Pericolo!

Ah le stelle! Minuscole all'occhio umano, ma se guardate da vicino, maestose. Il loro calore è in grado di generare la vita come è in grado di distruggerla. Ne esistono di tutti i colori, bianche, rosse, gialle, chi ne ha più ne metta. Vederne una da vicino è uno spettacolo senza precedenti. Riuscire a vedere il fuoco, nella sua forma più pura, che solo a guardarlo il cuore si riempie di una sensazione di calore e beatitudine. Immaginate ora questo fuoco vivo che viene sparato ad una velocità incredibile nello spazio tetro e buio, formando forme che graziano l'occhio di chi riesce a catturare queste immagini.

Così, in quel preciso momento, Alex si trovava davanti quel spettacolo di luci fantastico. Si diede uno sguardo attorno, non riuscendo a capire dove si trovava. Riconobbe però il fatto che davanti a sé, aveva un enorme corpo di luce e fuoco bianco, ma non riusciva a spiegarsi quello di non provare il minimo calore essendo molto vicino ad esso. Fluttuava come se si trovasse in una piscina fatta d'aria e il suo respiro era stranamente regolare anche se si trovava nel bel mezzo del nulla.

"Alex" una voce riuscì a fargli distogliere gli occhi da quella meraviglia di paesaggio. Si diede uno sguardo attorno a sé ma stranamente era da solo.

"Alex" eccola ancora. Riusciva a distinguere la voce calma di una donna, come se stesse sussurrando al suo orecchio e pensandoci bene gli vennero i brividi.

"Chi sei?" gli venne naturale chiedere alla voce sconosciuta.

"Ascoltami bene, non c'è più tempo" rispose essa mantenendo sempre lo stesso tono, ma Alex riuscì a sentire qualche nota di preoccupazione "Sei in grave pericolo. Devi raggiungere la costellazione della regina. Una volta arrivato lì, dovrai chiedere di parlare con Arakah. E ricorda, la luce non può sconfiggere l'oscurità o viceversa. Per questo l'equilibrio è fondamentale"

"Cosa?" non riusciva a trovare il minimo senso alle parole che aveva appena sentito. Doveva per forza essere un sogno.

"Alex" la voce lo chiamò ancora per nome.

"Chi sei?" gli chiese ancora il ragazzo.

"Alex"

"Rispondimi!" che genere di sogno era questo? Non riusciva a capire dove aveva viaggiato la sua mente prima di addormentarsi. Chiuse gli occhi cercando di imporre a sé stesso di risvegliarsi ma non successe niente.

"Alex torna da me"

"Chi sei?" questa volta la domanda era uscita attraverso un urlo stridulo, disperato di ricevere una risposta.

"Torna da me"

Il suo cuore batteva forte nel suo petto che si alzava e si abbassava bramoso di ricevere più aria possibile.

"Torna da me"

Il cuore di Alex perse un battito. Aveva sentito la voce di Erica che lo chiamava ma lui continuava a vedere ancora il nulla assoluto. Chiuse gli occhi e sentì lacrime di disperazione scendere lungo i suoi zigomi. Ma proprio in quel preciso momento, si rese conto che le lacrime che stava versando, non scendevano in senso verticale, ma al contrario si muovevano in senso orizzontale come se stesse piangendo da sdraiato. Ne prese una con le mani e iniziò a guardare il suo indice bagnato da essa. E proprio in quel momento, venne trascinato nel buio per la seconda volta in poche ore. O come si dice, così pensava lui.

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"Alex"

Gli occhi del giovane ragazzo si schiusero di qualche millimetro, permettendo alla luce di attraversare le palpebre e di raggiungere le sue iridi. Pessima decisione, visto che la luce riflessa dalle grandi pareti bianche, quasi non lo rese cieco. Strinse gli occhi cercando di alleviare il dolore e sentì solo in quel momento la mano di qualcuno che stringeva la propria.

"Ehi" fu tutto quello che riuscì a dire. La sua migliore amica si trovava di fianco al letto dov'era sdraiato e gli stringeva la mano così forte che da lì a poco, Alex avrebbe in qualche modo trovato la forza per dirle che gli stava rompendo ogni osso presente in quella parte del suo corpo.

"Ti sei svegliato" rispose lei in un soffio e le sue labbra si curvarono in un sorriso a trentadue denti mentre una lacrima solitaria scendeva dall'angolo sinistro della sua bocca. Era indecisa se abbracciarlo o meno ma avrebbe rischiato di farli male oltre ad una sgridata dal team di medici che si occupavano di lui. Le avevano severamente vietato di avere contatti fisici con lui eccetto una stretta della mano.

"Cos'è successo?" chiese il giovane con voce debole. Sembrava si fosse appena svegliato da un sonno durato settimane. Il problema è che Alex nemmeno immaginava che il vero problema era proprio quello.

"Ti sei fatto una bella dormita" rispose la ragazza senza mai abbassare gli angoli della bocca.

"Eravamo a casa tua" cercò di fare mente locale della situazione "E poi la galassia Andromeda e quelle luci e..." in quel preciso istante, il ricordo di quello che aveva appena vissuto nel suo 'Sogno non Sogno' lo travolse come un secchio d'acqua gelida che veniva versato sulla sua testa. Strinse di nuovo gli occhi, cercando di alleviare il dolore alle tempie e si portò una mano su di essi massaggiandoseli.

"Ehi tesoro, ti fa male da qualche parte?" chiese Erica preoccupata. Sembrava una mamma iperprotettiva in quel momento.

"Ma per quanto tempo ho dormito" sentiva le gambe molto pesanti e si sentiva davvero stanco anche se a quanto pare, aveva fatto un bel pisolino.

"Tre settimane e due giorni" rispose diretta la ragazza con calma sorridendo lievemente notando la reazione dell'amico.

"Quanto?" chiese lui aprendo totalmente gli occhi per lo shock della rivelazione non riuscendo proprio a credere a quello che era uscito dalle corde vocali di lei.

"Tre settimane e trentanove ore" rispose una voce sconosciuta. La cosiddetta voce, provveniva da una figura vestita interamente di bianco, con un paio di occhiali dalla montatura classica nera sul naso e dei capelli motlo scuri, tenuti abbastanza corti "Ci hai fatto spaventare un po' ma per fortuna adesso ti sei svegliato e sembri star bene" concluse infine.

Alex tenne gli occhi fissi per un attimo sul uomo e per qualche secondo iniziò a farli saltare fra quest'ultimo e la sua amica.

"Dottor Meyes fra quanto tempo potrà uscire da qui?" chiese lei mordendosi il labbro inferiore messa stranamente in difficoltà.

"Mi dispiace non essere di alcun aiuto in questo signorina Bakker" rispose l'uomo "Dobbiamo vedere se si è ripreso completamente o se c'è ancora qualcosa" pronunciando l'ultima parola, il suo sguardo cadde proprio su Alex.

"Cos'è successo?" si ritrovò a chiedere per la seconda volta in poco tempo, stavolta rivolto al medico.

"Mi dispiace deludere anche lei signor Smith ma non sono io quello che ha le risposte che lei cerca" rispose l'uomo con uno sguardo di scuse.

Si avvicinò al lettino e con gesti meccanici e senza proferire nemmeno una singola parola, fece dei controlli semplici.

"Ok, sembra che tu stia bene, per ora" aggiunse scrivendo qualcosa in una cartelletta che una volta finito di compilare rispose ai piedi del letto
"Fra poco, le tue domande troveranno delle risposte signor Smith" gli disse il medico, fissandolo un attimo prima di superare la porta d'ingresso della stanza.

Era una stanza abbastanza spoglia. Le grandi pareti bianche riflettevo tutta la luce che entrava attraverso la grande finestra posta a destra del letto del ragazzo. Sempre alla sua destra, trovava un piccolo comodino grigio e di fianco ad esso, un armadietto dello stesso colore monotono. Tutto in quella stanza era dannatamente grigio e bianco tanto da infondere depressione nel profondo delle viscere.

"Tu non puoi dirmi cos'è successo?" chiese lui rivolto all'amica sperando di avere qualche risposta.

"Vorrei tanto Alex, ma nemmeno io ne so niente." rispose lei mentre delle piccole righe di preoccupazione si formarono sulla sua fronte, sotto i capelli rossi.

Alex prese un grosso respiro, e lascio involontariamente cadere il suo sguardo ai suoi piedi. Si fissarono sul quel punto e il suo cervello andò definitivamente in 'sto pensando mood'. Gli succedeva raramente perdersi fra i suoi pensieri ma quando lo faceva, dovevano dargli una sberla per farlo riprendere. Cos'era successo? Era svenuto, questo poco ma sicuro, ma perché? Era malato? Di che malattia si poteva trattare? Era così brutta che nessuno voleva parlargliene? Queste erano le domande che, come i lussuriosi nel girone dell'inferno di Dante, gli volavano in testa in quel momento.

"Alex!" voltò la testa di scatto sentendo il richiamo della sua amica.

"S-scusami" si scusò lui. Come ho detto prima, sarebbe bastata una sberla.

"Quella sera" iniziò a parlare lei insicura "Era come se tutte le stelle si fissero mescolate fra di loro. Ad un certo punto non ne vedevamo nessuna e un secondo dopo il mio salotto è stato invaso da una luce potentissima. Ci siamo ritrovati qualche secondo dopo tutti per terra e tu eri lì, in mezzo alla sala svenuto. Mi sono spaventata tantissimo" spiegò lei con gli occhi lucidi.

"Ehi" Alex si rese conto della tristezza dell'amica e alzò una mano per prendere quella della ragazza seduta al suo fianco "Sto bene" cercò di rassicurla.

"È solo che non ti svegliavi più" disse lei con un filo di voce. Alex la guardò per un attimo. Voleva un mondo di bene alla ragazza ed era sicuro che anche lei ne volesse altrettanto bene a lui.

"Non dormire più" concluse lei facendosi scappare una risata leggera.

"Di sicuro non per tre settimane" rispose Alex sorridendo a sua volta. Stava stringendo la mano ad Erica quando sentì la porta aprirsi ancora una volta e tre persone vestite di bianco dalla testa ai piedi entrare seguiti da due uomini vestiti di nero.

"Signorina Bakker" parlò uno degli uomini in nero "La preghiamo di uscire un attimo. Dobbiamo parlare con il signor Smith" Erica diete uno sguardo veloce ad Alex e dopo averli stretto la mano per un millisecondo cercando di rassicurarlo, si alzò da dive era seduta e si incamminò verso la porta per uscire. I presenti aspettarono in silenzio durante tutta la durata del tempo che la porta ci metteva a chiudersi da sola.

"Come sta singor Smith?" chiese un uomo molto baffo e paffutello. Portava un camice bianco però nessun cartellino era appeso ad esso per indicare il nome dell'uomo. Diede un'occhiata agli altri e notò che come quello di prima, nessuno lo aveva. Dopo aver visto Grey's Anatomy e molti film polizieschi, ad Alex venne da pensare che quelli volevano solo rapirlo ma si diede uno schiaffo mentale e si ricordò che questa non era una serie tv o un film.

"Apparte un picclo mal di testa sto bene" rispose lui volgendo il suo sguardo ai signori in nero. Erano tutti e due molto alti e portavano il tipico abito nero da 007.

"Scommetto lei abbia molte domande"   si intromise uno dei presenti fra i suoi pensieri. Quindi loro potevano rispondere alle loro domande? Finalmente avrebbe saputo che strana malattia avesse.

"Sono malato?" chiese così di punto in bianco facendo spuntare un sorriso all'uomo basso di prima.

"Mmm non proprio" rispose egli continuando a sorridere.

"Allora cos'è successo? Cosa mi prende?" chiese sperando che questa volta, dalle labbra dell'uomo, sarebbe uscita una risposta decente.

"Non siamo ancora riusciti a capirlo bene" rispose lui "Quando ti abbiamo recuperato da quella casa, il tuo corpo bruciava come lava. Abbiamo dovuto usare delle prese in titanio puro per tirarti fuori da lì. E poi..." infilò una mano in un borsone, tirando fuori una siringa con del liquido scuro abbastanza grande e con un ago più che abbastanza grande. Alex deglutì spaventato dalla lunghezza del ago di metallo grigio e si alzò bene sui gomiti cercando di allontanarsi dall'uomo che minaccioso, si avvicinava a lui.

"Cos'è quello?" chiese il giovane ragazzo visibilmente spaventato.

"È una soluzione temporanea per la tua situazione" rispose l'uomo con il volto neutro. Il dolce sorriso paffuto di prima non aveva lasciato nemmeno una traccia sul suo viso. Si avvicinava sempre di più al giovane ragazzo il quale stava cercando di allontanarsi il più possibile per quanto riusciva nel letto.

Successe tutto in una frazione di secondo. Sentirono il vetro della grande finestra frantumarsi in mille pezzi, i quali caddero all'esterno. Una figura incapucciata caddè sul pavimento della stanza e per qualche assurdo motivo gli uomini di prima caddero a terra semicoscienti. Alex aveva gli occhi sgranati. Cosa diavolo stava succedendo in quella stanza. Cercò di gridare aiuto ma si fermò con l'urlo in gola quando la figura di prima tese una mano.

"Vieni con me"

Alex guardo quella mano spaventato e notò che i suoi "strani amici?" si stavano svegliando e in quel preciso istante, decise che gli conveniva fidarsi di quella persona piuttosto di quelli che si trovavano a terra. Afferrò la mano dello sconosciuto e in un attimo si ritrovò fra le sue braccia. Lo sentì prendere la rincorsa e il cuore di Alex perse quarant'anni di vita quando saltarono dalla finestra. Ma invece di finire vittime della gravità, come sarebbe dovuto succedere, i loro corpi  continuavano a stare in aria per qualche assurdo motivo. La situazione era così scioccante che sentiva la testa esplodere e prima di chiudere gli occhi per l'ennesima volta, attraverso il cappuccio dello sconosciuto, riuscì a vedere due iridi nere come la lunga notte.

Sopra Alex svenuto nel salotto dei Bakker, fatto da me😁

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