Capitolo 13



Lo stava facendo.
Ancora una volta stava trasgredendo le regole che per tanti anni aveva seguito alla lettera, facendole diventare una parte di sé.
Ma nonostante ciò, pensò Isabelle mentre Cédric continuava a baciarle il collo con le sue dolci labbra, non sentiva quel senso di colpa che da quando era iniziata quella avventura l'aveva perseguitata. No, sentiva solo una gran voglia di andar avanti e di scoprire cosa sarebbe successo di lì a poco.
Sentiva le sue mani percorrerle la schiena, fino raggiungere i glutei, per poi risalire. Anche lei, si rese conto, desiderava accarezzarlo e sentirlo ancora più vicino, ma non appena fece per toccare il suo petto fu sollevata dal pavimento.
«Cosa sati facendo?» Squittì lei aggrappandosi al collo di Cédric mentre questi la portava verso il letto. «Non è ovvio? Cerco di portarti in un luogo più comodo» le disse sorridendo, vedendola sorpresa.
Non appena la distese sul letto, Isabelle si rese conto della sua nudità e un immediato imbarazzo la pervase, consapevole di non sapere esattamente cosa stesse per accadere ma che indubbiamente fosse una cosa imbarazzante.
Istintivamente mise le mani sul viso, sentendolo caldo e coprendo gli occhi per non vedere l'espressione dell'uomo. E se ciò che vedeva non avesse alcun effetto su di lui?
Sussultò quando sentì le sue mani calde sulle sue, portandole a scostarsi dal suo viso.
Lei aprì gli occhi, con lo stomaco sottosopra per l'ansia e la paura, incrociando quelli di Cédric dove non percepì alcun disgusto.
La sua espressione era serena, quasi inespressiva, e la fissava con quegli occhi blu così intensamente da riuscir a far calmare il suo cuore agitato.
«Non hai niente di cui sentirti in imbarazzo» le bisbigliò «sei perfetta così come sei, una piccola principessa con un animo da cavaliere.»
«Cavaliere?» Domandò lei, stupita, emettendo un involontario sorriso al pensiero.
«Cos'è che ti fa sorridere?» Chiese l'uomo, anch'esso contagiato dal suo buon umore. «Non ti piace essere paragonata ad un cavaliere?»
Isabelle scosse la testa continuando a sorridere, non facendo caso al fatto che lui si fosse quasi disteso sopra di lei.
«No, non è questo. E' che fin da piccola leggevo le storie di donzelle in difficoltà che venivano salvate dal cavaliere coraggioso. Speravo un giorno di rivederti e magari essere salvata da te» mormorò pensierosa, mentre con la mano cominciava a percorrere l'avambraccio dell'uomo, tastandone la durezza la dove risaltava il muscolo.
Cédric sentì un brivido di desidero a quel tocco languido, avendo voglia di andare avanti, ma voleva che prima finisse quel discorso. «Io sono tutto tranne che un cavaliere» mormorò.
Isabelle lo fissò, per poi sorridergli amorevolmente, cosa che gli fece venir ancor più voglia di baciarla fino allo svenimento.
«Inizialmente, grazie anche alle tue parole, ti ho paragonato a un drago» disse, riferendosi a quella volta con il Marchese.
«Penso che avevi ragione. Sei un drago e io in realtà sono il cavaliere, colui che invece di sconfiggere il drago ha imparato a comprenderlo e capire la sua rabbia.»
Cédric rimase per un attimo spiazzato da quelle parole, rimanendo in silenzio, per poi emettere una risata. «Sei davvero incredibile Isabelle» mormorò distogliendo lo sguardo per un attimo continuando a ridere, sotto lo sguardo stupito di lei.
«Cosa...» provò a chiedere Isabelle, ma venne interrotta dalle labbra dell'uomo che si posarono sulle sue per un bacio intenso che voleva intendere il finale di quella conversazione.
Sentì le sue mani scendere dalla gola di lei, fino a finire sul seno dove cominciò a tastarlo, percependone la sua sofficità.
A Isabelle mancò per un attimo il sospiro sentendo la sua mano lì, mentre la lingua dell'uomo non le dava tregua, invadendola.
Il suo corpo cominciò a riscaldarsi e la sua mente non ebbe più modo di ragionare, così che i pensieri di principesse, draghi e cavalieri svanissero, cancellati dal fuoco della passione.
Cédric diede un morso leggero al suo labbro inferiore, lasciandolo poi per scendere con le labbra per marchiare la sua gola e infine il suo petto, raggiungendo l'altro seno.
Inizialmente Isabelle s'irrigidì sentendo solo il fiato di lui così vicino, ma fu ancora più scioccante sentire la sua bocca chiudersi sul suo capezzolo, tormentandolo con la lingua e con i denti.
Ella cominciò ad agitarsi, sentendosi strana non comprendendo cosa le stesse succedendo. Era qualcosa d'intenso, doloroso e piacevole allo stesso tempo.
Emise un gemito, aggrappandosi con le mani alle lenzuola, non sapendo cosa fare, non sapendo come muoversi e come subire quel piacere così intenso.
Forse intuendolo, Cédric le lanciò un'occhiata sopra il suo seno, per poi prenderle la mano avvicinandola a lui. «Toccami, come più desideri. Non ci sono regole, devi soltanto lasciarti andare» le bisbigliò all'orecchio, facendo scattare qualcosa in lei.
Con un'iniziale esitazione, lentamente avvicinò le mani alla base della schiena dell'uomo. Era bollente, si rese conto, come lei.
Cédric le lanciò uno sguardo soddisfatto, prima di ritornare sul suo seno. Ancora una volta fu travolta dai brividi di piacere che le stava causando, avendo il respiro affannoso.
Devo lasciarmi andare, pensò Isabelle.
Cominciò a percorrergli la schiena, fino a raggiungere la massa di capelli scuri, infilandogli le dita e sentendoli morbidi al tatto.
Fu in quel momento che lo sentì stringere con i denti il suo capezzolo, senza farle male ma causandole un'istantanea scarica di desiderio.
Istintivamente lei spinse la sua testa verso il seno, volendo di più, sempre di più e lui fece in modo di accontentarla.
Entrambi avevano la pelle così calda, che pensò avessero entrambi la febbre per via della pioggia.
Ma comprese presto che non era questo il caso.
Alla fine lui ebbe pietà e lasciò il seno, cominciando a scendere verso l'addome, lasciandone una scia di fuoco.
Poco dopo lasciò la parte alta del corpo, sollevandosi con le braccia, sentendo immediatamente freddo.
Ma sì irrigidì d'un tratto, sentendo le sue labbra sulle cosce, la accarezzava dolcemente con le sue calde mani, per poi baciare ogni parte di essa.
«Cédric» mormorò il suo nome esitante, non sapendo esattamente cosa dire.
Quest'ultimo, percependo i suoi tormenti interiori, si avvicinò a lei, accarezzandole il viso con delicatezza. «Fidati di me Isabelle» le mormorò solamente e lei comprese di esser perduta.
Annuì, facendolo sorridere. «Brava Principessa» le mormorò, avvicinando il naso al suo come una carezza e lei godette per il contatto.
Ma fu solo per un attimo, prima di sentire la sua mano vicino al pube. Ebbe un sussulto di sorpresa, sgranando gli occhi per la sorpresa. Fin'ora nessun'altra persona aveva mai avvicinato la mano in quel punto. «Cédric!» Emise un gemito strozzato, trattenuto anche dalle labbra dell'uomo che si posarono su di lei, esigendo la sua lingua.
Nel frattempo la sua mano cominciò a vagare in luoghi segreti, sconvolgendola e lasciandola senza fiato. Ma, dopo il momento di stupore e sbalordimento, cominciò a sentire un formicolio, una sensazione molto simile a quella provata prima. No, si corresse immediatamente, era molto più intensa.
Le sue dita si muovevano con sapienza, dentro di lei, causandole un piacere raddoppiato e intenso. Isabelle staccò le labbra da quelle dell'uomo, gemendo dal piacere e allo stesso tempo cercando aria. Ma lui, da canaglia qual'era, le lasciò solo qualche secondo prima di prendere prepotentemente le sue labbra. Volendo tutto da lei, volendo risucchiare ogni singolo gemito e l'urlo finale di piacere. Sentì la testa più leggere e solo a quel punto la lasciò andare permettendole di respirare.
Vide anche lui col respiro corto, mentre si liberava dell'ultimo indumento che li separava dal rimanere pelle contro pelle, anche se era quasi sicura che lui non avesse provato il suo stesso piacere.
Era sopra di lei e la fissava intensamente. «E' arrivato il momento in cui i nostri corpi diventino una sola persona» lo vide corrucciarsi, pensieroso. «Sei ancora in tempo per fermarmi. Io ti desidero immensamente, ma voglio che sia tu a decidere cosa fare.»
Lei lo fissò dubbiosa. «Mi desideri? Non riesco a comprenderlo dato che fin'ora ti sei prodigato per me.»
Lui la fissò sbalordito, per poi prenderle la mano e avvicinarla al suo membro già teso d'eccitazione. «Questo è ciò che procurerà piacere ad entrambi» spiegò lui «Ed è così solo per te, per il desiderio che provo al solo guardarti. Anche prima di finire in questa stanza con te, impazzivo al desiderio di averti e al pensiero di ciò che potrebbe succedere di qui a poco.» La sua voce era ansante e il suo sguardo blu era diventato quasi nero mentre la fissava intensamente. «Quindi dimmi, hai ancora difficoltà a capirlo?» la sfidò.
Isabelle rimase in silenzio, sbalordita dalle sue parole e dal calore al petto che la invase. La sua mano ara ancora posata sul suo membro e istintivamente venne colta dalla voglia di circondarlo con la mano.
Notò all'istante l'irrigidimento improvviso dell'uomo e il suo respiro spezzarsi, ma non fece nulla per scostarle la mano.
Affascinata da quella reazione, Isabelle continuò la sua esplorazione tastandolo e trovandolo, a differenza del resto del suo corpo, setoso e liscio al tatto.
Lo vide irrigidirsi, ma nonostante ciò continuò a non muoversi, lasciandole la libertà di esplorare. Ed è ciò che fece.
Lo accarezzò, per tutta la lunghezza, circondandolo con le dita affinché notasse le dimensioni. «Dovrebbe entrare dentro me» fece più una costatazione che una domanda, ma comunque lui annuì. «Farà male?» Chiese un po' intimorita notando le dimensioni.
Emise un piccolo urlo, non appena l'uomo le si gettò di sopra, finendo distesa sul petto con lui sopra.
«Mi dispiace ma non potevo più resistere al tuo dolce tocco» le bisbigliò lui. «Eh, per quanto riguarda la tua domanda, sì te ne farà un po'» dovette ammettere, ma non appena la sentì irrigidire s'impietosì e la strinse a sé. «Sarà un dolore passeggero, te lo prometto. Dopo proverai solo piacere, un piacere intenso e molto più bello di quello provato fin'ora» le promise con una sicurezza tale, da rassicurarla almeno in parte. «Devo ripeterti la domanda di prima. Sei sicura di volerlo fare? Se mi dirai di sì non potrai più tornare indietro.»
Lei rimase in silenzio per qualche secondo, facendo così salire l'ansia all'uomo, non sapendo cosa avrebbe risposto.
D'un tratto la sua mano calda e morbida toccò la sua guancia, dove stava la cicatrice, cogliendolo alla sprovvista e sgranando gli occhi per la sorpresa.
Lei lo stava guardando con tanto amore e fiducia che Cédric sentì qualcosa in lui rompersi per sempre.
«Non c'è altro posto in cui vorrei essere in questo momento. Amami Cédric.»
Per lui, comprese, non c'èra alcuna possibilità di salvezza. Era perduto.
La baciò intensamente, volendo sempre di più, esigendolo e Isabelle fu ben felice di darglielo. Si posizionò in mezzo alle sue gambe trovandole calde e accoglienti e non appena cominciò a entrare in lei, notando la sua espressione fiduciosa nonostante era evidente che fosse spaventata, ebbe la conferma che anche per lui non c'era altro posto dove volesse stare, se non lì con lei.
Trovò ben presto la barriera che lo bloccava e dovette muoversi lentamente, affinché non soffrisse troppo, sentendo le sue unghie sugli avambracci.
«Cédric...» gemette lei, non sapendo cosa dire, provando già le prime fitte di dolore, ogni qual volta il suo membro cercava di entrare in lei.
«Isabelle devi lascarti andare, non irrigidirti e lascia che entri in te» le mormorò, anche lui quasi senza fiato, come se stesse soffrendo nel medesimo modo. «So che è difficile, ma devi fidarti di me. Lascia che il tuo corpo mi accolga.»
Isabelle fece come le chiedeva, doveva fidarsi di lui e sarebbe stata sua.
Poco dopo la barriera fu rotta e Isabelle sentì un immediato e intenso bruciore che le fece stringere forte gli occhi, lacrimando un po'.
Sentì le sue labbra sulla guancia, assorbendo le sue lacrime, fino a baciarle le palpebre umide. «Adesso tu sei mia, solo e soltanto mia, Principessa.»
Isabelle non ebbe modo di analizzare l'ambiguità di quella frase allorché quella sarebbe dovuta esser la loro unica notte d'amore. I suoi pensieri s'iterruppero quando l'uomo cominciò a muoversi in lei causandole, dopo l'iniziale dolore, fitte di piacere sublime.
Ogni colpo diventava sempre più intenso, portandola alla ricerca di fiato.
La sua voce aveva perso ogni controllo, come il suo corpo e si ritrovò a stringerlo con le gambe e le braccia, volendo sentire tutto di lui.
Non aveva alcun controllo in quel momento del suo corpo, voleva solo concentrarsi sul piacere intenso che l'uomo amato le stava procurando.
I loro corpi erano sudati e i loro gemiti incontrollabili e niente importava in quel momento. Solo loro due, nient'atro che loro due e il loro amore.



Il fumo sembrava invadere tutta l'aria e il respiro diventava sempre più difficile. Gli occhi cominciarono a lacrimare, mentre li cercava intorno a lei, ma sentiva di essere sola. Dov'erano? Aveva tanta paura!
«Mamma!» Urlava quanto poteva, ma la tosse arrivò in fretta interrompendo il suo richiamo.
Nel frattempo il fuoco si faceva sempre più intenso, invadendo quasi tutta la camera.
«Isabelle!»
A quel richiamo si guardò intorno e vide una piccola sagoma, coperta da una veste da notte bianca.
«Vieni qui! Corri...»
Isabelle cercò di raggiungere la sagoma, avendo la sensazione di potersi fidare di lei. Il fuoco cominciò a circondarla e con un urlo di terrore cercò di sorpassarlo, per raggiungere la persona che la stava aspettando.
La vista era sfocata e il fumo rendeva ancor più difficile vedere, ma nonostante ciò corse con tutta la velocità che aveva.
Non appena riuscì a raggiungerla si sentì felice, ma fu di breve durata allorché sentiva la testa girare. «Ho bisogno di...» non riuscì a dire nulla, venne subito strattonata e tirata verso la finestra.
«Non abbiamo tempo! Non riesco a trovare mamma e papà, dobbiamo scappare! Non avrei dovuto permettere che accadesse.» la voce sembrava arrabbiata e addolorata allo stesso tempo, mentre la spingeva affinché scavalcasse la finestra. Isabelle lanciò uno sguardo giù, trovando il suolo parecchio distante da dov'era lei, coperto da dei fitti cespugli. «Io... non pos-posso... ho pa-paura» balbettò sentendo l'ansia invaderla e la testa continuare a girarle facendola gemere per il dolore.
Sentì delle mani dietro di lei stringerle le spalle, tremando senza freno. «La nostra unica speranza è questa, Isabelle.» La sentì singhiozzare e Isabelle fece per voltarsi, ma lei premette con più forza sulle sue spalle. «Mi dispiace Isabelle, mi dispiace tanto... avrei dovuto fare più attenzione a te.»
Per cosa? Cos'era successo?
Non riuscì a esprimere le sue domande allorché si sentì spingere fuori dalla finestra e un senso di vuoto cominciò ad invaderla. Vide il suolo avvicinarsi sempre di più e un urlo di puro terrore cominciò a salirle alla gola, ma l'unica cosa che riuscì a dire fu «Anne!»

Isabelle si svegliò ancora assonnata, stringendo il suo guanciale con le braccia, affondandogli il suo viso. Solo dopo qualche secondo si rese conto della causa del suo risveglio.
Baci leggerei stavano percorrendo la sua schiena. Sbatté gli occhi più volte e muovendo le gambe fu colta da una leggera fitta, sentendo parti interne del suo corpo doloranti. Fu quello a svegliarla del tutto.
Sentiva una stretta al cuore e il respiro accelerato, quel sogno le era sembrato così vero!
Emise un sospiro di piacere, sentendo le labbra di Cédric sulla base della schiena.
Quello invece non era stato un sogno, pensò deliziata, aveva fatto l'amore con Cédric e adesso si trovava con lui sul letto in una locanda.
«Ti sei svegliata Principessa.» Sentendo quel nomignolo, Isabelle sorrise voltandosi e trovandolo al suo fianco, con i capelli neri spettinati e i suoi occhi blu risplendere, coperto solo da un lenzuolo a metà fianco. Era semplicemente splendido.
Fissandola con uno sguardo famelico, le baciò l'angolo della spalla. «Non resistevo più, sei difficile da svegliare.» Imbarazzata, Isabelle diede un'occhiata alla finestra, notando stupita che era ancora buio. «Ma non è ancora giorno» constatò sgomentata dal fatto che l'avesse svegliata, voltandosi di nuovo verso di lui, ma venne scaraventata sul letto di schiena, con Cédric che la fissava soddisfatto dall'alto. «Ah davvero? Non ci avevo fatto caso» mormorò con gli occhi pieni di desiderio, cominciando a mordicchiarle il collo.
Isabelle era stupita dalla sua reazione. Dopo la prima volta si era occupato di lei, lavandola in modo amorevole, ridendo del suo imbarazzo, per poi tenerla stretta sul letto crollando pochi secondi dopo. Da parte di lei invece era stato un po' più difficile prendere sonno. Era stata presa dall'ansia che dopo essersi lasciata andare con lui, dopo non l'avrebbe più desiderata e forse l'avrebbe guardata con altri occhi. Ma ciò che vedeva invece era uno sguardo completamente diverso, la voleva ancora, si rese conto rossa d'imbarazzo sotto quello bramoso di lui.
L'uomo aggrottò d'un tratto le sopracciglia, fissandola attentamente. «C'è qualcosa che non va?»
Isabelle sgranò gli occhi per la sorpresa. «Come hai fatto a capirlo?»
Cédric fece un sorriso soddisfatto. «Il tuo viso è molto espressivo, ho notato subito che avessi qualcosa di strano, non appena ho incrociato il tuo sguardo.»
Isabelle sorrise, intenerita suo malgrado dalle sue parole, nonostante avesse provato a cambiare la frase. La verità era che lui era innamorato di lei, quanto lei di lui, l'aveva dimostrato con i fatti e le parole e niente le avrebbe fatto cambiare opinione.
«Allora? Puoi dirmi cosa ti turba?» Insistette lui, circondandola con le braccia e portandola a poggiarsi sul suo petto.
Lei accolse con piacere quella solidità e calore e, dopo aver riflettuto meglio su cosa fosse il caso di dire, decise alla fine di dirgli tutto ciò che aveva visto nel sogno.
«Anne» mormorò lui pensieroso, guardando di fronte a lui mentre con il pollice faceva dei piccoli cerchi sul suo braccio. «Ti ricorda nulla il nome?»
Lei scosse la testa, amareggiata. «Nulla, questo nome mi risuona nella testa da quando siamo stati in quel posto dove ho avuto quella crisi... di fronte alla casa bruciata!» Esclamò, sollevandosi dalle sue braccia. «Cédric, quella casa! Nel mio sogno ero dentro una casa e c'èra un incendio... potrebbe»
«Potrebbe essere la tua casa, prima che perdessi la memoria?» Finì lui per lei, altrettanto stupito. «Ciò spiegherebbe il perché di quella crisi.»
«E quindi nel mio sogno, quell'incendio, la spinta dalla finestra... era tutto vero?» Isabelle era sconvolta e istintivamente si toccò, come se non potesse credere di essere ancora viva.
Cédric la circondò di nuovo con le braccia, stringendo il suo corpo e per darle quel calore che in quel momento sentiva di aver bisogno. «Sei qui Isabelle, viva e tra le mie braccia. Scopriremo la verità di tutta questa faccenda, te lo prometto. Ormai manca poco.»
Sì, pensò lei leggermente rassicurata, ormai mancava davvero poco e avrebbe scoperto la verità.
«Perché non mi parli un po' di te invece?» Decise a bruciapelo, voltandosi verso di lui che la guardò stupito. «Potresti aiutarmi a distrarmi, parlandomi di ciò che è successo dopo che ci siamo separati.»
Cédric si tese, ma cercò di non farlo notare. Non poteva dirle così tante cose e si sentiva sempre un mascalzone a negare la verità sulla sua vita. «Sai già molto su di me» cercò di tergiversare «non credo tu abbia bisogno di sapere altro.»
Lei continuò a fissarlo con sguardo innocuo. «Che ne dici allora di parlarmi di Inés?»
Cédric rimase sbalordito da quella domanda, fu ancora più difficile risponderle. «Ti ho già parlato di lei...» mormorò a disagio, ma lei questa volta non cedette. «Si ma non molto. Infondo è stata una persona importante per te.» La sua era una constatazione e sapeva che per quanto lo amasse, quella donna era stata amata da lui e Dorian sarebbe rimasto per sempre un ricordo vivo e indelebile dei loro momenti felici e di amore.
L'altro sospirò profondamente, cercando di trovare le parole giuste per descrivere in modo più delicato possibile la sua relazione con Inés.
«Ero ormai un adulto a tutti gli effetti quando conobbi Inés» cominciò «e stavo già per formare ciò che sarebbe diventato ben presto il mio futuro lavorativo. Io... possedevo una sala da gioco per gentiluomini. Dopo poco tempo ho avuto occasione di espandere la mia attività, diventando davvero qualcuno d'importante, qualcuno da rispettare. Così vendetti la mia attività ben avviata e investii su un nuovo progetto di navigazione che fortunatamente andò bene. Fu mentre mi dirigevo al porto che la conobbi»

I suoi tratti si addolcirono nel ricordarla. «Come ti avevo già detto, Inés era una donna sola ma coraggiosa come poche, dovendo vivere in un luogo dominato da uomini senza scrupoli e decenza, allevando un bambino piccolo da sola. Suo marito era morto per la guerra e non aveva più nessuno.»
Isabelle sentì il cuore stringersi nel notare con quale dolcezza parlava di quella donna, avendo la dimostrazione chiara di quanto l'avesse amata. «Deve essere stata una donna molto forte.»
L'altro annuì, perso nei ricordi. «Sì, riusciva a reggere a volte i mie scatti d'ira senza alcuna difficoltà per poi mettermi al mio posto in un batter d'occhio.» A quel punto le lanciò un'occhiata ironica. «Sembra che io abbia un debole per questo tipo di donne.» Isabelle lo fissò stupita, non sentendosi così in grado di riuscire a metterlo a suo posto. «Com'è finita nelle mani di Lucien?» Continuò lei.
Improvvisamente i tratti dell'uomo si contrassero, mentre tristezza e rabbia si mescolarono tra loro nei suoi occhi blu. «Purtroppo ho imparato a mie spese che le cose belle hanno una breve durata.» La sua mandibola s'irrigidì come anche il suo corpo. «Mancai per alcuni giorni per via del lavoro alle navi. Un giro di prova che mi è costato la vita di Inés.» Al ricordo sentiva ancora la rabbia invaderlo. «Quando sono tornato ho scoperto che lei era stata presa da alcune persone mentre era andata nei boschi per delle erbe medicinali che solitamente si procurava. Scoprii ben presto dove si trovava» il respiro divenne più accelerato mentre la sua mente continuava a ricordare. Con il suo gruppo di banditi l'aveva cercata in ogni angolo della città, ma ben presto capii di essere sulla strada sbagliata e che avrebbe dovuto cercare altrove.
Isabelle sentì ancora una volta il cuore in pena per lui. «Mi dispiace tanto Cédric.»
Ma l'altro non era più lì, in quel momento la sua mente era nel passato. Rivivendo uno dei momenti più orribili della sua vita. «Non so come ci sia finita, non ne ho la minima idea, so soltanto che nel momento in cui entrò lì dentro, ebbi la conferma che non l'avrei più rivista viva.» Le sue mani erano strette fino a far diventare le nocche bianche. «Dopo averla torturata e violentata la gettarono via come se fosse un pezzo di carne, senza aver alcun minimo rispetto del corpo di quella donna. Inconsapevoli di ciò che stava lasciando, di star per lasciare un figlio ancora quasi neonato...» Chinò la testa, sentendola improvvisamente pesante come cemento. «Quando ho saputo tutto quasi non ci credevo. Ho dato la colpa inizialmente a Richard Duval, versando tutto il mio rancore e la mia rabbia, ma in realtà fin dall'inizio la colpa era soltanto mia.» La sua voce uscì più forte, ma in quel momento non gli importava poiché il dolore era così intenso da dover sfogare in qualche modo. «Quell'uomo, ancora una volta aveva influito sulla mia vita, nonostante mi avesse rifiutato come figlio gettandomi come feccia, aveva ancora una volta manipolato la mia vita senza che io riuscissi a impedirglielo!»
Isabelle poteva percepire quasi a tatto il suo dolore, per ciò che ancora l'uomo teneva dentro e l'amarezza che ancora lo perseguitava e che, nonostante gli anni, continuava a sopportare. «Cédric non è colpa tua, questa è una certezza. La morte di Inés è stata una cosa orribile e disumana, ma non per questo...»
«Riesco a malapena a ricordarmi il suo viso» la interruppe lui «Inés prima di conoscermi viveva una vita felice, Isabelle.» La voce di Cédric era stanca, senza più difese, amareggiata. «Conduceva una vita ristretta, di sacrifici è vero, ma era fondamentalmente serena e soprattutto al sicuro. Io, mescolandola con la mia vita l'ho coinvolta e uccisa, adesso rammento a malapena il viso di colei che non ho saputo aiutare e difendere.» L'uomo mise una mano sul viso, non volendo che Isabelle lo guardasse e che ne rimasse disgustata. «Io sono marcio Isabelle, non ho condotto una vita normale. Non sono degno di avere una vita normale, una famiglia. Tutt'ora vivo nell'ombra affinché i miei nemici non possano mai toccare la gente a me cara e tutto ciò che ho costruito.»
Isabelle lo afferrò per le spalle, cercando di portarlo verso di lei. «Ma perché ti colpevolizzi in questo modo? E' vero, hai vissuto una vita piena di ostacoli e odio, ma tu sei molto più di quello che pensi di essere. Noi siamo liberi di decidere il nostro destino e nessuno può etichettarci.»
Cédric a quel punto tolse la mano dal viso, fissandola con uno sguardo così freddo da farla rabbrividire. «Tu non hai idea di chi sono Isabelle, non hai idea di ciò che ho fatto. Tu stai riscoprendo te stessa solo da un po' di tempo, mentre io lotto con me stesso da tutta la vita. Sai soltanto ciò che vedi esteriormente, ma io dentro me ho solo rabbia e odio» le disse, sbattendo le mani sul petto. «Un giorno queste emozioni esploderanno e tutti avranno la conferma di ciò che sono, il figlio di un pazzo assassino! Persino quella che tutti ritengono la mia famiglia mi considera tale, riesco a percepire i loro timori e le loro paure. Persino Claude ha paura di me!»
«No, non è vero!» Si oppose Isabelle, distogliendo lo sguardo da lui, ma Cédric l'afferrò e fece il modo di incrociare il suo sguardo. «Non ha senso negare ciò che sono, Isabelle. Non si può cambiare il proprio destino e credimi quando ti dico che ci ho provato, ci ho provato veramente, ma è inutile. Un giorno anch'io potrei essere così e rischierei di farti del male!» Le urlò alla fine, rendendosi conto solo dopo di ciò che aveva fatto. Vide il suo sguardo oscurarsi, per poi divincolarsi dalla sua presa e alzarsi dal letto, senza emettere una parola.
Cédric emise un sospiro stanco, abbassando le spalle, non riuscendo a sostenere anche lo sguardo di paura di Isabelle. Ancora una volta aveva lasciato che la sua vera natura uscisse fuori, pensò amareggiato. Infondo era consapevole che mettendo l'argomento di Inés in ballo sarebbe stato un rischio. Sentì i passi leggeri di Isabelle girare intorno al letto, mentre indossava la sua sottoveste.
Anche lei adesso era spaventata da lui, pensò scoraggiato. Infondo cosa poteva aspettarsi? L'amore era solo un soffio di vento che passava e che spariva con la stessa velocità con cui era apparso.
Non riuscì a muoversi, non la fermò né la guardò, lasciando che si allontanasse da lui.
Era giusto così. Non c'era posto per lui nella sua vita.
Improvvisamente qualcosa di denso e freddo cadde sulla sua testa, scivolando giù fino a raggiungere la fronte e il collo. «Che diavolo...» esclamò, sgranando gli occhi e voltandosi, trovandosi dall'altra parte Isabelle, rossa in viso e con in mano la ciotola contenete la crema di cioccolato, o meglio ciò che conteneva prima di finire sulla sua testa. Ma Cédric non se ne preoccupò minimamente, continuando a fissarla con occhi sgranati di sorpresa.
Lei posò la ciotola con calma, prima di voltarsi verso di lui, anche se i suoi occhi verdi trasmettevano tutta la sua rabbia. «Non dirlo mai più» disse con calma, lei. «Non voglio mai più sentirti dire una cosa del genere.» La sua voce era strozzata, come se si stesse trattenendo dallo
scoppiare in lacrime, mentre il suo petto faceva dei veloci movimenti di respirazione. «Conosco il ragazzo che mi ha salvato quella notte. Nonostante sapesse le... le conseguenze non ha esitato ad aiutarmi. Me, una sconosciuta. Non ha esitato... pagando quasi... con la vita il suo gesto eroico.» La sua voce era esitante, stava trattenendo i singhiozzi quanto più poteva. «E conosco l'uomo che ho davanti, colui che ha salvato tantissime persone indifese, donne e bambini, senza voler ricevere niente in cambio... basandosi sull'esperienza di vita. Nonostante sia riuscito ad ottenere il potere desiderato... non ha perso il suo cuore e i suoi valori, malgrado la strada piena di spine e insidie.» A quel punto le lacrime percorsero le sue guance, non riuscendo più a trattenersi, ma era riuscita nell'intento. «Non negare ciò che sei. Scegliamo noi il nostro destino e nessun altro!» Urlò singhiozzando poco dopo, mettendo una mano sul viso. «Tu non sei tuo padre e se proprio non lo vuoi, non sei neanche un Duval. Tu sei Cédric!»
Un silenzio pervase l'aria, rotto solo dalle lacrime di lei. Anche Cédric ebbe il desiderio di piangere, ma non lo fece.
L'afferrò per le braccia e nonostante lei cercò di divincolarsi, lui la ignorò stringendola al petto premendo le sue labbra con quelle di lei. Un'emozione amara e dolce allo stesso tempo invase il petto dell'uomo, mentre la distendeva nel letto, sotto di lui, nutrendosi dei suoi singhiozzi e beandosi delle sue lacrime. «Sei proprio una fontana vivente, lo sai? Oltre ad essere una folle» mormorò a un soffio dalle sue labbra, ridendo piano senza saper spiegarne le motivazioni, non comprendendo quella felicità che stava invadendo in quel momento il suo cuore, al solo tenerla stretta. Ma per la prima volta, da anni, di fronte a quella donna si sentiva se stesso. «Dovevi prendere le tue cose e scappare in fretta, fuggire a tutta velocità da me.» Il suo sguardo divenne serio mentre incrociava quello umido della donna. «Adesso non ti lascerò più andare, ti sei messa nei guai con le tue mani, Principessa.»
Vide i suoi occhi riempirsi di lacrime, ma stavolta riuscì a trattenerli, alzando la mano tremante verso il suo viso. «Sono stata in pericolo dal momento stesso in cui mi sono innamorata per la seconda volta di te.»
Quale amore non portava dolore e a volte tristezza? Ma il vero amore superava ogni cosa, di questo Isabelle ne era assolutamente convinta, mentre afferrava il viso dell'uomo e assaporava il dolce sapore delle sue labbra insieme a quello del... cioccolato!
Presa dall'impulsività del momento, gli aveva gettato sulla testa la prima cosa che aveva trovato, rendendosi conto solo dopo di cosa fosse. Staccò le labbra dalle sue, leccandone l'angolo dove si era depositato il cioccolato, fissandolo maliziosamente. «In fondo, riesci ad essere dolce quando vuoi» commentò, prendendolo in giro.
Anche Cédric ricambiò lo sguardo, diventando improvvisamente quasi canagliesco. «Oh ma davvero» iniziò, mettendo una mano in testa dove molto del prodotto era rimasto lì. «Forse è il caso che tu prova la mia stessa dose di dolcezza.»
Intuendo immediatamente le sue intenzioni, Isabelle fece per sgattaiolare, ma Cédric fu lesto ad afferrarla nonostante le sue urla. «No! Ti prego, sporcherò l'unica mia sottoveste, ti prego» lo implorò divertita sotto il suo sguardo per niente impietosito. «Sarà meglio allora che vi liberiate dal vostro indumento, principessa, perché vi assicuro che verrete colpita anche con essa. Ormai il vostro viso è comunque sporco dal nostro abbraccio» l'avvertì lui, divertendosi nel prendersi gioco di lei.
«Sei una canaglia!» Togliendosi in fretta la sottoveste, mentre la sua mano si avvicinava, rimanendo nuda nuovamente.
Ma non gli permise di avere comunque la meglio. Infatti approfittò dello sguardo dell'uomo sul suo corpo nudo per spingere la sua mano sporca di cioccolato, verso il suo viso , sporcandolo ancor di più.
Cédric la fissò stupito, essendo preso alla sprovvista dal gesto, mentre Isabelle rideva di gusto. «Sei molto più infida di quanto vuoi far credere» disse solamente lui, prima di attaccarla strofinando il suo viso su di lei, sotto le sue urla.
Come due bambini si getteranno il cioccolato addosso, sporcando non solo i loro corpi, ma lenzuola e cuscini. «Dov'è finita la gentildonna dalle buone maniere e condotta?» La prese in giro lui, facendole il solletico sull'addome, completamente macchiato di cioccolato come la donna.
Isabelle non riuscì a rispondere presa com'era dal divincolarsi e ridendo fino alle lacrime.
A quella domanda ci pensò solo qualche ora dopo, chiusa nell'abbraccio dell'uomo che amava, coperti dal cioccolato su varie parti del loro corpo.
Quella donna, si rese conto, aveva preso il suo posto per tanti anni. Ma adesso era arrivato il momento di posare la maschera e lasciare che la vera se stessa uscisse allo scoperto.
Purtroppo avrebbe scoperto ben presto la rivelazione di una nuova maschera, che avrebbe ancora una volta scombussolato il suo futuro.



L'uomo lo vide quasi immediatamente, nonostante la nebbia. Era coperto da un vasto capotto con copricapo nero, così da mantenere l'anonimato.
Infondo chi avrebbe mai osato uscire fuori dalle proprie abitazioni nel cuore della notte con un freddo tale da gelare le ossa?
Fece i primi passi verso il Pont Neuf , raggiungendo colui che stava comodamente poggiato di schiena al parapetto in pietra, come se non percepisse alcun gelo della notte.
«Quanti ne abbiamo?» Disse l'uomo incappucciato, non appena si avvicinò a lui. Breve e conciso, com'era solito fare, pensò l'altro guardando il fiume Senna.
«Dodici.»
«Solo dodici? Mi meraviglio di voi mio vecchio amico.» Apparentemente il suo tono poteva sembrare indifferente e calmo, ma l'altro sapeva bene con chi aveva a che fare ed era consapevole quali sarebbero state le sue conseguenze se avesse fallito.
«Di certo non si tratta di roba da poco. Non stiamo contrattando seta o vino ma...»
bastò che l'altro mettesse un dito sulle labbra per farlo zittire all'istante, cominciando a sudare freddo.
«Sono consapevole di quale merce stiamo trattando, monsieur. Ma il tempo a tuo disposizione sta per scadere e vorrei averla in tempo per spedirla a chi l'ha richiesto.»
Era consapevole eccome del tempo a suo disposizione, quanto le conseguenze se non fosse riuscito nel suo compito allo scadere.
Aveva pochi scrupoli, aveva ucciso e avrebbe continuato a farlo probabilmente, ma non immaginava che un giorno la sua vita si sarebbe incrociata ancora una volta con un soggetto del genere. Anni fa era fuggito, dopo l'ultimo avvenimento che sconvolse tutta Parigi. Bambini di diverse età, abbandonati per strada, erano stati sequestrati, uccisi, per vendere i loro organi con cifre esorbitanti a dottori che ne avrebbero usufruito per i loro esperimenti e varie operazioni a potenti dell' aristocrazia. Colui che aveva compiuto tale gesto, aveva approfitto della guerra per i suo traffici affinché nessuno notasse nulla fino a che qualcuno non aveva fatto la spia e si era ritrovato a scappare come un topo di fogna qual'era. Adesso era ritornato e sembrava avere ancora sete di sangue.
Era tentato di non dirgli ciò che sapeva, per timore di ciò che sarebbe successo, ma pensò che avrebbe scoperto tutto ben presto quindi tanto valeva parlare.
«Abbiamo avuto delle interferenze mentre stavamo per concludere un affare» iniziò.
Sentì l'altro ridere. «Questa è la dimostrazione che dovresti eliminare qualcuno di loro per compiere un buon lavoro.»
L'uomo esitò prima di continuare. «Siamo stati bloccati dai banditi.»
La risata dell'uomo incappucciato s'interruppe all'istante, rimanendo in silenzio.
Deglutì, prima di continuare. «C'è solo un uomo che conosce i nostri nascondigli, la gente e tutti coloro che sono coinvolti con te, si tratta di Cédric.»
L'uomo aspettò una reazione, che ovviamente non arrivò. Lo conosceva da così tanti anni da saper benissimo come l'altro riuscisse a mantenere ben salde le sue emozioni.
«Cédric» lo sentì mormorare, per poi avvicinare le mani, incrociandone le dita con lentezza «Ed è riuscito a impedirti l'acquisto della merce?» chiese l'uomo incappucciato, con tono inespressivo.
L'altro annui ma, notando che il suo sguardo era dritto verso il fiume, parlò «Sì. E' rimasto ad osservare la situazione, avendo già fatto in modo di rubarmela anticipatamente e portandomi al punto di uccidere l'uomo per non fargli sputare ciò che sapeva...» s'interruppe nella sua narrazione, dal momento che l'altro cominciò a ridere con gusto, lasciandolo allibito sul posto.
L'uomo incappucciato s'interruppe, poggiando le mani sulla pietra fredda. «Non è cambiato per niente. Il mio Cédric è esattamente come lo ricordavo.»
L'altro lo fissò sconcertato. «Sembrate quasi felice che sia andata male.»
L'uomo incappucciato s'immobilizzo all'istante, rimanendo in silenzio. «Lo credete davvero?»
Rimase senza fiato quando sentì una lama perforare la sua schiena, rimanendo imbambolato a fissare quello che credeva suo socio. «Dannato bastardo! Avrei dovuto aspettarmelo...» rantolò, sentendo la vita lasciarlo, mentre la lama usciva dal suo corpo per poi cadere a terra come un sacco.

L'uomo incappucciato fissò il corpo esamine con disgusto. «Ogni errore si paga a caro prezzo, vecchio mio. Lo stesso che ha pagato anni fa l'uomo che mi ha tradito portandomi a fuggire via» mormorò, per poi alzare lo sguardo verso un suo sgherro che stava pulendo la lama di sangue. «Gettatolo sul fiume. Ho delle cose importanti da fare. Cédric sta facendo troppo rumore e molti stanno per scoprire chi sia» spiegò con calma, stingendo gli occhi. «Non deve accadere.» L'altro annuì, mentre lui si voltava lasciando il ponte con un sorriso soddisfatto. «Non è ancora il momento, ma presto mio caro Cédric ci rincontreremo e quello sarà il momento in cui ti ritroverai a fare delle scelte.»

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