Capitolo 10
Si destò sentendo un rumore a lei ignoto, seguito da un'imprecazione fiorita.Mantenendo gli occhi chiusi, sorrise dentro sé, riconoscendo la voce. Non aprì gli occhi, sentendo che avrebbe rigettato in un batter d'occhio. Si rilassò, ovunque fosse distesa, e lasciò che i suoni esterni cominciassero a entrare nella sua testa.
«E' già passata mezz'ora e ancora non si decide a svegliarsi. Dovremmo chiamare un dottore?» La voce di Cédric fu come un'ondata di calore al momento giusto. Si sentì rassicurata e meno sola.
«Non credo, Monsieur Dumas, ha solo bisogno di riprendersi come giusto che sia. Posso solo immaginare la paura avuta in quel momento, povera cara.»
Isabelle, sentendo le parole della Direttrice, ricordò in quel momento cos'era successo. Era vero, la paura era stata immensa e dopo essere uscita da lì sana e salva, la tensione accumulata si era distesa rendendole impossibile reggersi in quel momento, per poi collassare.
«Vado a dare un'occhiata alla bambina e non appena si sarà ripresa le farò una bella predica. Entrare dentro la scuderia e nascondersi dentro il box di un animale di quelle dimensioni, inammissibile.» La donna continuò a borbottare fino a che non uscì, lasciandoli soli.
Sentì l'uomo sospirare profondamente, e lo fece anche lei per allentare la tensione che aveva sentito addosso fin'ora.
Isabelle ricordò il gesto di Cédric con tenerezza, si era lanciato in loro aiuto ed era sicura che avrebbe fatto di tutto per assicurarsi del benessere della bambina e del suo. Fece per aprire gli occhi e rivelare che si fosse svegliata, ma si bloccò quando sentì la sua mano sulla sua fronte. Era fresca e le diede sollievo, ma anche imbarazzo e sorpresa dato il gesto inconsueto.
«Sei riuscita a farmi prendere un colpo, ancora una volta. Di questo passo, non sono sicuro di raggiungere la mezza età.» Le sue parole vennero accompagnate dalla sua mano che si muoveva sulla sua fronte fino all'inizio della capigliatura, cosa che la sorprese e la deliziò allo stesso tempo. Cédric si stava lasciando andare pensando che fosse solo.
«Sei una donna completamente diversa da ciò che mi aspettavo. Non riesco a comprendere la tua personalità, sei impavida o completamente folle?»
Isabelle sospettò che stesse sorridendo e ebbe la voglia di guardare il suo sorriso, date le poche occasioni di vederlo, ma aveva timore che s'interrompesse non appena avrebbe notato che fosse sveglia.
«Quando ti ho vista rotolare via dalla furia del cavallo, con in braccio la bambina che proteggevi a costo della tua incolumità, ho sentito il cuore smetter di battere per qualche secondo. Ero terrorizzato. Non credevo di poter avere così tanta paura dopo tanto tempo.»
Lo sentì sospirare lentamente, sentendo comunque la sua mano muoversi con lentezza su di lei.
«Mi cogli alla sprovvista, principessa.» La sua mano improvvisante, lasciò il contatto con la sua pelle e lei lo sentì agitarsi sulla sedia.
«Fin dall'inizio ho provato una strana sensazione, come se ti avessi già incontrata, il che è assurdo. Ma ho davvero pensato per un attimo a quella persona non appena ho incrociato il tuo sguardo, colei che ha rivoluzionato per sempre la mia vita.»
Isabelle sentì il cuore battere più veloce, non sapendo cosa aspettarsi davvero da quelle parole.
«Sono felice che tu non possa sentirmi, perché sto diventando davvero sentimentale» rise, per poi continuare con voce più rauca del solito. «Ero infondo solo un ragazzino e cosa potevo davvero sapere del mio futuro? Eppure ho dovuto ben presto imparare a diventare un adulto e a comprendere il male intorno a me.»
Il silenzio era sovrano e solo la voce dell'uomo invadeva l'aria, insieme alla tensione e alle emozioni che entrambi stavano provando: confusione e perplessità.
«Dopo la morte di mia madre, ho perso per un po' di tempo il calore umano. A soli dodici anni avevo imparato a rubare, a diffidare da chiunque, anche da coloro che in quel momento si identificavano come la mia famiglia. Avevo perso in poco tempo ogni contatto umano. Ma poi successe qualcosa di sorprendente.»
S'interruppe per qualche secondo e Isabelle dovette stringere i denti e rimanere ancora in silenzio per incitarlo a parlare. Ma fortunatamente l'uomo non la fece penare troppo e ricominciò a raccontare.
«Conobbi una bambina, in situazioni davvero disdicevoli» rise ricordando l'episodio. «Una povera bambina che era finita nelle grinfie di persone crudeli senza nemmeno accorgersene. Cercava di macchiare la sua innocenza. Era una tale piagnucolona.»
Cédric non riuscì a trattenere una risata ricordandola, ad oggi come un momento di rinascita per lui e se ne rendeva davvero conto solo in quel momento per davvero. «Io non volevo che quella purezza scomparisse nei suoi occhi, com'era successo a me. Cercai di portarla via, cosa non facile date le circostanze. Mi ricredetti ben presto e mi resi conto di quale grande forza di volontà possedesse quella bambina, in realtà.
Mise una mano sui capelli neri, scombinandoli ancor di più, facendo una smorfia nel sentire i muscoli doloranti reagire. «Rimpiango tante cose, ma una in particolare è la promessa fatta a lei. Non sono riuscito a mantenerla» mormorò in tono cupo.
Fu colto di sorpresa, quando sentì una mano toccare la sua. Alzò la testa verso il letto, incrociando lo sguardo di Isabelle che riusciva a stento a trattenere i singulti.
«Vi siete svegliata, come vi sentite?» Fece per alzarsi per prendere qualcosa dal tavolo, ma venne bloccato dalla mano di lei. Isabelle si sollevò lentamente dal letto, aiutata da Cédric. «Io... ho bisogno di sapere qual'era la promessa che faceste a quella bambina» pronunciò con difficoltà lei, non volendo illudersi, non volendo sperare!
Cédric la fissò perplesso data la sua reazione, preso alla sprovvista. «Vi sentite bene? Credo che dovremmo chiamare il dottore, principessa...»
«Ti prego! Dimmi cosa le avevi promesso!» Lo interruppe, prendendolo da entrambe le braccia e guardandolo dritto negli occhi, infischiandosene in quel momento dell'etichetta e di tutto il resto.
Cédric continuò a rimanere spiazzato dalla situazione, ma notando la sua reazione, decise di continuare il suo racconto.
«Era la mia prima amica, la prima con cui avevo creato un legame di sincera amicizia e contatto umano, dopo mia madre» spiegò, un po' a disagio adesso a parlarne con Isabelle che non smetteva di fissarlo, ben diverso da quando credeva di essere solo.
«Anche se fummo insieme solo per un giorno, fu difficile la separazione. Cercò di convincermi ad andare con lei, voleva aiutarmi. Purtroppo sapevo che la gente intorno a me, non mi avrebbe mai lasciato in pace e avevo il timore che potessero coinvolgere anche lei, se avessi accettato. Quindi decisi di rassicurarla con una promessa, che a quell'epoca intendevo davvero mantenere.» Il suo sguardo perse l'imbarazzo iniziale, non face più caso al fatto che le sue parole venivano ascoltate anche da un'altra persona, tant'era il rammarico che provava. «Le promisi che ci saremmo rivisti. Che non appena avessi risolto i miei problemi l'avrei raggiunta, ovunque fosse» mormorò con difficoltà.
Isabelle rimase ferma per un attimo che parve eterno, per poi chinare la testa con lo sguardo perso nel pavimento, mentre un singhiozzo le usciva senza riuscire a frenarlo, non volendo fermarlo.
«Se non lo farai, non sarai più mio amico... a quanto pare alla fine, anche se in circostanze diverse e addir poco insolite, ci sei riuscito.» La sua voce anche se sommersa dalle lacrime, fu ben chiara per Cédric, che sentì come se qualcosa gli si fosse gettato addosso. Questa volta fu lui ad afferrarla per le spalle, alzandole il viso in modo che potesse guardarla, fissandola allibito. «Cosa... come fai... io non capisco, tu sei...» si fermò non sapendo davvero cosa pronunciare , mentre i suo occhi zaffiro sembravano diventare sempre più grandi. Isabelle ebbe pietà di lui e, con un sorriso lacrimoso, gli prese il volto con le sue mani. Accarezzò la sua guancia sinistra, dove poté percepire a tatto la cicatrice che segnava il bel volto dell'uomo di fronte a lei. Il volto che aveva sognato di rivedere per anni, colui che aveva amato per anni.
«Ti ricordi di Belle? Ecco, quella bambina è cresciuta, è diventata una donna...Isabelle. Ma, il ricordo di te non è cambiato, quel bambino coraggioso che sacrificò se stesso per salvare una bambina piagnucolona.» Cédric non emise un suono e Isabelle si sarebbe messa ridere, notando che per una volta lo aveva lasciato senza parole, se non fosse stato per le altre emozioni che in quel momento erano sovrane in lei. «Belle, Isabelle... come ho fatto a non pensarci» riuscì a dire finalmente, anche se con una certa difficoltà. «Tu sei quella bambina... Belle... me l'hai proprio fatta eh? Non ci sarei mai arrivato da solo» rise, ancora incredulo e disorientato. Diverse emozioni lottavano tra loro. Stupore, ma anche gioia comprese immediatamente guardandola intensamente. Avvicinò la mano sulla sua guancia, su quel viso che aveva spesso immaginato di rivedere e che adesso aveva davanti, ma cambiato. Il viso di una donna, coraggiosa e fiera nella sua bellezza, non solo fisica ma per ciò che teneva dentro e che lui aveva cominciato a comprendere.
Isabelle non riuscì a resistere a quel gesto istintivo e tenero dell'uomo e si lasciò trasportare dall'istinto del momento e così lo baciò. Cèdric rimase inizialmente sorpreso dal gesto della donna, ma subito dopo non riuscì a resistere e anche lui si lasciò coinvolgere da quella tempesta d'emozioni, cingendola e stringendola a sé.
Era tutto così surreale, così incredibile da sembrare assurdo. Invece era la realtà, colei che aveva sognato da piccolo di rivedere, che gli aveva dato la forza di superare i disagi in cui era stato sottoposto con la speranza un giorno di rivederla, era di fronte a lui e la stava baciando appassionatamente. Sentiva la sua pelle morbida e calda, le sue labbra che chiedevano le sue, esigendole, e lui fu ben felice di dargliele pretendendo le sue in cambio. La passione scattata in biblioteca, ritornò più forte di prima, con una nuova consapevolezza, con nuovi pensieri. Le sue mani si mossero sul corpo sinuoso di Isabelle, riconoscendo con il tatto non più il corpo della bambina di un tempo, ma quello di una donna.
Isabelle, dal canto suo, era al settimo cielo. Averlo lì, di fronte a lei, era una sensazione fantastica. Il suo istinto l'aveva fin dall'inizio guidata verso di lui, riconoscendolo, ma la sua ragionevolezza aveva preso il sopravvento. L'uomo staccò le labbra dalle sue, cominciando a baciarle la gola e lei fu percorsa da un brivido di piacere. Aprì leggermente gli occhi e non appena notò una presenza sulla soglia, sussultò staccandosi dall'uomo che la lasciò malvolentieri. Quest'ultimo alzò un sopracciglio, fissandola stranito. «Cosa succede, stavo cominciando ad apprezzare ciò che stavamo facendo e tu...»
«Shh, zitto per favore» gli bisbigliò, rossa in viso, tappandogli le labbra con la mano. Sopra essa, Cédric continuò a fissarla senza capire e allora Isabelle gli fece segno di guardare alle sue spalle. Lui lo fece, trovando Dorian a fissarli sulla soglia, con uno sguardo impassibile.
«Dorian, avvicinati pure» lo incitò l'uomo non appena ebbe modo di staccare la mano della donna dalle sue labbra, come se non fosse successo niente e mostrando una disinvoltura che lasciò Isabelle allibita.
Il bambino si avvicinò lentamente, mostrandosi intimorito e allo stesso tempo a disagio, un atteggiamento completamente diverso da quello mostrato fin'ora.
Non appena si avvicinò al letto, Dorian fissò Isabelle con i suoi profondi occhi che trasmettevano mortificazione e dispiacere. «Vi chiedo di accettare le mie scuse» disse improvvisamente, chinando la testa come se non riuscisse sostenere il suo sguardo. «Avete messo in pericolo la vostra vita per salvare Elise e io finora non ho fatto altro che trattarvi in modo scortese e maleducato.»
«Per non parlare dell'incidente in biblioteca, aggiungerei» s'intromise Cédric incrociando le braccia al petto, sotto lo sguardo sorpreso e imbarazzato del bambino.
«Sì... anche per quello» mormorò mortificato. «Ero geloso e avevo paura. Quando vi ho visto arrivare con mio padre ho pensato che voleste portarmelo via.»
Cédric adesso fissava il figlio, non aspettandosi quelle parole. «Dorian...»
Isabelle invece non ne rimase per niente sorpresa, anzi,aveva avuto il sospetto dei motivi del suo odio ingiustificato nei suoi confronti fin da subito.
Il bambino continuò, come se adesso fosse difficile fermare ciò che sentiva dentro. «Mia madre è morta quand'ero molto piccolo e adesso non ho più nessuno se non mio padre. So benissimo che non è il mio vero padre, ma adesso non credo che potrei sopportare di stare senza di lui. Non sopporterei che mi fosse portato via anche lui come la mamma.» La sua voce, così fragile e apparentemente debole, sosteneva in realtà una maturità non indifferente data l'età, causata probabilmente dalla perdita della madre e dalle conseguenze di quell'evento.
Lo sguardo di Cédric era diventando scuro, addolorato. Isabelle fu dispiaciuta per lui, consapevole che stava colpevolizzandosi anche per quella morte che aveva portato altro dolore, per causa del padre.
Si sollevò meglio sul letto, rivolgendo un sorriso al bambino. «La vita ci porta molto dolore e tu ne hai affrontato tanto e tutto in una volta. Ma sappi che le cose belle arrivano sempre e solo alle persone buone e tu sei uno di loro. Basta notare il fatto che tuo padre ti abbia preso con se, adottandoti e portandoti in un luogo sano e pieno di bambini che sono diventati tuoi amici. Perché sei suo figlio e ti ama a prescindere da tutto. A volte non basta avere lo stesso sangue per essere considerati parte della famiglia, a volte ci vuole soltanto tanto amore.»
Pensò ai suoi genitori, che l'amavano e che avrebbero sacrificato la sua vita per lei a prescindere dall'adozione, di questo era più che sicura.
Dorian lanciò uno sguardo al padre, analizzando le parole della donna, prima di rivolgersi di nuovo a lei. «Come si fa a capire quando sei dentro ad una famiglia?»
Avvicinò le mani alle piccole spalle del bambino, incrociando il suo sguardo. «Come ho detto, tanto amore. Lo capisci anche dai piccoli gesti. Per esempio quando uno dei componenti è in pericolo e tu senti il cuore stringersi perché vorresti far qualcosa per aiutarlo» disse riferendosi all'episodio di prima col cavallo e di come lui si fosse preoccupato per l'amica. «O quando, nonostante la distanza, il tuo cuore e la tua mente non smettono di pensare alla persona a cui vuoi bene, rendendoti felice quando la rivedi.» Questa volta fu Dorian a voltarsi verso il padre, rivolgendogli un sorrise pieno d'affetto, ricambiato dall'uomo.
«O quando,» fece un po' di fatica a pronunciare l'ultima frase, consapevole di star esponendo se stessa di fronte all'uomo che aveva scombussolato la sua mente e la sua anima, in poco tempo. «Nonostante la distanza d'anni, quella persona continua a rimanere dentro di noi, rifiutiamo di dimenticarla perché i veri sentimenti non possono ne essere cancellati e ne scomparire come neve al sole. Rimangono nel nostro cuore, aspettando il momento giusto per essere esposti e fuoriuscire come una farfalla che evade dal suo bozzolo per la prima volta.»
Non ebbe il coraggio di voltarsi verso Cédric, sentendosi nuda e fragile in quel momento, ma non pentita di ciò che aveva appena detto e consapevole che era ciò che sentiva. Poté però sentire lo sguardo zaffiro su di se, come se un calore l'avvolgesse.
«I veri sentimenti non muoiono mai.»
«Dannazione!» Cédric si tolse in malo modo la giacca, lanciandola nel letto della stanza che occupava quando rimaneva in orfanotrofio per qualche giorno.
Si tastò la schiena notando con sollievo che i punti non si erano tolti e che la ferita rimaneva ben chiusa, anche se gli doleva molto. Fece un sospiro profondo, assimilando tutte le informazioni ricevute in un solo giorno.
Ancora una volta, quella ragazza lo sorprendeva. Quando Dorian era corso in lacrime urlando aiuto aveva sentito un brivido gelido corrergli sulla schiena, ma mai quanto al terrore di veder Isabelle rotolare via per salvare la bambina dall'animale incontrollabile.
Quando poi l'aveva vista distesa sul letto svenuta, così indifesa e delicata, ma almeno al sicuro, aveva sentito la tensione defluire il lui, e così abbassando la guardia. Poggiò le mani sul comò di fronte allo specchio, cercando un sostegno.
Si era illuso di essere da solo con i suoi pensieri, quando si era lasciato andare, e invece era stato colto sul fatto. Ma la cosa che più lo aveva sconvolto era la notizia scoperta subito dopo.
Isabelle e quella bambina piagnucolosa erano la stessa persona. Belle.
Con gli anni, dovette ammettere, aveva lasciato quei ricordi alle sue spalle, preso da altre esigenze. Ma per molto tempo il pensiero di rivedere quella bambina che in un certo qual modo aveva dato una svolta nella sua vita, era rimasto impresso dentro il suo cuore.
Lo sguardo di Isabelle sembrava così felice, estasiato. Come se non avesse sognato altro che rivederlo. Alzò il viso verso lo specchio, fissando il suo riflesso. La cicatrice che solcava la sua guancia destra sembrava improvvisamente più grande, più rossa, più... orribile.
Il suo viso aveva subito dei cambiamenti, come la sua anima e non poté non domandarsi se lei lo stesse in quel momento paragonando al ragazzino dall'ora, con l'adulto di adesso.
Istintivamente la sua mano fu guidata verso l'altra parte del suo viso, dove l'orecchino sembrava emanare luce propria. Anch'esso gli ricordarva cos'era diventato, quali segreti contenesse e quanti ancora continuava a mantenere.
Isabelle conosceva una parte di lui che in pochi, forse nessuno conosceva, e il dubbio che potesse scoprire alcune cose del suo passato lo metteva a disagio.
Sospirò, chinando la testa, sentendo come la sensazione di non riuscire a sostenerne il peso. Non erano solo i segreti del passato a causargli timori. Erano soprattutto quelli del suo presente.
Fu triste per Isabelle lasciare l'orfanotrofio, nonostante fosse rimasta lì solo per un giorno. Se prima era rimasta piacevolmente sorpresa, dopo era diventato un luogo speciale per lei. Non solo per la consapevolezza che quei bambini non avrebbero vissuto il suo stesso trauma, ma anche perché nonostante i primi problemi aveva trovato un piccolo amico in Dorian e gli dispiaceva non poterlo conoscere meglio.
Ma non era solo quello, ammise sentendo il cuore battere più forte, aveva scoperto che il bambino che anni fa l'aveva salvata non era altri se non Cédric. Inizialmente era stata presa dall'euforia e dalla gioia e si era lasciata trasportare dai sentimenti repressi per troppo tempo dentro di lei, ammise arrossendo. Non avevano avuto modo di stare da soli dopo l'arrivo di Dorian e non vedeva l'ora di poter parlare con lui a quattrocchi. Soprattutto dopo l'ultima frase che aveva pronunciato, non sapendo se l'uomo avesse afferrato le sue parole. Ma il suo silenzio improvviso da quando l'aveva raggiunta, poteva significare qualsiasi cosa.
«Ci dispiace che andiate via, Monsieur, soprattutto dopo aver conosciuto meglio la Contessina» stava dicendo la Direttrice nel frattempo, con un sorriso caloroso. «Mi dispiace che Elise non sia qui per salutarvi ma, date le circostanze, ho preferito che riposasse nella sua stanza dato lo spavento»
Isabelle scosse la testa con comprensione. «Non c'è problema, abbiamo già avuto modo di parlare prima. Mi dispiace solo di dovermene andare.» Ed era sincera, le sarebbe mancata la compagnia di quei bambini. Quel luogo era diventato ai suoi occhi più speciale per diverse motivazioni.
Anche Robin sembrava dispiaciuto di doversene andare, avendo fatto amicizia con alcuni bambini ed era rimasto in silenzio per parecchio tempo, cosa starna dato il carattere estroverso del bambino. Anche Cédric sembrò essersene accorto e, con disinvoltura, si avvicinò a lui. «Sembri giù di morale Robin, c'è qualcosa che ti preoccupa?» L'altro sussultò, come se si fosse accorto della sua presenza solo in quel momento. «Scusate Monsieur è che stavo riflettendo su diverse cose.»
«Del tipo? Se posso chiedere» continuò a domandare con tranquillità l'uomo. Il bambino alzò le spalle. «Stavo pensando a Roland. Si sarebbe divertito anche lui qui.» Poi si voltò verso Cédric, mostrando di nuovo il suo sguardo duro, quello di un adulto. «Ciò mi riporta a pensare al nostro accordo. Perché mi avete portato qui? Cosa ha a che fare con mio fratello?»
Isabelle si ritrovò a fissare i due con ansia, aspettando anche lei delle risposte, non dimenticando il perché fossero arrivati fin lì.
Cédric non cedette lo sguardo e con tutta calma rispose. «Effettivamente, non c'entra niente con tuo fratello.» Sia Isabelle che Robin sgranarono gli occhi, sorpresi e sconcertati.
Quest'ultimo strinse le mani a pugno, linciando Cédric con gli occhi. «Cosa significa? Mi avete preso in giro per tutto questo tempo? In realtà era tutta una menzogna e volete incastra...»
L'uomo sollevò la mano per farlo tacere. «Calma ragazzo, non è così. Ti ho detto che avrei scoperto dove fosse tuo fratello e così farò, ma nel frattempo vorrei che tu rimanessi qui.»
Robin ancora una volta era rimasto allibito.
Cédric continuò. «Volevo portarti qui, nella speranza che apprezzassi il luogo per eventualmente vivere qui. Come hai visto, avresti cibo, un letto caldo e un istruzione. Ho parlato con Madame Lambert e anche lei non vede l'ora di accogliere te e tuo fratello» Le sue parole erano ferme e sicure e nel pronunciare l'ultima parola non ebbe alcuna esitazione.
Robin si mosse a disagio, non sapendo davvero cosa fare. Isabelle sentiva il cuore sciogliersi dalla felicità per l'ennesima dimostrazione di bontà nei confronti di chi ne aveva più bisogno. Robin meritava una seconda possibilità, di comportarsi come un bambino, di giocare e avere degli amici.
«Starei più tranquilla anch'io se ti sapessi qui, invece che in una strada da solo» s'intromise allora, cercando di persuaderlo. «Sono sicura che Monsieur Dumas troverà tuo fratello e finalmente potrete vivere felici insieme.» Cédric lanciò uno sguardo a Isabelle, sorpreso e colpito, ma fu veloce come un lampo prima di ritornare a concentrarsi verso Robin. «Farò tutto il possibile affinché accada.»
Il bambino fece un profondo sospiro, prima di emettere un gemito di esasperazione. «Va bene! Accetto la vostra ospitalità... ve ne sono grato» mormorò alla fine, tra l'imbarazzo e la commozzione. Alcuni dei bambini corsero da lui, felici di aver un nuovo compagno con cui condividere la loro vita, sotto lo sguardo degli adulti che si scambiarono occhiate felici.
Dopo un primo momento di confusione, tra grida e risate, Robin si voltò verso Cédric, rintonando con uno sguardo serio. «Monsieur, c'è ancora una cosa da fare, prima che andiate. Le informazioni che mi avete richiesto.»
Mentre saliva in carrozza, Isabelle sentì una sensazione di tristezza mista a felicità. Salutare quei bambini, soprattutto Robin e Dorian, era stato tristissimo. In fondo non sapeva se li avrebbe mai rivisti, dopo tutta quella faccenda.
E le rivelazioni ricevute da Robin erano la conferma che tutto stava per finire.
«Non ho molti dettagli, ma spero che possano aiutarvi» aveva detto il bambino, quando insieme a Cédric e Isabelle si erano messi da parte per parlare da soli. «La prima volta mi ha visto mentre facevo una consegna per un falegname e mi ha fermato chiedendomi un po' di informazioni su di me e la mia vita. Non appena gli ho detto che ero solo, sembrava ancor più interessata. Mi ha chiesto se potevo fare un lavoretto per lei e che mi avrebbe pagato.»
«Hai detto Lei? Quindi era una donna?» Lo interruppe Cédric. Anche Isabelle era ancor più incuriosita dalla questione, finalmente sapeva qualcosa in più su quella persona. «Che aspetto aveva? Era giovane o anziana? Il colore dei capelli o degli occhi...»
«Piano, piano! Non posso rispondere a tutte le domande» la interruppe Robin, grattandosi la testa, sentendosi in difficoltà. «Purtroppo era sempre coperta fino al collo e il cappuccio copriva molto il suo viso. Inizialmente non trovai niente di strano, dato il periodo freddo. » Il suo sguardo divenne pensieroso, mentre il duo lo fissava impaziente. «Ma poi trovai il suo modo circospetto e strano. Voleva che ci incontrassimo nello stesso luogo e al nostro ultimo incontro,» spiegò per poi fissarli dritti negli occhi. «Ho deciso di seguirla.»
Finalmente! La ricerca stava per concludersi, pensò estasiata, avrebbe scoperto la verità.
Il suo sguardo cadde sull'uomo di fronte a lei, era rimasto in silenzio sin dall'inizio del viaggio ad ora, con il viso rivolto verso la finestrella. Si concludeva anche la loro collaborazione? Se così poteva chiamarsi, dato che lei adesso non sapeva davvero come definire il loro rapporto. Si erano scoperti e riscoperti, conoscendosi come le persone di adesso e rivivendosi come i bambini di allora. Ma per lui cosa significava? Inizialmente sembrava esserne rimasto sorpreso e anche un po' scioccato, come del resto anche lei, ma la reazione di dopo era stata più che gradita. Bastava pensare al loro bacio, a come si erano lasciati trasportare dal momento e dalle emozioni. Cosa sarebbe successo se non fosse arrivato Dorian? Il suo cuore cominciò a battere all'impazzata e sentì un calore pervaderla. Il suo sguardo cadde sull'uomo che, fortunatamente, stava ancora fissando l'esterno. Ammirò il sul suo viso, i suoi occhi color zaffiro che ricordava allora così insoliti e freddi, ma per ben due volte si era ricreduta. La sua cicatrice, dove se l'era procurata? E quell'orecchino? Tante domande a cui voleva dare risposta, ma tutto dipendeva da lui. Per il momento si accontentò di guardare il suo corpo, scendendo dal suo mento dove riusciva a intravedere una leggere barba in ricrescita, a quella parte di collo robusto e non coperta dalla cravatta. La camicia aderiva perfettamente al suo petto, anche se non gli dava granché idea dei suoi addominali, non come quando era rimasta stretta a lui e li aveva percepiti attraverso il contatto del suo corpo. La giacca però non poteva nascondere i muscoli degli avambracci, che sembravano sostenerla senza il minimo sforzo. Poi, non riuscendo a resistere, il suo sguardo cadde giù. Fino a pochi giorni fa, non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ma la Isabelle di qualche giorno fa sapeva che stava per cedere.
Il suo sguardo avvolse le sue gambe, coperte dagli stivali, salì più su verso le cosce fasciate dai pantaloni aderenti, per poi concentrarsi più in alto...
Sentì improvvisante l'uomo tossire e Isabelle ebbe quasi un sussulto che trattenne a stento, mentre Cédric si muoveva come se fosse inquieto sulla carrozza. Sembrava che non avesse notato niente e ringraziò il cielo per questo.
Lo vide dare dei colpi sul tetto della carrozza, affinché si fermasse. «Perché avete fermato la carrozza?» chiese stranita, contenta che il suo suono sembrasse a posto.
Lui dal canto suo, continuò a non rivolgerle uno sguardo, e fece per aprire lo sportello senza aspettare che lo facesse il cocchiere. «Ho bisogno di sgranchirmi le gambe» mormorò in fretta.
«Ma abbiamo appena fatto metà strada e...»
«Ho bisogno d'aria fresca!» Tagliò corto velocemente lui uscendo e facendo grandi passi verso la boscaglia intorno al sentiero, sotto lo sguardo stupito della donna. Ma cosa gli era preso? Isabelle sospirò per la frustrazione.
«Ma cosa le è preso?» Mormorò per l'ennesima volta Cédric, mentre si inoltrava in mezzo agli alberi. Non appena capì di essere a distanza di sicurezza, cominciò a colpire l'albero di fronte a lui, con il piede, infischiandosene del dolore. «Ma cosa hanno insegnato a quella ragazzina? Ma guarda tu se quello è il modo di fissare un uomo, dannazione!» Imprecò furioso, sentendo ancora il desidero avvolgerlo, senza riuscire a sfogare. Aveva colto il suo sguardo quasi subito, ma aveva cercato di non dargli peso. Poco dopo i suoi occhi sembravano non saziarsi mai, continuando con l'ispezione. Quando poi il suo sguardo era sceso giù verso le sue gambe e poi sulle sue cosce, si era immediatamente sentito accaldato. Sotto il suo sguardo così intenso, come se stesse pensando a lui... nudo!
I suoi colpi divennero ancora più feroci e veloci sul povero albero. «Maledizione, maledizione!» Se non fosse uscito in tempo, l'avrebbe presa di sicuro dentro la carrozza, dandole così ciò che desiderava e, dovette ammettere, che anche lui la desiderava. Ardentemente!
Non poteva negarlo a se stesso, la voleva, voleva sentire la sua soffice pelle contro la sua. Le sue labbra che innocentemente chiedevano le sue, mostrando una passione nascosta sotto quell'area d'innocenza e delicatezza che lo faceva impazzire.
Alla fine, lasciò in pace l'albero, aggrappandosi contro di lui con le braccia. Non credeva che sarebbe mai successo, lui preso dal desiderio per una principessina dell'alta società. Ma non solo quello, Isabelle era così delicata e innocente, cose che lui non aveva mai desiderato da una donna che voleva portare a letto. Gli piacevano le donne smaliziate, pratiche e vissute... insomma qualcuna con cui soddisfare i suoi bisogni senza perdita di tempo.
Anche con Inés era stato così, dato che essendo vedova sapeva benissimo come comportarsi in un rapporto sotto le lenzuola.
Nonostante ciò, desiderava immensamente avere Isabelle. Bramava per averla.
Dovette ammettere a se stesso che Isabelle era molto di più, di un innocente donna dell'aristocrazia. Era una parte del suo passato, un passato non indifferente. Ma non era solo quello, anche la donna che era diventata lo attraeva. Anche se all'apparenza dava l'impressione di rompersi, in realtà era forte, caparbia e tenace. Con lei non esisteva solo il bianco e il nero...
Ma non poteva continuare così. Lei sapeva del suo passato e ciò lo rendeva nervoso, perché poteva scoprire segreti che l'avrebbero potuta mettere in pericolo. In realtà, dovette confessare, non era solo quello a spaventarlo. Non voleva che lei lo guardasse con altri occhi...
Dei rumori intorno a lui lo distrassero dai suoi pensieri, attivando il più possibile il suo udito. Silenzio.
Cédric ritornò velocemente alla realtà, concentrandosi sull'ambiente intorno a lui. No, era sicuro di non sbagliarsi.
Con calma e naturalezza, si mosse verso la carrozza. Non fece niente che potesse dare l'impressione d'altro se non quello che si vedeva da esterno.
Non appena Isabelle lo notò, lo fissò ma, stranamente non emise parola. Cédric si avvicinò al cocchiere bisbigliando due parole, prima di entrare in carrozza. Non appena si avviò, Cédric continuò a lanciare delle occhiate verso l'esterno, mantenendo una posa rilassata. Sentì la mano calda di Isabelle sul suo braccio, che fece riportare l'attenzione su di lei. Lo fissava con i suoi occhi verdi in quel momento seri. «Cosa succede?»
Inizialmente, l'uomo fu preso alla sprovvista, colto di sorpresa dal fatto che lei avesse notato la sua tensione nonostante avesse cercato di mostrarsi più naturale possibile. «Siamo per essere attaccati» disse, non cercando di indorare la pillola, sapendo che con lei era inutile. Infatti non emise nessuno grido di paura e non entrò nel panico, cosa che lui ammirò. Percepiva il suo timore e le paure, ma comunque non l'avrebbe reso palese. Cédric prese la sua mano e la strinse. «Andrà tutto bene.»
Non mancò molto tempo prima che degli spari cominciassero a invadere l'aria. Prima uno, poi due, e poco dopo aumentarono sempre di più. La carrozza aveva già cominciato ad aumentare di andatura, fino a che stare seduti in modo composto fu quasi impossibile. Cédric tenne stretta Isabelle, mentre teneva entrambi fermi il più possibile in carrozza, affinché non balzassero. Dannazione, pensò con rabbia lui, erano molto probabilmente dei banditi che cercavano di finire la giornata in bellezza. Se fosse stato solo avrebbe afferrato la sua pistola e avrebbe cominciato ad attaccare senza freni, ma non poteva rischiare con Isabelle al suo fianco. Non solo per la sua incolumità. Per quanto sapesse del suo passato, non voleva che notando i suoi movimenti potesse collegarlo col bandito di quella festa.
Uno sparo arrivò pericolosamente vicino e subito dopo, la carrozza cominciò a muoversi a zig zag, come... come se nessuno stesse mantenendo più le funi dei cavalli, dannazione!
«Come mai la carrozza si muove in questo modo?» Chiese immediatamente la donna al suo fianco, accorgendosi subito dallo strano cambiamento di guida.
«Credo che abbiamo perso il nostro cocchiere... non ci resta che agire» disse, stringendo i pugni con uno sguardo pieno di sfida. «Non vedo l'ora.»
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