Capitolo 16


Zia.
Isabelle stava metabolizzando la notizia, mentre venivano entrambi invitati ad entrare. Diede un'occhiata all'interno, la dimora era piccola e fredda.
La donna si strinse addosso la sua giacca di cotone, indicando con la mano le sedie intorno al tavolo. «Prego accomodatevi, vi preparo qualcosa di caldo...»
«No, vi prego» la fermò Isabelle «Vorrei che in questo momento si sedesse qui con me e mi parlasse.»
La donna ebbe un attimo di esitazione, ma cedette alla richiesta.
«Voglio dirti una cosa, prima di cominciare. Non ti ho cercata perché volessi qualcosa in cambio.»
«E allora che cosa volevate da lei?» S'intromise Cédric con poca delicatezza.
Ma la donna non sembrava un tipo da abbassare la testa facilmente, infatti lo fissò a testa alta. «Solo che scoprisse le sue radici. E ho provato a farlo nella maniera più delicata possibile.»
«Mandando dei bigliettini anonimi attraverso un bambino?» continuò imperioso l'uomo.
«Cèdric...» cercò d'intervenire Isabelle, affinché usasse un tono più gentile.
«No, lascia stare» la fermò la donna. «Posso capire il suo tono. Forse il mio modo di comunicare con te non è stato dei migliori, ma non volevo forzarti ad agire» spiegò la donna, stringendo le mani tra loro.
«Se ho deciso di fare ciò che ho fatto è solo perché pensavo fosse giusto, come tua zia e parente più vicina, parlarti del tuo passato. Mi chiamo Manon Villon. Il tuo vero nome è Isabelle Villon »
Isabelle si sentì nervosa e ansiosa. Si voltò verso Cédric che stava in piedi con le braccia incrociate al petto, come se stesse in posizione pronto a difenderla alla prima difficoltà.
Quel pensiero la rassicurò leggermente, portandola a voltarsi verso l'anziana donna. «Ditemi tutto ciò che sapete, per favore. Io purtroppo non ricordo...»
La donna assentì, guardando però non la nipote ma le sue mani intrecciate. «So anche questo, non preoccuparti. Io sono la sorella di tuo padre, un uomo gentile e intelligente, così tanto da diventare un insegnante.» Un sorriso dolce e nostalgico spuntò sulle labbra della donna, a dimostrazione delle sue parole e dell'affetto provato. «Si era impegnato così tanto per diventarlo, dato che i nostri genitori avevano compiuto diversi sacrifici per far sì che ci riuscisse. Fu anche uno dei motivi del perché si sposò all'età di trent'anni con tua madre. Anche lei una donna di gran cuore. Aspettò tuo padre per tantissimi anni, anche se ebbe non pochi problemi con i suoi genitori» spiegò sorridendo.
«Era già in età da marito e quindi doveva sposarsi, ma tua madre si oppose con tutte le sue forze, innamorata com'era del suo bel insegnante. Lo avrebbe aspettato per tutto il tempo necessario e solo dopo che mio fratello andò a parlare con i suoi genitori, dichiarando il suo amore per la figlia e che l'avrebbe sposata subito dopo il compimento degli studi, riuscì a convincerli.»
Isabelle ascoltava rapita, con le mani che le tremavano. A detta della donna, i suoi genitori erano delle persone buone e innamorate l'uno dell'altro... Ma allora perché l'avevano lasciata in un orfanotrofio?
La donna le lanciò uno sguardo tollerante, come se avesse intuito le sue perplessità. «Si amavano tanto e non avrebbero mai permesso che i loro figli vivessero senza amore.»
«I loro figli? Hanno avuto altri figli?» Isabelle si tese, desiderosa di sapere se i suoi pensieri non erano solo frutto della sua immaginazione.
L'altra annuì. «Un'altra figlia. Più grande di te di qualche anno. Il suo nome...»
«Anne!» Urlò Isabelle, alzandosi di scatto. L'altra la fissò stupita. «Sì, riesci a ricordare...» s'interruppe quando la ragazza si avventò su di lei, inginocchiandosi. «Per favore ditemi cosa le è successo? Ditemelo vi prego...»
«Isabelle» la voce di Cédric la riportò alla realtà e la sua mano sulla spalla la calmò all'istante, anche se continuò a tremare per timore che le sue visioni fossero una verità. Cédric l'aiutò a sollevarsi e sedersi al suo posto. La sua mano non si staccò dalla sua spalla, cosa che lei trovò confortante almeno un po'.
«Scusatela, ma dovete sapere che Isabelle, nonostante la perdita di memoria, è stata colpita più volte da scatti di memoria del suo passato» spiegò Cèdric per lei «una volta è stata colpita da un forte attacco, di fronte a una casa bruciata... ma voi dovreste saperlo bene dato che eravate lì ad assistere» commentò lui, fissando l'anziana donna che da parte sua non si diede la pena di negare.
«Sì, avete ragione. Non immaginavo che vedere certi luoghi le avrebbe causato quelle crisi.» Il suo tono sembrava davvero dispiaciuto. «Sapendo della sua mancanza di memoria, volevo darle alcuni indizi per far sì che ricordasse. Ma non volevo certo questo.»
Lanciò uno sguardo dispiaciuto a Isabelle, che era rimasta in silenzio ad occhi bassi. «Mi dispiace immensamente Isabelle.»
«Io... voglio sapere cosa è successo» mormorò quest'ultima con un filo di voce. «Perché se avete fatto in modo che io vedessi quella casa bruciata, vuol dire che fa parte del mio passato e ciò spiegherebbe le mie visioni. » Isabelle aveva paura di continuare a pensare, di collegare ogni cosa, consapevole che la verità non le sarebbe piaciuta. «Parlate.»
Manon annuì, anche lei non più felice di lei a parlare. «Hai ragione. C'è un collegamento, giacché quella era la casa dei tuoi genitori e delle sue figlie. Tua... e di tua sorella Anne.»

Sorella!
«I tuoi genitori non potevano permettersi molto e presero quella casa, per risparmiare e progettare un futuro migliore per voi due. Tuo padre insegnava nelle zone molto povere della città,perché voleva che tutti i bambini di qualsiasi estrazione sociale, avessero un' istruzione.» La donna sorrise, nel ricordare. «Tua madre lo appoggiava in tutto e per tutto e anche se con un po' di difficoltà, riuscivano ad andare avanti e a non perdere mai la speranza.» Il suo sguardo divenne improvvisamente serio e duro. «Quella casa era il simbolo del loro amore, ma anche di un grande dolore» s'interruppe un attimo stringendo gli occhi. «Ho aspettato per così tanti anni, desideravo ardentemente raccontarti tutta la verità, ma adesso mi ritrovo a corto di parole.» La sua voce era flebile e le sue spalle curvate come se pertanto tempo avessero sopportato tanto dolore, cosa che Isabelle non ebbe difficoltà ad immaginare.
«Una notte, la casa fu colpita da un incendio.»
Isabelle sgranò gli occhi fissando Cédric che divenne teso, stringendole la spalla come a prepararla e sostenerla a ciò che avrebbero sentito.
La donna continuò a raccontare, ignara dei loro pensieri. «Il fuoco invase in poco tempo la casa e io venni a sapere dell'incendio solo quando era ormai troppo tardi...» lacrime calde invasero le guance scavate della donna, mentre la sua mente ricordava quei momenti tragici. «Non seppimo mai quale fu la causa di quell'incendio. In poche ore avevo perso tutti coloro che più amavo. Mio fratello con sua moglie e le mie due nipotine. Ma il signore mi ha concesso una possibilità» mormorò, incrociando lo sguardo della nipote. «Mi aveva concesso te, Belle. Ti trovarono dietro casa, sporca di fuliggine e distesa inerme sui cespugli.» La donna emise un singhiozzo, mettendo una mano rugosa sul viso. «Ho pensato inizialmente che fossi morta anche tu. Ma eri viva! Anche se incosciente, eri viva!» La sua schiena venne scossa dai singhiozzi nel ricordare quei momenti. «Eri stata benedetta e salvata. Ti portai subito in un ambulatorio, dove rimanesti incosciente per altri due giorni. Però quei due giorni bastarono per comprendere.» Isabelle le si avvicinò per porgerle un fazzoletto che l'altra accettò con gratitudine. «Ero una donna sola e riuscivo a mantenermi a stento, poiché mio maritò morì per la guerra. Non avrei mai potuto mantenere te, piccola mia, per quanto ti amassi non ero così egoista da non vedere la realtà» mormorò accarezzando il viso della giovane, con mani tremanti. «Meritavi molto più di quanto io avrei mai potuto darti, soprattutto dopo tutto quello che ti era successo. Ti portai con cuore pesante in quell'orfanotrofio, ma non c'è stato giorno in cui non chiesi di te. Presi come un segno il fatto che tu avessi perso la memoria.» La donna annuì, sicura di ciò che aveva fatto. «Era la cosa migliore. Quando poi scoprii che eri stata adottata, ero felice, ma anche distrutta dentro. Consapevole che io non avrei mai più potuto interferire nella tua vita.» L'anziana donna accarezzò il viso della nipote con i pollici e Isabelle sentì il cuore stringersi per ciò che quella donna aveva passato.
«Se ho deciso di mandarti quei messaggi è perché ho pensato fosse il momento. Non volevo che un giorno, ricordando, avresti pensato che la tua famiglia ti avesse in qualche modo abbandonato.»
Isabelle chinò la testa, sentendola pesante. Adesso sapeva cosa era successo e quella consapevolezza era dolce e amara allo steso tempo.
Anne era sua sorella, aveva una sorella e dei genitori che a quanto sembrava l'avevano amata, proteggendola e pensando al loro futuro.
«Anne mi lanciò dalla finestra, sacrificando la sua vita per salvare la mia.» Ricordava la sua espressione spaventata che, seppur di qualche anno più di lei, era riuscita a mantenere il controllo e salvare la sua sorellina dal fuoco.

Isabelle sentiva il cuore riempirsi di gioia e di tristezza allo stesso tempo. La sua famiglia non l'aveva abbandonata. «Sono felice...» mormorò, cominciando a piangere silenziosamente. «Sono...» non riuscì a finire, non ci riusciva. Sentì le braccia della zia cingerla e si strinse a lei, piangendo con lei per la loro comune perdita e anche per un nuovo ritrovamento. «Non sai quanto abbia sognato di stringerti a me, piccola Belle» sentì dire alla donna, mentre la teneva stretta a sé. «Scusami per averti lasciato in un orfanotrofio, perdonami se puoi, perdonami...»
Isabelle scosse la testa. «Non avete niente da scusarvi, avete agito con consapevolezza e per il bene di vostra nipote» la consolò, stringendosi a lei.
Cédric fissò le due donne per qualche secondo, prima di girare i tacchi e uscire da quella casa. Quello era un momento strettamente familiare.


Dopo lo sfogo fu il momento di parlare di tutto quello che era successo in quegli anni. Ma Isabelle più volte domandò dei sui genitori e della sorella, volendo sapere sempre di più e Manon non fu di meno per quanto riguardava la vita della nipote.
«Sono stata molto fortunata» raccontò Isabelle, con dolcezza. «I miei genitori non mi hanno mai fatto sentire fuori posto, nonostante le mie umili origini.»
La donna annuì, sollevata. «Ne sono felice. Quando ho saputo ero molto preoccupata, ma allo stesso tempo felice, data la loro posizione sociale...» s'interruppe rabbuiandosi. «Io d'altronde avrei potuto darti così poco...»
«Non dite così,zia» la fermò Isabelle, mettendole una mano sulla sua. «Infondo, a quanto mi avete raccontato, i miei genitori non potevano permettersi tanto ma avevano in compenso tanto amore e sono sicura che anche con voi sarei stata felice. Però...» Stette in silenzio per un po', prima di continuare. «Devo ammettere che sono felice di come siano andate le cose.» Si voltò verso la finestra, dove Cédric stava passeggiando lentamente intorno l'entrata della casa. «Se i miei genitori adottivi non mi avessero adottato, forse non avrei mai conosciuto Cédric.»
La donna seguì lo sguardo della nipote, prima di sorridere comprensiva. «L'amore è qualcosa d'imprevedibile Belle, come il destino. Sembra che sia il nostro destino trovare complicazioni in amore.» Isabelle si voltò verso la donna, stupita dallo sguardo consapevole di quest'ultima. «Voi... voi sapete.»
Manon annuì. «Come non potrei? Ne hanno parlato tutti i giornali» rise, accarezzandole la mano. «Sta tranquilla, non potrei mai giudicarti. Sembra che sia una nota della nostra famiglia avere delle complicazioni iniziali in amore, ma alla fine, l'amore vince sempre.»
Isabelle sorrise, felice di avere l'appoggio della donna. Sperava ardentemente che fosse così anche per i suoi genitori adottivi.
Salutò la zia con un peso nel cuore, avendo ancora così tante cose da dirsi, ma sapevano che quello era solo l'inizio della loro conoscenza.
«Ti prometto che non appena avremo sistemato alcune cose, farò in modo che tu ti trasferisca in un luogo più confortevole e...»
«No, no cara. Io sto bene qui, non ho più l'età per un trasloco e per un cambio totale di vita. Ho persino avuto il timore di non sopravvivere a questo incontro» scherzò la donna, imitata dalla nipote.
«Va bene, ma almeno permettetimi di rendere la vostra casa più accogliente.» Dopo varie insistenze, alla fine Manon accettò.
«E voi, ragazzo» chiamò Manon, indicando col dito indice Cédric che aveva appena aiutato Isabelle a salire in carrozza. «Prendetevi cura di mia nipote.»
L'altro le sorrise, prendendole la mano e baciandole il dorso, come se fosse una donna di alto rango. «Sarà la mia prima necessità, madame Villon» disse, facendo arrossire leggermente la donna che seguì la coppia allontanarsi sempre di più con la carrozza. «Che canaglia» mormorò, per poi sorridere anche se con un po' d'apprensione per quei ragazzi. «Spero tanto che riusciate a realizzare i vostri sogni. L'amore vince sempre, ma solo impegnandosi duramente può farcela.»
Nel frattempo, Isabelle non smetteva di parlare e di raccontare ciò che lei e la zia si erano dette, quando Cédric era uscito. «Non riesco quasi a crederci!» Emise lei, entusiasta, sotto lo sguardo divertito dell'uomo. «Devo ammetter di aver avuto torto» ammise lui, sotto lo sguardo stupito di Isabelle.
«A proposito di cosa?»

«Quando mi raccontasti del tuo passato e di ciò che avevi intenzione di fare, ti dissi che era una stupidaggine e che avresti solamente sofferto, rischiando per qualcuno che forse non ti aveva mai voluto. Ebbene, anche se difficile da ammettere, avevo torto. Hai perseverato e sei riuscita a scoprire una verità, per quanto dura, piena di amore nei tuoi confronti.»
Isabelle sorrise nel sentirlo, avvicinandosi a lui cercando il suo calore, che Cèdric colse immediatamente prendendola tra le braccia.
«La verità a volte è dura e fa male, ma a prescindere da tutto bisogna sempre saperla.» Per Isabelle era imperativo. «Non è stato facile ascoltare, ma adesso sono più tranquilla.»
«Mi fa piacere saperlo, non è stato facile» mormorò lui, accarezzandole la schiena. «Sei sicura di voler affrontare i tuoi genitori, stasera? Potremmo aspettare qualche altro giorno.»
«Assolutamente no» fu la risposta imperiosa di lei, staccandosi leggermente da lui. «Adesso più che mai voglio risolvere la questione con i miei genitori e dirgli che voglio stare con te. Voglio il loro appoggio, anche per quanto riguarda Paul e la scomparsa di quei bambini...»
«Isabelle ti ho già detto cosa penso riguarda a questo...» cominciò ad opporsi lui. Ma lei fu più insistente. «Lo so benissimo, ma non permetterò che il mio futuro fidanzato e marito si metta nei guai o peggio» il suo sguardo divenne più dolce. «Se non vuoi l'aiuto di mio padre, allora chiedi a qualcun altro, per favore.»
L'altro la fissò infastidito, per poi sbuffare. «Chiederò a... qualcuno» mormorò, per poi sbuffare ancora quando emise un piccolo urlo di gioia.
Isabelle si strinse a lui con un sorriso. «Non vedo l'ora che sia stasera.»
«Non sarà facile Isabelle, ti avverto. I tuoi cercheranno di opporsi.»
«Ne sono consapevole, ma faremo in modo di convincerli diversamente. Come ha detto mia zia, l'amore vince sempre.»

L'altro fece un finto sbuffo. «Ecco svelato da chi hai preso quell'indole romantica. Spero che i nostri figli non prendano da te sotto questo aspetto» disse ridendo di gusto, quando l'altra offesa cercò di colpirlo.
Cédric riuscì a bloccarla facilmente, distendendola subito dopo nei sedili, con i polsi bloccati da lui e il suo copro sopra di lei, con un sorriso soddisfatto.
«Sei un mascalzone» lo accusò.
«E non dimenticare, per niente gentiluomo» continuò lui.
«Sta tranquillo, quello è il primo della lista» sbuffò lei, sentendolo ridere di gusto.
Isabelle arrossì d'imbarazzo dopo, rendendosi conto di ciò che aveva detto Cédric. Dei figli.
Suoi e di Cédric.
Non poté adesso non pensare a cosa avrebbero detto i suoi genitori e sua sorella se l'avessero saputo. Probabilmente, notando la sua felicità, ne sarebbero stati felici...
Sentì il pollice di Cédric sulla guancia, dove una lacrima stava in sospensione, in attesa di cadere. «Stai pensando a loro, vero?»
Isabelle annuì, per niente sorpresa dal fatto che lui avesse indovinato i suoi pensieri. Ormai erano un'unica anima e riuscivano a comprendesi anche solo con i gesti e gli sguardi.
«Sarebbero felici di saperci insieme, ne sono sicura.»
L'altro la fissò intensamente, prima di poggiare la sua fronte con la sua. «Di sicuro mia madre lo sarebbe stata, se ti avesse conosciuto. Forse la mia cicatrice li avrebbe leggermente intimoriti, ma nulla di che...» scherzò.

«Smettila di prendere in giro la tua cicatrice» lo rimproverò lei, sollevandosi leggermente e baciandola. «Io la amo come amo te, perché è un segno dell'amore che già allora provavi per me.»
Ed ecco che ancora una volta quella donna abbatteva tutte le sue barriere, pensò Cédric, facendolo diventare debole come un cucciolo.
La baciò intensamente, volendola sentire più vicina. Senza rendersene conto si ritrovò ad abbassarle il corpetto, baciandole la clavicola e continuando a scendere.
«Cédric, siamo... in carrozza» ansimò lei, desiderosa d'altro, ma consapevole di dove fossero.
«Fa differenza?» Chiese, iniziando a salire con la mano la gonna, accarezzando la gamba di lei coperta da calze di seta, inoltrando la sua mano nei recessi più profondi della donna, trovando ciò che cercava.
Isabelle si mosse, trattenendo un gemito sentendo la sua mano muoversi su di lei.

«Vuoi che mi fermi, mia Belle?» Le chiese e contemporaneamente muoveva con sapienza le dita dentro di lei, anche lui invaso dal desiderio.
L'altra scosse la testa. «No... non voglio» gemette, per la gioia di entrambi.
Isabelle venne poco dopo, per poi sentirlo sopra di lei, prendendo le sue labbra e contemporaneamente entrando in lei, trattenendo un urlo di piacere.
Anche in quel luogo scomodo, Cédric riuscì a far nascere il desiderio, portandola in alto, dove il male e la solitudine non esistevano, ma solo amore e gioia.

Il ricevimento era in pieno svolgimento, quando Cédric s'inoltro dentro la residenza dei Lacroix, dove tutto era iniziato. Sperava fosse un segno di buono auspicio, giacché c'erano molte cose in ballo.
Ma prima di tutto, doveva scusarsi con la Marchesina Lacroix.
Inizialmente aveva pensato di intrufolarsi al ricevimento in qualche modo, ma era rimasto molto sorpreso quando, arrivato nelle sue stanze, aveva visto un biglietto con l'invito al fianco.


Anche se non meriti alcun gesto da parte mia, continuo ad essere un membro della tua squadra e come tale è un mio dovere aiutarti come posso.

Nessun nome, ma Cédric aveva intuito di chi si trattasse immediatamente e con sicurezza raggiunse la donna, che in quel momento gli dava le spalle, concentrata com'era col suo bicchiere di champagne. «Marchesina» disse lui, facendo un inchino profondo.
Renée si voltò di scatto, fissandolo sorpresa con i suoi occhi color cognac. «Cédric, sei venuto alla fine.»
«Forse è meglio che usiate un tono meno confidenziale» disse lui divertito, sollevandosi e rivolgendole un sorriso.
Reneè sembrò ritornare in sé e lo fissò infastidita. «Avete ragione, Monsieur Arsènè, in realtà non dovrei nemmeno parlarvi. »
«Vi sarei grato invece se aspettaste» la fermò lui, con un tono più serio sta volta.
La donna, che stava già per voltarsi e andarsene, si fermò. «Ditemi, vi ascolto.»
La sua voce era dura, ma Cédric non si fece intimorire. «Non è niente di importante, se non delle scuse di uno sciocco che si è comportato in modo a dir poco idiota, con chi merita solo rispetto da parte sua.» Cédric aspetto, sperando in una reazione che non fosse di disgusto, da colei che rispettava davvero.
Reneè, dopo averci pensato, lo guardò dritto negli occhi. «La parte dell'idiota direi che vi sta a pennello,a tal punto da non dover rivolgervi più la parola» iniziò, per poi fare un piccolo sorriso. «Ma credo che si possa fare un eccezione. Sono o non sono un membro della vostra squadra?» Mormorò ques'ultima con un tono di voce più basso.
Cédric rise per il sollievo e le parole della donna. «La migliore aggiungerei, ma non ditelo a Youri. Non credo la prenderebbe bene.»
«Invece credo proprio che se lo meriterebbe» rispose lei, scatenando una risata generale a entrambi. Era contento di aver ripreso rapporti con Reneè, pensò Cédric. In quel momento aveva bisogno di tutto il sostegno possibile, in quella gabbia di leoni.

«Come stanno andando le ricerche?» Chiese a bruciapelo.
L'altra comprese all'istante cosa chiedesse l'uomo. «Vanno, monsieur» disse in tono conciso. «Ma abbiamo bisogno di qualcuno che ci guidi.»
Il messaggio era abbastanza chiaro e Cèdric annuì, condividendo il suo pensiero. «Avete ragione. Ora che ho risolto il problema della Contessina Mureau, posso concentrarmi su altro.»
«Mi fa piacere sentirlo dire» mormorò Reneè, concentrandosi sul suo bicchiere.
Cédric diede una veloce occhiata in giro e ben presto notò la donna che risplendeva tra tutte. Isabelle stava vicino a sua madre, in una posa regale e magnifica, con un abito blu e diamanti che ornavano il suo collo e orecchie. Anche se aveva saputo di appartenere a una famiglia di origini umili, il suo portamento era quello di una Contessina e nessuno avrebbe potuto obbiettare.
Ma lui, che la conosceva profondamente, vedeva molto di più.
«Scusate Marchesina, è giunto il momento che cominci a mostrarmi in giro» commentò in modo enigmatico per la donna, compiendo un inchino e allontanandosi.
Isabelle, che stava come al solito ascoltando con noia la madre spettegolare con le sue amiche, sentì un calore al petto quando vide avvicinarsi Cédric, in tutta la sua statura e completamente vestito di nero se non fosse stato per la camicia bianca.
Si ostinava a vestire di quel colore, solo per il piacere di far parlare la gente di lui e mostrarsi per ciò che appariva.
Isabelle fissò rapita l'uomo che amava avvicinarsi, desiderava corrergli incontro, nel notare i suoi
occhi zaffiro brillare, carismatici come sempre.
La Contessa si zittì, notando l'uomo avvicinarsi a loro, ma rimase stupita quando s'inchinò davanti a lei.
«Contessa Mureau è un vero piacere incontrarvi.»
In altre circostanze, l'uomo avrebbe dovuto farsi presentare prima di rivolgere la parola a una Contessa. Isabelle non sapeva come avrebbe agito e quindi anch'ella rimase allibita a fissare la scena.
La Contessa invece, rimase stabile e, come c'era d'aspettarsi da una donna di grande esperienza e eleganza, porse la mano all'uomo affinché la baciasse. «Monsieur... come volete che vi chiami, esattamente?»
Isabelle sgranò gli occhi per tale cattiveria.
Ma Cédric non fece segno di esserne in qualche modo toccato e, dopo aver baciato il palmo della mano, si sollevò con il suo sorriso più affascinate. «Arsènè andrà benissimo, Contessa.»
Gli occhi dell'uomo incrociarono quelli di Isabelle e il suo sguardo cambiò, ammorbidendosi e facendole un vero sorriso. «Contessina» mormorò, salutandola allo stesso modo.
Isabelle, dopo il primo attimo di sorpresa, si riprese in fretta. «Monsieur Arsènè. E' un piacere rivedervi» commentò incrociando il suo sguardo.
«Il piacere è tutto mio, Contessina» il suo sguardo era pieno di doppi sensi e Isabelle dovette resistere per non arrossire e lanciargli sguardi di ammonimento, consapevole di avere quelli degli altri addosso a loro. «Vorreste deliziarmi della vostra compagnia, per un ballo?» Cercò in fretta di riparare l'uomo, sentendo la musica cominciare a invadere l'aria.
Isabelle accettò e, senza guardare la madre, prese sotto braccio l'uomo, dirigendosi velocemente al centro.
«Ma che ti è saltato in mente?» Bisbigliò lei «Stavi per combinare una catastrofe.»
«Stavo soltanto presentandomi a tua madre, dato che ancora non avevamo avuto modo» dichiarò lui, con tono da finto ingenuo.
«Bene,se questa è la presentazione, non oso immaginare cosa sarà il resto» asserì lei, già in ansia.
Nel frattempo la Contessa non aveva perso di vista la coppia.

Quell'uomo sapeva il fatto suo, dovette ammettere a se stessa, ma lei non era da meno.
«Come ha osato presentarsi in quel modo» mormorò l'amica al suo fianco. «Senza neanche qualcuno che vi presentasse come si deve» aggiunse un'altra. «E adesso balla e ride con tua figlia, come se fossero vecchi amici.»
«Non ditelo neanche per scherzo» le interruppe la Contessa. «Quell'uomo non si avvicinerà mai più a mia figlia, perciò che si goda pure il ballo.»

«Quando pensi sarà il caso di parlare con i miei genitori?» Chiese Isabelle, mentre volteggiavano per la sala.
«Forse non è il caso, in mezzo ad un ricevimento» scherzò Cédric. «Ma si può sempre provare. Magari manterranno le urla.»
«Mia madre non ha mai urlato, più che altro abbassa di molto il tono, soprattutto con mio padre» rise Isabelle, per poi ritornare seria. «Potrei dirgli di aspettarti a casa» propose.
«Forse è meglio che lo faccia io» disse Cédric, per poi lanciare una veloce occhiata in sala. Il suo sguardo si oscurò, non appena notò l'entrata del Marchese Caron.
«Una della mie soddisfazioni, sarà quella di vedere Caron, lontano da voi.»
Isabelle sgranò gli occhi. «Ma Caron è solo un ottimo amico e non rinuncerei alla sua compagnia» commentò lei.
Questo era tutto da vedere, pensò lui infastidito dalla sua simpatia per quell'uomo.
«Invece di pensare a queste sciocchezze, sarebbe bello se tu al nostro matrimonio portarsi qualcuno della tua famiglia» confidò Isabelle.
«Ma ci saranno infatti, principessa. Claude e qualche mio amico...»
«Non mi riferivo a loro, per quanto possano essere delle persone importanti» lo interruppe «Mi riferivo a loro.»
Cédric seguì lo sguardo della donna, notando Richard Duval con la moglie Julia e il Conte Vumont e sua cugina Crystal.
Fissò quest'ultima un po' di più, dal momento che l'aveva vista solo una volta, al castello del fratello, notando la somiglianza più ravvicinata a lui rispetto al cugino e, a giudicare da quanto aveva visto al loro unico incontro, anche caratterialmente doveva assomigliargli molto.
Distolse lo sguardo, rabbuiato in volto. «Non la considero la mia famiglia, Isabelle.»
«Ma perché dici così, non essere testardo e da un occasione a loro...»

«Ti pregherei di non insistere, Isabelle. Per quanto sia felice che tu sia riuscita a ricongiungerti con ciò che è rimasto della tua famiglia, nel mio caso è tutto molto diverso e complicato.» Il suo tono non ammetteva replica e Isabelle non parlò più, delusa per non essere riuscita nel suo intento di riunire la sua famiglia.
Cédric sospirò interiormente, notando il suo sguardo rammaricato, e cercò di rimediare. «Stai molto bene con questo vestito, Isabelle.»
Quest'ultima gli lanciò un'occhiata, sorridendo poco dopo. «Non ti è mai interessato cosa indossassi.»
«Questo non è vero» obbiettò lui. «Solo che mi piace di più cosa c'è sotto» ammise alla fine, scatenando una risata di gusto da parte di Isabelle.
«Ho scelto questo colore per una ragione particolare, per avvicinarmi ai tuoi occhi, sperando nella fortuna. Anche se non è completamente paragonabile alla bellezza che possiedono i tuoi occhi.»
«Oh, quindi mi stai dicendo che il resto non è granché?» Domandò lui, facendola ridere ancora una volta, prima che finisse la danza.
I due dovettero separarsi, giacché Isabelle aveva delle responsabilità non irrilevanti.
Nel frattempo Cédric fece il tutto e per tutto, affinché non incrociasse mai i Duval e i Vumont.
La coppia, purtroppo non ebbe modo di ballare o avvicinarsi ancora e Isabelle si sentiva assolutamente infastidita dalla cosa.
Averlo così vicino eppure non poterlo toccare e baciare.
Ma era consapevole che se volevano fare le cose per bene, per un buon risultato, era necessario fare dei sacrifici. Ne valeva del loro futuro felice.
Sorrise quando vide avvicinarsi il Marchese Caron, entusiasta quando la vide.
«Finalmente ho modo di parlarvi» mormorò, stringendole le mani. «Non resistevo più.»

Isabelle fissò stupita e divertita il suo entusiasmo. «Anch'io sono felice di vedervi, Marchese, ma non mi sembra che sia stato così lungo il nostro distacco, dall'ultimo ricevimento.»
L'altro le rivolse un sorriso dolce e... allo stesso tempo, parve a lei, un po' troppo intimo. «Penso sia naturale che l'assenza di qualche giorno può sembrare un'eternità nel nostro caso.»
Isabelle lo fissò più confusa che mai.
Un tintinnio risuonò in sala, attirando l'attenzione di tutti.
Isabelle vide suo padre al centro con il padrone di casa al suo fianco, il Marchese Lacroix.
«Miei signori e signore, il Conte Mureau ha un annuncio da fare e noi non vediamo l'ora di ascoltare» annunciò Lacroix, per poi dare la parola al Conte che con un sorriso soddisfatto diede un'occhiata generale a tutta la sala.
«Monsieur e Madam» iniziò «in un giorno di festa come questo, così vicini al natale dove il significato della famiglia non potrebbe essere più forte, mi ritrovo a dover gioire doppiamente.»
Isabelle non capiva la nascita di quel discorso, tuttavia non poté negare di cominciare a sentire l'ansia invaderla.
Cercò con lo sguardo Cédric, ma non riuscì a vederlo, tant'erano tutti concentrati in un punto ad ascoltare suo padre.
«Tutti sapete che siamo stati premiati da nostra figlia, che ci ha donato non poche gioie ed è per questo che ritorno sull'argomento famiglia, poiché la nostra sta per ingrandirsi.» Il conte cercò con gli occhi la figlia, notandola poco dopo vicina al Marchese.
«Mia figlia, Isabelle Mureau e il Marchese Caron convoleranno a nozze molto presto e noi non vediamo l'ora che ciò avvenga. Invito tutti a brindare alla nuova coppia!»
Tutti emisero in coro un augurio, applaudendo subito dopo.
Isabelle si sentì come se la sua anima fosse fuoriuscita dal suo corpo e stesse assistendo alla fine della sua favola.




Piccolo spazio a me!!

Ciao ragazzi!!!
Scusate l'assenza prolungata, ma gli impegni sono tanti e le cose da fare immense e vi spiegherò anche il perché! 
Parteciperò alla Fiera del libro di Milano!!! 
Sono molto emozionata essendo la mia prima volta e non vi nascondo che sono anche molto nervosa e agitata XD
Ma come sempre, mi faccio trasportare dall'agitazione, ma poi affronto ogni cosa XD
sarà una nuova esperienza, farò conoscere Crystal e David, Richard e Julia a molta altra gente e la cosa mi emoziona e spaventa allo stesso tempo. 
Ma adesso parliamo dei capitoli appena mandati!!!

Cosa ne pensate???
Tante nuove rivelazioni e verità messe alla luce!
Ma non c'è ancora pace per Cédric e Isabelle che, ancora una volta, si trovano ad affrontare nuove difficoltà. 

Cosa succederà???

Lo scoprirete nel prossimo capitolo.... che è già pronto! XD Ditemi se lo volete nei commenti, che come sempre sono apprezzati U.U 

Per ora è tutto!!!!
CIAOOOO RAGAZZIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!





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