Capitolo 12

C'erano momenti in cui la freddezza della gente faceva rabbrividire quanto il freddo che in quel momento invadeva l'aria, colpendo la pelle di Isabelle.
Non avrebbe mai compreso i gesti disumani di un adulto nei confronti di un bambino. Nonostante anche lei li avesse vissuti sulla sua pelle, gli sguardi cattivi e i gesti degli adulti, per lei rimanevano un mistero.
Ciò le dava solo un quadro più specifico del Cédric di adesso.
Dovette ammettere che quando aveva capito chi fosse, oltre all'esserne felice, era subentrato anche un leggero rancore. Per colui che le aveva promesso che un giorno, sarebbe tornato da lei e invece, non era stato così. Forse non l'avrebbe mai cercata se non fossero state le circostanze a farli incontrare.
Ma adesso capiva ancor di più, la vita passata dell'uomo. Se lei era riuscita a trovare un equilibrio con la sua nuova famiglia, la vita di Cédric era stata continuamente dominata, maltrattata e non apprezzata.

Si strinse con le braccia, sentendo un desiderio profondo di riabbracciare il bambino di quella notte, di rassicurarlo e di dirgli che nonostante ciò che gli capiterà lei l'avrebbe aiutato e confortato. Era stata talmente egoista! Si rese conto in quel momento di ciò che allora aveva dovuto sopportare mentre l'unico pensiero di Isabelle era stato quello di volerlo al suo fianco, nonostante stesse per riabbracciare delle persone che l'amavano.
Un singhiozzo fuoriuscì dalle sue labbra, attirando l'attenzione di Claude che voltandosi vide le lacrime della donna.
«Oh, mademoiselle. Mi dispiace, non era mia intenzione crearvi un dispiacere. Effettivamente parlare di questa storia è un po' triste data una serata come questa...» cercò di scherzare lui, avvicinandosi alla donna.
Lei scosse la testa, fermando le sue parole. «No, non è così. Scusate le mie lacrime» mormorò, asciugandosele a fatica. «E' una storia davvero dolce invece. Non dovete classificarla in quel modo. Le vostre vite hanno trovato di nuovo amore dopo tanta tristezza. Siete un uomo ammirevole e ciò spiega il perché Cédric è così adesso.» Le sue parole uscirono senza pensarci, poiché le sentiva dal cuore. «Mi è bastato vedere i suoi occhi per capire quanto in realtà vi apprezzi» continuò, decidendo di guardarlo per poi notare che anche lui la fissava stupito. Ella arrossì d'imbarazzo, immaginando che fosse in uno stato pietoso, con gli occhi e naso rosso. «Mi... mi dispiace io...»
«L'avete nominato col suo nome» disse improvvisante lui, lasciandola di sasso. Accidenti, pensò lei, senza rendersene conto l'aveva davvero fatto.
L'uomo la fissò con attenzione, inarcando un sopracciglio nero. «Che rapporto c'è tra voi due...» s'interruppe sentendo dei passi in lontananza e entrambi si voltarono nella direzione del suono. Era Cédric, uscito dai boschi e stava dirigendosi verso la locanda. Anche lui li notò e fissò entrambi stupito, nel trovarli vicini.
Isabelle, impulsivamente, prese il fazzoletto con le schegge di vetro lasciate dall'uomo. «Vado a gettare ciò che resta del bicchiere» non aspettò risposta, né riuscì a guardare negli occhi i due uomini. Entrambi avrebbero rischiato di distruggere le ultime sue barriere di sicurezza. Entrambi in modi diversi.


Molta gente del villaggio vicino raggiunse la locanda in poco tempo, portando allegria e area di festa. Ogni famiglia portava del cibo, da condividere con tutti, rispettando lo spirito natalizio. La cena fu squisita e Isabelle si ritrovò a gustare pietanze povere ma ricche di delizia. Isabelle si sentì quasi subito a suo agio in mezzo a tutti quei commensali, molto più di quando si trovava ai soliti ricevimenti a cui era abituata. Lì non c'era un'etichetta specifica da seguire. I bambini si agitavano sul tavolo, ma nessuno sembrava farci caso e se ridevano nessuno li rimproverava, poiché erano per primi gli adulti a richiamare l'attenzione con risate sincere e contagiose. Lanciò uno sguardo a Cédric e lo vide chiacchierare con il suo vicino di tavolo. Sembrava anche lui rilassato, meno rigido e sulla difensiva come spesso lo vedeva ai ricevimenti. Effettivamente nessuno dava troppa importanza alla sua cicatrice, anzi, molte fanciulle sembravano attratte dal fascino dell'uomo.
Notò tre fanciulle lanciare sguardi ammiccanti a Cédric, cercando la sua attenzione e... lui ricambiava!
Un calore al petto la invase a quel gesto, e non era per niente paragonabile a quello provato fin'ora. Era quasi come un bruciore. Gelosia, dovette ammettere a se stessa.
Improvvisamente lui si voltò verso di lei, sgamandola a fissarlo. Isabelle si voltò immediatamente dall'altra parte, sentendosi stupida per il gesto compiuto, ma in quel momento non sarebbe riuscita a mostrare un'indifferenza che non provava. Si rendeva conto che mantenere la sua solita maschera, mostrata solitamente a tutti, era molto difficile o quasi impossibile di fronte a lui. Era un'ingiustizia, pensò infastidita, aveva sempre mostrato sorrisi finti e espressioni algide senza alcuna difficoltà. Proprio adesso che ne aveva più bisogno le era impossibile.
Nel frattempo, alcuni uomini posizionarono delle sedie vicino a un focolare creato per quella notte fredda, con in mano degli strumenti musicali portati dalle loro case. Una musica dolce e romantica cominciò ad emanarsi nell'aria.
Anni le strinse il braccio, eccitata. «E' arrivato il momento della proposta» la informò indicando il valletto che in quel momento si era alzato, dirigendosi verso una fanciulla dai capelli castano chiari e dalla corporatura minuta, che in quel momento fissava il ragazzo con sguardo confuso. Isabelle aveva avuto modo di scambiare delle chiacchiere con lei ed era davvero una brava ragazza. Fu commovente vedere l'uomo rosso per l'emozione, mentre si chinava verso l'amata mostrandole l'anello e dichiarandole il suo amore e subito dopo chiedendole di sposarlo.
Isabelle si ritrovò a stringersi a Rose, emozionate per la scena. Lei lo aveva sempre immaginato, leggendo i suoi romanzi, ma vederlo con i suoi occhi era tutto più romantico.
La donna, dopo un primo momento di sorpresa, si gettò sull'uomo con un grande sì, causando un fragoroso applauso da parte di tutti.
La coppia di fidanzati, incitati dalla gente, cominciò a danzare attorno al focolare, guardandosi con amore reciproco.
Anche Isabelle sognava un momento del genere, lo aveva sempre sognato, ma la sua vita era gestita in maniera molto diversa. Per quanto i suoi genitori le avessero lasciato molta libertà di scelta, sapeva che alla fine avrebbe dovuto scegliere in base al titolo nobiliare dell'uomo. Diede un'occhiata a Cédric e stavolta fu lei a beccarlo a fissarla. Ma, a differenza di lei, non distolse lo sguardo e continuò a fissarla. Isabelle rimase incantata dai suoi occhi zaffiro, gli stessi che le avevano fatto battere il cuore tanti anni fa.
Le loro vite erano diverse, i loro passati anche, ma le emozioni provate da quando l'aveva visto per la prima volta non erano cambiate... non per lei.
Lui ha amato un'altra donna, ricordò la sua mente cattiva. Aveva provato dei sentimenti d'affetto, d'amore, di tenerezza per un'altra donna. E ciò non poteva cambiare, per quanto le facesse male.
Lei avrebbe sposato un altro uomo. Era quello il loro destino.

«Se vuoi un consiglio, dovresti ballare con lui» La voce di Rose entrò nella sua testa, portandola alla realtà. «Come?» Chiese distrattamente, distogliendo lo sguardo. La donna le fece un sorrisetto furbesco. «Tutti stanno andando a ballare» disse indicando le coppie che stavano andando verso il fuoco. «Se non mostri il tuo interesse, qualcun'altra te lo ruberà.»
Isabelle avrebbe voluto dirle che non c'era niente da rubare, poiché lui non le apparteneva e mai lw sarebbe appartenuto, pensò disperata.
Ma poi, una ribellione dentro di sé s'innescò. Proprio perché non l'avrebbe mai avuto al suo fianco, perché non approfittare di quei piccoli momenti per stargli accanto?
Anche solo per i pochi minuti di un ballo.
Istintivamente si alzò, dirigendosi verso di lui. In una sala dell'alta società, l'uomo avrebbe dovuto dirigersi verso di lei, chinarsi e chiederle l'onore di ballare.
Si mise al suo fianco, picchettandolo con un dito sulla spalla. Cédric si voltò stupito nel trovarsela di fronte.
«Principessa...»
«Dato che non siete un gentiluomo per chiedermelo, sarò io a farlo: mi concedete l'onore di questo ballo?» Chiese lei, non riconoscendosi più. Stava davvero chiedendo ad un uomo di ballare con lei?
Lo vide sgranare ancor più gli occhi, poi chinare la testa e fare una piccola risata, che rese ancor più difficile per lei stare lì. Stava ridendo di lei, pensò con amarezza Isabelle
.
Ma poi alzò il viso, sorridendole. Un vero sorriso!
Si alzò con disinvoltura, per poi chinarsi, come se fossero in un enorme sala con dei musicisti professionisti e vestiti in abiti da sera. «Speravo che me lo chiedeste.» Le porse il braccio, che lei accettò sentendosi come in un'altra dimensione, mentre si dirigevano verso gli altri ballerini.
Non appena si posizionarono, Cèdric le circondò la vita con un braccio, ottenendo così un contatto più intimo.
«State approfittando della situazione» mormorò lei, imbarazzata ed emozionata allo stesso tempo, cominciando a danzare con l'uomo.
Quest'ultimo sollevò le spalle, con noncuranza. «Devo farlo, se non voglio che la mia reputazione di non gentiluomo finisca.» Poi il suo sguardo divenne più concentrato e la sua area divertita scomparve, mentre la fissava dritta negli occhi.
Isabelle s'irrigidì all'istante. «Cosa fissate?»
«Voi» mormorò con tranquillità.«Siete diversa.»
«Ovviamente, ho cambiato l'abito con uno più semplice» disse ingenuamente, facendolo sorridere. «Ma non mi dite» la preso in giro. «Intendevo che siete voi ad essere diversa. La vostra aurea. Sembrate... felice.»
Isabelle sgranò gli occhi, non aspettandosi che lui notasse quei piccoli particolari della sua persona. «Bhè, qui ci sono meno regole, sei molto più a tuo agio... credo sia normale essere felici.»
«Non è così semplice» le chiarì lui. «Non molti apprezzerebbero queste piccole cose, gesti semplici e creati con poche cose...»
«Solo perché sono stata allevata da genitori dell'alta nobiltà, non vuol dire che sia una di quelle donne snob che non sa apprezzare niente al di là del proprio naso» lo interruppe lei, offesa.
«Non era ciò che intendevo, piccola peste» obbiettò lui, inarcando un sopracciglio, beffardo. «Neanche qualcuno con un ceto sociale medio apprezzerebbe cose che lo circondano, così come fate voi. I vostri occhi emanano luce propria, di felicità. Avete amato ogni singola cosa di questa festa.»
Isabelle lo fissava stupito e ciò creo l'ilarità dell'altro. «Non fissatemi in quel modo. Non sarebbe stato così difficile da notare. I vostri occhi parlano da soli.»
Isabelle non sapeva davvero cosa dire, sentiva il cuore batterle forte nel momento in cui la guardava e questo era un male. «Monsieur Arsènè...»
«Non credete sia un po' assurdo continuare a chiamarci con titoli così impersonali? Dopo tutto ciò che è successo e il nostro passato.» Il suo sguardo divenne più intenso, mentre la fissava. «Infondo anche voi avete nascosto alle altre donne il fatto che siete figlia di un Conte, non è vero?»

A quel punto lei poté solo abbassare la testa sul petto dell'uomo, consapevole del fondo di verità in quelle parole.
Sarebbe stato sconveniente rivolgersi a lui con il suo nome, anche se lo desiderava tanto. Da quando aveva scoperto chi fosse, il desidero di accorciare quella distanza si era intensificato.
La mano che teneva la sua nella danza, fece una lieve pressione su essa per ottenere la sua attenzione. «Che ne dite se cominciassi io? Sarebbe forse più semplice per voi» volle incoraggiarla. Per poi rivolgerle un sorriso dolce. «Anche se sarei tentato di chiamarvi come la prima volta che vi conobbi.»
Oh, questo era un colpo basso, pensò Isabelle, per il suo cuore in quel momento così fragile. «Sì, Cédric» mormorò, decisa a mostrarsi forte e mettendolo a pari con lei.
A giudicare dal suo sguardo d'un tratto serio non appena sentì il suo nome, sembrò esserci riuscita.
La musica sembrava non esserci più, come la gente che danzava intorno a loro. Entrambi elaboravano, pensavano, si studiavano come a voler dimostrare all'altro che non avrebbe abbassato la guardia. Ma la realtà fu che fin da subito quella maschera era caduta, nel momento stesso in cui si erano incrociati in mezzo a tanta gente.
Un tuono improvviso ruppe l'incantesimo, facendo sussultare tutti, compresi Isabelle e Cédric.
Un'intensa pioggia cominciò a cadere e molti si dispersero per raccogliere ciò che rimaneva sui tavoli, per portarli poi dentro la locanda, mentre alcuni giovani rimasero all'esterno coperti dal tetto.

Anche Isabelle si divise dal suo cavaliere, che andò ad aiutare Claude con i tavoli pesanti. Forse se l'era immaginato, ma Isabelle ebbe come la percezione di aver visto lo sguardo dell'uomo oscurarsi in viso, come infastidito dall'interruzione. Era stato vero o semplicemente ci sperava?
«Accidenti! Questa pioggia arriva proprio nel momento sbagliato» si stava lamentando Anni. «Io ricordo che da piccola mi piaceva molto giocare sotto la pioggia» S'intromise un'altra, in tono nostalgico. «Io invece ricordo il dopo, quando le pozzanghere si riempivano di fango e tu potevi tuffarti dentro. Anche se spesso venivo sgridata da mia madre.»
L'affermazione causò un'ilarità generale, ma per Isabelle fu di breve durata. Lei non aveva mai fatto niente del genere, quindi non poteva capire cosa si provava. Il suo passato rimaneva un mistero per lei e in orfanotrofio non era permesso un atteggiamento del genere, figuriamoci dopo essere stata adottata!

«Senti come se la bambina dentro di te se ne sia andata, senza che tu te ne rendessi conto. » Isabelle sussultò per lo spavento, voltandosi e vedendo Cédric vicino a lei. «Ho ascoltato lo scambio di frasi» spiegò velocemente. «Notando anche la tua espressione, ho compreso che tu non abbia vissuto un'infanzia molto divertente» ipotizzò in tono ironico, voltandosi verso la pioggia.
«Sembra quasi che io ti abbia raccontato aneddoti della mia vita passata» rispose lei con lo stesso tono, cercando di non arrossire pensando al loro tono confidenziale.
L'altro sorrise alla sua risposta. «Voglio dire» continuò lui «non senti mai l'esigenza di stravolgere la tua vita?»
Isabelle si voltò verso di lui confusa, ma lui non ricambiò il suo sguardo, rimanendo dritto verso il paesaggio.
«Ho avuto modo di conoscere la Isabelle di adesso e apparentemente davi l'impressione di una principessa, lo ammetto.»
Nonostante ci fossero altre persone vicino a loro, lui parlò come se fossero soli, ignorando chi avrebbe potuto sentirli. Isabelle, d'altro canto era così presa da ciò che stava dicendo da non far caso a nessun altro.
«Ma in realtà sei una donna passionale, che ha voglia di scoprirsi e di conoscere ogni minima sfumatura che la vita ci dona» La sua voce era quasi un sussurro e Isabelle fece fatica ad ascoltare ciò che diceva.
«Tu... tu non mi conosci» lo fermò lei, con tristezza nel cuore. «Io sono stata adottata da persone fantastiche e il mio unico desiderio è quello di renderli orgogliosi di me. Tutto il resto non ha importanza.»
«Non pensi che desiderare e aver bisogno sono due cose diverse?» Ribatté lui, questa volta voltandosi verso di lei, fissandola intensamente.
Isabelle fu spiazzata da quella domanda e si ritrovò a non saper cosa rispondere.
«Isabelle» cercò l'attenzione della donna, lui. «Ho vissuto una vita piena di qualsiasi emozione. Sono sincero quando ti dico che tu stai cercando di opprimerti, di autoconvincerti che ciò che fai è in realtà quello che desideri.»
«Come puoi» la sua voce era sommessa, ma Cédric riuscì comunque a sentirla. «Come puoi dire una cosa del genere, quando tu stesso fai la stessa cosa.»
Non si era mai sentita così arrabbiata in vita sua. Era un'emozione talmente intensa e bruciante da non farle neppure ragionare e soppesare le sue parole. «Non accetto degli insegnamenti di vita, quando quest'ultimo non ha ancora imparato i suoi. Sei un arrogante e un presuntuoso! »
Comprese che la sua voce stava per alzarsi di volume, ma non le importava! Non le importava ciò che avrebbero pensato gli altri o di ferire qualcuno. In quel momento desiderava solo esprimere il suo punto di vista a quell'uomo, indipendentemente da quanto la cosa potesse infastidire quest'ultimo o gli altri.
«E' vero, ho sempre cercato di rendere orgogliosi i miei genitori, pensando allo loro felicità più della mia. Ma rispetto le mie emozioni e le mie sensazioni, ed è per questo che sono qui.»
Si mise di fronte a lui, fronteggiandolo. «Non sarei andata in una taverna, non sarei finita in una zona talmente pericolosa mettendomi nei guai e non avrei continuato ad indagare sul mio passato se non tenessi ai miei sentimenti.» Isabelle lo sfidò con gli occhi a contraddirla, ma lui non emise suono, rimanendo impassibile, cosa che stranamente la infastidì ancor di più invece che darle piacere. Strinse le mani a pugno con tutte le sue forze. «E soprattutto non avrei mai sperato un giorno di rincontrare colui che ho amato per quasi quindici anni!» L'urlo sovrastò la pioggia, rendendosi conto solo un attimo dopo di ciò che aveva detto. Sgranò gli occhi allibita, notando lo sguardo del gruppetto su di loro.
Mise le mani sulle labbra, incredula delle sue stesse parole. Cosa aveva fatto?
Cédric si era irrigidito sul posto, non emettendo suono e ciò, invece di darle sollievo le causò solo un imbarazzo maggiore.
Con un gemito, si voltò andando verso la pioggia, correndo fino a metà strada affinché il suono della pioggia potesse in qualche modo sovrastare tutti gli altri rumori.
Ma non quello del suo battito accelerato.
L'acqua scendeva sulla sua pelle, bagnandola completamente, ma lei trovò solo sollievo. Cosa le era successo?
Si era fatta prendere da un sentimento che non le apparteneva, urlando senza controllo e soprattutto dichiarando i suoi sentimenti all'uomo che amava. Sì, era inutile a quel punto negare la realtà. Aveva amato il ragazzino di allora e amava l'uomo di adesso con tutta se stessa. Amava quell'uomo scorbutico e senza un minimo di galanteria in corpo.

E adesso si ritrovava sotto una pioggia scrosciante bagnata fino alle ossa.
Ed era felice!
Fece un piccolo sorriso, che divenne una risata più forte e allegra ogni secondo di più. Non si era mai sentita così bene, così libera!
Sollevò le braccia in aria, assaporando quella sensazione e lasciandosi invadere senza preamboli, travolgendola.
Cominciò a girare intono a se stessa, senza far caso a chi da lontano potesse vederla. Voleva divertirsi e lasciarsi andare, senza pensare, senza riflettere.
«Isabelle!»
Sentì qualcuno chiamarla, ma si voltò nella direzione di quella voce solo dopo parecchi richiami. Era il gruppo di ragazzi rimasti al coperto e la fissavano con occhi sgranati.
Isabelle sorrise, correndo verso di loro. «Cosa stai facendo, sei completamente fradicia, vieni qui» le stava dicendo Anni ansiosa, non appena si avvicinò, prendendo la sua mano. Ma Isabelle, invece di seguirla, la fermò. «Vieni con me» propose alla donna. Anni la fissò allibita. «Ma prenderemo un malanno così...»
«Che importa?» Domandò Isabelle ridendo. «Al massimo staremo a letto per qualche giorno. Viviamoci il momento» mormorò alla fine, lanciando un'occhiata a Cédric, che non si era mosso da dove l'aveva lasciato.
Anni sembrò in difficoltà. «Io, no so se...» provò a convincersi, ma notando lo sguardo implorante di Isabelle, sbuffò. «Oh, ma andiamo!» Urlò alla fine, uscendo dal riparo e correndo con Isabelle verso la pioggia, ridendo come matte. Anche gli altri, vedendole divertirsi in quel modo, a poco a poco raggiunsero il duo e tra risate e urla, attirarono l'attenzione della gente dentro la locanda che uscì per assistere alla scena. «Ma che succede?»
«Sono diventati tutti matti?»
La gente li fissava tra, l'allibito e il divertito. «Però è bello essere giovani, vorrei anch'io seguirli, se non fosse che ne morirei subito dopo!» Scherzò un uomo anziano, creando un'ilarità generale.

Cédric era rimasto impalato a fissare per tutto il tempo Isabelle che volteggiava sotto la pioggia, mentre i capelli attaccati sulla fronte e il collo sembravano essersi scuriti per l'acqua. Il suo sorriso era così bello, da sciogliere i cuori di chiunque.
Vederla reagire con rabbia era stato uno spettacolo, con i suoi occhi verdi illuminati e il rossore sulla sua gote che la rendeva ancor più deliziosa.
Ma dopo...

'E soprattutto non avrei mai sperato un giorno di rincontrare colui che ho amato per quasi quindici anni...'
In un primo momento aveva ipotizzato qualsiasi cosa. In fondo, poteva essersi riferita a chiunque. Ma era bastato guardare il suo viso e l'espressione allibita, di chi aveva appena dichiarato i suoi sentimenti al diretto interessato, per comprendere. La sua espressione l'avrebbe fatto ridere in altre circostanze, se non fosse stato per la verità di quelle parole. Aveva sentito il suo petto riscaldarsi, ma non era riuscito a esprimere nessun suono o parola. Ne era rimasto basito.
Aveva fin dall'inizio pensato che per lei, la gioia di sapere chi fosse in realtà, era dovuta al fatto di rivedere un conoscente che l'aveva soccorsa anni fa, un amico al massimo!
Non sapeva come interpretare ciò che sentiva, avendo amato solo una donna in vita sua. Cercò di paragonare le due cose, ma comprese immediatamente che era a dir poco impossibile. Erano due donne diverse, con vissuti diversi, con Inés aveva provato delle sensazioni diverse, rispetto che con Isabelle.
«Cédric.» La voce della donna che in quel momento stava invadendo i suoi pensieri, entrò nella sua mente, tanto da pensare di essersela immaginata. Ma non appena alzò lo sguardo la vide lì davanti a lui, con i vestiti semplici aderenti sul suo corpo, col corpetto che le aderiva al seno, lasciando poco all'immaginazione. Si concentrò sul suo viso, notando forse che era ancor peggio del fissare il suo corpetto.
I suoi occhi sembravano voler entrare dentro di lui, rivoluzionando in modo prepotente la sua anima.

La vide avvicinare la sua mano candida prendendo la sua, più scura e grande. «Vieni» gli disse, tirandolo verso di lei, all'esterno.
Cédric cercò di fermarla, rendendosi conto di ciò che voleva fare. «No... Isabelle, non credo sia il caso...» mormorò sentendosi infastidito da se stesso, rendendosi conto di aver difficoltà a raccogliere la voce. Che gli stava succedendo?
Un colpo sul di dietro, lo spinse verso la donna, dovendo tenerla per le braccia per impedirgli di caderle a dosso. Si girò pronto a colpire l'idiota che l'aveva fatto, notando Claude che lo fissava, con sguardo divertito, e le braccia incrociate al petto. «Eppure pensavo di averti cresciuto bene. Non si rifiuta niente a una signorina.»
Cédric fissò per un momento Claude, ricambiato da quest'ultimo. Entrambi si espressero con gli occhi molto più di quanto avrebbero fatto con le parole.
«Su andate a divertirvi, ma non far tardare troppo Isabelle dato che è rimasta fin troppo sotto la pioggia» gli raccomandò l'uomo con tono protettivo. Si rese conto che la donna aveva ottenuto l'affetto del locandiere, senza il minimo sforzo.
«Avete forse timore di un po' di pioggia, monsieur?» Lo beffeggiò lei, rivolgendosi di nuovo in tono formale e fissandolo con uno sguardo colmo di sfida, che attirò l'attenzione dell'uomo.
Cédric la fissò, ricambiando lo sguardo e dimenticando per un momento le sue riflessioni. «Mi state sfidando, mademoiselle?»
Lei lo fissò con sufficienza. «Vedo che avete timore di bagnarvi e quindi mi domandavo a cosa era servita la vostra ramanzina.»

L'uomo mise le mani sui fianchi, non cedendo per un attimo lo sguardo, divertendosi sempre più da quella specie di scommessa a chi avrebbe ceduto per primo.
«Se è per questo la vostra non era di certo meno incisiva. Infatti una parte mi è rimasta davvero impressa, non condividendola del tutto.»
Vide lo sguardo di lei sgranarsi, avendo un attimo di cedimento. «E ditemi, quale sarebbe?» mormorò, più incerta sta volta.
Cédric comprese che non era né il momento, né il luogo per analizzare più approfonditamente ciò che era successo.
Mise un dito sulla fronte, facendo una smorfia come se stesse riflettendo attentamente. «Vediamo se ricordo... ah sì!»
Isabelle emise un urlo, quando lo vide lanciarsi su di lei, afferrandola da dietro le gambe. Si ritrovò con lo stomaco su una spalla dell'uomo, sospesa nell'aria senza riuscir a capire cos'era successo.
«Cédric!» Urlò a quel punto.
Quest'ultimo la tenne stretta dalle ginocchia con un braccio mentre con l'altro le cingeva la vita, trattenendosi dal ridere a crepapelle. «Ora ricordo... Arrogante e presuntuoso!»
Dopo di ciò, corse anche lui, tenendola stretta, verso la pioggia. L'acqua avvolse anche lui sotto le urla degli altri compagni e della fanciulla che teneva in braccio.
«Sei un demonio! Fammi scendere!» Urlò lei, non riuscendo a trattenere una risata, mentre si aggrappava alle sue spalle. «La tua punizione continuerà ad aumentare se continuerai con questo atteggiamento, principessa.» l'avvisò lui e come a dimostrandoglielo, girò su se stesso velocemente, facendo ancor più urlare la donna.

Come poteva essere considerato, il fatto che delle persone si divertissero e che ridessero in modo gioioso, qualcosa di sconveniente? Questo Cédric proprio non lo comprendeva.
Dire che quel sorriso, il sorriso che in quel momento illuminava il viso di Isabelle era sconveniente? Avevano convinto Isabelle essere capace di divertirsi, di essere se stessi e vivere d'emozioni era una cosa sconveniente. Qualcosa che l'alta società non avrebbe mai accettato in lei.
L'alta società poteva andar al diavolo per quanto lo riguardava.
La fece scendere dalla sua spalla, ritrovandosi ad un palmo del suo viso. Le guance rosse dal freddo ma anche per l'allegria del momento insieme ai suoi occhi che in quel momento esprimevano solo felicità.
Istintivamente, l'uomo mise una mano sulla sua guancia, accarezzandola e sentendola soffice e liscia sotto il suo palmo. «Sei come un cristallo, dalle mille sfaccettature. Belle...» mormorò chiamandola con il nome con cui l'aveva conosciuta anni fa, sentendo come se stesse rivivendo l'emozione di quel giorno. Smarrimento, paura, speranza e affetto verso quella bambina che con gli anni era divenuta una donna.
Un tuono esplose in quel momento, facendoli sussultare, rendendosi conto solo in quell'attimo di ciò che stava per fare. Se non fosse stato per il tuono, si rese conto allibito, l'avrebbe baciata lì davanti a tutti. Maledizione, che cosa gli era preso?
«Ragazzi, avete giocato abbastanza! Entrate dentro adesso» li richiamò tutti Claude. Gli altri andarono verso la locanda, ridendo e correndo in direzione della casa, mentre i due rimasero fermi dov'erano.

 Isabelle continuava a fissarlo, ma lui si ritrovò a non riuscire a incrociare il suo sguardo, tanto preso dai suoi tormenti interiori. Comprese che ormai era svanito ogni minima lucidità che l'aveva fin'ora fermato dal commettere una sciocchezza. La desiderava ardentemente e ciò metteva in pericolo Isabelle.
«Dovremmo... andare» mormorò con difficoltà, cominciando a fare qualche passo verso la locanda.
Solo qualche passo più avanti sentì lei passargli di fianco ad alta velocità, entrando nella locanda. L'aveva offesa.
 Stava per varcare la porta, ma si voltò infastidito verso Claude, che non aveva smesso per un secondo di seguirlo con gli occhi. «Che c'è?»
L'altro si limitò ad alzare le spalle. «Nulla, riflettevo solo sul fatto che, oltre allo studio, forse avrei dovuto farti qualche altra lezione su come gestire i rapporti sentimentali...»
«Non aggiungere altro» lo fermò Cédric , sollevando la mano, per poi andare velocemente verso le scale e mormorando qualcosa a proposito delle lezioni in modo, decisamente, poco elegante.
 


Isabelle si gettò sul letto esausta, ma nonostante ciò non riuscì a chiudere occhio.
La gente del villaggio era andata via dopo che la pioggia era cessata e nel frattempo Monsieur Claude si era occupato di lei affinché il focolare nella sua stanza fosse accesso e una vasca con acqua calda fosse disponibile. Adesso che era pervasa dal calore e dalla morbidezza del letto sarebbe dovuta crollare all'istante. Ma non ci riusciva.
Era stata un'esperienza unica,diversa e fantastica, per lei. Non si era mai lasciata andare fino a quel punto e invece di sentirsi in imbarazzo da ciò, sentiva il cuore battere forte per l'emozione.
Non riuscendo a stare sdraiata, si alzò avvicinandosi alla finestra.
Domani sarebbe ritornata alla sua vita normale, con delle regole da rispettare e un protocollo da eseguire. Ma, cercò di consolarsi, aveva trovato ciò che le serviva e finalmente avrebbe scoperto la verità sul suo passato. Non avrebbe più mentito ai suoi genitori.
Erano delle motivazioni che avrebbero dovuto renderla felice, ma ciò non accadde. Il motivo era ben chiaro.
La sua ricerca, verso il suo passato, era diventata qualcos'altro.
Si era innamorata ancora una volta di Cédric. Ma l'avrebbe ancora una volta perso.
Quella consapevolezza fu come una coltellata al petto. Sentiva il desiderio di ribellarsi a quel pensiero.
Ne era stata consapevole fin dall'inizio, ma adesso che si avvicinava il momento, era ancor più dura d'accettare.
Quella era l'ultima notte.

Improvvisamente venne colta da un pensiero, che le fece mancare il respiro al solo credere di farlo diventare realtà.
Camminò avanti e indietro agitata. No, non poteva, si era già lasciata andare anche troppo fin'ora e non poteva arrivare a commettere una tale pazzia.
Strinse le mani tra loro, agitate. Era l'unica notte. Una sola volta per lasciarsi andare del tutto e dare tutto ciò che sentiva dentro. Poi sarebbe ritornata la composta e algida Contessina Isabelle.
Ma in quel momento voleva solo essere Belle.


Cédric posòsul mobile al fianco del letto il piccolo vassoio con dentro la crema dicioccolato. Era stato Claude a metterlo ed era per colpa sua che non riusciva aresistere la notte se non ne assaggiava un po'.
Quando aveva cominciato a vivere lì, Claude gli aveva fatto provare quellastrana crema dal colore ancor più strano, conoscendolo dopo come cioccolato.
Non ne aveva mai assaggiato uno prima di allora e ricordava di essere statorestio a provarlo inizialmente, ma sopra insistenza di Claude ne aveva assaggiato un po'.
Il sapore dolce lo aveva colpito all'istante, rendendolo dopo dipendente.
Quel gesto era un suo segno di pace, gesto che Cédric apprezzò molto. Ma inquel momento nemmeno la cioccolata poteva aiutarlo con il tumulto di emozioniche sentiva dentro.
Non appena si tolse la camicia, la tenne tra le mani, sedendosi sul letto.Domani Isabelle sarebbe ritornata alla sua vita normale, tra gentiluomini,balli e raffinatezze che non appartenevano a lui. L'aver saputo che Isabelleera in realtà Belle, non aveva cambiato in fondo nulla. Allora era una bambinaaristocratica e oggi lo era da adulta. Poco importava che in realtà quelli nonfossero i suoi genitori, era comunque il destino di Isabelle diventare mogliedi un nobile.
Quello di lui invece era del tutto l'opposto. Non voleva far parte di quelmondo, non lo voleva prima di conoscerlo e non lo voleva adesso.
Ma ciò non rendeva tutto più semplice, tutt'altro, perché percepiva in sestesso qualcosa di diverso. Vedere Isabelle vestita come una semplice donna,mentre si divertiva sotto la pioggia, l'aveva resa... normale.
Con un'imprecazione, scaraventò la camicia da qualche parte, mettendo poi lemani sui capelli neri. Lui dimenticava tante cose.
Per quanto, si rese conto, quella ragazzina stesse entrando lentamente dentrodi lui, doveva ricordare chi era!
Lei non sapeva cose che se scoperte le avrebbero fatto perdere la fiducia inlui. I suoi occhi così cristalli e sinceri, non l'avrebbero più guardato contale stima e dolcezza.
Per non dimenticare che più gli stava vicino, più rischiava la sua incolumità.No, decise alla fine, era meglio così.
Si alzò avvicinandosi alla specchiera, dove stava una piccola vasca. Presel'acqua e se la gettò sul viso. Sentì un leggero bussare. «Avanti» mormorò,continuando a dare le spalle alla porta. Doveva essere Claude che come lui nonriusciva prendere sonno, per riprendere la discussione di prima.
Con un sospirò, si gettò dell'altra acqua addosso. «Ho apprezzato il tuo gesto,non c'era bisogno di raggiungermi in stanza» commentò lui, riferendosi allacioccolata, prendendo un panno per asciugarsi il viso.
Nessuna risposta dall'altra parte. Aggrottando la fronte, Cédric guardòattraverso il riflesso dello specchio, ma non riuscì a credere ai suoi occhi.«Isabelle?»
Isabelle stava di fronte a lui con solo una camicia bianca che la coprivasolamente fino a metà gamba.

Quest'ultima sembrava svenire da un momento all'altro. Bene,erano in due!
Immediatamente Cédric le diede le spalle, anche se l'immagine era impressanella sua mente.
«Cosa diavolo ci fate qui? Uscite immediatamente, se avete qualcosa da dirmipotrete espormela domani» disse in fretta, sperando che si voltasse e andassevia.
«Io... non riesco a dormire» la sentì mormorare.
L'altro sospirò esasperato dal suo comportamento. «Non sono la vostra balia,Isabelle» la sua voce era dura, ma non sapeva come altro modo reagire,consapevole che il desiderio di stringere quel corpo mezzo nudo stavadiventando imperativo per lui. «Andate via.»
Sentì il rumore dei suoi passi nudi sul pavimento, avvicinarsi sempre di più, eCédric ebbe un brivido per tutta la schiena.
«Cosa avete fatto qui» la sentì mormorare per poi avvertire il calore della suamano sulla benda alla spalla. Il suo tocco fu come scossa, tanto da voltarsi infretta e fare qualche passo indietro fino a scontarsi con il mobile vicino,trovandosela a pochi passi da lui.
«Non ve lo dirò ancora Isabelle» disse lui, con tono ancor più crudo eringhioso. «Cosa ci fate qui dentro?»
Isabelle s'irrigidì e sembrò sul punto di girare i tacchi e scappare via. Madopo alzò la testa, incrociando il suo sguardo, esprimendo la sua forzainteriore che l'aveva portata fin lì.
«No, non voglio andare via. Se sono qui c'è una ragione» la sua voce eratremante, ma comunque il suo corpo era teso e a piccoli passi si avvicinavaverso di lui.
Cédric s'irrigidì, trovandosi in difficoltà.
«Domani tutto tornerà alla normalità» mormorò lei, avvicinandosi sempre di più.«E io tornerò ad essere la figlia di un nobile, una Contessa. Sarò circondatadall'alta società e perciò dovrò comportarmi in modo consono al miotitolo.» Gli occhi divennero lucidi dilacrime, ma nemmeno una lacrima fu versata. «Ho talmente paura di ciò chesuccederà, ma se devo affrontare il mio futuro, qualunque esso sia, voglio averdei bellissimi ricordi che mi daranno la forza di affrontarlo.» Non appena fuad un passo da lui, sollevò la mano avvicinandola al suo viso, dove stava lacicatrice. Cédric s'irrigidì immediatamente, sia per il suo tocco sia per ilsuo viso deturpato.
Ma lei sembrava non farci caso, tanto da strofinare il pollice su essa come unacarezza. Cédric si sentì avvolgere dal suo calore e il suo desiderios'intensificò ancor di più, accompagnato anche da un senso di affetto profondoverso la donna che sembrava accettarlo così com'era. L'avrebbe accettato anchese avesse saputa tutta la verità? Dopo aver tolto la maschera, l'avrebbeguardato allo stesso modo?
«Cédric» continuò lei, ignara dei suoi tormenti interiori. «Vorrei che tu miamassi con tutto te stesso. Voglio che i nostri corpi diventino una cosa sola.Voglio provare tutte le emozioni che ho sempre letto nei miei libri e sonosicura che solo con te potrei provarle.»

L'altro distolse lo sguardo, incapace di sostenere il suo. «Stai dando troppecapacità a chi non le merita e poi i libri non sono la realtà. Le emozioni cherivivi in loro...»
«Lo so» lo interruppe lei. «Nella realtà sono molto più intense» la sua vocetrasmetteva una sicurezza che Cédric era riuscito poche volte a percepire inlei.
Coprì la sua mano con la sua più grande, trovandola calda e morbida. «Non haiidea di quanto ti desideri. Sei riuscita a perforare la mia barriera disicurezza, ma ciò non basta.» disse improvvisante, togliendo la luce negli occhidi lei e scostando la sua mano, allontanandosi.
«Io... per quanto sia una canaglia, non posso usufruire del tuo dono. Meriti diessere apprezzata da un uomo che possa darti ben altro che il piacere di unanotte» mormorò, sentendo però il corpo bruciare di rabbia al solo pensiero dilei con un altro uomo. Riusciva a immaginarselo a malapena, consapevole chel'avrebbe ucciso all'istante.
Ma la coscienza gli diceva di darsi una calmata e comprendere che da lui nonavrebbe ricevuto che quello.
Anche se si era reso conto di voler molto di più, qualcosa di cui aveva pensatodi non aver più bisogno.
Alzò il viso verso la finestra, dove la luna illuminava la notte, cercando unsegno o un messaggio per uscire da quella situazione. «Per una volta nella miavita, voglio esser un gentiluomo, Isabelle. Ti prego, permettimi di esserlo...»s'interruppe sentendo la donna scontarsi con lui da dietro e cingendolo con lesue esili braccia, premendo la sua fronte nella schiena. «Mi stai prendendo ingiro? Proprio adesso che vorrei tu fossi meno gentiluomo, decidi di volerticomportare da tale?» La sua voce era piena di rabbia e tristezza allo stessotempo. «Non c'è stato nessun altro che abbia preso il tuo posto, sognavo diritrovarti un giorno. Poi mi sono innamorata dell'uomo che sei diventato,inconsapevole di chi in realtà fossi. Era destino Cédric, noi eravamo destinatia ricontrarci.» Isabelle sentì le lacrime che cominciarono a scendere, nonriuscendo più a trattenerle. «Sono consapevole del fatto che tu abbia amato un'altradonna, che sia rimasta dentro il tuo cuore anche dopo la sua morte. Ma tiprego...» mormorò, con la gola stretta. «Se c'è un piccolo spazio anche per me,vorrei che tu mi accogliessi e che per questa notte tu mi amassi.»
«Basta Isabelle.»
Quest'ultima strinse gli occhi, comprendendo di essersi gettata come unostraccio ai suoi piedi ed ebbe vergogna ad alzare il viso, mentre lui sivoltava verso di lei, dovendo lasciare il suo calore.
Sentì le sue mani sulle guance umide, sollevandole il viso verso di lui che lafissava corrucciato. «Non voglio che tu ti umili in questo modo, poiché nonavrebbe senso.»
Lei chiuse gli occhi, sentendo che quella era il colpo di grazia. Era contentaalmeno di aver ammesso ciò che sentiva, nonostante fosse ben consapevole deisentimenti di lui.
Fece per togliere le mani di lui dal suo viso, ma lui non lasciò la presa.
A quel punto, Isabelle aprì gli occhi incrociando i suoi, notando calore edesiderio nei suoi confronti.
«Non avrebbe senso... poiché possiedi già uno spazio dentro il mio cuore»mormorò, poggiando la fronte su quella della donna, che in quel momento sentivail cuore batterle all'impazzata.
«Cosa... Cédric...» mormorò, non riuscendo a crederlo, mentre lo sentiva stringerlapiù a lui Isabelle poté sentire il calore della sua pelle, trovandola bollente.
«Non so come ci sei riuscita» lo sentì mormorare, nel suo orecchio, mentrecominciava a mordicchiarlo e leccarne l'arco, creandole un brivido di piacere.
«Ma sotto la tua apparente fragilità, si nasconde una donna fin troppotestarda, così tanto da essere riuscita ad abbattere del tutto le mie mura.» Lasua voce era rauca ma lei riuscì a metabolizzare ogni sua singola parola,mordendosi il labbro per non piangere l'ennesima volta. Sentì la mano di luisul collo, mentre tirava via la spallina della sottoveste tirandola giù fino adenudarle la spalla, baciando l'arcata che univa essa e il collo. Isabellestrinse le mani sulla schiena di lui, emanando un sospiro di piacere.
«E adesso» lo sentì mormorare, mentre tirava l'alta spallina «dovrai prenderele conseguenze di ciò, senza alcuna possibilità di rimediare in altro modo, senon con il tuo corpo.» La sotto veste cadde giù, creando una nuvola biancaintorno a lei che non percepì, nemmeno per un istante, il freddo della notte.


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