Capitolo 14

Isabelle si mosse sotto le coperte calde, sentendo il cinguettio degli uccelli. Il bello di svegliarsi in una locanda nei boschi, pensò con un sorriso sulle labbra. Da quando si svegliava di così buon umore?
Sentì un braccio cingerla più strettamente e avvicinarla al suo corpo caldo. Si voltò vedendo Cédric ancora addormentato. Ecco la risposta, pensò addolcendo lo sguardo fissandolo mentre dormiva così beatamente e alzando una mano per scostargli una ciocca nera dalla fronte.
Aveva così tanta voglia di rifare tutto ciò che era successo quella notte, desiderava ancora una volta le sue labbra sulla sua pelle, ma non voleva svegliarlo. Sembrava riposare così bene.
Si avvicinò a lui, strofinandogli il suo corpo sperando che il contatto lo svegliasse. Ma non sembrò per niente intenzionato ad aprire gli occhi.
Con un leggero broncio, decise di alzarsi per darsi una pulita, data tutta la cioccolata rimasta sul suo corpo.
L'acqua era gelata!

Rabbrividì per il freddo e terminata la doccia indossò presto la sua sottoveste, guardandosi intorno cercando qualcosa di caldo per riscaldarsi, dato che il focolare si era spento da un pezzo e le coperte sul letto erano anch'esse sporche di cioccolato.
Il suo sguardo cadde sull'armadio vicino alla finestra.
Probabilmente avrebbe trovato solo indumenti maschili, ma sperava in una giacca che l'avrebbe coperta fino alle ginocchia.
Purtroppo c'era davvero poco e la maggior parte erano camicie, cravatte e cambi leggeri. Il suo sguardo cadde giù, su una bisaccia.
Forse era la sacca del cambio per quando si spostava e portava la sua roba lì. Si piegò su essa sperando di trovare in fretta ciò che stava cercando.
Rimase perplessa da ciò che uscì fuori da quella bisaccia. Aveva trovato ciò che cercava, ma non solo...
Un completo d'abiti, compreso di guanti e una bandana: tutto completamente nero.
Non erano decisamente abiti adatti a un ricevimento o da passeggio. Notò che erano ancora sporchi di terra.
Fu colta da una miriade di pensieri, ma nessuno di questi sembrava plausibile...
A quel punto cercò ancora più affondo dentro la borsa, toccando alla fine qualcosa di duro e freddo. Lo tirò fuori.

Una maschera bianca.
Isabelle la fissò, tenendola stretta nelle mani, avendo come la sensazione che le stesse sfuggendo qualcosa.
Sentì vagamente dei rumori intorno a lei, ma non se ne reso conto del tutto fino a che non sentì una mano sulla spalla. «Isabelle...?» Quest'ultima si voltò di scatto, sussultando interiormente notando Cédric con solo i pantaloni addosso, che la fissava sconcertato. «Cosa stai facendo?»
Lei si ritrovò ad avere la gola secca ed ebbe qualche difficoltà a parlare. «Ah... io sta-stavo solo cercando qualcosa che...»
«Non è come pensi» La voce dell'uomo interruppe la sua e per la prima volta vide un Cédric a disagio e davvero in difficoltà.
L'uomo stava mettendo una mano sui capelli e la sua pelle sembrava essersi sbiancata di colpo. «Mi dispiace, dannazione non dovevi scoprirlo così!»
Cosa? Isabelle era davvero sbigottita, mentre lo guardava andare avanti e indietro nervosamente.
«Volevo dirtelo , ho cercato di dirtelo in più di una occasione ma ogni volta non trovavo le parole. Come spiegare in fondo una cosa del genere? Dopo ciò che ho combinato con tuo padre e pochi giorni dopo con te...»
Isabelle non l'ascoltava più, troppi pensieri vagavano nella sua mente rimbombando fin quasi ad avere la sensazione che stesse scoppiando.
Stava cominciando a comprendere, mentre il suo sguardo cadeva ancora una volta sulla maschera... bianca!
Quel colore, quale bandito indossava una maschera del genere?
I ricordi spuntarono davanti a lei e anche se il luogo era buio, ricordò quella particolare maschera...
Non poteva crederci! Come aveva potuto?
«Isabelle... stai bene?» Cédric, capì che lei ormai non lo ascoltava più e notando il suo viso pallido si avvicinò a lei per afferrarla ma venne scostato subito dalla sua mano. «Non toccarmi!»
L'uomo la fissò irrigidendosi, davanti al suo sguardo tradito e furioso.
Isabelle si alzò, tenedo la maschera ben stretta nelle mani, continuando a sostenere il suo sguardo. «Tu... eri sempre tu! Mi hai nascosto di essere questo per tutto il tempo» disse scuotendo la mano che teneva la maschera.
«Hai attaccato mio padre, umiliandolo e trattandolo come feccia e non contento hai approfittato della mia persona e della mia ingenuità.»
Cèdric avrebbe voluto dire tante cose per difendersi da quelle accuse, ma sapeva del fondo di verità e si sentì ancora più in colpa. «Non volevo approfittarmi di te...»
«No, è vero, non solo questo! Hai preferito comportarti in modo più subdolo continuando a mentire, aiutandomi in tutta questa faccenda al solo scopo di divertirti. Ebbene monsieur sembra che alla fine siate riuscito ad ottenere anche di più di quanto avevate sperato» gli disse lanciandogli la maschera che lui prese al volo.
Il suo cuore batteva all'impazzata e il respiro era affannoso. Il desiderio di piangere era forte ma in quel momento voleva approfittare di tutta la sua rabbia per impedire alle lacrime di versarsi e le bastò pensare al tutto ciò che era successo per ottenerla.
Fece per girarci intorno e scappare via da quella camera, ma lui la bloccò.
«Aspetta Isabelle, dammi modo di spiegarmi» cercò di fermarla lui gettando la maschera da qualche parte per poi afferrarla per le braccia, nonostante lei cercasse di divincolarsi come poteva. Era completamente diversa dalla donna che fino a poche ore prima si scioglieva tra le sue braccia. Come darle torto?
«Lasciami, lasciami! Non voglio avere a che fare con un farabutto come te» gli urlò con tutta la voce in corpo, infischiandosene di chi potesse sentirli. Non le importava più nulla!
«Hai ragione su tuo padre, lo ammetto. A mia discolpa posso solo dire di non aver saputo del tuo legame con l'uomo se non giorni dopo.»
«Non è solo questo Cédric» gli urlò l'altra, riuscendo a divincolarsi finalmente, incrociando il suo sguardo e non percependo più il freddo. «Sei un criminale, sotto tutti i punti di vista. Un bandito!» Isabelle non riusciva ancora a crederci. «I banditi derubano e uccidono!» All'improvviso tutte le regole che aveva fin'ora infranto le si ritorcevano contro, con gli interessi.
Si era lasciata coinvolgere in qualcosa più grande di lei, senza nemmeno una minima possibilità di salvezza.
Cédric scosse la testa, comprendendo che si era scavato la fossa da solo e che adesso sarebbe stato difficile, se non impossibile, ritornare su. «Isabelle, non è come credi. Io non sono quel genere di persona. Non uccido per denaro o qualcosa del genere...» notando il suo sguardo freddo e dubbioso, comprese di doverle spiegare tutto. Se davvero non voleva farle credere qualcosa di diverso da ciò che era, doveva dirle tutta la verità.
«Per favore Isabelle, permettimi di spiegarti...»
«No, Cédric» la sua voce era così distante, fredda, che per lui sembrò quasi impossibile creder che fosse quella di Isabelle.
Le sue mani tremavano, ma la sua voce non ebbe un momento di cedimento. «Non ti ho mai visto con occhi diversi, a prescindere da ciò che dicevano tutti di te. Sulle tue origini, sulla tua
vita...»
I suoi occhi esprimevano tutto ciò che sentiva, senza lasciar modo all'incomprensione.
«Hai avuto tante occasioni per dirmi tutta la verità. Ora sono io a non volerti ascoltare.»
Cèdric non disse nulla. Cosa c'era da dire in fondo? Aveva rovinato ogni cosa, pensando di far del bene.
Isabelle gli diede le spalle, dirigendosi verso la porta e nel notarlo Cédric provò a fermarla. «Aspetta, potrebbero vederti e...»
«State tranquillo monsieur, andrò via da questo posto con molta discrezione.»
Cédric fissò la schiena della donna inarcando un sopracciglio, sospettoso. «Cosa intendi?»
L'altra continuò a dargli le spalle, mantenendo la mano ben salda sulla manopola. «Voglio andarmene da qui, il più in fretta possibile.»
L'altro annuì, pensando che magari in carrozza avrebbero avuto modo di parlare con calma. «Va bene. Dammi solo il tempo di...»
«Intendo da sola.» La sua voce era priva d'espressione, il suo corpo rigido come una statua, come se stesse cercando di mantenere una distanza da lui.
Isabelle uscì, lasciandolo solo. Non provò a fermarla, non ci provò nemmeno. A cosa sarebbe servito in fondo?
Era stato un egoista e un presuntuoso a credere che potesse nascondere quella parte della sua vita e provare allo stesso tempo a far nascere qualcosa d'importante.
Un sentimento, per quanto forte potesse essere, non poteva costruirsi su basi di menzogne e mezze verità.
Il suo sguardo cadde sulla maschera che aveva gettato a terra senza dargli troppa attenzione. Quella maschera era una parte di lui, del suo passato e del suo presente. Rinnegare adesso
sarebbe stato sciocco e ipocrita da parte sua.
La vera maschera era quella che a occhio mano non era possibile vedere ma che pesava come macigno sulla sua anima.
Ma adesso quel macigno stava per sgretolarsi, diventando sempre più leggero, e ciò era solo grazie a Isabelle.
Non avrebbe permesso a nessuno, neanche a Isabelle, di allontanarsi da lui.
«Che sia dannato se lo permetterò!»

«Isabelle, insomma...»
Quest'ultima si voltò di soprassalto verso colei che aveva parlato, sua madre che in quel momento la fissava sorpresa e sgomentata. «Sarà la quarta volta che cercò di attirare la tua attenzione, invano.»
Isabelle abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere un sorriso di circostanza in quel momento. «Scusate madre, ero sopra pensiero.» L'unico suo pensiero era quello di rifugiarsi nelle sue stanze e non uscirne per giorni. Ma purtroppo aveva dei doveri, che l'avevano impegnata già al suo arrivo a casa.
Dopo aver salutato velocemente le cameriere della locanda e Claude, era andata via con i suoi pochi averi, ma dentro di sé sentiva di avere ottenuto così tanto da quella esperienza. Aveva imparto a vivere d'emozioni, anche quelle più orribili.
La Marchesina al suo arrivo l'aveva risparmiata da qualche frecciatina o domande inopportune, limitandosi a qualche occhiata, per poi accompagnarla nella sua residenza con discrezione.
Erano passati tre giorni da quando aveva lasciato la locanda, ed era ritornata ben presto ai suoi doveri di figlia e Contessina. Aveva partecipato a colazioni e spettacoli al teatro, e adesso si trovava in una di quei ricevimenti natalizi tanto in voga in quel periodo dell'anno.
Non vedeva Cédric da quando l'aveva lasciato nella sua camera, dopo aver scoperto la verità su di lui.
Non aveva chiuso occhi, pensandoci, cercando di comprendere, ma l'unica cosa che le veniva in mente in modo egoista era che le avesse nascosto tutto, giocando con i suoi sentimenti e le sue emozioni.
Cédric era un bandito, un delinquente della peggior specie! E comunque ne era innamorata, era inesorabilmente innamorata di quell'uomo.
«Scusate madre, ma devo prendere una boccata d'aria» mormorò, non resistendo più li dentro. Sentiva l'esigenza di stare da sola.
Sua madre le lanciò un'occhiata stranita. «Isabelle, stai bene? E' da giorni che il tuo viso è pallido e ho notato che hai perso appetito.»

Isabelle si sentì subito in ansia, non avendo pensato a ciò che avrebbero percepito dall'esterno la gente intorno a lei. «Ma certo madre, sarà solo un leggero malanno» cercò d'inventare qualcosa sul momento. L'altra non disse nulla, limitandosi ad osservarla, cosa che la rese ancor più nervosa. «Va bene» disse alla fine la Contessa. «Vai pure, ma non stare troppo a lungo, potresti peggiorare con il gelo esterno.»
Isabelle annuì, trattenendo un sospirò di sollievo e camminando il più velocemente possibile in terrazza. Non appena la raggiunse, notò che era sola e si sentì subito meglio.
Ma quel sollievo fu di breve durata, dato che la sua mente tornò allo stesso punto di prima.
Cosa doveva fare? Non ne aveva la minima idea.
Ancora dentro di sé non riusciva ad accettare che l'uomo con cui aveva condiviso dolci sentimenti fosse un tale criminale, non poteva accettarlo. Non le importava del suo passato, poiché ciò che gli era successo era dovuto a terze persone, ma diventare un bandito... quella era stata una sua scelta.
«Contessina Mureau?»
Isabelle si voltò, trovandosi dietro il Marchese Caron, sempre affascinante ma questa volta mancava il suo sorriso carismatico, sostituito da uno sguardo preoccupato.
«State bene?»

«Oh, ma certo. Come state Marchese?» Domandò cortesemente, cercando di mostrare un sorriso.
Ma l'altro continuò a fissarla con i suoi occhi color miele, in quel momento così seri. Lo vide avvicinarsi a lei, mantenendo una minima distanza, prima di alzare una mano avvicinando il suo dito indice ai suoi occhi.
Isabelle s'irrigidì sul posto a quel gesto così intimo da parte dell'uomo, rimanendo di stucco quando parlò. «Perché state piangendo?»
Cosa? Istintivamente toccò i suoi occhi, notandoli umidi. Oh santo cielo, era arrivata a un punto da non rendersi nemmeno conto di piangere. Avrebbe quasi riso se non fosse stato per lo sguardo serio del Marchese.
«Oh non è niente, davvero. Sarà stato il freddo, o...»
«Vi prego non mentitemi» la interruppe immediatamente lui «anche vostra madre ha notato qualcosa di strano in voi e mi ha chiesto di raggiungervi.» Il suo sguardo cadde su quello di lei, mentre con lentezza prendeva la mano della donna tra le sue. «Vorrei che vi sentiste a vostro agio con me, così da potervi confidare. Sapete che io non potrei mai deludervi in alcun modo.»
Il suo tono di voce era così intimo che Isabelle si sentì in imbarazzo, ma comunque felice delle sue parole. Il Marchese Caron era un uomo meraviglioso e nutriva un sincero affetto per lei, di questo non ne aveva mai avuto dubbi. «Non ne dubito, monsieur» proferì, abbassando la testa, non riuscendo a incrociare il suo sguardo. Era tutto sbagliato, completamente sbagliato.
Le sue mani si strinsero ancor di più a quella di lei. «Contessina io... mi concedereste un ballo?»
Isabelle ebbe la sensazione che l'uomo stesse per dirle un'altra cosa, ma quando alzò il viso verso di lui lo vide con il suo solito sorriso gentile. «Forse due giri in sala vi farebbero sentire meglio.»
Lei lo fissò per qualche secondo, prima di ricambiare il sorriso. «Sì, andiamo.»


Cédric entrò in sala percependo immediatamente lo sguardo dei primi invitati. Ma quella volta non poteva importargli di meno dei loro sguardi di disgusto o dei commenti. Aveva un unico obbiettivo e non intendeva distrarsi.
«Cédric, sei arrivato finalmente.»
L'uomo si voltò verso Renée, che in quel momento lo stava raggiungendo. «Avrei bisogno di farti qualche domanda.»
«Non ora Renée» la fermò lui, non avendo tempo per discussioni inutili. Ma l'altra non sembrava dello stesso parere e si avvicinò abbastanza per afferrarlo per il braccio. «Invece mi ascolterai! Cosa è successo? Quella ragazza è tornata a casa mia come l'ombra di se stessa e a quanto ho visto nulla è cambiato. E poi arrivi tu chiedendomi un invito per la festa dove avrebbe partecipato anche lei.» La sua voce era sommessa ma comunque Cédric riuscì a percepirne la tensione.
Quest'ultimo incrociò il suo sguardo, accigliato. «Se proprio vuoi saperlo, sì è successo qualcosa, ma non credo che tu abbia alcun diritto di sapere altro.»
Si sentì subito un verme non appena vide lo sguardo ferito della donna, che diventò rossa di rabbia. «Reneè, non volevo dire questo. Sai che...» si fermò quando lei alzò una mano per fermarlo. «Va bene, Cédric, ho capito.» La donna mollò la presa su di lui per poi girare i tacchi, allontanandosi velocemente da lui.
Cédric si maledisse mille volte. Da giorni era furioso e intrattabile e aveva scaricato la sua rabbia su una persona a cui doveva solo la sua gratitudine.

Tutto a causa di Isabelle!
Se n'era andata subito dopo la loro discussione e da allora non aveva saputo più niente. Anche lui era tornato nel suo appartamento aspettando da un momento all'altro le guardie.
Ma ciò non era successo, cosa che lo aveva lasciato allibito.
Isabelle non aveva detto a nessuno del fatto che lui fosse il bandito che per ora stava aggirando in zona. Cosa poteva significare?
Poteva dire tutto o nulla, ma lui non riusciva più a stare con le mani in mano. Doveva rivederla, parlarle, toccarla...
La cercò con gli occhi, nonostante la gente intorno continuasse a lanciargli occhiate che lui ignorò del tutto. Non sapeva neanche se ci sarebbero stati Richard e il Conte Vumont con le rispettivi mogli. Non aveva pensato a niente, se non al desiderio di rivedere Isabelle.
E finalmente la vide, lì al centro della sala dove diverse coppie stavano volteggiando sotto la melodia del momento.
La riconobbe immediatamente, con i suoi capelli biondo chiarissimi e il suo sguardo un po' timido e impacciato, ma che lui sapeva bene poteva diventare ostinato e ribelle.
Il suo cuore batteva all'impazzata e subito ebbe la tentazione di sorridere, trattenendosi con difficoltà. Non avrebbe mai pensato che il solo riuscire a vederla lo avrebbe reso così...
Sgranò gli occhi quando la vide in compagnia di un uomo. La stava tenendo tra le sue braccia per la danza.

Ci mise un attimo a riconoscerlo. Come dimenticare il cavaliere dall'armatura scintillante, pensò beffardo.
E non sembrava per niente intenzionato a riporre l'armatura.
Strinse le mano a pugno notando con quale confidenza cingeva la vita di Isabelle, come se fosse qualcosa di suo! Se c'era qualcuno che avesse dei diritti su quel corpo era solo lui...
Vide di sfuggita una donna scansarsi da lui, nel camminargli vicino, notando lo sguardo truce di quest'ultimo.
Poco gli importava, l'unica cosa che desiderava al momento era staccare le braccia di quel tipo da Belle.
Non appena la musica cessò era giunto ad un limite di pazienza minima e con passi decisi si diresse verso il duo, che in quel momento stava chiacchierando sorridendosi avvicenda, cosa che non aiutò per niente il suo umore.
Non appena fu a pochi passi da loro, vide Isabelle interrompere ciò che stava dicendo per poi voltarsi nella sua direzione, come se anche lei avesse percepito la sua presenza.
Nessuno dei due emise una parola nell'incrociare lo sguardo, quello di lei allibito, mentre quello di Cédric era impassibile anche se dovette sforzarsi molto per non manifestare il suo malumore.
Anche il Marchese, notò lo sgomento della sua compagna e si voltò nella sua direzione per poi accigliarsi nel notare la sua presenza.
Anche Cédric gli lanciò un'occhiata breve, che voleva comunicargli tutto ciò che provava nei suoi confronti. Ma non doveva sconcentrarsi dal suo vero obbiettivo.
Fece un inchino degno di un gentiluomo, prendendo la mano di Isabelle e provando una sensazione piacevole al tatto all'istante.
«Mademoiselle Mureau.» La salutò, baciandole il dorso della mano, prolungando per più del dovuto il contatto.
Isabelle continuò a fissarlo senza emettere una parola e solo quando lui alzò lo sguardo su di lei si decise a parlare. «Monsieur» mormorò con poca voce.
Cédric la fissò attentamente, portandola al punto di arrossire, ma non gli importò. Aveva bisogno di vederla, di saziarsi con gli occhi. Si rese conto che le era mancata e solo in quel momento, guardando il suo viso, lo capì realmente.
«Scusate monsieur» la voce del Marchese interruppe la connessione, irritando ancor di più Cédric. «Ma io e la Contessina stavamo per avviarci ai tavoli per rinfrescarci la gola dopo il ballo.»
Il suo tono era freddo quasi quanto il suo sguardo, ma il messaggio era molto chiaro.
Cédric si sollevò con calma. «Perdonate» disse, mentre l'altro annuiva e fece per girargli intorno a braccetto con Isabelle.
«Ma dovrete raggiungere il rinfresco da solo» finì, sotto lo sguardo stupito del duo.
«Come dite?» Chiese l'altro.
«La Contessina, precedentemente, mi aveva promesso una danza.»
Il Marchese Caron lo guardò sorpreso, prima di voltarsi verso Isabelle che rimase con sguardo immune.
Cédric immaginò quali fossero i pensieri che aleggiavano in quel momento la donna, su quali fossero le sue intenzioni e cosa stesse architettando. Ebbene l'avrebbe scoperto presto.
nel frattempo i musicisti stavano per riposizionarsi dietro i loro strumenti, pronti per il prossimo ballo.
Cédric alzò la mano di fronte alla donna, incitandola a posare la sua. «Contessina?»
Entrambi gli uomini fissavano la donna, aspettando la sua mossa, come molti degli invitati.
Isabelle posò la sua mano su quella di Cédric. «Ogni promessa è debito, monsieur.»
Cédric si rese conto di aver trattenuto il respiro solo nel momento stesso in cui l'aveva sentita pronunciare parola.
Isabelle si voltò verso il Marchese con uno sguardo più dolce, che infastidì enormemente l'altro. «Monsieur.»
L'altro chinò semplicemente la testa, prima di fare qualche passo indietro permettendo alla coppia di avviarsi verso il centro della sala.
«Come osi?» Disse immediatamente Isabelle a Cédric nel momento in cui si posizionarono.
«Come oso cosa? La finta promessa, il fatto che vi ho portato a mentire o che vi abbia fatto allontanare dal vostro pretendente, o sarebbe meglio dire cavaliere?» Disse con tono di scherno.
«Il fatto che tu sia qui.» Il suo tono era sommerso ma non per questo meno chiaro e deciso. «Non hai un minimo di vergogna? Dopo tutte le tue bugie e i tuoi segreti hai il coraggio di ripresentarti di nuovo davanti a me con tale sfacciataggine.»
«Il desiderio di rivederti» la interruppe lui, stringendola con più decisione mentre la musica cominciava ad aleggiare.
Isabelle si maledisse dentro di sé, nel sentirsi così emozionata nel vederlo e averlo così vicino.
Inizialmente era rimasta scioccata nel vederlo lì, immaginando che avesse colto l'occasione e fosse andato via. Invece era tornato a Parigi e adesso era lì, con lei.
Ma ciò non cambiava ciò che era successo.
Si sentì a disagio sotto il suo sguardo attento su di lei. «Perché sei così pallida? Stai male o...»
«Cosa ti aspettavi» lo fermò lei, rinunciando a inventare scuse sul momento. «L'uomo con cui ho condiviso le emozioni e i momenti più importanti della mia vita si è rivelato un bugiardo e anche molto di più...»
«E' per questo che sono qui. Proprio perché con te ho condiviso dei momenti intensi e importanti voglio essere del tutto sincero e dirti come stanno realmente le cose.»
L'altra scosse la testa, testarda. «Non è possibile. Io ho accettato ogni cosa Cédric, ogni cosa tu mi abbia detto. E nonostante ciò non ti sei fidato abbastanza di me per parlami e dirmi tutta la verità.»
Cédric sentì che la musica stava per cessare e un senso di agitazione e fretta cominciò a invaderlo. «Isabelle non sarei qui se non fosse che voglio davvero provare a costruire qualcosa...» la sua voce diminuì, avendo timore di mettersi così a nudo, in un ambiente non suo e scoprendo le sue emozioni.
Ma purtroppo forse aveva deciso troppo tardi, poiché Isabelle continuava a fissarlo con sguardo duro e ferito. «Non ho più fiducia in te, Cédric.»
Cédric sentì il cuore stringersi, per rabbia e per dolore allo stesso tempo mentre la musica cessava e Isabelle fece una riverenza e non appena alzò il viso verso di lui, si sentì ancor più un dannato diavolo nel vederle gli occhi lucidi di lacrime. «Addio» mormorò lei.
L'altro scosse la testa, più testardo di lei. «Non è un addio Isabelle. Non lo permetterò» disse con voce sommessa, ma comunque anche lui fece un inchino per le apparenze, affinché lei potesse allontanarsi.
La fissò mentre si allontanava sempre di più da lui.
«Vorrei parlare con voi, se non vi dispiace»
Cédric lasciò con difficoltà lo sguardo su Isabelle, per voltarsi verso il Marchese Caron.
«Immagino, che se anche mi dispiacesse non potrei fare diversamente» ironizzò lui, tornando a indossare la sua maschera. L'avrebbe scoperta solo con Isabelle.
«Immaginate bene» la voce del Marchese era fredda, così come il suo sguardo verso di lui. «Venite con me, prego» disse invitandolo a seguirlo e così fece, curioso di conoscere un po' di più il Cavaliere. E scoprire se la sua armatura fosse davvero così scintillante.
Nel frattempo, una madre aveva assistito a qualcosa che non aveva per niente gradito. La Contessa Mureau non perse di vista la figlia, fino a che non lasciò il cavaliere. Ed era proprio questo a infastidirla enormemente.
Perché quell'uomo sembrava avere un tale approccio con sua figlia?

«Caro, ultimamente Isabelle ti sembra diversa?» Chiese la donna al marito al suo fianco, mentre stava bevendo il suo bicchiere di champagne.
Quest'ultimo alla domanda, spostò il bicchiere di champagne dalle labbra e diede un'occhiata alla figlia, per poi alzare le spalle. «Solo leggermente distratta ultimamente, ma forse grazie al fatto che abbia trovato una amica come la Marchesina dato che l'ha ospitata nella sua residenza.»
I loro sguardi, la loro vicinanza... no, non era stato un semplice ballo. Conosceva sua figlia abbastanza da comprendere quando qualcosa non andava e lei, anche se non le aveva dato modo di crederlo, aveva visto da un po' di tempo il suo atteggiamento cambiato anche se Isabelle aveva fatto bene attenzione a nasconderlo.
Ma negli ultimi giorni le sue emozioni avevano avuto la meglio, rendendosi più visibili a occhio umano. I suoi occhi avevano brillato, sembravano essere... felici.
Ma tutto si era rivoluzionato ancora una volta e Isabelle era diventata più distratta, quasi sofferente, spenta.
E adesso, nel momento in cui aveva visto quell'uomo, il suo sguardo era diventato di nuovo vivo. Non andava bene, pensò preoccupata la donna.
Sua figlia meritava molto di più, molto di più!
Mise una mano sul braccio del marito, che stava per dare un altro sorso al suo champagne. «Quando ritorneremo a casa, dobbiamo parlare del futuro di nostra figlia.»



«Che intenzioni avete?»
Cédric, che aveva seguito il Marchese in terrazza, fissò stupito l'uomo che aveva espresso la domanda con tono freddo, accompagnato da una occhiataccia che era ben diversa da ciò che aveva dimostrato di fronte gli altri invitati. «Dite a me?» Chiese con finta ingenuità.
L'altro strinse gli occhi, mettendo le mani nella tasca dei pantaloni e guardandolo con sufficienza.
«Fin'ora siete l'unico che potrebbe intralciare i miei piani» si avvicinò a lui, rimanendo a pochi distanza l'uno dall'altro. «Quindi sì, dico a voi.»
Cédric sgranò gli occhi per un attimo, prima di sorridere, mettendo una mano sulla fronte, finalmente gli tutto chiaro. «Altro che, caro amico. Finalmente siete uscito allo scoperto. Voi, Marchese, siete molto più subdolo di quanto non immaginassi.»
L'altro non lo contraddisse, ma nemmeno diede conferma delle sue parole, limitandosi a fissarlo.

Alla fine, si allontanò da lui, avvicinandosi alla balaustra. «Sappiamo entrambi che non avete alcune intenzioni onorevoli con lei, quindi fate un favore a entrambi e toglietevi di mezzo.»
Cédric non sapeva come sarebbe andata finire con Isabelle, forse non l'avrebbe mai perdonato.
La richiesta del Marchese poteva essere l'occasione per lasciarla andare e chiudere lì con quella storia.
«Avete ragione» disse alla fine Cédric. Il Marchese lo fissò per un attimo, prima di rilassarsi e passargli di fianco. «Bene, siete stato ragionevole. Mantenete le distanze e vedrete che tutto andrà...»
«Non ho finito» pronunciò Cédric, bloccando l'altro sul posto. «Avete ragione sul non aver avuto intenzioni onorevoli sulla Contessina...
inizialmente.» Guardò con soddisfazione il viso dell'altro farsi più duro. «Vedete Marchese, non ho alcuna intenzione di rinunciare così facilmente a lei. Soprattutto se a dirmelo è uno che si ritiene un gentiluomo.»
Gli rivolse un sorriso sicuro, da vincente. «Sapete, ho sempre odiato i gentiluomini. Potevate essermi simpatico.» E con quell'ultima stoccata, girò i tacchi sentendo gli occhi di fuoco del suo rivale sulla schiena.


Isabelle non riusciva a chiudere occhio. Aveva cercato per tutta la sera di evitare Cédric e solo quando l'aveva visto uscire dalla sala aveva emesso un sospiro di sollievo.
Era stata dura dirgli addio, la cosa più sofferente che avesse mai dovuto fare in vita sua.
Adesso doveva solo pensare a se stessa, s'incoraggiò, aveva l'indirizzo che l'avrebbe portata verso colui che era dietro a quei biglietti.
Ma, dovette ammettere a se stessa, non aveva dedicato nemmeno un pensiero.
Era come se, dopo tutto quello che era successo con Cédric, ogni cosa avesse perso valore e non ne capiva la ragione. In fondo lo avrebbe perso comunque, non potevano stare insieme... eppure questo non le dava alcun sollievo.
Strinse il suo cuscino al petto, immaginando il corpo caldo e solido dell'uomo, ma sentendolo freddo sotto la sua pelle si sentì peggio. Quando sarebbe passato?
Un rumore esterno la fece sussultare dalla paura, sollevandosi dal letto e drizzando le orecchie. Il rumore ricominciò e comprese da dove provenisse. Dalla finestra!
«Oh no...» mormorò impaurita, fissando la finestra, in quel momento coperta dalle pesanti tende.
Uscì dal letto, aprendo il suo cassetto e estrasse fuori un pesante libro.
Voleva chiamare qualcuno, ma non sapeva cosa davvero ci fosse la fuori e aveva timore di fare una magra figura se si fosse trattato di qualche animaletto.
Ma per prevenzione tenne stretto il libro, mentre in punta di piedi si avvicinava e non appena fu quasi ad un passo dalle tende avvicinò la mano per scostarle.
Forza Isabelle, cercò d'incoraggiarsi pensando che comunque la portafinestra avrebbe fatto da barriera. Le afferrò, scostandole in fretta e senza pensarci due volte.
Rimase a bocca aperta non appena vide chi avesse fatto quei rumori. «Cédric!»
Quest'ultimo, vestito ancora come al ricevimento, le fece un gesto di saluto con la mano attraverso il vetro.
Isabelle si sentì inizialmente sollevata dallo scoprire che non fosse niente di preoccupante, ma poi subentrò la rabbia.

Rabbia che aumentò dal momento in cui lui, con disinvoltura, le fece segno con il dito indice di aprirgli. Che arrogante mascalzone!
«Certo che ti apro» disse lei con asprezza mentre poggiava il libro a terra e si adoperava ad aprire. «Per dirti tutto ciò che avrei voluto questa sera, aggiungendo anche la paura di adesso. Razza di bifolco...» continuò a enumerare tutti i suoi difetti, sotto lo sguardo divertito di Cédric, mentre trafficava con la chiave.
Non appena riuscì ad aprire però, non ebbe modo di continuare a parlare poiché venne fermata dall'uomo che entrando la bloccò stringendola forte e assalendo le sue labbra.
Isabelle sgranò gli occhi allibita, cercando di divincolarsi colpendolo sul petto. Ma i baci dell'uomo divennero sempre più intensi, esigenti e passionali e Isabelle ebbe più difficoltà ad allontanarlo, percependo il calore del suo corpo.
Alla fine, Cédric staccò leggermente le labbra dalle sue, fissandola con i suoi occhi blu profondi. «Desideravo farlo fin da quando ti ho rivisto in quella sala» bisbigliò, senza lasciarle il tempo di rispondere poiché ritornò ad assalire le sue labbra, ma questa volta da lei non ricevette resistenza.
Era stanca di mostrare ciò che non provava.
Finché manteneva una distanza poteva anche provarci, ma averlo così vicino, sentire il suo profumo, la sua pelle, era impossibile resistergli.
Cèdric interruppe il bacio percependo le sue dita umide non appena le posò sulla gote della donna, aprì gli occhi e la vide piangere sommessamente.
Avvicinò le labbra alle sue guance, prendendo ogni sua lacrima. «Non piangere amore, comprendo che tu abbia una quantità di lacrime maggiori rispetto ad un essere umano normale ma...» dovette interrompersi, sentendola ridere e piangere allo stesso tempo, mentre con le sue mani cercava di fermarle. Con un sorriso, l'uomo le porse il suo fazzoletto che lei accettò, emettendo un flebile ringraziamento.
«Perché sei qui? Credevo che ci fossimo già detti addio...» mormorò lei, ma venne interrotta dalle mani grandi di lui che le cinsero il viso, fissandola seriamente.
«Dovresti aver capito che io non sono un tipo che si arrende facilmente.» Il suo sguardo divenne più scuro, mentre la sua espressione cambiava, divenendo preoccupata.

«E' giunto il momento di parlarti di Paul, colui che in passato hai avuto la sfortuna di conoscere.»

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