erano spesso e volentieri a maniche corte, poiché l'interno era molto caldo a causa del motore a carbone che attivava la nave.
L'uomo prese la cassa più piccola, trasportandola poi su.
«È il momento dobbiamo entrare anche noi.»
Isabelle ebbe appena il tempo di sentire la frase, quando venne trascinata dall'altra donna fuori dal loro nascondiglio.
Non appena si avvicinarono alle casse però, Isabelle inciampò cadendo. «Accidenti!» Esclamò l'altra, infastidita dalla goffaggine della compagna.
Un fischiettio proveniente dalla nave, le avvertì che l'uomo stava per tornare.
«Nasconditi dietro una cassa!» Avvisò Isabelle, prima di fare lei la stessa cosa.
Isabelle gemendo per lo spavento, camminò a ginocchioni verso una delle casse più grandi.
Il cuore che martellava sempre più forte, sentendo i passi dell'uomo avvicinarsi.
«Potrebbe anche venir qualcuno ad aiutarmi» lo sentì borbottare. Troppo vicino.
Ti prego, ti prego, non prendere questa.
Alla fine l'uomo dovette prenderne un'altra giacché lo sentì sospirare profondamente per poi risalire.
Renée corse dalla donna, afferrandola per mano. «Ora o mai più, dobbiamo approfittarne e salire» la incitò.
Isabelle stava comprendendo la gravità della situazione solo dopo aver rischiato di essere scoperta, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.
Annuendo, entrambe salirono dentro la nave, guardandosi intorno.
«Dove potrebbero essere gli altri?» domandò Isabelle, guardandosi intorno. Ormai Cédric e gli altri dovevano essere lì dentro, ma la nave era talmente grande che potevano essere ovunque.
«Non ne ho idea, ma sono sicura che i bambini devono essere nascosti in stiva ed è lì che andremo.»
La sua voce era sicura e anche quando si aggirarono intorno alla nave, rischiando più volte di essere beccate, la donna non perse il suo sangue freddo.
Scesero una rampa di scale, raggiungendo il boccaporto.
Isabelle continuò a guardarsi intorno, per niente tranquilla. C'era qualcosa che la metteva a disagio.
«Isabelle, aiutami!» La chiamò l'altra, nel cercare di aprire l'entrata della stiva.
Le due riuscirono insieme ad aprirla, notando una scaletta e il fondo buio.
«Renée sei sicura di voler scendere lì dentro?» Mormorò Isabelle spaventata, oltre ad avere ancora quel brivido d'apprensione che non la lasciava da quando erano salite a bordo.
L'altra non ebbe esitazione e fece il primo passo verso lo scalino. «Voglio trovare quei bambini, così da rinfacciarlo a quegli idioti chi si sono lasciati dietro» e con quelle parole, scese le scale.
Isabelle diede un'ultima occhiata in giro, prima di raggiungere la donna.
La stiva era completamente buia, ma grazie alla luce lunare, poterono aiutarsi almeno un po' per distinguere eventuali ostacoli.
«Sembra tutto silenzioso» mormorò Renée facendo qualche passo intorno.
Isabelle emise un piccolo grido, allorché sentì dei suoni. «Potrebbero esserci dei topi?»
«Molto probabile» confermò la Marchesina, avendo un brivido solo al pensarci.
Le due donne si bloccarono, sentendo altri rumori. Potevano essere bisbigli?
«C'è qualcuno?» bisbigliò Isabelle. Ma la domanda era, chi?
Isabelle fu colta da un pensiero e, prendendosi di coraggio, si fece avanti «C'è qualcuno qui?»
Silenzio.
«Per favore ditemi se c'è qualcuno che si chiama Roland?» Parlò ad alta voce.
Nessun suono fuoriuscì da lì dentro, oltre a quello delle donne.
«Accidenti» mormorò Renée, ma Isabelle non mollò.
«Sono una amica di Robin. Mi ha chiesto di aiutarlo a cercare suo fratello e ho bisogno di sapere se Roland è qui.» Si guardò in giro, non vedendo nessuna sagoma comparire.
«È inutile, non vogliono farsi trovare.» Commentò Renée, guardandosi in giro.
«Vi prego. Suo fratello è davvero preoccupato.» Insistette Isabelle, avanzando al centro della stiva. «Se ci sei Ronald, per favore, fatti avanti.»
Dopo altri secondi di silenzio, vennero colti alla sprovvista da una flebile voce.
«So-sono... qui.»
Isabelle gemette dal sollievo, muovendosi in giro, spaesata dal buio. «Sei Ronald? Ti prego, fatti avanti.»
«Non posso» mormorò, con voce molto roca come se avesse difficoltà a parlare. «Sono legato ad una corda.»
Isabelle e Renée ebbero un sussulto interno a quelle parole. «Cosa...?» Isabelle non riuscì a finire, giacché venne interrotta.
«Esattamente come ha detto, Mademoiselle.»
Entrambe le donne sussultarono, voltandosi verso le scale e trovandosi di fronte un uomo sulla quarantina, che le fissava con uno sguardo compiaciuto.
Dietro di lui, cominciarono a comparire altre sagome minacciose, mentre quest'ultimo scendeva le scale.
Renée, reagendo d'impulso, afferrò la pistola che teneva con sé, ma si paralizzò nel momento in cui ne vide altre tre puntate contro.
«Per favore, niente spargimento di sangue. Non è il caso» commentò l'uomo, mentre gli altri si avvicinavano alle donne, afferrandole per le braccia.
«Non toccarmi!» Si oppose Isabelle, terrorizzata,ma cercando per quanto poteva di non mostrarlo sfacciatamente.
Ma la presa dell'uomo era brutale, tanto da farle male mentre le portava le mani dietro la schiena.
«Non agitatevi non vorrei rimanessero dei lividi sulla vostra bella pelle...» mormorò, quello che doveva essere il loro capo, avvicinandosi a lei e togliendole il berretto dalla testa e lasciando così ai lunghi capelli biondi di scendere liberi. «Contessina» gli bisbigliò con un sorriso fin troppo dolce.
Isabelle sgranò gli occhi per la sorpresa, facendolo ridere di gusto.
«Povere ingenue, credevate davvero che non mi fossi accorto della vostra entrata?» Domandò incredulo, per poi fare un'espressione ambigua. «Non sono sopravvissuto per così tanto tempo per essere preso in giro da una nobile, se così potremmo dire di voi.»
«Voi mi conoscete?» Chiese incredula Isabelle, sentendo il cuore battere all'impazzata.
S'irrigidì quando lui avvicinò la mano sul suo viso, in una lieve carezza.
«Io ricordo sempre la mia merce. Anche se a volte scappa da me.»
Isabelle sentì il fiato spezzarsi, alla consapevolezza di chi aveva di fronte. «Paul?»
L'uomo gli sorrise in modo amabile. «Esatto.»
Isabelle aveva di fronte l'uomo che aveva causato tutto quel male. Colui che l'aveva acquistata quando era una bambina indifesa, colui che aveva cercato di manipolare Cédric e successivamente causato quella cicatrice sul suo volto.
Il cuore batté all'impazzata, ma non più per la paura, bensì per rabbia. «Siete un mostro!» Gli urlò cercando di avventarsi su di lui, ma la presa ferrea dello scagnozzo glielo impedì.
L'altro continuò a fissarla come se fosse una povera idiota, scuotendo la testa. «Povere ragazza, ti sei ricordata di me? Dovrei dire che è stato un colpo del destino, non mi sarei mai aspettato di rivederti, dopo che Cédric ti portò via da me» commentò con dispiacere. «Ma adesso sei qui e questa volta non ho intenzione di lasciarti scappare.»
Isabelle non si fece intimidire, guardandolo con odio. «Ciò che è successo in passato non ti ha insegnato niente? Stai ancora sequestrando bambini innocenti per denaro.»
«Non riuscirai nel tuo intento Paul. Questa volta verrai arrestato e pagherai per tutti i tuoi crimini» s'intromise Renée, anche lei furiosa, cercando di divincolarsi dalla presa.
Uno degli uomini accese due lampade ad olio e le donne poterono notare lo sguardo dell'uomo annoiato. Le loro parole non lo intimorirono per niente.
«Statemi a sentire» parlò con calma. «Io sono solo un commerciante, a me importa solo del denaro. Ogni cosa che ho di fronte» disse, fissando le due donne. «Riesco a farlo diventare un guadagno proficuo.»
Paul si voltò verso la scaletta, notando un'ombra spuntare.
«Ma non sono sciocco e so bene con chi allearmi per non commettere lo stesso sbaglio» disse in modo ambiguo, per poi voltarsi del tutto di fronte alle scale della stiva.
«Vieni giù, mio socio.»
Entrambe le donne guardarono in alto, verso le scale, incuriosite.
Un paio di stivali di buona fattura cominciò a comparire, seguito da un abbigliamento comodo ma, indubbiamente, di valore.
Isabelle aggrottò la fronte, sentendosi più che mai incuriosita dal nuovo venuto.
Ma non avrebbe mai immaginato che quella curiosità le sarebbe costata così tanto.
«Marchese Caron?»
L'uomo fissò Isabelle con quei suoi occhi color miele, che tante volte aveva pensato gentili e dolci, ma che in quel momento sembravano quasi rammaricati.
Renée era sconvolta quasi quanto lei. «Com'è possibile? Razza di traditore!» Gli urlò, furiosa. «Come hai potuto allearti con un tipo come lui?»
Isabelle non riusciva a crederci. Si sentiva tradita. «Perché?»
«Mi dispiace» mormorò il Marchese a quel punto. «Ma ho bisogno di denaro. Sono quasi al lastrico e non potevo permettere che il mio nome venisse umiliato.»
Renée sbuffò senza provare pietà. «Invece in questo modo, potrete vivere felicemente sapendo che dei bambini verranno sacrificati per il vostro buon nome?»
Il marchese non rispose, voltandosi invece verso Isabelle, che era rimasta immobile. «Isabelle, per favore comprendi le mie motivazioni» provò a difendersi. «Mio padre ha investito su questa nave tutto ciò che avevamo, ma non è andata bene e dopo il suo decesso si stavano già spargendo voci, tanto che la mia fidanzata mi lasciò» spiegò, avvicinandosi alla donna, in cerca di un segno di solidarietà. «ma poi ho avuto la fortuna di conoscerti.»
«E quindi hai finto di essermi amico, solo per poi sposarmi e prendere i soldi di mio padre» finì lei per il Marchese, sentendosi così delusa e infelice. «Eri il mio unico amico, l'unico che mi stesse accanto quando tutti mi davano le spalle. Ma tu vedevi in me solo un rialzo del tuo nome e onore» l'accuso lei, non riuscendo più a trattenersi.
«Prima è stato così» ammise lui «ma poi ti ho conosciuto e provo davvero un profondo affetto per te» ammise, sotto lo sguardo perplesso della donna.
«Che scena commuovente!» esclamò in modo sarcastico Paul. «Dovevi vedere la sua espressione furiosa, da cane bastonato, quando ha scoperto del tuo interesse nei confronti di Cédric.» Rise di gusto, infischiandosene della sensibilità. «Era completamente ubriaco in una taverna, solo come un cane. È stato allora che gli misi in mano la mia proposta.»
«Siete un uomo viscido e voi Marchese non siete da meno» l'accuso Renée rabbiosa, agitandosi per liberarsi dalla presa dell'uomo.
«Puoi ancora salvarti Isabelle» mormorò il Marchese che lo fissò increspando la fronte, perplessa.
«Sposami» le propose a brucia pelo. «Dopo che tutta questa faccenda sarà finita potremmo vivere felici e insieme...»
«Ma come puoi dire ciò con tale naturalezza?» Lo interruppe lei, sconcertata. «Anche se non fossi innamorata di Cédric, ora come ora, preferirei morire piuttosto che stare con uno come te!» Gli urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Il silenzio che subentrò poco dopo, venne interrotto dall'applauso improvviso di Paul. «Ben detto, mademoiselle. Ora capisco molto di più il perché Cédric si sia innamorato di voi.»
Dopo ciò fece segno ai suoi uomini, che le legarono le mani dietro la schiena e i piedi, portandole a sedersi a terra.
«Ma a proposito di Cédric» disse improvvisamente, cominciando a salire la scaletta. «Devo risolvere un'ultima questione, prima che partiamo. Mi ha fatto un favore venendo lui da me»sorrise soddisfatto, notando lo sguardo allibito delle donne. «Già, adesso si trova in giro per la nave, in cerca di guai. Cosa molto solita per lui» commentò con un pizzico di fastidio.
Gli uomini salirono con lui e anche il Marchese, dopo aver lanciato un'altra occhiata a Isabelle.
«State tranquille, non starete al buio, vi lascerò le lampade ad olio e in più sarete in buona compagnia.» disse in tono magnanimo, facendo per chiudere la stiva.
«Eh, Contessina» disse un'ultima cosa a Isabelle che lanciò un'occhiata di puro odio all'uomo. «Non preoccupatevi, dirò addio a Cédric, anche per voi» quell'affermazione fu accompagnata da una risata che fece accapponare la pelle alla donna, prima che il buio invadesse la stiva.
PICCOLO SPAZIO A ME!!!!
Buongiorno ragazzi e buio ritorno alla vita reale, dopo le vacanze pasquali, approfittandone per farvi i miei auguri anche se in ritardo.
E a proposito di questo, vi annuncio calorosamente, che avrete da me una bella sorpresa!
entro domani pubblicherò il finale di Oltre la maschera!!!!
oltre questo capitolo, oggi pomeriggio o massimo domani, manderò gli ultimi capitoli e così terminare la trilogia Occhi Zaffiro!
Io sono emozionatissima e spero vi possa far piacere saperlo.
Ma per ora parliamo di quest'ultimo capitolo. Cosa ne pensate?
La situazione non è dei migliori e Paul sembra aver tutto sotto controllo.
Ma non tutto è perduto!
Riusciranno i nostri protagonisti a salvare tutti e far pagare Paul per tutti i suoi crimini?
Non perdetevi gli ultimi capitoli di Oltre la maschera!
Ogni maschera cadrà al suolo, se l'amore sarà sua rivale.
CIAOOOOO RAGAZZIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1
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