Capitolo 15
Paul?
Colui che aveva già precedentemente conosciuto?
Isabelle fissò spaesata l'uomo di fronte a lei e Cédric dovette intuire le miriadi di domande che in quel momento invadevano la sua mente, poiché le lanciò un'occhiata di comprensione prima di sospingerla verso il suo salottino privato per poi accomodarsi sul divano. Isabelle non pensò nemmeno di coprirsi con una vestaglia, tant'era la trepidazione di sapere.
Nel notare l'irrigidità del corpo dell'uomo, ebbe un po' di timore. Se prima la rabbia l'aveva invasa, adesso era riuscito a superare quella barriera con quell'ultima affermazione, oltre al fatto che si fosse arrampicato dalla finestra della sua stanza per parlarle. Gesto che, anche se rischioso e pericoloso, le aveva fatto un immenso piacere. Si sentì in imbarazzo a pensare che effettivamente, anche se furiosa, aveva pensato a lui come un cavaliere che cercava di raggiungere la sua amata. Doveva proprio smettere di leggere quei libri!
«Paul è stato il principio della mia carriera da bandito.»
La voce di Cédric interruppe i suoi pensieri, portandola a voltarsi verso di lui, che continuava a mantenere una posizione rigida, con gli avambracci poggiati sulle ginocchia.
«E' un uomo carismatico, capace di convincerti che ogni cosa che sia nata da lui sia perfetta. E' stato facile per lui manipolare un ragazzino come me, soprattutto dopo la morte di mia madre.»
Isabelle ascoltava ogni singola parola, percependo che niente di piacevole sarebbe uscito dalle sue labbra, di quella storia.
«Paul e mia madre si conoscevano già, ma non ho mai saputo che rapporti in realtà mantenessero. Dato il loro giro però, posso immaginarlo.» Il suo commento non era aspro o in qualche modo rammaricato del fatto che forse i due avessero potuto avere degli incontri di tipo fisici. Cédric aveva sempre saputo in fondo, il mestiere della madre, ma nonostante ciò l'aveva sempre rispettata come donna e madre e Isabelle l'aveva sempre percepito anche nelle sue parole quando gli capitava di parlarne.
«Mia madre cominciò a stare poco bene, a non riuscire a reggersi in piedi. Cercai anch'io di aiutarla economicamente ma, per quanto potessi lavorare ero un ragazzino a cui non avrebbero dato altro se non qualche spicciolo e le medicine costavano molto.» Cédric ricordava perfettamente il senso d'impotenza provata nel vedere la madre spegnersi lentamente e essere consapevole di non poter fare nulla per darle un minimo di sollievo. «Per quanto mia madre avesse messo dei risparmi da parte, le medicine prosciugarono ogni centesimo. Non potei neanche vendere la pietra che quel bastardo mi aveva dato l'unica volta che mi vide» mormorò con rancore, toccando istintivamente l'orecchino che luccicò al movimento.
Isabelle ascoltava in silenzio, presa da quella storia angosciante, potendo solo immaginare il dolore provato e fu in quel caso che si sentì per una volta di ringraziare la sua memoria che le permetteva di non ricordare coloro che forse l'avevano amata e magari ricambiato da lei.
«Perché non ti permise di venderlo?» Chiese esitante.
Cédric chiuse gli occhi emettendo un profondo respiro. «Sperava, in cuor suo, in un ricongiungimento con quell'uomo, un giorno. Che lui ci ripensasse e tornasse a riprendermi, consapevole che lei non sarebbe sopravissuta abbastanza per proteggermi e se avessi venduto la pietra lui ne avrebbe sofferto...» Cédric s'interruppe, troppo furioso e addolorato per continuare, mettendo le mani unite sulla fronte. Ricordava perfettamente il sorriso di speranza della madre, speranza che un giorno l'uomo rinsavisse e tornasse sui suoi passi. Speranza vana.
«Non sono riuscito a venderlo dato il suo sguardo che mi implorava di non farlo. Per me non valeva niente, ma per lei era qualcosa di prezioso, più prezioso del suo valore monetario...» ebbe la gola stretta nel ricordare, non potendo fare niente. Non potendole dare nessun tipo di sollievo, consapevole che quell'uomo non avrebbe mai cambiato idea.
Sussultò interiormente, quando sentì la mano calda di Isabelle sulle sue, congiunte strettamente. Il suo calore servì a dargli il sostegno necessario. Nonostante l'avesse ferita, continuava a dargli il suo appoggio incondizionatamente. Prese la sua mano, stringendola con le sue, e traendone la forza per continuare a raccontare.
«Cominciai a rubare. Alimenti, medicine, ogni cosa servisse per aiutare mia madre a guarire e darle sollievo.» Sorrise ricordando i suoi modi maldestri e imbranati, con l'ansia che sembrava far scoppiare il suo cuore per la forza in cui batteva .
«Ovviamente i miei maldestri furti non potevano durare a lungo e un giorno, mentre rubavo le medicine di mia madre, fui beccato e fermato. Ricordo ancora la paura che avevo nel timore di venir arrestato.»
Cédric teneva ancora stretta la mano di Isabelle, accarezzandola con il pollice in modo autonomo e Isabelle si chiese se l'avesse notato.
«Deduco che non l'abbiano fatto» mormorò lei, conferma data da Cédric che annuì. «Intervenne Paul. Lui pagò le mie medicine e così con i suoi modi di persuasione riuscì a convincere il commerciante a lasciarmi andare. Gli fui molto grato per quel gesto, credendo ingenuamente che il suo fosse stato un gesto altruista data l'amicizia con mia madre» sorrise amaramente, dandosi ancora dello sciocco ingenuo, per averlo anche solo per poco pensato.
«Ovviamente era solo un favore che avrei dovuto pagare a tempo debito. Tempo che non richiese molto dal momento che mia madre, pochi mesi dopo, morì.»
«Mi dispiace tantissimo Cédric.» l'uomo non ebbe dubbi del suo dispiacere e le baciò la mano per rassicurarla che stesse bene. Il dolore era meno intenso, gli anni avevano attenuato la sensazione di perdita e di senso di colpa provato allora.
«Paul intervenne anche allora, aiutandomi con la sepoltura e prendendomi con sé. Imparai tutto ciò che sapeva, cioè niente di buono» scherzò, ridendo suo malgrado. «Infondo Paul conosceva solo quella vita e essendo anch'io nato in circostanze poco normali, non potevo aspettarmi di meglio. Imparai ad arrampicarmi a scassinare porte e varie serrature e ovviamente a rubare.» Il suo sguardo divenne serio improvvisante, nel pensare alla fase successiva del suo addestramento, come era solito nominarlo Paul. «Passarono i mesi e Paul decise che fosse arrivato il momento per me di alzare la posta in gioco.»
Isabelle lo fissò perplessa, non comprendendo. «Cioè?»
«Uccidere» la parola uscì con difficoltà, immaginando quali pensieri stessero passando in testa alla donna, ma se doveva essere del tutto sincero era giusto dirle la verità.
Lei non commentò, anche se s'irrigidì sul posto.
«Doveva essere la solita truffa ma divenne un omicidio... e l'assassino ero io.» La donna trasalì e Cédric la vide sgranare gli occhi, sconvolta.
«Ma Cédric, se stavi con quell'uomo dopo la morte di tua madre, vuol dire che tu avevi circa...»
«Dodici anni e, se vuoi sapere con esattezza, nessuno mi ha costretto ad ucciderlo.» Non ebbe il coraggio di guardarla, sapendo bene di essere arrivato al momento in cui si sarebbe deciso tutto. Le raccontò ogni dettaglio di quella notte, di come avesse ingannato l'uomo affinché Paul potesse derubarlo e di come poi fosse finito a sparargli.
«Mi resi conto di ciò che avevo fatto troppo tardi. Consapevole in un certo senso di aver lasciato che Paul mi manipolasse a suo piacere per troppo tempo, tanto da non rendermi conto di cosa fosse giusto e sbagliato. Ma la verità era un'altra...»
Aveva lasciato la mano di Isabelle, che rimise sulle sue ginocchia, e lui ricominciò a sentire freddo senza il suo calore e la sofficità di quella mano.
«Quella cicatrice... te la fece lui?» Mormorò lei, guardandolo sotto la luce della luna.
Istintivamente lui mise una mano sulla guancia segnata, seguendo tutto il percorso del taglio.
«Quando ti lasciai andare, venni beccato dall'omone che ci inseguiva» sentì Isabelle gemere, nel ricordare quel tipo. «mi riportò indietro e, ovviamente, Paul non apprezzò per niente il mio intervento.» Alzò le spalle come se non fosse niente d'importante. «Mi ha rimesso al mio posto, ricordandomi chi ero e da chi fossi stato abbandonato, lasciandomi un ricordo per non dimenticare» disse riferendosi alla cicatrice.
Isabelle ascoltava a occhi sgranati. «Aspetta, questo vuol dire che colui che mi rapì quel giorno... mi portò da quel Paul?» Al cenno d'assenso dell'altro, sentì le mani tremare nel ricordare quell'individuo che fin'ora era stato solo un nome. Adesso ogni cosa aveva senso e cominciava ad avere un'idea più chiara del suo racconto. Pensava a cosa gli era successo, mentre lei ne era rimasta del tutto allo scuro, credendo egoisticamente che si fosse dimenticata di lei e della loro promessa. «Cédric, mi dispiace così tanto. Se avessi saputo cosa ti sarebbe successo, e soprattutto con chi, non avrei mai permesso che tu andassi via quella notte..»
«Tu non hai niente di cui dispiacerti» la interruppe lui con decisone. «Ero consapevole di tutto. Avevo già programmato di andare via, in un modo o nell'altro, ma dovevo trovare il modo giusto per farlo e quel che è successo a te è stata la goccia che mi ha portato a fuggire subito dopo.» Dopo aver detto ciò, affinché non si sentisse in colpa, continuò.
«Ho pensato che non appena fossi scappato dalle sue grinfie, avrei scelto io il destino della mia vita, infatti fu così, ma ben diverso da come immaginassi.»
Stava denudando del tutto la sua anima, non stava lasciando alcuna barriera di difesa. Solo per lei, affinché non ci fossero più segreti tra loro, ma consapevole che ciò avrebbe potuto andargli conto.
«La fame e il freddo andavano contro i miei principi, portandomi ancora una volta a rubare. Avevo scelto di scappare da lui e le sue manipolazioni ma non avevo fatto i conti con la dura realtà. Non avevo una famiglia, non avevo soldi, nulla. Solo i ricordi e la pietra zaffiro.»
«Che continuasti a tenere» lo interruppe lei.
Cédric annuì, stringendo le labbra. «So che è difficile da comprendere, ma nonostante la fame non avrei mai potuto venderla, perché...»
«Per non dimenticare... capisco cosa intendi.»
Cédric annuì ancora una volta, sì lei poteva comprendere.
«Questo mi portò ad odiare ancor di più la nobiltà e le loro ricchezze, data la tanta gente priva anche del minimo indispensabile per sopravvivere. Ecco perché decisi di diventare un bandito, affinché potessi aiutare coloro che ne avevano più bisogno. Ammetto però, di essermi più volte divertito a derubarli e umiliarli» confessò a denti stretti. «Ma, fare ciò mi portò anche a crearmi una certa popolarità tra i malfattori.»
«Che vuol dire?» Chiese Isabelle, non comprendendo.
«Dopo aver lasciato Paul, non lo rividi più. Ho scoperto in seguito che fu ricercato dalle guardie per...» Cédric si fermò, non sapendo quanto fosse il caso di essere esplicito nel raccontare. «...diverse cose molto gravi. Paul scappò via dalla Francia e per anni non ebbi più informazioni su di lui.»L'uomo riflettè attentamente prima di dire il seguito. «Ho il sospetto che sia tornato Isabelle e che voglia qualcosa da me.»
Quest'ultima sgranò gli occhi, sorpresa e spaventata alla sola idea. «Cosa potrebbe volere da te, dopo tutti questi anni?»
«Avermi di nuovo nella sua cerchia. Conoscendolo, il suo orgoglio non avrà sopportato il fatto che sia comunque sopravissuto senza di lui, con degli ottimi risultati» strinse gli occhi, riflettendo. «Non so come, ha scoperto la mia identità di bandito e ciò mette in pericolo non solo chi collabora con me, ma anche tutto ciò che ho realizzato grazie al travestimento, compreso l'orfanotrofio.»
«Cosa c'entra quest'ultimo?» Domandò lei, sconvolta.
«L'orfanotrofio è nato anche grazie a ciò che derubavo ai nobili, occupandomi sopratutto di coloro che avevano contribuito a rendermi la vita impossibile per realizzare l'orfanotrofio.»
L'ultima frase la lasciò stupita, ricollegando l'aggressione al padre, ma comprese che non era il momento di parlarne. Si ripromise di ricordarsene e riprendere quell'appunto con Cédric.
«Se le autorità scoprissero che il bandito e l'orfanotrofio sono collegati, chiuderebbero tutto e tutti quei bambini sarebbero alla merce di Paul.»
Isabelle tremò, terrorizzata solo all'idea. «Robin, Dorian e tutti gli altri...»
L'altro annuì, tetro in viso. «Ho il sospetto che dietro alla scomparsa dei bambini ci sia di mezzo lui, anzi ne sono più che sicuro. E' anche per questo che mi serve il travestimento da bandito per indagare più affondo sulla faccenda.»
Isabelle comprendeva molto bene le intenzioni dell'uomo e cominciava a temere per la sua incolumità.
«Posso chiederti un'ultima cosa?» Disse lei, avendo l'assenso di Cédric.
«Oltre ad indagare su Paul, continui a fermare carrozze e rubare dentro case di alcuni della nobiltà. Perché continuare a farlo, nonostante non ne hai alcun bisogno ormai? Hai detto che il Bandito è nato per aiutare coloro che più ne avevano bisogno, oltre che per te stesso, ma col tuo denaro potresti benissimo farlo.»
Quest'ultimo nel frattempo si era accigliato nell'ascoltarla e nel pensare alla gente che più detestava, non aveva mai nascosto diversamente. «Ammetto di aver con gli anni cercato di farmi un po' giustizia da solo, i sentimenti spiacevoli mi hanno accecato. La loro arroganza e la loro mancanza di pietà, verso i più indifesi, mi resero ancora più rancoroso nei loro confronti. Odiavo ancor di più l'uomo che mi aveva messo al mondo per poi gettarmi come escremento, perché ero un bastardo e quindi un disonore per una famiglia prestigiosa come i Duval.» I suo tratti s'irrigidirono, nel riferirsi al padre, rivivendo con la mente la prima volta che lo vide.
«Non ebbe pietà neanche vedendo la donna che aveva partorito suo figlio e di quest'ultimo, gettandoci via come pezzi di mobilia. Ma ben presto scoprii che l'uomo teneva molti più scheletri di quanto non credessi.» Quando venne a sapere le sue meschinità ne era rimasto sconvolto, ma non solo...
«Sarò sincero Isabelle, quando scoprii della sua morte e successivamente delle sue crudeltà, provai... un senso di contentezza» ebbe il respiro corto rendendosi conto di star per dire una cosa orribile. «Il suo nome, quello che così tanto aveva cercato di proteggere, alla fine era stato macchiato da lui stesso e in cuor mio ho gioito... non ho sofferto minimamente per la sua morte...»
«Cédric» la voce di Isabelle lo riportò alla realtà e non appena sentì la sua mano calda sulla guancia, comprese sconvolto, che una lacrima era scesa dai suoi occhi.
«Cosa, perché...» avvertì la gola improvvisamente diventare stretta sotto lo sguardo dolce di Isabelle, sentendo il respiro mozzargli.
Isabelle gli prese la testa tra le mani, portandolo a poggiarsi sul suo grembo. «Va tutto bene» gli sussurrò lei, accarezzandogli lentamente i capelli.
Quelle parole furono l'ultima goccia e Cédric si ritrovò a cingerla per la vita e stringerla a sé, stringendo i denti mentre calde lacrime si versarono sulla sua pelle.
Per il bambino di allora, per l'affetto venuto meno del padre. Per quel vuoto nel suo petto che non si sarebbe mai più riempito. Per ciò che gli era e che gli sarebbe sempre mancato...
Isabelle aspettò in silenzio, sentendo il cuore sofferente per lui. L'amore era anche quello, comprese, il dolore dell'altro era anche il suo. Non aveva importanza ciò che non condivideva del suo passato, lo amava per quello che era e, si rese conto, voleva dargli tutto il suo supporto.
Cédric lasciò la presa su di lei, alzò il busto fino a incrociare il suo sguardo. Isabelle gli rivolse un sorriso dolce, accarezzando il suo viso. «Anche se tu non mi crederai, adoro questa parte di te. Ti rende più un essere umano comune, con le sue debolezze.»
L'altro sbuffò, rivolgendole un piccolo sorriso. «Sono molto più umano di quanto non credi, ne hai avuto la dimostrazione.»
Anche Isabelle rise, per poi sorprenderlo con un bacio leggero sulle labbra. «Ti amo anche per questo.» L'aveva detto, adesso anche lei non aveva più barriere di difesa, esattamente come lui.
Cédric, dopo un primo momento di sorpresa, la strinse a sé d'impulso.
Isabelle aveva desiderato fin dall'inizio di essere stretta a lui, di sentire il suo calore e di averlo ancora di più, ma prima «Cédric, i tuoi sentimenti...» ebbe un attimo di esitazione e si diede dell'idiota per ciò, ma aveva paura della risposta.
L'uomo la staccò da sé, fissandola dritto negli occhi e Isabelle sentì le mani tremare. «Credo che scavalcare un muro per raggiungere due piani della tua stanza debbano essere una risposta sufficiente, non credi? O se preferisci, il fatto che sia andato a quello stupido ricevimento con quei damerini...»
«Smettila, stupido, sono seria» lo rimproverò lei ridendo suo malgrado, colpendolo sul petto. Cèdric prese la mano prima che potesse arrivarci, fissandola questa volta con uno sguardo profondo, che la disorientò. «Credo di averti amato nel momento stesso in cui hai affrontato quel bandito nei giardini, colpendolo così forte da spostargli la maschera. A proposito, credo di avere ancora un livido...»
Cédric dovette interrompersi allorché Isabelle gli si gettò al collo con un piccolo grido, baciandolo sulle labbra appassionatamente, per la gioia dell'uomo che affondò le mani nella sua capigliatura dorata.Il tempo delle chiacchiere era terminato, per ora. In quel momento avevano solo bisogno di amarsi e di sentire i loro cuori battere vicini, avendo la sensazione di essere una cosa sola.
Cédric la prese in braccio, portandola verso il letto, cosa complicata giacché la donna non mollava le sue labbra.
«Principessa... per quanto le tue labbra siano deliziose... non riuscirò mai raggiungere la destinazione incolumi» mormorò lui, tra un bacio e l'altro.
«Cosa... ooh» esclamò lei, quando Cédric, inciampò sul tappeto, riuscendo fortunatamente a cadere sul morbido del letto.
Isabelle rise di gusto mentre l'altro la fissava con un sopracciglio inarcato. Ma la sua risata si mozzò con un gemito allorché lui cominciò a tempestarle il petto di baci, leccando alcuni punti sensibili come l'incavo del collo. «Pagherai questa tua prorompenza» l'avvisò lui con finta minaccia, cominciando a denudarla.
Isabelle non rise più, tremante di desiderio nel sentire le sue labbra sui suoi seni, mentre anche lei cominciava a togliergli la giacca. Quest'ultimo la tolse velocemente, concentrandosi di nuovo sulle due spere, gustando la loro dolcezza e quella dei suoni emessi dalla donna.
In poco tempo furono entrambi nudi, impazienti di sentire la pelle dell'altro, come se non avessero aspettato altro.
Per Isabelle era così comprese, mentre cingeva il corpo dell'uomo. Era nella residenza dei suoi genitori e stava facendo qualcosa di assolutamente sconveniente e se i suoi genitori avessero solo immaginato, sarebbe stato uno scandalo.
Cédric scese verso l'addome leccando la parte sensibile dell'ombelico, facendola inarcare per il brivido provato e il calore che sentiva in mezzo alle sue gambe,desiderava avere di più.
No, non le importava dello scandalo, comprese.
Nonostante tutto, nonostante lei lo avesse allontanato credendolo un farabutto, lui aveva perseverato, anche andando incontro a delle ripercussioni, le aveva detto tutta la verità, si era confidato con lei rivelando segreti più intimi di se stesso. Perché l'amava!
Cédric le aprì le gambe con un ginocchio, facendosi strada dentro di lei, anche lui impaziente quanto lei di diventare un tutt'uno.
Non appena entrò in lei del tutto un piacere intenso la invase, divenendolo sempre di più a ogni suo movimento. L'uomo avvicinò la fronte umida con la sua, incrociando il suo sguardo pieno di desiderio e... di amore.
Isabelle gli accarezzò il viso, fissandolo con occhi che brillavano per la felicità. «Ti amo» sussurrò lei, ansante «Niente, né la società né il passato potrà cambiare ciò.»
Cédric, a quelle parole, la baciò assaporando ogni suo gemito di piacere. «Farò l'impossibile perché sia così. Ti amo Isabelle» ansimò alla fine lui, prendendole di nuovo le labbra, fermando così qualsiasi tipo di conversazione e lasciando che il piacere del momento diventasse sovrano. Quella notte sentirono i loro cuori battere all'unione.
Quella notte i due ebbero modo di parlare ancora e ancora, facendo anche l'amore, dandosi calore a vicenda prima dell'alba.
«Posso uscire dalla finestra così come sono entrato» ricordò Cédric alla donna che in quel momento lo tirava per mano verso il corridoio.
«Neanche per sogno» si oppose con fermezza Isabelle, guardandosi intorno, prima di scendere le scale, tenendo ancora ben stretta la mano dell'uomo. «Non voglio che tu rischia di romperti l'osso del collo, sopratutto dopo che mi hai detto finalmente di amarmi.»
«Continui a dirmelo, ma io non riesco proprio a rammentarlo, principessa» scherzò lui, con finto tono serio, ridendo nel notare l'occhiataccia della donna.
Quest'ultima venne colta alla sprovvista quando l'uomo la tirò indietro con la stessa mano che stringeva la sua, avvicinandola a lui e premendo le labbra con le sue.
Isabelle fu immediatamente tentata di stringersi a lui e sentire le sue mani sul corpo, ma poi rammentando dove fossero si scostò in fretta. «Sei davvero un furfante! Non possiamo perdere altro tempo» lo rimproverò.
«Questo non è perdere tempo» si oppose lui, offeso. «Questo è fare conoscenza con quella che sarà la mia futura fidanzata ufficiale.»
Isabelle riusciva a stento crederci. Quella notte era stata rivelatrice e piena di sorprese, sotto tutti i punti di vista.
Cédric, dopo aver fatto l'amore, si era mosso a disagio fissando lei e poi il tetto. Isabelle, avendo notato la sua irrequietudine gli si era avvicinata un po' assonnata. «Tutto bene?»
L'altro l'aveva fissata per l'ennesima volta, per poi accigliarsi e alzarsi di busto sul letto, scuotendo i capelli neri. «Diavolo...»
Isabelle alzò gli occhi al cielo, rinunciando a correggere il suo linguaggio, preoccupandosi invece del suo malessere. «Direi che questa notte ci siamo detti tutto ciò che potevamo, quindi parla senza sentirti in imbarazzo o giudicato.»
«Facile a dirsi» mormorò l'altro, rifiutandosi di incrociare il suo sguardo, poggiando un braccio sul ginocchio con un sospiro.
Isabelle a quel punto fu del tutto sveglia e si avvicinò a lui, prendendogli il viso tra le mani, comprendendo che fosse uno dei modi più semplici e veloci per ottenere la sua attenzione. «Cosa ti preoccupa?»
«Se ti dicessi qualcosa che potrebbe farmi, irrevocabilmente, odiare da tuo padre...»
Isabelle sgranò gli occhi, non ascoltandolo più e interrompendolo. «Hai per caso intenzione di fare un altro agguato a mio padre?»
Cédric lo fissò allibito. «Cosa?»
«O per caso dirgli che tu sei il bandito che l'ha derubato?»
«Diavolo, no!» negò ancora una volta lui «Ci tengo alla mia vita... e ci tengo a te» mormorò con difficoltà.
Isabelle frenò la sua fantasia a quell'ultima affermazione, rimanendo comunque confusa.
Cédric comprendendo, le prese le mani tra le sue guardandole per qualche secondo, prima d'incrociare il suo sguardo volontariamente. «Anche se sono un uomo con un passato discutibile, non sono un gentiluomo, né un nobile come il tuo amico Marchese.»
Isabelle ascoltava del tutto persa, non riuscendo a comprendere dove volesse arrivare.
«Ma sono ricco abbastanza e non avrei alcuna difficoltà... »
«Cédric scusami ma non riesco proprio a seguirti» lo fermò lei.
L'altro si accigliò mettendo una mano sul viso, infastidito dal fatto di non riuscire a comunicare ciò che sentiva. «Isabelle... vorrei sposarti» mormorò alla fine.
Isabelle rimase per qualche secondo ferma sul posto, incredula a quella proposta, e Cédric interpretò negativamente. «Sono consapevole che non era una cosa pianificata, è una sorpresa anche per me. Ci ho pensato tutta la notte» notando l'assenza di espressione e comunicazione della donna, l'uomo si sentì più a disagio. «Isabelle ti ho tolto la verginità, qualcosa di prezioso che dovevi donare solo ed esclusivamente a tuo marito e io egoisticamente l'ho presa, infischiandomene.»
Quelle ultime parole servirono a far sbloccare la donna, che lo fissò preoccupata. «E tu vuoi sposarmi solo per questo?»
L'altro sospirò, afferrandola per le braccia e tirandola a sé. Isabelle non resistette,anche se rimase un po' fredda tra le sue braccia, aspettando impazientemente le sue parole.
«Principessa sai essere anche più sciocca di me quando si parla di questo, non è vero?» Le mormorò tra i capelli. «E' ovvio che se te lo chiedo è perché ti amo e... desidero davvero stare con te per sempre.»
Isabelle sentì il cuore batterle all'impazzata. Cédric l'amava e voleva sposarla!
Fin'ora l'idea di un futuro con lui era stata soltanto un'illusione, una dolce fantasia. Ma adesso poteva essere reale!
I suoi genitori non avrebbero per niente gradito una scelta del genere, considerando ciò che le aveva detto la madre l'ultima volta sul conto di Cédric. Ma sperava di convincerli non appena avrebbero saputo le intenzioni onorevoli di Cédric e l'amore che entrambi provavano.
Improvvisamente aveva voglia di ridere di gioia. Come si poteva essere tristi come se non si riuscisse a trovare un motivo per gioire e il giorno dopo sorridere e essere felici tanto da toccare il cielo?
Semplice, pensò Isabelle, perché quando si ama qualcuno puoi vivere emozioni altalenanti in continuazione.
«Cos'hai da ridere?» chiese sospettoso colui che invadeva i suoi pensieri.
Isabelle non voleva rattristare il momento, parlando dei suoi dubbi sui genitori, perciò pensò a qualcos'altro da dire. «Oh, nulla d'importante. Pensavo solo a come sembrassi un principe, quando hai scavalcato le mura per raggiungere la mia terrazza.»
Isabelle rise di gusto, sotto lo sguardo disgustato di Cédric a quel paragone, per poi vendicarsi assalendole le labbra. «Mhh Cèdric... aspetta» cercò di fermarlo imbarazzata, sentendo la sua mano inoltrarsi sulle sue gambe. «L'abbiamo appena... e poi dovremmo riposare un po'...mmh...Cèdric!»
Al ricordo, Isabelle sentiva le gambe tremare, avendo a malapena chiuso occhio. Ma si sentiva felice.
Nessuna stanchezza fisica poteva comparare con l'energia che le aveva dato l'amore.
«Una cosa per volta, mio drago» lo nominò, datò che a detta sua preferiva di gran lunga essere paragonato a quest'ultimo che a un principe.
«Sarà già un duro colpo dirgli tutto ciò che gli ho nascosto, sulle mie ricerche sul passato. Annunciare che desidero sposarmi con un uomo dalla dubbia reputazione sarebbe il colpo finale per ucciderli.»
L'altro sorrise mentre continuavano a percorrere la strada verso la cucina. «Non li ucciderai ma comunque non credo la prenderanno molto bene. Non vedo l'ora di vedere le orecchie di tuo padre diventare rosse come l'ultima volta quando ero travestito da bandito... ah!» esclamò tra il sorpreso e dolorante per lo schiaffo ricevuto sul braccio dalla donna che, sentendolo così divertito, la fece infastidire. «Da quando sei diventata così violenta?»
«Non ti ho ancora perdonato per ciò che hai fatto a mio padre» lo ignorò lei, voltandosi e lasciando la sua mano nel proseguire. «Sto ancora aspettando il momento in cui mi spiegherai dettagliatamente del perché hai scelto mio padre per le tue attività.»
Cédric camminò dietro di lei, senza aggiungere nient'altro, consapevole che non era ancora adatto parlarne. Anche se le aveva promesso di dirle tutta la verità, quell'informazione l'avrebbe ferita nel profondo e quella notte avevano detto abbastanza.
Raggiunsero ben presto la cucina e fortunatamente era deserta. Isabelle si diresse velocemente verso la porta della servitù, aprendola. «Bene, via libera.» Si voltò verso di lui, notando con sgomento, che stava perlustrando in un barattolo sul tavolo. «Ma cosa stai facendo?»
Cédric uscì le mani dal barattolo con uno sguardo vittorioso, con in mano alcuni biscotti preparati il giorno prima dal cuoco. «Ho fame» disse solamente, mettendo il primo biscotto in bocca.
Isabelle dimenticò la fretta e la discrezione, spuntò dalle sue labbra un piccolo sorriso che divenne una risata fragorosa. «Sei davvero unico Cédric.»
L'altro le si avvicinò con uno sguardo soddisfatto e furbesco. «Meglio così» pronunciò avvicinandosi. Il suo sguardo divenne improvvisamente serio. «Sono sincero sulle mie intenzioni, Isabelle.»
Quest'ultima lo fissò, stupita del cambiamento repentino. «Non ne dubito» mormorò.
Sembrò bastare quella singola frase per sentirsi meglio, giacché si avvicinò a lei e poggiò la fronte con la sua. «Farò l'impossibile affinché non ti succeda niente Isabelle. Ti prometto che Paul non influirà minimamente sulla tua vita.»
Ecco spiegato da dove provenisse quel malessere, comprese lei lanciandogli un'occhiata dolce, avvicinando la mano alla sua cicatrice e accarezzandola con il pollice. «Vorrei che non influisse neanche nella tua.»
L'uomo la guardò intensamente, prendendo poi la sua mano e baciandola. «Presto. Presto non farà più parte della mia vita. Ho solo bisogno di tempo per scoprire...»
«Lo so» lo interruppe lei, ben consapevole dei motivi più che giustificati dell'uomo. Se c'era qualcuno invischiato con la scomparsa di quei bambini, quello era Paul.
«Vorrei solo che avessi degli aiuti in più, magari parlando con le guardie.»
«Negativo» la fermò lui con voce improvvisante fredda. «Riuscirebbero a malapena a prendere un ladro da strapazzo, figuriamoci un tipo come Paul.»
L'altra lo fissò infastidita, data la sua opinione pessima della giustizia. «Come fai a dire una cosa del genere con tanta sicurezza?»
Cédric fece un gesto verso di lui. «Sono qui con te, no? Credi che le guardie non hanno cercato più volte di arrestarmi, fallendo miseramente aggiungerei» commentò con soddisfazione.
Isabelle stava per ribattere, ma dei rumori improvvisi bloccarono entrambi. «Deve essere qualcuno della servitù!» Si agitò immediatamente Isabelle, spingendo l'uomo fuori. «Vai via...» venne afferrata per le braccia da lui, esigendo un ultimo bacio possessivo.
Isabelle lo accettò ma solo per qualche secondo, troppo agitata per goderselo.
«Adesso vai.»
«Incontriamoci al parco, per finire ciò che abbiamo iniziato sul tuo passato.» Le propose, frenandola.
«Credo sia arrivato il momento di conoscere la persona che ha architettato tutto.»
Isabelle rimase ferma per un istante, ma sentendo i passi avvicinarsi dovette rispondere in fretta, consapevole che l'uomo non sarebbe andato via fino a che non avrebbe risposto. «Va bene, va bene. Ci vedremo al paco nel pomeriggio, ma ora và!»
L'altro annuì, rubandole un ultimo bacio, prima di uscire. «Sta tranquilla,il drago torna sempre ad infastidire la sua principessa» volle rassicurarla, prima di andare velocemente via.
«Sei incorreggibile» mormorò lei anche se Cédric non poteva più sentirla. Ciò nonostante un sorriso dolce spuntò sulle sue labbra, mentre chiudeva la porta.
Emise un piccolo urlo quando vide una presenza di fronte all'entrata della cucina. «Alice!»
«Scusate mademoiselle, mi sono appena svegliata e stavo per preparare l'occorrente per i vostri bisogni» le spiegò con calma «se posso chiedere, cosa fate voi qui? Avete bisogno di qualcosa?»
Isabelle chiuse gli occhi per un attimo, felice che la domestica non si fosse accorta di nulla. «Ecco» si guardò intorno, cercando un'ispirazione qualsiasi per spiegare la sua presenza, quando l'occhio le cadde sul barattolo dove prima Cédric aveva preso i biscotti. «Avevo un po' di fame e quindi stavo cercando qualcosa da mangiare» disse innocentemente, aprendo il barattolo, trovandolo vuoto.
La domestica fissò l'interno del barattolo meravigliata. «Qualcuno deve averli mangiati l'altra sera, ce n'erano un quarto del barattolo. Il cuoco si sveglierà tra poco e gli dirò di farne altri, Contessina.»
Accidenti Cédric, razza d'ingordo, pensò Isabelle per poi voltarsi verso la donna alzando le spalle con non curanza. «Poco importa, aspetterò.» Il suo sguardo divenne pensieroso mentre un'idea cominciava a formarsi nella sua testa. Alice sapeva già molto sulla sua faccenda quindi poteva aiutarla per quel pomeriggio. «Alice, avrei bisogno del tuo aiuto.»
«In Biblioteca?» La Contessa fissò stupita sua figlia, già in abito pomeridiano insieme alla sua cameriera, seduta sulla sua poltroncina nel salottino privato. «Abbiamo una libreria ben fornita mi sembra.»
Isabelle alzò le spalle con un sorriso. «Lo so, ma io ho già letto quasi tutte le storie che più mi appassionano e il resto sono libri di storia e di altro genere.»
La madre la fissò per qualche secondo, per poi sospirare spazientita. «Sai bene che non gradisca molto il fatto che tu legga quel genere di libri romantici. Ma...» ci pensò per qualche secondo «dato che da stamattina ti vedo mangiare con gusto e sembri star meglio, non me la sento di proibirtelo. Vai pure» acconsentì alla fine, sotto lo sguardo felice della figlia. «Vi ringrazio madre» disse sorridendo Isabelle, ma mantenendo sempre una certa compostezza di fronte alla donna.
«Isabelle»
Stava già per uscire, ma non appena sentì il richiamo della madre si fermò sulla soglia. «Sì?»
La Contessa sembrava avere uno sguardo molto serio, tanto che Isabelle la fissò perplessa.
Ma sembrò ripensarci giacché la donna distolse lo sguardo concentrandosi di nuovo sulla sua corrispondenza. «No, niente cara, vai pure.»
La Contessa aspettò che la figlia uscisse, prima di rompere la sua compostezza e gettare le lettere che non aveva per niente letto , sul tavolo di fronte a lei. «Sto facendo la cosa giusta» mormorò, mettendo una mano sulla fronte sentendo un principio di emicrania.
Raggiunsero ben presto l'entrata del parco ancora fortunatamente deserta dato che era ancora presto per le passeggiate di molti nobili. Incrociò quasi subito lo sguardo di Cédric, vicino ai cancelli,che le rivolse un discreto sorriso non appena la vide.
Il cuore di Isabelle cominciò a battere forte per l'emozione di vederlo, anche se erano passate solo poche ore, le era mancato.
«Contessina, forse sarò un po' indiscreta» pronunciò improvvisamente Alice «ma il vostro sguardo è inequivocabile.»
Isabelle arrossì voltandosi verso la domestica, beccata. «Cosa intendi Alice, non... non essere impudente» mormorò con difficoltà, ma notando lo sguardo comprensivo dell'altra fece un sospiro rassegnato. «E' così evidente?»
«I vostri occhi brillano come non lo facevano da giorni, quindi sì forse un po'. Ma sappiate che faccio il tifo per voi Contessina» volle incoraggiarla la donna, cosa che rese molto felice Isabelle. Una alleata in più, in quella particolare situazione, era più che accetta.
Non appena raggiunsero l'uomo, si accordarono con la domestica affinché rimanesse al parco mentre la coppia raggiungeva la destinazione con una carrozza che poco prima Cédric aveva prenotato.
E così, Isabelle e Cédric, partirono verso la loro destinazione. La donna non riusciva a rilassarsi, in preda alla agitazione. Era davvero finito tutto? Finalmente avrebbe scoperto la verità?
Sentì la mano calda dell'uomo posarsi sulla sua, riportandola alla realtà. «Sei nervosa?»
Isabelle non seppe cosa rispondere e fissò Cédric in cerca d'aiuto. «Ho aspettato questo momento da così tanto tempo, ma dopo quella visione...»
«Hai paura di scoprire una verità scomoda» intuì lui.
Isabelle rimase in silenzio, senza emettere suono.
Sgranò gli occhi quando sentì le braccia dell'uomo stringerla e avvicinarla a lui, avvicinando la testa al suo petto. «Qualunque cosa sentiremo da quella persona, l'affronteremo insieme» le mormorò tra i capelli.
Isabelle si rassicurò, annuendo e sentendosi dopo tanto tempo protetta e coccolata.
Raggiunsero la destinazione presto, trovandosi in una zona della città meno raffinata, da dove stava la residenza della donna, ma molto meglio di quel luogo malfamato dell'ultima volta.
Cèdric l'aiutò a scendere e entrambi si guardarono intorno con discrezione. «La casa dovrebbe essere qui vicino» disse lui, guidandola verso le varie case.
«E' incredibile che Robin abbia fatto tutta questa strada per capire chi fosse» mormorò la donna ancora sorpresa pensandoci. Non era così lontano dal centro, ma comunque una bella camminata senza la carrozza.
«Bè, ha già dimostrato di essere un ragazzo in gamba no?» Cèdric si fermò d'un tratto di fronte a una casa, osservandola attentamente. «Dovremmo essere arrivati» disse.
Isabelle fissò con ansia la casa di legno, più modesta di quelle intorno a lei ma comunque in buone condizioni.
«E se non fosse a casa?»
«Possiamo scoprirlo solo in un modo» pronunciò Cédric avvicinandosi alla porta,tirando con sé Isabelle.
Alzò la mano per bussare fissando prima la donna, che annuì dopo un attimo di esitazione.
Diede vari colpi per poi attendere, col cuore di Isabelle che batteva all'impazzata.
L'attesa sembrò essere lunghissima, o semplicemente non c'era nessuno. «Forse non è in casa» suppose l'uomo, fissandola aspettando una risposta da lei sul da farsi.
Ma Isabelle non sapeva cosa fare e fissò la porta per qualche secondo. Improvvisamente sentirono dei rumori di passi.
Entrambi sgranarono gli occhi allorché la porta si aprì.
Una donna anziana, dai capelli grigi ma dal viso ancora piacente apparve davanti a loro.
Trai i due chi spiccava era Cédric e la donna lo fissò stranita. «Prego monsieur, cosa posso...» s'interruppe notando Isabelle, poco dietro di lui. I suoi occhi si sgranarono e Isabelle poté notare il loro colore, di un verde chiaro come i suoi. «Voi... voi siete la Contessina Mureau?»
Era indubbio che avessero raggiunto il loro obiettivo. Isabelle annuì, sentendo le mani tremare. «Esattamente» mormorò, deglutendo con difficoltà prima di continuare «e voi, chi siete?» Sapeva che la sua domanda sarebbe apparsa agli occhi degli altri insensata, ma se avevano davanti la persona giusta, era sicura che avrebbe compreso.
Quest'ultima mise una ciocca grigia dietro l'orecchio,prendendosi del tempo, per poi sorriderle. «Sei riuscita a raggiungermi alla fine, mia cara.»
Isabelle guardò sconcertata la donna, a quel tono confidenziale, ma non disse niente.
«Speravo tanto che mi trovassi. Sono tua zia, mia cara Belle.»
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